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.....DIETRO LA “POTENTE LOBBY EBRAICA“ DEGLI USA C’È QUALCUN ALTRO (John Kleeves) Peccato che Shamir eviti di fare l’ultimo passo, di eseguire la finale demolizione del falso mito di un potere mondiale ebraico autonomo. Egli sembra infatti ammettere che gli ebrei americani abbiano agito di loro iniziativa, ma ciò non è possibile : se avevano il danaro, non avevano però il coordinamento né, soprattutto, le informazioni, che potevano essere a disposizione solo di strutture in loco, strutture tipo l’Ambasciata degli USA a Mosca, con i suoi funzionari esperti di politica e di economia russe e con l’intera rete CIA del Paese ai loro ordini. Fu questa, ne sono certo, a gestire il tutto : coinvolse gli ebrei americani, li coordinò, li mise in contatto con gli adatti ebrei locali, forse anticipò anche somme di danaro. Perché l’Ambasciata USA adoperò gli ebrei, sia quelli di casa che i locali ? Perché, come detto, questo è il nome del gioco del Potere USA a partire dal 1967 : mandare avanti gli ebrei, fare figurare loro nei lavori sporchi. E quello di approfittare del caos russo per scippare le risorse ai loro legittimi proprietari - i veri cittadini russi - un lavoro sporco lo era. Per contro Shamir fa un altro centro rilevando un secondo fatto significativo : la mancanza di scrupoli evidenziata dalla media degli ebrei russi rispetto alla media della popolazione. Una accusa - questa - risuonata più volte nel mondo, da parte di popoli che avevano ospitato ebrei e che ad un certo momento avevano dovuto scoprirne una insospettata ma immediata, fulminea, disponibilità a tradirli, ad allearsi col nemico. Ulteriormente, Shamir conferma in implicito la tesi sulla vera natura del rapporto fra americani ed ebrei, quella del parallelismo culturale e non dell’influenza : nota infatti le somiglianze fra calvinisti ed ebrei ( “I calvinisti e gli ebrei non hanno tali timori“ ), e gli americani sono certamente di matrice calvinista. Il vero “ peso “ degli ebrei negli USA In fine, torniamo agli ebrei degli USA. Questa è dunque la conclusione : il successo che Weber attribuisce agli ebrei statunitensi è un successo arti ficioso ; è iniziato solo nel 1967, ed è stato dovuto ad una decisione precisa del Potere USA, motivato dalle concrete considerazioni sopra esposte. La “ particolare intelligenza “ o anche solo il “ particolare talento per gli affari “ degli ebrei non c’entra nulla : fosse stato per i loro meriti gli ebrei statunitensi sarebbero sempre rimasti ai livelli antecedenti il 1967, e cioè alla vera base della piramide sociale, poco sopra i neri ed i portoricani e circa alla pari con i paisà italiani. Cioè, avrebbero tenuto le posizioni circa sempre tenute nei Paesi ospiti dell’Europa, dell’Africa settentrionale e dell’Asia, nessuno dei quali si è mai fatto mettere sotto dai propri ebrei p er via di “ meriti “. Negli USA poi bisogna ricordare che a dominare sono i WASP, un gruppo che mediamente, dal punto di vista dell’efficienza intellettuale, ha ben poco da invidiare a chiunque. Credere, come gli ebrei statunitensi certamente credono visto l’entusiasmo con cui divorano il banchetto messogli sotto il naso, che una minoranza come la loro possa prendere il sopravvento su un tale ruppo è solo un’altra dimostrazione di quanto gli ebrei siano intellettualmente normali, anzi normalissimi, proprio come effettivamente in tutti i tempi e in tutti i luoghi si è sempre evidenziato. La “otente lobby ebraica “ che fa il bello e il cattivo tempo negli USA e ne condiziona o addirittura stabilisce le politiche estere è un mito. Gli ebrei contano poco negli USA ; contano poco in quelli di oggi, hanno contato poco in quelli di ieri, e tanto meno hanno contato in quelli di prima del 1967. Il governo USA non ha mai attuato alcuna politica né effettuato alcuna azione di rilievo che fosse solo nell’interesse degli ebrei