La vera rivoluzione si chiama trasformazione Da più parti - TopicsExpress



          

La vera rivoluzione si chiama trasformazione Da più parti percepisco venti di rabbia, vendetta, odio, violenza contro qualcuno al quale dovremmo inchinarci, per la prima volta nella storia, ringraziandolo per averci fatto render conto dellassurdo ed incredibile sistema sociale che abbiamo scelto. Sì, lo abbiamo scelto proprio noi, con la nostra ignoranza e la nostra volontaria persistenza in questo stato di cose. Ribellarci o contestare, in questo momento, significa, ancora una volta, ammettere il nostro stato di schiavi che si ribellano al padrone, il quale si sentirà autorizzato a bastonarci senza scrupoli, in quanto suoi schiavi.Ricordiamoci che il nostro diritto nasce dalla consuetudine e in quanto tale abbiamo la facoltà di rendere desueto tutto ciò che non ci piace affatto, utilizzando semplicemente nuovi modelli sociali più idoeni alle nostre necessità. Rimuoviamo, una volta per tutte, la credenza secondo la quale la ribellione ci dà potere. Immaginiamo di rigettare definitivamente lo strumento attraverso il quale accettiamo lo stato di schiavitù, canalizzando nella stessa direzione le nostre forze creative. In questo modo dimostreremo che è possibile qualcosa di nuovo e che possiamo fare a meno per sempre del vecchio.Non si tratta, dunque, di gettar via quella forma perversa di energia, che chiamiamo denaro, ma semplicemente di utilizzarla al meglio verso la medesima direzione che dimostri, una volta per tutte, che possiamo farne a meno. Leffetto che otterremmo sarebbe più impressionante di uno tsunami che con la sua onda di consapevolezza attraverserebbe, in pochi mesi, tutta la nostra Terra, rinnovandola completamente. Restituiremmo così allUmanità la dignità che deriva dalla propria consapevolezza di esseri nati liberi ma incatenati dai nostri stessi genitori che, inconsapevolmente, hanno ricevuto lo stesso trattamento dai loro genitori e così via, per moltissime generazioni.La nostra Era è tra le più straordinarie in assoluto, poiché, grazie alle tecnologie che abbiamo a disposizione, possiamo finalmente fare a meno del lavoro, così come lo abbiamo sempre concepito, per semplice consuetudine. Se ci pensiamo bene noi tutti crediamo ancora, ingenuamente, che il lavoro e soprattutto il profitto, siano necessari per sostenere la nostra esistenza attraverso il denaro che ne deriva. Il profitto, in realtà, serve a mantenerci in continua contrapposizione, luno contro laltro, nel tentativo di togliere al prossimo ciò che manca a noi. Molte volte usiamo mezzi onorevoli ma molte altre volte questi mezzi sono disonorevoli poiché ciò che conta è che nello scambio tra le parti, qualcuno ci guadagni e qualcun altro ci rimetta illudendosi di aver guadagnato anchesso.Per comprendere più praticamente le mie riflessioni, a proposito del diritto che è già nelle nostre mani, abbiamo necessità di comprendere prima che è una vera utopia chiedere a chi ce lo ha tolto di restituircelo. Se costruiamo un nuovo sistema di vita collettiva, invece, dove lunico parametro che riconosciamo valido per misurare la nostra evoluzione è la nostra felicità, inevitabilmente il vecchio sistema crollerà per desuetudine e quindi per obsolescenza.Se rendiamo visibili i nostri risultati al mondo intero e ci impegniamo a diffonderli, la trasformazione che cerchiamo da tempo diverrà irrefrenabile. Lesperimento delle 100 scimmie ci racconta, inoltre, che la gran parte dellimpegno di diffusione avverrà tramite la nostra coscienza collettiva della quale pochissimi conoscono ancora le enormi potenzialità nel bene e nel male, facilitandoci il nostro compito in maniera impressionante.Qualcuno ci ha provato nel passato (Thomas Sankará - Burkina Faso) e gli è stata tolta la vita poiché ha fatto davvero paura a coloro che continuano a controllare le sorti