96° Anniversario della Grande Rivoluzione Socialista - TopicsExpress



          

96° Anniversario della Grande Rivoluzione Socialista dOttobre Impariamo da Lenin a smascherare la democrazia borghese, i revisionisti e i riformisti A distanza di quasi un secolo da quando fu scritta da Lenin, nel fuoco ancora divampante della Grande Rivoluzione Socialista dOttobre che proprio in quel periodo, tra lottobre e il novembre 1918, celebrava il suo primo anniversario, La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky mantiene ancora intatta la sua magistrale freschezza e attualità di preziosa fonte di insegnamenti e di guida a disposizione degli operai, dei lavoratori, dei giovani che vogliono cambiare il mondo, degli anticapitalisti e di tutti i fautori del socialismo, per comprendere a fondo e smascherare la vera natura di classe della democrazia borghese e i suoi servi revisionisti e riformisti comunque camuffati. Per questo la pubblicazione su Il Bolscevico, cogliendo loccasione del 96° Anniversario della Rivoluzione dOttobre. Scritta in risposta allopuscolo La dittatura del proletariato, pubblicato pochi mesi prima da Kautsky per attaccare la Rivoluzione dOttobre, i Bolscevichi e la dittatura del proletariato, lopera di Lenin anticipa la rottura dei comunisti (oggi marxisti-leninisti) con i revisionisti e riformisti che verrà sancita pochi mesi dopo, nel marzo 1919, con la fondazione a Mosca della III Internazionale comunista. Come tale rappresenta ancora oggi per i marxisti-leninisti un modello per tracciare una netta linea di demarcazione con i falsi comunisti, revisionisti e riformisti di ogni risma che, come i socialdemocratici alla Kautsky e Turati di allora, servono la classe dominante borghese fingendo di stare dalla parte del proletariato e del popolo. Anzi, spesso ne sono i servi più fedeli e zelanti, come il rinnegato e golpista Giorgio Napolitano. Unopera meravigliosamente attuale Lopera di Lenin smaschera e demolisce ad una ad una, con implacabile e rigorosa dialettica marxista, tutte le accuse revisioniste e liberali rivolte dallallora più influente esponente della II Internazionale socialdemocratica alla giovane Repubblica socialista dei Soviet. Accuse basate su concetti borghesi come la democrazia pura, il suffragio universale, il parlamento (lAssemblea costituente in quel caso) come luogo di massima espressione della democrazia, lo Stato e il governo al di sopra delle classi, e su tutto larmamentario classico della democrazia borghese: lo stesso infatti al quale ancora oggi il sistema capitalistico attinge a piene mani per mascherare e perpetuare la sua dittatura di classe e lo sfruttamento della classe operaia. Per questo leggere questopera di Lenin ci suona ancora meravigliosamente attuale, svelandoci lessenza stessa e i meccanismi occulti di questo grande inganno di classe come meglio non si potrebbe fare, se non ci si lascia confondere dallapparente maggior complessità delle società borghesi di oggi rispetto ad allora e si guarda alla sostanza delle cose: siamo pur sempre nellepoca dellimperialismo come fase suprema del capitalismo, già analizzata e svelata completamente da Lenin, e i suoi meccanismi perversi, le contraddizioni inestinguibili che lo muovono, i suoi falsi valori liberali universali dietro cui maschera la sua insaziabile sete di profitto e di rapina dei popoli, non sono affatto cambiati nella sostanza da allora. Anzi, proprio oggi e a maggior ragione, la globalizzazione planetaria dellimperialismo, che si è potuta realizzare anche grazie alla capitolazione dei regimi revisionisti e la restaurazione del capitalismo in Russia e in Cina, con la mostruosa finanziarizzazione su scala mondiale delleconomia capitalista e la conseguente e devastante crisi economica e finanziaria internazionale, riconfermano in pieno tutta la giustezza e lattualità dellanalisi di Lenin: la concentrazione monopolistica del capitalismo, giunta oggi a livelli spaventosi con la maggior parte delleconomia capitalistica globalizzata in mano a un pugno di grandi multinazionali, il predominio ancor più abnorme del capitale finanziario sul capitale produttivo, le nuove guerre imperialiste che si addensano allorizzonte per la spartizione del mondo tra superpotenze, disegnano in dimensioni solo più allargate e complesse uno scenario del tutto simile nelle sue linee fondamentali a quello già descritto e spiegato da Lenin in piena prima guerra mondiale imperialista. Democrazia per quale classe? Ma linsegnamento di Lenin vale, ieri come oggi, anche per la sovrastruttura con cui il capitalismo e limperialismo ammantano il loro barbaro sistema di sfruttamento, rapina e guerra. Di cui la democrazia borghese, fondata sul parlamentarismo, sullelettoralismo, sulla cosiddetta libertà di stampa e sul rispetto della legalità e dellordine è il pilastro fondamentale, linganno dietro il quale la borghesia nasconde la sua dittatura di classe e giustifica la schiavitù salariata: Democrazia per quale classe?, ribatte infatti inesorabile Lenin alle giaculatorie kautskiane sulla democrazia pura. Da qui emerge tutta lattualità di questa opera di Lenin, che smascherando il rinnegato Kautsky smaschera anche lessenza della democrazia borghese con tutti i suoi orpelli, tracciando una netta linea di demarcazione tra la democrazia borghese (la democrazia pura, che starebbe addirittura a monte del socialismo, dietro cui la nasconde lo storico tedesco) e la democrazia proletaria: tanto formale e falsamente universale la prima, quanto sostanziale e dichiaratamente di classe, ma a favore del proletariato e contro la borghesia, la seconda. Nel più democratico Stato borghese - chiarisce infatti