statunitensi o di Israele e non anche nel suo. L’appoggio degli USA a Israele non è stato né un sentimentalismo verso le “vittime dell’Olocausto “ né il frutto della pressione della lobby ebraica negli USA : è stato puro American Interest, una strategia scelta dagli USA per contribuire al controllo del Medioriente e del suo petrolio. Le estorsioni a danno di Paesi europei che sono state denunciate da Finkelstein hanno esiti positivi per i querelanti ebrei perché così vogliono gli USA, certamente, e gli USA così vogliono non perché convinti dai loro ma perché la cosa fa esattamente comodo anche a loro, per i motivi detti sopra. Le leggi liberticide che alcuni Paesi europei, con l’indignazione dei loro stessi popoli, hanno adottato contro il revisionismo dell’Olocausto non vedono solo ebrei e Israele come bene ficiari, ma anche gli USA, perché gli USA gongolano nel vedere diffondersi in Europa l’astioso mito dello strapotere ebraico. La stessa Hollywood, dove pure gli ebrei sono sempre stati tanto numerosi, per decenni addirittura la maggioranza, non ha mai prodotto niente - e intendo non un film - che fosse soltanto nell’interesse ebraico e contro quello statunitense. Questo perché Hollywood è sempre stata controllata in qualche modo dal Potere USA, che si è sempre reso conto delle sue potenzialità politiche e che non ha mai permesso - ebrei o non ebrei - la diffusione di “messaggi “ non conformi. Nei primi anni il controllo fu eseguito informalmente tramite le Producers’ Associations ( associazioni di produttori, di vari tipi ), quindi nel 1930 tramite il regolamento scritto detto Codice Hays, ed infine nel 1953 affidato alla Agenzia federale USIA (United States Information Agency), in pratica il Ministero della Propaganda degli USA ( vedi il mio libro “ I Divi di Stato“, Il Settimo Sigillo, Roma 1999 ). Così, per esempio , l’“ ebrea “ Hollywood non ha mai realizzato un film non dico incentrato, ma neanche vagamente ispirato allo spirito del Talmud. Avrebbe potuto farlo, perché questo è il vero e peculiare spirito ebraico e qualunque ebreo ne desidera l’esaltazione pubblica, ma non lo ha mai fatto, perché ? Perché esso urta i non ebrei, compresi certo i WASP, e così nessun ebreo di Hollywood ha mai osato produrre una tale pellicola, perché Hollywood non è “ governata dagli ebrei “ come dice Marlon Brando, ma anche lei come tutti negli USA dipende dal Potere USA, che è WASP dalla cima dei capelli alla pianta dei piedi. Il signor Steven Spielberg, ebreo, non confeziona tanti film pieni zeppi di propaganda ebraica occulta e palese perché così vuole lui per servire le sue cause ; lo fa perché ciò è apprezzato dal Potere e spesso addirittura gli è commissionato dal Potere, Potere che è WASP e che segue i suoi propri scopi. Spielberg non è un “ buon ebreo “ ; è un buon persuasore occultonel campo del cinema, che fa ciò che i padroni degli USA vogliono, e questi padroni sono WASP e solo WASP. Infatti, confeziona anche film pieni zeppi di propaganda statunitense tipica, zeppi di American Way. Si potrebbe continuare con altri esempi, ma il concetto ormai dovrebbe essere chiaro : tutto ciò che gli USA fanno per ebrei e Israele lo fanno perché fa comodo anche a loro stessi, e non perché sono plagiati dagli ebrei. Questo semmai lo fanno credere. Negli USA una lobby ebraica esiste ( lo si vuole, che esista ) ma la sua potenza è apparente ; essa si agita e tramite i suoi sforzi ottiene solo le cose che già si era deciso che era conveniente concederle. Essa esiste, ma c’è qualcuno dietro che la sostiene, issandola proprio come una maschera e agitandola anzi come un drappo rosso davanti a un toro, qualcuno che di ebreo non ha niente : il Potere USA, sempre stato monopolio WASP. Ma anche io come Weber voglio cercare di dare una veste “ scientifica “ alle mie valutazioni sugli ebrei statunitensi, anche io voglio suffragare il tutto con dei numeri, delle