del mondo, grazie proprio alla nostra arrogante ignoranza. Questa è la fine che fanno spesso i veri eroi, che sono quelli che si oppongono al mondo che li rende schiavi per risvegliare le nostre Coscienze e il nostro vero potere.Ciascuno di noi ha bisogno di comprendere definitivamente che delegare ad un leader la responsabilità della propria vita significa rinunciare alla propria nel momento in cui quel leader viene abbattuto proprio da coloro che vogliamo combattere. È proprio questa nuova consapevolezza che deve spingerci ad accettare definitivamente che lunico vero leader a cui possiamo affidare la nostra vita siamo noi stessi.Potrei raccontarvi ancora tanto sullimportanza della nostra crescita personale, fuori dagli schemi a cui siamo abituati, ma uscirei fuori dallobiettivo di questa mia riflessione. Immaginiamo, dunque, uno scenario decisamente alternativo a quello prospettato da più parti, che in una sola frase possiamo riassumere in questo modo: fermiamo lItalia per far capire che meritiamo altro.Immaginiamo invece che in quel giorno in cui ci proponevamo di fermarci, ciascuno di noi lavori ancor di più per guadagnare il più possibile, mentre chi non ha ancora un lavoro o non può produrre reddito per mancanza di clienti, dichiari di voler offrire il proprio impegno e le proprie competenze per almeno un giorno intero della sua vita, ovunque sarà possibile dimostrare che si può fare a meno del denaro, del profitto e del lavoro, questultimo come subdola forma di schiavitù ormai certificata.Insegnanti, formatori, comunicatori, giornalisti, blogger, politici e religiosi sensibili, si impegnino, invece, a diffondere questo messaggio, considerandolo proprio e senza mai citare la fonte primaria dello stesso affinché appaia come acquisita consapevolezza semplicemente da diffondere.Risultato?Ipotizziamo solo 60.000 lavoratori (1 su 1.000 abitanti) che pacificamente raccolgono il messaggio e ne facciano tesoro individualmente. Contestualmente ipotizziamo che altre 60.000 persone si impegnino nelloffrire le proprie competenze e/o la propria semplice disponibilità di 8 ore per realizzare il progetto attraverso il quale dimostrare che si può vivere felicemente anche senza chiedere a nessuno il permesso di esserlo. Altre 60.000 persone, possibilmente, dichiarino la propria volontà di mettere a disposizione macchine, elettrodomestici, materiali, oggetti ancora in buono stato, anche se desueti.Alla fine della giornata, ipotizzando il frutto di coloro che hanno veramente deciso di contribuire a cambiare le cose, avremo raccolto circa:- 3.000.000 di euro- 3.000.000 di euro equivalenti in oggetti e macchinari utili a qualcuno.- 480.000 di ore di impegno operativo sociale da utilizzare.A questo punto riorganizziamo queste enormi risorse che sarebbero state gettate via, attraverso una pressocché inutile contestazione, e puntiamo direttamente alla costituzione di almeno 2 comunità reticolari (Cyber Island - non necessariamente conviventi in uno stesso luogo) abitate o comunque formate da 30/50 persone ciascuna, selezionate accuratamente, affinché possano condividere questi doni pacificamente e con il massimo della soddisfazione personale (felicità).In un solo giorno avremmo dato avvio ad un sistema virale senza precedenti in grado di generare quellonda durto utile a sbaragliare tutte le FALSE credenze acquisite fino ad oggi.Avremo dimostrato che un mondo migliore è possibile senza affidare la nostra vita ai politicanti o ai leader di turno.Questo significa voler cambiare le cose e soprattutto lesperimento riuscito spingerà allemulazione milioni di persone che vorranno ottenere gli stessi risultati, creando quella trasformazione interiore desiderata da tutti e dai risultati irreversibili.11 novembre 2013Giuseppe Maiorano
Posted on: Thu, 21 Nov 2013 23:03:52 +0000

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