MARO’Il governo indiano mantiene la posizione espressa dal - TopicsExpress



          

MARO’Il governo indiano mantiene la posizione espressa dal ministro degli esteri Salman Kurshid in Parlamento lo scorso 22 marzo circa la condanna dei due marò italiani. Il portavoce del ministro, Syed Akbarudin, ha detto in un briefing a Delhi di “poter assicurare che il governo indiano intende rispettare la posizione espressa in Parlamento (dal ministro lo scorso marzo, ndr), e che qualsiasi posizione che adotteremo sara` rispettosa e terra` presente tale dichiarazione resa in Parlamento“. “Da questo podio non ci sara` alcun commento sull`operato di agenzie intergovernative“, ha affermato sottolineando di non aver alcun commento neanche su speculazioni circa il contenuto del rapporto della Nia. Kurshid aveva allora precisato che il caso dei due maro` “non rientra nella categoria di questioni che prevedono la pena di morte, su questo non deve esserci alcuna preoccupazione“. Da repubblica.it- di PAOLO G. BRERA e VINCENZO NIGRO NON cera solo la Enrica Lexie dellarmatore Fratelli DAmato a vedersela coi pirati, tra le onde dellOceano indiano davanti alle coste del Kerala. Poche ore più tardi rispetto a quando i marò giurano di avere respinto un assalto alla Enrica Lexie, un petroliera simile a quella italiana è stata attaccata ed è riuscita a cavarsela mettendo in fuga gli aggressori: era due miglia e mezzo a Sud dellormeggio di Kochi, dove la nave italiana è poi stata indotta a rientrare con un mezzo inganno. La testimonianza della nave greca, la Olympic Flair, è ufficiale: la registra lIcc-Css, il Dipartimento crimini commerciali della Camera di commercio internazionale specializzato nel tracciare tutti gli attacchi di pirateria denunciati nel mondo. La tesi indiana secondo cui quellarea non è affatto infestata dai pirati, più volte ribadita per appesantire laccusa verso i soldati italiani, semplicemente non regge. Non è una postilla di poco conto: vuol dire che i pirati quel giorno erano lì e hanno attaccato navi mercantili. Dal primo giorno, i marinai del Battaglione San Marco e il comandante della nave assicurano che dalla Enrica Lexie sono partiti in tutto venti colpi, diretti in mare per avvertimento. Le autorità indiane hanno un elemento indiscutibile e tragico da cui partire: i corpi di Valentine Jalastine e di Ajeesh Pinku, i due poveri pescatori crivellati da quattro colpi. Ma la tesi del governo italiano, del nucleo anti pirateria del Battaglione San Marco che proteggeva la nave, e dellequipaggio del mercantile è una soltanto: Valentine e Ajeesh sono stati uccisi da qualcun altro. Il traffico merci davanti al porto di Kochi, nel tardo pomeriggio, a quanto pare era vivace. Lo testimonia il modo stesso in cui in cui la nave italiana è stata convinta a rientrare in acque territoriali indiane e a ficcarsi davvero nei guai, entrando in un difficile conflitto di competenze su chi debba giudicare i crimini di cui sono accusati i due giovani militari pugliesi. Lo racconta il sistema di tracciamento elettronico Ais: alle 18.20 ora locale, ricevuto lallarme dei pescatori rientrati precipitosamente in porto con i corpi dei due colleghi uccisi, la guardia costiera indiana rileva nellarea la presenza di 4 imbarcazioni in movimento compatibili con il racconto dei superstiti. Oltre alla Enrica Lexie ci sono la petroliera gemella Kamome Victoria, la nave cisterna italiana Giovanni e la Ocean Breeze. Se i pescatori indiani avessero segnato il nome della nave che ha crivellato il loro peschereccio, il gioco per la guardia costiera sarebbe fatto. Invece gli indiani sono costretti a tendere un tranello. Li chiamano uno per uno alla radio, e li tranquillizzano: Abbiamo trovato un peschereccio con armi a bordo, avete per caso subito un attacco?. Rispondono tutti di non saperne nulla, tranne la Enrica Lexie che conferma; e non ha alcuna difficoltà ad assecondare la guardia costiera quando le autorità indiane chiedono loro per favore di rientrare in porto per sporgere denuncia, aiutandoli a riconoscere il peschereccio e i pirati. Invece tutto va per la strada sbagliata, e tra India e Italia esplode un caso diplomatico delicatissimo e senza precedenti. Ai due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ieri