statistiche. Ho detto prima che gli ebrei statunitensi contano “ poco “ ; ebbene, quanto è questo “ poco “ ? E’ presto detto. Weber ha riportato tante statistiche atte a dimostrare l’influenza degli ebrei sulla società statunitense : ebrei tot percento dei “200 massimi intellettuali“, tot percento della “ elite del Paese“, eccetera. Ma a pensarci sarebbe bastato un dato solo : la quota del reddito totale nazionale di cui è titolare la minoranza ebraica. In un Paese come gli USA, dove per ammissione di tutti ciò che conta è solo il danaro (Almighty Dollar), ad ogni livello a cominciare da quello politico, questa dovrebbe essere la misura esatta della sua forza politica, non è vero ? Eppure, fra i tanti proposti da Weber proprio questo dato manca. Ma bene, rimedio subito dicendo che : la minoranza ebraica statunitense, che numericamente costituisce circa il 3% del totale della popolazione, rappresenta circa il 7% del totale del reddito nazionale. E a dimostrazione che negli USA il danaro davvero è tutto e misura e stabilisce tutte le cose, comprese quelle politiche, si può constatare come questa - circa il 7 % - sia circa anche la percentuale degli ebrei eletti al Congresso federale, il supremo organo politico degli USA, anche questo - a pensarci - un dato non fornito da Weber ( invece che dire quanti ebrei c’erano a Hollywood o negli studi legali, per sostenere le sue tesi non era più semplice dire quanti ce n’erano al Congresso ? ). Nel 1999, l’ultima volta che ho fatto il calcolo, gli ebrei erano 11 su 100 al Senato e 25 su 435 alla Camera dei Rappresentanti, cioè in totale 36 su 535 pari al 6,7%, la stessa percentuale circa del ventennio precedente e che dovrebbe essersi confermata anche in questo anno 2003 dopo i rinnovi parziali del 2000 e del 2002. Il fatto che la percentuale di ebrei è più alta al Senato riflette quanto già segnalato dietro, che i senatori sono tutti miliardari e gli ebrei presentano più miliardari di quanto spetterebbe alla ricchezza media del gruppo. Questo è dunque il vero “ peso “ della minoranza ebraica USA e della sua “ potente lobby “ : su di una scala di 100 esso è di 7. Tale minoranza non può contare più di così: non lo permettono i meccanismi né sociali né politici del Paese, dove tutto è espressamente studiato per far prevalere le quantità di danaro maggiori ; gli Stati Uniti sono appunto questo, il Paese dove conta il danaro maggiore. Se abbiamo l’impressione che tale minoranza conti di più è perché c’è qualcuno - naturalmente il vero padrone del vapore - che così ci vuole fare credere. La “ superiore intelligenza “ ebraica Torniamo a quel valore del 7% come espressione del reddito e consideriamolo in sé e per sé : esso offre il corrispondente poco peso politico però rappresenta sempre un reddito più che doppio rispetto alla numerosità della minoranza, che è del 3%. Qualcuno penserà : magari gli ebrei statunitensi non saranno i padroni del Paese, però questo è comunque un risultato lusinghiero per loro, indicativo di una qualche eccellenza. Non è così. Il fatto è che quel 7% si riferisce al reddito attuale della minoranza ebraica, al reddito cioè che essa ha cominciato a raggiungere a partire dal 1967, l’anno in cui il Potere WASP le spianò la strada del successo sociale, anzi gliela mise in vertiginosa discesa. E’ dunque un reddito in gran parte immeritato e non realmente significativo, frutto dei favoritismi del Potere. In realtà, il reddito percentuale veramente pertinente della minoranza ebraica sarebbe quello degli anni anteriori al 1967, ma purtroppo questo interessante e delicato dato mi è risultato difficile da reperire ; mi manca. Ma per chi ricorda quegli anni di grandi stenti per gli ebrei statunitensi, quegli anni in cui per migliorare le loro condizioni sociali essi si attaccavano al carro di quei neri che ora immemori ed ingrati tanto spregiano, non dovrebbero esserci soverchi