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Bellunopress – news dalle Dolomiti UN FORTE ROMANO SUL PASSO DI MONTE CROCE COMELICO By redazione | Category: Arte Cultura Spettacoli, Prima Pagina Rupert Gietl, Ubl Hannsjoerg, Daniela Zambelli PASSO DI MONTE CROCE COMELICO –“ Questo è sicuramente un forte romano, di cui vi sono parecchi esempi, posto lungo una viabilità romana sul confine doganale tra la Xa Regio e il vectigal –Illyricum “.Sono le prime parole pronunciate dal professor Ubl Hannsjoerg, già docente archeologia classica e storia antica all’Università di Vienna, ora in pensione non appena, nei giorni scorsi, è giunto sul posto con l’archeologo altoatesino Rupert Gietl. Ad accoglierli l’architetto Daniela Zambelli del Gruppo di ricerca “Algudnei”di Dosoledo, e il presidente del Circolo Amici del Museo dell’Alpago, che hanno illustrato, allo studioso, le fasi di scavo e i resti del torrione nord-ovest con relativo fossato e la serie di buche di palo sinora portate alla luce nelle due campagne di scavo dell’ottobre 2012 e dell’agosto scorso. E ha subito aggiunto: “A mio avviso ci troviamo di fronte ad una struttura (accampamento) non portata a compimento e che doveva contemplare delle murature in pietra”. Come siano andate effettivamente le cose e gli avvenimenti e perché l’opera di fortificazione e presidio della zona non sia stata terminata, non è agevole comprenderlo allo stato in cui sono giunte le ricerche sul campo che, per ora, hanno interessato solo l’1.5 % dei 3600 metri quadrati che costituiscono il quadrilatero in questione. Sarà necessario, infatti, aggiungere altri saggi individuando, possibilmente aree nelle quali si trovino reperti e altri elementi tali da aiutare nella comprensione di quanto sia successo al tempo della costruzione di quest’opera. I reperti devono per forza esserci da qualche parte – ha continuato il professore, esperto archeologo per avere lavorato sul campo e in particolare su testimonianze militari di questo tipo e natura. “ “Ritengo che sia necessario rivolgere l’attenzione alla piana circostante, piuttosto che all’interno del forte, giacché, probabilmente, può anche non essere stato occupato”. Difatti, durante le fasi costruttive e di scavo, i soldati, che qui hanno operato, potevano essersi accampati all’ esterno del quadrilatero, quindi, nelle sue adiacenze, considerando come l’area di lavoro dovesse essere sempre in ordine e pulita come ordinavano i regolamenti militari di quell’epoca”. L’esperto austriaco non ha tralasciato nemmeno l’aspetto strategico dell’opera militare, e rivolgendosi alla sua posizione, ossia ai limiti della X Regio in prossimità del Norico, ha fatto notare come l’aggere sud-est, pur degradato dal passare dei secoli e degli agenti atmosferici, sia più imponente di quello posto a nord. “La lettura che mi sento di fare rispetto a questa circostanza-ha precisato il professore-è che le minacce potessero giungere proprio dal versante cadorino, in altre parole dall’interno della X Regio”. Una condizione tutta da verificare ed esplorare ma, affatto strana, se consideriamo l’epoca attribuita dal professore alla struttura di Passo di Monte Croce Comelico, cioè il V-VI° sec. d.C. Periodo connotato dalla disgregazione dell’Impero e sua divisione in quello d’Occidente e Oriente (395 d.C.) e dalle continue invasioni barbariche. L’impero romano d’Occidente ebbe termine, secondo la storiografia classica, nel 476 d.C., secondo altre fonti nel 480 d.C.. Un confuso e tragico scenario generale, nel quale non vi erano più certezze e capisaldi di tenuta politica e militare romana (tanto che il più potente esercito dell’antichità, quello romano, era soprattutto nelle mani di truppe e comandanti di estrazione germanico-barbarica) nel quale è difficile sostenere che non avesse coinvolto pienamente la zona del Passo anche per la sua importante posizione. Non sono moltissime le testimonianze dell’epoca nell’area cadorina che, tuttavia, attestano la presenza d’insediamenti e necropoli di quel periodo. Si va dalla Valle del Boite (con gli insediamenti di S. Vito), al Centro Cadore (con le tombe di Pozzale e Domegge), fino ad Auronzo (Calvario) e, infine il Comelico, con la ceramica di S. Stefano del V-VII sec.d.C.. Sarebbero necessari, pertanto, nuove ricerche e studi. E, a tal proposito, un ulteriore e decisivo contributo, sulla datazione, potrà giungere, fra circa un mese, dai laboratori specializzati di Como dove i frammenti di legno e quelli carboniosi, (raccolti durante la campagna di scavi dell’agosto scorso) in questo periodo sottoposti alle analisi al C 14. Eugenio Padovan
Posted on: Fri, 04 Oct 2013 17:40:41 +0000

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