lalto magistrato giurisdizionale di Kollam, K. P. Joy, ha confermato tre giorni di fermo da trascorrere nella foresteria della polizia a Kochi perché possa proseguire le indagini, e in tutto due anni di arresti in cui rimanere a disposizione, riservandosi di decidere il loro destino tra qualche anno. Rischiano la pena di morte. È una situazione molto ingarbugliata. Di fatto il caso diplomatico è incartato, sancisce il presidente della Repubblica Napolitano. E il ministro degli Esteri: Ci sono considerevoli divergenze giuridiche, e non credo si sia sviluppata la collaborazione fra India e Italia che sarebbe auspicabile. Il clima è pessimo:quando i due marò sono arrivati alla Casa del magistrato di Kollam per essere interrogati per l’ennesima volta, i nazionalisti indù del Bharathya Janata Party e il sindacato dei pescatori li hanno presi a sassate ed hanno tentato di assalirli. Chiedono larresto anche per il comandante della nave. Il team di avvocati italiani sostiene cheSe i marò hanno ucciso i due pescatori, per quale motivo non lo dimostrano? . Il Battaglione San Marco lo ha scritto ufficialmente sul suo sito: I fucilieri non hanno sparato sul peschereccio. Senza se e senza ma. A complicare tutto, gli italiani sono convinti che siano questioni di politica interna locale, con il Kerala in clima pre elettorale. Da libero reporter di Ferdinando pelliccia Un ipotesi questa già evidenziata da queste pagine web il 20 febbraio del 2012 e che finora non aveva trovato però, credito. liberoreporter.it/index.php/2012/02/in-evidenza/pescatori-indiani-uccisi-al-largo-india-una-seconda-nave-che-somiglia-alla-enrica-lexie.html I due marò tutt’oggi sono trattenuti in India, ospitati nell’ambasciata italiana di New Delhi, con l’accusa di omicidio in attesa di un processo assistiti da un team di legali indiani e italiani. Ancora oggi la morte dei due pescatori indiani resta un mistero. Non è ancora chiaro infatti, come possano essere stati scambiati per pirati somali ed essere stati anche uccisi da Latorre e Girone specialisti della Marina Militare e come tali altamente qualificati e addestrati. I due pescatori indiani vennero uccisi al largo delle coste meridionali dell’India perché scambiati per pirati somali. I due fanti di Marina facevano parte di un Nucleo di Protezione Militare, NMP, composto da sei fanti del Reggimento San Marco che al momento dell’incidente si trovavano a bordo della Enrica Lexie, petroliera italiana comandata dal capitano Umberto Vitelli, inspiegabilmente rimosso dal comando dopo il rilascio della nave nel maggio del 2012, e di proprietà della società di navigazione dei F.lli D’Amato di Napoli. Questi nuclei armati sono stati istituiti dall’Italia con la legge 130 del 2011 per proteggere le navi commerciali italiane dai pirati. Anche l’‘Olympic Flair’, di proprietà della società armatrice greca ‘Olympic Shipping & Management S.A. di Atene, quel giorno respinse un presunto attacco pirata al largo delle coste indiane però, verso le 21,15 ora locale. A bordo della Olympic Flair vi era dunque un team di sicurezza privato armato? Un fatto, questo, mai confermato ufficialmente in quanto i greci non potevano, almeno ufficialmente, avere delle armi a bordo. Il governo greco ha approvato solo il 14 febbraio del 2012 il decreto che autorizzava gli armatori greci, proprietari di navi battenti bandiera greca, ad assumere guardie armate private sulle loro navi che navigano in zone di mare a rischio pirateria. Però, al vaglio del Parlamento greco, il decreto giunse solo il 22 febbraio successivo per poi, essere successivamente approvato. Tutto questo porta a credere che se armi vi fossero, si trovavano a bordo della Olympic Flair abusivamente e chi le ha usate ha commesso un reato in quanto non esisteva allora ancora una legge in Grecia che ne autorizzasse l’imbarco e tantomeno l’uso.liberoreporter.it/index.php/2012/03/in-evidenza/pirateria-marittima-guardie-armate-private-a-bordo-nave-greca-olympic-flair.html Il fatto poi, che la nave per sagoma e colori, rosso e nero, assomiglia in maniera impressionante all’Enrica Lexie fa ancor di più pensare all’equivoco. Potrebbe essere possibile che, nei convulsi momenti che hanno seguito la sparatoria avvenuta in mare quel maledetto 15 febbraio