dubbi : il reddito pro capite della minoranza ebraica doveva essere piuttosto inferiore alla media nazionale, e la sua sommatoria rispetto al reddito totale nazionale doveva essere espresso da un numero più basso della consistenza numerica ; per esempio, se gli ebrei erano il 3% della popolazione il loro reddito totale doveva essere del 2 o 2,5% del reddito nazionale. La verità è che - se vogliamo parlare delle riuscite economiche delle minoranze USA - la minoranza etnica che nel Novecento negli USA ha raggiunto il maggior reddito medio pro capite è sempre stata, e di gran lunga, quella greca ; la minoranza ebraica non si è mai distinta se non negli ultimi decenni del secolo, per i motivi politici detti. Che ne è allora della “ superiore intelligenza “ ebraica, quel sacro postulato che sembra implicitamente accettato un po’ da tutti qua in Occidente ? Subisce il destino di tutti i luoghi comuni, va e deve andare al macero. Gli ebrei non hanno affatto rispetto agli altri una superiore intelligenza. Abbiamo visto che nell’antichità al popolo ebraico non erano riconosciute doti intellettuali particolari, anzi da questo punto di vista gli erano imputate addirittura delle carenze, cosa abbastanza in linea con l’arretratezza del loro Stato della Giudea, uno Stato di secondo piano dal punto di vista culturale, sociale, politico e militare, che nel corso della sua esistenza - il primo millennio a. C. abbondante - non riuscì praticamente mai ad essere indipendente, attorniato com’era da vicini che erano tutti culturalmente più raffinati ed economicamente e militarmente più potenti ( si trattava di egiziani, fenici, siriani, persiani, anche palestinesi e cioè philistin, filistei ), vicini che spesso lo razziarono e ne ridussero in schiavitù parte della popolazione. E ciò benché gli ebrei non fossero affatto, come in genere si crede, un popolo piccolo ; erano anzi uno dei più numerosi dell’antichità, tanto che nel I secolo d.C. assommavano al 10% della popolazione dell’intero Impero Romano ( 8 milioni su 80, circa ) e per secoli costituirono, come detto addietro, il 20% della popolazione dell’Impero Romano detto d’Oriente. Cifre che assumono il dovuto rilievo se si pensa che il popolo romano non oltrepassò mai il livello di 1,5 milioni di individui, un massimo raggiunto verso la metà del III secolo a.C., mentre quello cartaginese di 700mila (sino a una metà del quale, oltretutto, era probabilmente costituita da ebrei ). Durante la Diaspora, iniziata nel 135 d.C. per volontà dell’imperatore Adriano, presso i popoli dove andarono ( circa tutti ) agli ebrei non furono mai riconosciute doti intellettuali particolari ed i loro successi, quando li avevano, erano correttamente attribuiti ad una ragione politica, e cioè al collaborazionismo col potere. Un cambiamento ci fu nell’Europa occidentale dell’Ottocento, è vero, ma ebbe un motivo ben preciso: la rivoluzione industriale e scientifica. Ciò che capitò fu che, con l’aumento dei traffici internazionali e la diffusione delle nuove scoperte scientifiche e delle relative applicazioni tecnologiche, cominciò a farsi sentire quel vantaggio che gli ebrei avevano sempre avuto ma che prima non aveva mai avuto occasione di fare una gran differenza : la loro rete internazionale ed esclusiva di scambio di informazioni e di punti di appoggio. C’erano ora molte merci in movimento da un Paese all’altro, e c’erano ora molte novità - una scoperta scientifica, un’invenzione, un nuovo procedimento industriale, un libro - che nascevano in un Paese e che erano da diffondere in tutti gli altri, e gli ebrei erano in posizione più favorevole rispetto agli altri per trarre vantaggi da queste situazioni : così molti più ebrei di prima divennero ricchi e molti di quelli che lo erano già dai tempi precedenti divennero straricchi. Nella massa gli ebrei erano sempre poveri come al solito, ma quei nababbi davano nell’occhio, come