MA CHE VE NE FREGA DI LOU REED? di Mario Adinolfi Luigi Magni - TopicsExpress



          

MA CHE VE NE FREGA DI LOU REED? di Mario Adinolfi Luigi Magni ha avuto la sfortuna di morire nel giorno in cui i quotidiani italiani volevano fare quelli che non sono provinciali. Per capirci, la sera che è arrivata la notizia che gli Stati Uniti spiavano il cellulare della Merkel (a mio avviso notizia per gravità seconda solo alla morte di un papa o di un presidente) i desk dei giornali non hanno smontato la prima e hanno tenuto le loro aperture sullennesimo processo a Berlusconi. Follia pura. Ieri no, ieri erano tutti fan dei Velvet Underground. Comunque, finché la fighettaggine è giornalistica, passi. Ma sui social network era tutto un bachecarsi di citazioni, solenni addii, stralci di video, più o meno sempre di Walk on the wild side. Cioè dellunica canzone di Lou Reed che il socialnetworkaro medio italiano conosce. Tra laltro il defunto è un newyorchese eccentrico, figlio di una serie di esperienze che nessuno di noi manco lontanamente attraversa, che deve tutto a Warhol e Bowie, immensamente superiori a lui quanto a talento. Se proprio bisognava fare la consueta celebrazione facebooktwittarola si poteva scegliere Perfect Day o, meglio, quel capolavoro che è Satellite of Live (resa capolavoro dal fatto che cè Bowie e fare i cori e sentite che note va a prendere nel finale, se vi capita per le mani un vinile del 1972 che ovviamente non avete, perché di Lou Reed in realtà non sapete un cazzo e il vostro lutto per la sua morte è solo una finta). La discussione, però, non volevo farla su Lou Reed e manco sui riti del lutto da personaggio famoso che vanno per la maggiore su internet, sembra che avete perso un parente anche se in realtà di Lou Reed non ve nè mai fregato nulla, ma fate come vi pare, a me non cambia niente. La cosa che mi ha fatto incazzare è quanto sia stata sottovalutata la morte di Luigi Magni. Per venti citazioni addolorate a caso di Walk on the wild side sui social ce nera solo uno che ricordava il più grande regista di impegno civile italiano. Uno che ha raccontato il paese come nessuno è mai stato capace, perché si è confrontato con la storia. Uno che vale Spielberg che fa il film su Lincoln, perché fare cinema sulle proprie radici è quanto di artisticamente più difficile si possa immaginare. Ecco, a noi muore un Luigi Magni e troviamo qualche articoletto di spalla e nessuna compassione popolare, le due pagine e il dolore di massa (finto) le usurpa Lou Reed. Ma che ce ne frega a noi di Lou Reed? Che ha raccontato che abbia una qualche rilevanza per noi? Magni ha raccontato la radice italiana con una profondità assoluta. Era un regista marxista e anticlericale (il mio opposto, direi) ma che sapeva guardare alla genesi di una nazione con la lucidità spietata di un chirurgo. Dopo il successo di Nellanno del Signore in unintervista aveva spiegato: Voglio far vedere comè che è nata lItalia, uno Stato fatto attraverso le annessioni, con uno sbarco che non produsse rivolte, terre conquistate grazie a guerre perse da noi, ma vinte dai nostri alleati, mai nessuna rivoluzione liberale, autentica. Una nazione rimediata con il pressappochismo, senza forza morale e senza grandezza, di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze. Oggi in unintervista radiofonica due giovani colleghi mi hanno chiesto quanto mi avesse colpito la morte di Lou Reed. Ho risposto loro che non me ne fregava niente e ho ribaltato chiedendo se avessero mai visto NellAnno del Signore: un film con Nino Manfredi, Alberto Sordi, Claudia Cardinale, Ugo Tognazzi, Enrico Maria Salerno. Sopravvive solo la Cardinale. Ovviamente non lavevano visto. Altro che Walk on the wild side. Altro che canzoncine e fregnacce che non ci riguardano. Facciamo così. Stasera io sarò per tre ore in tv, dalle 21 a mezzanotte. Se proprio non siete dei fan sfegatati (dunque parenti) miei o di Paolo Del Debbio che mi ospita, andate su Youtube dove trovate praticamente quasi tutti i film di Luigi Magni. Lasciate perdere noi in tv e usate internet per quello a cui serve veramente: non a simulare un lutto per uno che non ha toccato in nulla le vostre vite, ma per conoscere quel che non conoscete. Perché ha ragione lAlberto Sordi che si rivolge al popolo nel suo improvvisato comizio nel finale di NellAnno del Signore. Come definisce il popolo quel Sordi? Diciamo che in un recente articolo io ho echeggiato quel suo grido. Il resto scopritelo da voi. A questo serve internet.
Posted on: Mon, 28 Oct 2013 18:35:34 +0000

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