i pescatori indiani superstiti possano aver compiuto l’errore di aver scambiato una nave per un’altra specie se l’adrenalina era al massimo. Essi hanno riferito alle autorità indiane di essere stati oggetti di colpi sparati da una nave commerciale al largo della costa indiana senza però, saper dare altre informazioni, nemmeno il nome della nave. Essi al momento dei fatti erano a dormire sotto coperta e una volta saliti in coperta hanno trovato i compagni morti e visto una nave rossa e nera che si allontanava. Alimenta ancora di più i dubbi la testimonianza rilasciata allora anche dall’armatore del peschereccio St. Anthony, Freddy Bosco che raccontò di non essere riuscito a leggere il nome della nave da cui sparavano, ma di aver visto solo che era rossa e nera e di averne saputo poi, il nome che gli venne detto una volta rientrato sulla terraferma. Fin dall’inizio sono sempre stati tanti i dubbi, da parte italiana, sul loro reale coinvolgimento nell’episodio accaduto in mare e che ha condotto alla morte di due lavoratori del mare imbarcati sul peschereccio indiano. In loro discolpa i due marò hanno riferito di non aver aperto il fuoco indirizzandolo direttamente sull’imbarcazione, ma di aver seguito il protocollo internazionale previsto in caso di avvistamento di nave sospetta in avvicinamento. Per giunta i due hanno testimoniato che la barca che ha avuto il contatto con loro non era il peschereccio St. Anthony su cui erano imbarcati i due pescatori indiani morti, ma un’altra. Si potrebbe quindi trattare di due episodi distinti e quindi forse, il vero responsabile potrebbe essere qualcun altro. Quel giorno in quel tratto di mare, al largo delle coste meridionali indiane, vi erano diverse altre navi. Capire quali navi erano è stato reso possibile attraverso la consultazione di fonti internazionali quali sono l”International Maritime Bureau, IMB, della Camera di commercio internazionale, Icc, che segue gli episodi legati al fenomeno della pirateria marittima nel mondo. icc-ccs.org/piracy-reporting-centre/imb-live-piracy-map/details/71/69 Queste navi erano la petroliera ‘Kamome Victoria’, la nave cisterna italiana ‘Giovanni DP’ e il cargo ‘Ocean Breeze’. Oltre a queste navi vi era poi, anche la greca Olympic Flair che come la Enrica Lexie ha dichiarato che il 15 febbraio del 2012 ha respinto un attacco pirata non lontano dalla costa indiana, circa 2 miglia marine, alle 21.15 locali. Il punto dove la nave greca ha riferito del contatto con i presunti pirati, due skip, corrisponde a quello indicato dai superstiti del peschereccio indiano St. Anthony in cui sarebbero stati fatti oggetto da colpi di armi da fuoco sparati da una nave rossa e nera. Quanto dichiarato dal comandante della nave greca fa risaltare un altro fattore. Una discordanza temporale. Gli italiani hanno dichiarato di aver subito il tentato abbordaggio poi respinto alle 16,30 locali, i greci alle 21.15 locali. Gli indiani hanno dato notizia dell’incidente alle ore 22 locali dopo il rientro del peschereccio in porto alle 21,30. Se fosse lo stesso episodio non si spiega il perchè gli indiani hanno atteso 6 ore prima di denunciarlo a meno che non sia lo stesso episodio in quanto avvenuto in tempi diversi. Infatti, quello italiano è avvenuto a 32 miglia marine e alle 16,30 locali. Per cui in base al fatto che la barca da pesca indiana raggiunge i 16 nodi di velocità questi dovevano essere rientrati in porto per le 18,30 e non alle 21,30 ora in cui sono invece, giunti. Però se invece, si trovavano a 2 miglia e l’episodio si è verificato alle 21.15 i tempi corrispondono. I due pescatori morti erano originari dello stato federale indiano del Kerala. Appena la notizia della loro uccisione divenne di dominio pubblico in tutto lo stato si tennero manifestazioni, apparentemente spontanee, di protesta anti-italiana. L’opinione pubblica e la stampa indiana fecero sentire tutto il loro peso sui governanti locali. La vicenda venne fortemente condizionata da tutto questo e probabilmente anche sfruttata per fini propagandistici da parte di alcuni leader politici locali. Una chiara strumentalizzazione che alla fine ha finito per oscurare l’interesse comune del raggiungimento della verità e del superamento di ogni dubbio. Purtroppo a pesare su