Il ruolo dellinquinamento ambientale. «Uno degli studi più - TopicsExpress



          

Il ruolo dellinquinamento ambientale. «Uno degli studi più completi e autorevoli, condotti dalla Iarc sulla base di 63 registri oncologici di 19 Paesi europei, per un totale di 130mila tumori - sottolinea il pediatra Ernesto Burgio, presidente del Comitato scientifico Isde - ha documentato una crescita di oltre l1% annuo dei tumori infantili, ma soprattutto un aumento significativo, del 2% lanno, per i tumori sotto lanno di età. Il che significa che il cancro del bambino è nato nel feto, nellembrione o addirittura nei gameti. A dire questo per la prima volta nel mondo è stato Tomatis. Gli oncologi pediatrici sono assolutamente convinti dellaumento dei casi, perché li vedono quotidianamente in crescita continua. Ora cè stata questa bella monografia dellAirtum, che in qualche modo, a mio parere, dando rilievo a dati troppo recenti e poco significativi per quanto riguarda la quantità, rileva dati più rassicuranti per lItalia negli ultimi anni. Ma stiamo parlando di pochi registri, in un Paese in cui cè stato il maggior aumento assoluto di casi di tumori infantili. Secondo lo studio Iarc, siamo quelli che vanno peggio, con 170 nuovi casi ogni anno (per milione di bambini), a fronte di una media di 140 per gli altri Paesi. A questo punto, il problema diventa: come possiamo spiegarcelo? Secondo Tomatis, questa nuova branca della genetica, lepigenetica, spiega in qualche misura una serie di passaggi: questa parte del genoma più flessibile, soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo, è influenzata dallambiente e dallinquinamento, dallesposizione materna e fetale ad agenti che possono passare dalla placenta fino al feto, condizionandone il programma genomico, ossia il modo in cui il Dna si esprime lungo tutto il corso della vita. Secondo alcuni, questo meccanismo può spiegare laumento delle malattie del neurosviluppo, come lautismo, o delle malattie metaboliche e secondo noi anche dei tumori infantili. La nota positiva è che le trasformazioni dellepigenoma sono reversibili. Quindi basta individuare quali sono le esposizioni a rischio, della ragazza in età fertile e della madre in gravidanza, e si può fare molto». In una parola «prevenzione primaria». «Qualcuno deve spiegare alle madri che il benzene è leucenogeno - conclude Burgio - che non deve esporsi al particolato fine, che non deve mangiare troppo tonno in scatola. Insomma anche nelle zone più inquinate, la madre può e deve proteggersi». La prevenzione mancata. Una proposta concreta arriva dallepidemiologo Benedetto Terracini, già professore di Epidemiologia dei tumori allUniversità di Torino: «LIsde dovrebbe impegnarsi prioritariamente per impedire lesposizione di embrioni e bambini a quelle circostanze di rischio che sicuramente causano malattie non neoplastiche. Si otterrebbe anche il risultato di proteggere embrioni e bambini da alcune circostanze di rischio per le quali si ritiene che probabilmente o possibilmente causano malattie tumorali, comprese quelle per le quali levidenza non supera la soglia di una discutibile congettura». Rispetto ai dati sullincidenza dei tumori infantili in Italia, lepidemiologo pone un quesito: «I cambiamenti degli andamenti temporali dellincidenza dei tumori infantili in Italia sono sufficientemente preoccupanti per essere portati allattenzione delle autorità di salute pubblica per la considerazione di qualche forma di intervento preventivo?». Il latte materno. Una spia del livello di contaminazione ambientale e punto dolente della prevenzione è rappresentato dal latte materno. Il latte umano può essere considerato infatti un indicatore ideale per valutare lesposizione delle popolazioni a inquinanti ambientali come le diossine e i Pcb che, essendo sostanze lipofile e bioaccumulabili, si concentrano in particolare nella componente grassa delle matrici biologiche. Secondo i dati presentati dalloncologa Patrizia Gentilini, si può stimare che un neonato alimentato con circa un litro di latte materno al giorno contenente il 4% di grassi, assuma, invece di 2 pg/Kg/giorno di diossine (identificati dalla Ue) o di 0,7 pg/Kg/giorno (seconda lEpa): 40 pg/kg in Norvegia o Finlandia; 80 pg/kg a Montale o Forlì in prossimità di inceneritori di rifiuti; da 100 a 320 pg/kg (in media 200 pg/kg) a Taranto, grazie alle emissioni dello stabilimento siderurgico e ben 1.200 pg/kg a Brescia (in prossimità del polo chimico Caffaro). Disuguaglianze.Se è vero che linquinamento diffuso colpisce tutta la popolazione, a prescindere dal reddito. È vero tuttavia che la disparità di accesso alle cure determina esiti differenti anche nel caso dei tumori infantili. Nei Paesi a basso reddito, infatti, il numero assoluto dei tumori è in rapida crescita, cè un forte divario tra incidenza e mortalità, le diagnosi sono tardive, la sopravvivenza è bassa e molti tumori hanno origine infettiva. «L80% dei pazienti africani - spiega Paolo Vineis (Imperial College London) - non hanno accesso alla radioterapia. E nei Paesi a basso reddito mancano almeno 7.000 macchine per la radioterapia».
Posted on: Wed, 06 Nov 2013 10:25:29 +0000

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