Lenin - le masse oppresse urtano ad ogni passo contro la più stridente contraddizione tra luguaglianza formale, proclamata dalla democrazia dei capitalisti, e le infinite restrizioni e complicazioni reali, che fanno dei proletari degli schiavi salariati. Appunto questa contraddizione apre gli occhi alle masse sulla putrescenza, la menzogna e lipocrisia del capitalismo. Quanto poi al parlamento borghese, che mai nella democrazia borghese decide delle questioni più importanti: esse vengono decise dalla Borsa, dalle Banche, sottolinea Lenin, il suo accesso è sbarrato alle masse lavoratrici da mille ostacoli, e i lavoratori sanno e sentono, vedono e intuiscono perfettamente che il Parlamento borghese è unistituzione a loro estranea, unarme per loppressione dei proletari da parte della borghesia, unistituzione della classe nemica, della minoranza sfruttatrice. Come non cogliere lestrema attualità di questo sferzante giudizio pensando al nostro Paese oggi e alla degenerazione a cui è arrivato il parlamento nero del regime neofascista, un parlamento pieno di nominati, inquisiti, condannati, corrotti, venduti e mafiosi quale mai si era visto nella storia della repubblica borghese? Nella democrazia borghese la libertà di stampa è solo unipocrisia, e i capitalisti la negano al proletariato e alle sue organizzazioni con mille raggiri, tanto più abili ed efficaci quanto più è sviluppata la democrazia pura, denuncia Lenin. E ciò è vero a maggior ragione oggi che viviamo in pieno regime neofascista, dove anche questa ipocrisia lascia sempre più il posto alla censura fascista aperta, come dimostra la recente indagine giudiziaria aperta a carico de Il Bolscevico per aver denunciato in un articolo il presidio squadristico di alcuni poliziotti contro la madre di Aldrovandi. Per non parlare del ferreo black-out stampa e mediatico che da sempre viene riservato al PMLI nel tentativo di non farlo conoscere alle masse e ritardare il suo sviluppo in tutto il Paese. Democrazia borghese ieri e oggi Lenin analizzava e smascherava la vera natura di classe della democrazia e dello Stato borghesi, come macchina per loppressione e il mantenimento della schiavitù salariata, in unepoca in cui la democrazia e lo Stato borghesi potevano avere ancora unattrattiva progressista, specie in società ancora semifeudali e monarchiche come esistevano allora diffusamente in Europa e nella stessa Russia. E perciò il suo compito era tanto più arduo, tantè vero che una delle argomentazioni principali di Kautsky per attaccare i bolscevichi e la dittatura del proletariato si basava proprio sullaccusa di aver fatto saltare alla Russia la fase democratico borghese per instaurare non il socialismo ma solo un regime antidemocratico e tirannico. Nel senso inteso da un liberale borghese e un rinnegato come lui, che però nel movimento operaio internazionale godeva ancora della fama di autorevole teorico marxista. Ma tutto quello che Lenin ha dovuto chiarire e smascherare, battendo le più incallite concezioni revisioniste e riformiste allora prevalenti tra i partiti socialdemocratici, oggi è sotto gli occhi di tutti, con le democrazie borghesi che si fascistizzano sempre di più, i parlamenti che sono sempre più esautorati e i governi sempre più presidenzialisti e autoritari, e che a loro volta si fanno dettare legge dai grandi monopoli e dalle grandi lobby finanziarie internazionali. Quando sono la Ue, la Bce e il Fondo monetario internazionale a dettare la politica economica liberista di lacrime e sangue ai governi e ai parlamenti borghesi, che la inseriscono addirittura nella Costituzione (vedi riforma dellart. 81 in Italia), politica a sua volta imposta dai mercati finanziari capitalistici mondiali; quando la più potente banca daffari mondiale come la statunitense JP Morgan suggerisce a questi governi e parlamenti borghesi di adottare Costituzioni fasciste per obbligare le masse ad accettare tale politica ultraliberista e di massacro sociale; e quando è dimostrato che la massima superpotenza imperialista, gli Usa, spiano e tengono sotto controllo il mondo intero, allora tutti i discorsi dei revisionisti e riformisti nostrani, eredi del rinnegato Kautsky, che si riempiono sempre la bocca con la democrazia (borghese) come valore assoluto, al di sopra delle classi e delle ideologie, diventano semplicemente ridicoli. La lezione di Lenin Al contrario, la lezione di Lenin riceve da ciò la più lampante delle conferme. E la lezione è che la democrazia borghese non può essere il modello a cui aspirare per il proletariato. Neanche se la si tira a sinistra, come certe forze ed esponenti liberali e riformisti alla Rodotà, Zagrebelsky e Landini vorrebbero fare con la Costituzione borghese del 1948, quando oltretutto essa è stata stravolta da destra già da tempo e sta ormai per esserlo anche formalmente, con la controriforma neofascista, presidenzialista e federalista sponsorizzata dal rinnegato Napolitano, dal democristiano Letta e dal neoduce Berlusconi. Lunico modello valido a cui ispirarsi per cambiare davvero lItalia e realizzare una nuova società senza sfruttamento e in cui regni una democrazia reale per il proletariato e le masse lavoratrici e popolari, non può essere che quello indicato da Marx ed Engels, realizzato per la prima volta da Lenin con la Grande Rivoluzione Socialista dOttobre e continuato da Stalin e da Mao: il socialismo, di cui la dittatura del proletariato per difenderlo e impedire che la borghesia riprenda il potere è, come ha chiarito per sempre Lenin, uno strumento indispensabile e fondamentale. 6 novembre 2013
Posted on: Sat, 09 Nov 2013 20:39:02 +0000

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