tutto non era in gioco solo la credibilità dei due Paesi, ma anche gli interessi commerciali dell’Italia nel Paese asiatico. Nel corso di questi lunghissimi 16 mesi la vicenda dei due marò ha dato vita ad una forte diatriba tra Italia e India condita da accuse reciproche e colpi di scena eclatanti. Una vicenda che trova tutti unanimi nel definirla assurda e forse gestita male, soprattutto dalla parte indiana, e che le tante incertezza, soprattutto da parte italiana, hanno fatto crescere fino all’inverosimile. Trascurato tutto, ignorato tanto oggi però, sembra che tutti stiano facendo un passo indietro e cosi facendo stanno riemergendo alcune verità che prima erano palesi ma erano state ignorate per praticità e forse utilità. La svolta potrebbe venire proprio dalle nuove indagini condotte in maniera ‘scientifica’ dal Nia e dal superamento di quell’accanimento, quasi morboso, da parte indiana di voler ad ogni costo dimostrare la colpevolezza dei due marò. Una sorta di ‘caccia alle streghe’ come ai tempi dell’inquisizione quando si dava la caccia alle streghe e anche senza prove, ma con solo il sospetto, si giudicava e si condannavano le persone al rogo. INTERNI PD-Maria Teresa Meli per Il Corriere della Sera «Con la decadenza di Berlusconi e il passaggio di Forza Italia allopposizione lo scenario è mutato»: è questo il convincimento di Renzi. Ma ormai non è solo il sindaco di Firenze a parlare così, a sottolineare che, essendo diventato il Pd, «lazionista di maggioranza assoluta dellesecutivo Letta» occorre che il Partito democratico chieda «un cambio di passo al governo». Ormai è lintero Pd, eccezion fatta per gli ultrà filogovernativi, che sollecita «lavvio di una fase due», perché teme che gli eventuali insuccessi dellesecutivo, le sue esitazioni e i rinvii possano ritorcersi contro il partito. Come spiega la neo deputata Enza Bruno Bossio: «Gli alfaniani sono pochi e non possono permettersi di andare alle elezioni e quindi potremo imporre dei punti nostri». A dire il vero, in genere, linvocazione di «una fase due» non ha mai portato eccessiva fortuna ai governi, come ricorda bene Prodi a cui DAlema la chiese dopo lingresso dellItalia nellEuro. E tutti sanno come andò a finire. La situazione è questa, eppure ieri sera i parlamentari del Pd sembravano più interessati alle liste per lassemblea nazionale che si chiudono oggi. Perché mai? «Semplice - spiega sarcastico Nico Stumpo - sentono odore di elezioni anticipate, perché non si possono ancora escludere, e pensano di portarsi avanti con la campagna elettorale nei territori». Anche un autorevole deputato renziano non ritiene improbabile il voto, «se il governo non farà quello che gli chiederà il Pd». Ma Renzi, come ripete ogni volta che può ai suoi interlocutori, non è un «irresponsabile». Inoltre guarda i sondaggi. Sa che la popolarità del governo è in calo. Ma nota anche che «gli italiani non hanno la fregola di andare a votare». Sono divisi a metà sullargomento elezioni anticipate. E la metà che è contraria è composta per la maggior parte da elettori del Pd. Il ragionamento che fa il sindaco con i suoi, quindi, è questo, e non si discosta troppo da quello che dice in pubblico, perché il tipo è lineare: «Io verrò eletto nel segno della discontinuità, perché è su questo che ho fatto la mia campagna per le primarie. Perciò da segretario mi comporterò di conseguenza. Come leader del partito di maggioranza chiederò a Letta di fissare una nuova agenda: riforma elettorale, misure anti casta, azzeramento delle province, tassazione della casa con un metodo progressivo... Ma chiederò anche una nuova dialettica. Prima cera il governo e il Pd lo seguiva, ora è il governo che deve confrontarsi con il Pd e seguire le nostre proposte. Ci vuole un cambio perché lesecutivo sta andando avanti a fatica e non ha senso sostenerlo solo per necessità. Se deve essere un governo a guida Pd, faccia le riforme e le cose che il Pd gli chiede e così faremo qualcosa di utile per gli italiani». Il sindaco è convinto che questo sia lunico modo per andare avanti. Non vuole che «si perda altro tempo», come «è stato fatto finora sulle riforme istituzionali, per cui si deve ricominciare da zero». Perciò, lui, che è più che favorevole al dimezzamento dei parlamentari