Di ebrei antisemiti, antisionisti e neonazisti. E di ebrei redenti - TopicsExpress



          

Di ebrei antisemiti, antisionisti e neonazisti. E di ebrei redenti di Daniel Mosseri Ebrei che odiano altri ebrei. Oppure che si limitano a odiare Israele, come se negare il diritto allautodeterminazione del popolo ebraico non fosse una palese forma di antisemitismo. I funerali fuori Roma del boia delle FossebArdeatine, Erich Priebke - osannato e rimpianto dai tanti neonazisti - e lennesimo caso di un sedicente atleta arabo, tunisino questa volta, che ha rifiutato di gareggiare con un rivale israeliano hanno ricordato al popolo del Libro due delle principali fonti da cui sgorga lodio antisemita: gli ambienti dellestrema destra orfana del nazionalsocialismo e tanta parte del mondo arabo e islamico che non ha mai digerito la creazione dello Stato dIsraele. Tuttavia le cronache recenti restituiscono anche il ritratto di un odio per lo Stato e per tutto il popolo ebraico, i cui protagonisti sono essi stessi ebrei. La Anti Defamation League ha aggiornato la lista delle organizzazioni americane fissate con la delegittimazione di Israele. Gruppi che, spiega il presidente dellAdl Abraham H. Foxman, lavorano per convincere lopinione pubblica americana che Israele è il cattivo internazionale che merita di essere ostracizzato e isolato. Non si può ignorare come nella top ten stilata da Adl ci siano ben due organizzazioni ebraiche. Fra i più accaniti odiatori dello Stato ebraico fa il suo debutto il movimento Naturei Kartai, formazione ultraortodossa e pervicacemente antisionista, assurta in anni passati agli onori delle cronache per aver partecipato a uno dei tanti convegni organizzati dallex presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad per demonizzare Israele e contestarne il diritto allesistenza. LAdl, che ha compilato la lista basandosi sulla capacità dei singoli gruppi di organizzare o sponsorizzare le azioni di boicottaggio e di disinvestimento da Israele così come sullimpegno profuso a fare opera di lobbying contro lo Stato ebraico, osserva poi come la Jewish Voice for Peace sfrutti intenzionalmente i riti e la cultura ebraica allo scopo di convincere altri ebrei che opporsi a Israele non solo non contraddice ma è addirittura coerente con i valori ebraici. Come spiegare questo odio di sé di parte del mondo ebraico? È un prodotto che non dobbiamo demonizzare della violenza e della visceralità dellantisemitismo, risponde David Meghnagi, psicanalista e docente di Psicologia clinica a Roma Tre, per cui il conflitto non è più con lesterno ma è interno, intrapsichico, soprattutto per chi non ha sviluppato unidentità ebraica sul piano culturale e di conseguenza non ha gli anticorpi per interpretare la realtà. In altre parole limpatto violento della discriminazione e il bisogno di farsi accettare producono un conflitto interiore dove uno cerca di scappare da se stesso o da una parte di se stesso. Attenzione, aggiunge Meghnagi questo è uno sdoppiamento che si è consolidato sul piano storico dopo lemancipazione e prima della quale lidentità degli ebrei era declinata solo sul piano religioso. Nel caso di Naturei Karta, spiega ancora, si attribuisce al sionismo una colpa ontologica che ha prodotto la catastrofe della Shoah. E cè tutta una corrente dellebraismo che identifica nel sionismo il responsabile delle persecuzioni per aver osato affrettare i tempi del Messia. Una corrente centro ed est europea, visto che sostanzialmente lebraismo italiano e sefardita ha accettato con più facilità il sionismo senza viverlo come un conflitto con la tradizione religiosa. Per Meghnagi, che a Roma Tre dirige anche un Master in didattica della Shoah, è però importante che tutti capiscano lorigine di quellodio: È, paradossalmente, un barlume di identificazione ancora vivente di chi cerca di giustificarsi con lesterno antisemita e cerca di spiegare - come se ce ne fosse il bisogno - luniversalismo dei valori ebraici. È un barlume di resistenza, anche nascosta e inconsapevole, in chi altrimenti potrebbe tagliare del tutto i ponti con lebraismo. Ecco perché - sottolinea - occorre sempre declinare in positivo lidentità e capire che quellodio di sé viene dallesterno. E non si deve dimenticare che il ritorno, la teshuvah, è sempre possibile. Il caso più eclatante? Quello di Csanàd Szegedi, eurodeputato e numero due del partito neonazista ungherese Jobbik che, dopo aver speso metà della sua vita ad accusare gli ebrei di ogni infamia, ha scoperto che lodio antisemita inculcatogli in famiglia era lo scudo inventato dai propri nonni per rinnegare se stessi e tentare di sfuggire alle discriminazioni. Riscoperta la propria origine ebraica, Szegedi ha lasciato lo Jobbik per avvicinarsi, con laiuto di un rabbino di Budapest, alla cultura e alle tradizioni delle proprie origini. (Shalom, novembre 2013)
Posted on: Sun, 24 Nov 2013 20:01:39 +0000

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