notato da Riccardo Calimani a proposito dei Rotschild, e cominciava a nascere così, nell’Europa occidentale del tempo, l’idea che gli ebrei avessero qualcosa in più nei cromosomi dell’intelletto. A peggiorare le cose comparvero poi in Europa in quel secolo-secolo e mezzo tre grandi menti ebraiche, che sembrarono suggellare la “ superiorità “ della “ razza “ : Marx, Freud ed Einstein. Fu appunto una impressione del tutto fuori luogo. In quel periodo gli studiosi e gli scienziati europei di livello intellettuale comparabile al loro saranno stati come minimo alcune centinaia ( mi riferisco ad elementi come Mendel, Darwin, Tesla, Gauss, Coulomb, Avogadro, Fourier, Hertz, Marconi, Fermi ecc ecc, e per l’analisi sociale a Pareto, Weber, Sombart, Engels, Michels ecc ecc ) e quindi i tre hanno semplicemente espresso la consistenza numerica della loro minoranza, forse dilatandola di un tanto per via sempre del vantaggio fornito dal cosmopolitismo ebraico in un periodo di scambi intellettuali internazionali come quello. Inoltre non bisogna dimenticare che i tre grandi scienziati erano ebrei sì, ma anche europizzati da generazioni, cioè assolutamente inseriti nella corrente culturale europea. Una osservazione che mostra il suo significato pieno se si considera il rendimento diciamo intellettuale dell’Israele moderno, quello fondato n el 1948. Nei primi lustri, assieme ai coloni dei kibbuz, si trasferirono in Israele da vari Paesi culturalmente e scientificamente avanzati molti intellettuali - scrittori, scienziati, ingegneri, economisti, tecnici specialisti dei più vari rami - e sia in Israele che fra gli ebrei rimasti nella Diaspora c’era la convinzione che questi elementi così pieni di talento, ora che erano finalmen te tutti insieme e liberi anzi ansiosi di far lavorare il cervello, avrebbero fatto meraviglie, avrebbero scoperto e inventato chissà cosa, avrebbero trasformato le pietre del deserto in diaman ti e la sabbia in oro, avrebbero trovato le medicine per curare tutti i mali, le formule per vivificare ogni economia e così via e, certamente, i loro fisici quantistici avrebbero inventato chissà quali armi portentose, che avrebbero messo in grande soggezione se non proprio indichiarata inferiorità anche le più grandi potenze del momento, gli USA e l’URSS, per non parlare di entità medie come Gran Bretagna, Francia e Cina. Era come se gli ebrei di quegli anni fossero convinti che un intellettuale ebreo fosse in verità ostacolato dal fatto di dover lavorare in Europa o negli USA, non potesse esprimersi al meglio in un ambiente così retrogrado, e che invece trovandosi esclusivamente fra altri ebrei avrebbe liberato chissà quali potenzialità. Questa - ricordo bene il mio periodo universitario a Bologna - era l’atmosfera fra gli ebrei in quegli anni, queste erano le loro fiduciose aspettative, anzi direi le loro certezze. Ma abbiamo visto la “ carriera “ di Israele. Non è diventato il Paese dei miracoli, non ha realizzato un tremendo sviluppo economico grazie alle sue scoperte mirabolanti, non ha mantenuto una densità particolare di intellettuali : dopo alcuni decenni, indebolitosi via via il legame con le culture madri di provenienza, europea e statunitense, ha assunto la dimensione che naturalmente competeva ai suoi abitanti ed è diventato - era da dubitarne ? - un Paese mediorientale come gli altri, circa con gli stessi problemi e le stesse carenze. Guardiamolo, questo Israele dei giorni nostri. La sua economia è disastrata, non è mai decollata, e sopravvive solo grazie agli aiuti USA, che assommano alla cifra di 5 miliardi di dollari all’anno. Unica altra fonte di danaro dall’estero è il crimine organizzato, il traffico internazionale di droga ( il citato Meyer Lansky a suo tempo si trasferì a Gerusalemme ), il traffico di diamanti in Africa, il traffico di organi umani in Africa e in America Latina, l’addestramento di milizie illegali sempre in Africa e America Latina, la vendita di armi leggere ai peggiori regimi ovunque. E anche in queste attività i boss israeliani devono le loro posizioni a fattori politici : sono protetti dal loro governo (Meyer Lansky fu accolto a braccia aperte ), e ancora più dall’alto dagli USA. E naturalmente sono a ncora gli USA a garantire con la fornitura delle loro armi la superiorità militare di Israele nella regione : tutti i tentativi di Israele di fabbricare armi importanti, come cacciabombardieri, missili, carri armati e sistemi radar, anche se si trattava solo di copiare sono puntualmente falliti, tenuti in vita quando il caso solo pro forma, per prestigio. Sembra esserci una importante eccezione : le bombe nuclea ri. Si dice infatti che Israele sia riuscito a fabbricarne un certo numero, si dice più di 80. Non sarebbe una impresa particolare, perché copiati i progetti e ottenute le masse critiche ( plutonio arricchito ) assemblare una bomba atomica non presenta difficoltà proibitive ( è sempre una bomba, non un bombardiere ). Ma secondo me Israele non ha fatto neanche questo. Secondo me, Israele non possiede affatto delle bombe nucleari. Anche se avesse copiato tutto dagli amici statunitensi, come ha fatto magistralmente credere l’episodio di Mordecai Vanunu, avrebbe alla fine dovuto fare almeno un esperimento, fare esplodere almeno una testata, ma ciò non risulta che l’abbia mai fatto. Ciò non significa che non ve ne siano sul suo territorio. Anzi, certamente ve ne sono, ma non sono né di fabbricazione israeliana né a loro disposizione : sono statunitensi, azionabili solo da personale statunitense dietro ordine statunitense. La spiegazione del tutto è elementare : ad Israele convie ne fare credere di avere armi atomiche, e agli USA conviene fare cadere su Israele la responsabilità del loro uso nel caso dovesse verificarsi la necessità o la convenienza. Tutto torna. In effetti l’unica cosa che agli USA davvero non conviene è un Israele dotato di proprie armi atomiche, perché ciò lo porrebbe al di fuori del loro controllo. E’ la stessa sceneggiatura messa in opera col Pakistan : si da per certo che questo Paese sia riuscito a fabbricare delle testate atomiche, ma non è probabile. E’ più che probabile che in Pakistan ci sono testate o bombe nucleari, ma del caso sono di proprietà e a disposizione esclusiva degli statunitensi, per farle entrare in azione a loro decisione. Per l’India il discorso è più incerto : il Paese è capace di molto in campo tecnologico, perché grande e con una ricerca scientifica avanzata, però il fatto che abbia condotto esperimenti nucleari - o che del caso l’abbia fatto in prima persona - secondo me non è certo : i cinque test atomici attribuiti all’India nel 1998, avvenuti nel Rajasthan, potevano non essere realmente tali, o potevano non avere una paternità realmente indiana. Dubbi analoghi ci sarebbero sui test che appena due settimane dopo il Pakistan avrebbe eseguito sul proprio territorio, in risposta. Così l’India potrebbe avere fabbricato ordigni nucleari, come potrebbe averne ottenuto un certo numero di già pronti dall’URSS, o come anche potrebbe ospitare sul territorio una deterrenza nucleare controllata da un Paese estero, che nel caso non potrebbe che essere sempre l’URSS, ora Russia. E la Corea del Nord ? Non so ; io spero che abbia testate nucleari, e vettori per farle giungere alle desiderate destinazioni, ma non ne sono certo. Però la possibilità che le abbia esiste. I coreani sono intelligenti, e sono motivati : nella guerra del 1951-54 ebbero 4 milioni di civili morti per i bombardamenti statunitensi, e certamente nel caso di una ripresa delle ostilità questa volta vorranno essere in grado di poter contraccambiare, almeno in parte. A chi serve il mito della “ potente lobby ebraica “. Ci tengo a terminare con un invito : di non sottovalutare la questione della “ potente lobby ebraica “. Non si tratta di un mito inoffensivo: esso indebolisce le capacità di difesa del mondo - di tutti noi - nei confronti dell’assalto statunitense. Gli USA sin dalla loro fondazione hanno perseguito il fine della sottomissione-schiavizzazione di tutto il mondo, ma sempre hanno cercato di camuffarsi, di nascondere questo loro obiettivo. Ad esempio, per lungo tempo gli USA furono più deboli delle maggiori Pote nze europee e non potevano permettersi di affrontarle al di fuori del continente americano ; non dissero però mai “ non possiamo “ : dicevano “ non vogliamo “, ed inventarono il mito dell’isolazionismo americano, un mito la cui colossale falsità in pratica solo ora è ammessa da tutti (con l’eccezione di alcuni giornalisti e storici platealmente servili, specie italiani ). E’ ovvio perché gli USA dissimulano le loro intenzioni : perché un mondo consapevole offrirebbe maggiore resistenza, arrivando forse a pericolose forme di associazione, magari ad invocare una crociata antiamericana armata, che liberi per sempre l’umanità da questa minaccia che è sorprendente, è vero, ma che pure è concreta, incombente, totale. Questo gli USA temono, e costantemente mettono in atto accorgimenti per non essere individuati dalla vittima prima del boccone finale. Ecco, il mito della “ potente lobby ebraica “ è insidioso perché essenzialmente non è altro che uno di questi accorgimenti, appartenente alla categoria della disinformazione, del depistaggio, del camuffamento ideologico. La sua funzione è già stata evidenziata in precedenza: ridurre le responsabilità degli USA sulla scena mondiale ; confondere le idee circa certe loro iniziative ; anche nascondere il fatto che la loro intima essenza è razziale e razzista. E’ una funzione ampiamente sfruttata. Si è già detto della protezione incondizionata offerta dagli USA a Israele, fatta passare per concessione alla loro “ potente lobby ebraica “ e invece puro american interest su petrolio e posizione strategica del Medioriente. Possiamo ricordare altre colpe essenzialmente statunitensi WASP addossate invece in tutto o in gran parte agli ebrei ricchi, e cioè appunto alla “ potente lobby ebraica “, una attribuzione - si noti - che anche quando si riferisce ad episodi vecchi anche di secoli è però emersa con insistenza solo negli ultimi decenni ( anche magari al livello del pettegolezzo storico, cosa che ha una sua efficacia ). Citando le topiche maggiori abbiamo : il traffico negriero dall’Africa, attribuito in buona parte ad armatori ebrei (specie portoghesi ) o a società dominate da ebrei ( specie inglesi e olandesi ma anche statunitensi ) ; lo strangolamento finanziario della Germania dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale, attribuito anche qui in buona parte a finanzieri ebrei ( statunitensi, tedeschi, francesi ) ; il finanziamento invece della rivoluzione comunista in Russia, attribuito ad alcuni banchieri ebrei ( statunitensi, tedeschi); i processi, le esecuzioni capitali, i risarcimenti e le ingiustizie varie perpetrate in nome dell’Olocausto e attribuite alle organizzazioni ebraiche senza nominare donde proveniva loro tutto quel potere ; il disastro della desocialistizzazione degli anni Novanta in Russia, attribuito ai neo magnati ebrei locali, magari appoggiati dalla “ potente lobby “ statunitense. Intendiamoci : non è che in tutte quelle evenienze gli ebrei - degli USA e degli altri Paesi - non c’entrassero nulla. Anzi, ebrei vi figurarono sempre, e con convinzione, con vera intenzione di danneggiare le vittime di turno. Ma il punto è che non furono mai loro a determinare quelle situazioni, ogni volta troppo grandi per le loro mani ; ciò che essi sempre fecero fu di farsi trovare pronti e zelanti all’appuntamento col vero demiurgo del momento, che appunto fu sempre il Potere WASP degli USA.
Posted on: Thu, 21 Nov 2013 17:23:18 +0000

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