e allabolizione del Senato, vuole prima vedere bene il provvedimento Quagliariello, capire se è una normativa seria che vuole raggiungere veramente quellobiettivo o se può rappresentare unaltra lungaggine. In ogni caso, a scanso di equivoci, di «perdite di tempo» e di «tentazioni di affossare il bipolarismo», Renzi ha fatto sapere che prima si fa la riforma elettorale in senso maggioritario e poi il resto. E il sindaco dimostra di sapere quello che vuole anche per quanto riguarda il partito. Non a caso ha stabilito che nel listone dei delegati allassemblea nazionale che si riconoscono in lui come candidato, il 51 per cento di quelli che verranno sicuramente eletti dovranno essere renziani doc, mentre i lettiani saranno veramente pochissimi. MA VERAMENTE QUALCUNO PENSA CHE SENZA LETTA SAREBBE LARMAGEDDON ?? Da l’ultimo camerlengo Come chi legge il Camerlengo sa, io sono un estimatore di quasi tutti gli editorialisti del Corsera (molto meno dei cronisti, compresi quelli più famosi che trattano di giustizia, come Ferrarella, Sarzanini, Bianconi, in ordine di disapprovazione). Tra i primi - gli editorialisti - ci sono Pierluigi Battista (che del Corriere è stato anche vicedirettore) e Antonio Polito. Ovviamento lapprezzamento per lo stile e per le idee non significa la condivisione perenne delle seconde (e meno male ! ). In particolare, cè un argomento sul quale la divisione è netta : il sostegno al governo Letta. Per loro (ma è la linea del giornale di fatto ) meglio un mediocre governo - perché non è che riescano a tessere le lodi di questo, anche fornendogli qualche alibi sparso qua e là - che il ritorno alle elezioni, che non risolverebbero nulla. Beh, come fanno ad esserne così sicuri ? E vero che la possibilità di unaltra patta ci sarebbe - che è rischio tipico di ogni sistema proporzionale, guardate in Germania, dove la Merkel, pur con una nettissima maggioranza relativa (ma senza premi ) non è in grado di governare da sola e sta trattando con lSPD - ma non è certo, anche perché le nuove elezioni vedrebbero molti cambiamenti importanti : lincandidabilità di Berlusconi (che potrebbe anche farsi rieleggere, ma la giunta per le elezioni non avallerebbe tale voto), la presenza di Renzi quale leader del centrosinistra ( che, forse, con lui recupererebbe la parola centro, smarrita con Bersani), il ridimensionamento (fino alla scomparsa) di soggetti terzi come Monti, che, pur deludendo, 3 milioni di voti riuscì a drenarli. Non si sa come andrebbe Grillo, che nei sondaggi continua a veleggiare sopra il 20% (comunque mai il 25) ma che in ogni tornata elettorale amministrativa ha preso sbiosse scioccanti, non arrivando mai al 10 (come voti di lista, magari il candidato qualcosina in più a volte ha preso, ma poco). Può darsi che nel voto nazionale la posizione di protesta renda di più, del resto, anche il PDL prima, e oggi Forza Italia e gli altri satelliti di centro destra, vengono dati sopra al 25% mentre nelle votazioni locali questo traguardo se lo sognano !. Però non è escluso che gli elettori di sinistra e di destra che si sono buttati su Grillo per dleusione e dare uno schiaffo ai partiti di appartenenza, si siano poi pentiti, vedendo i primi che Grillo non è disposto a fare da stampella al PD e alla sinistra in genere, i secondi che in parlamento poi entrano esponenti della sola parte sinistrorsa, e nesusno dei loro (che pure hanno inciso per un TERZO de Insomma, da febbraio TUTTO è cambiato e non è quindi detto che una forza non possa affermarsi più nettamente. Certo, cè la concreta possibilità che non ci sia più il porcellum col suo goloso premio di maggioranza ( cui oggi anche Renzi punta moltissimo, consapevole di essere in flessione rispetto ai consensi di una volta) e allora , senza qualche altra alchimia elettorale che favorisca il bipolarismo, sarebbe ben difficile che qualsiasi coalizione (che un partito da solo è fantascienza), anche guidata da Renzi, possa conquistare la maggioranza assoluta. Sempre unalleanza dovrebbe fare, ma signori, questo accade in Germania, in Gran Bretagna (dove pure cè luninominale) e anche in Francia, col doppio turno, qualche alleato minore deve essere imbarcato per avere i numeri che il PS da solo, non arriva al 30% !. Insomma, Renzino, non cè un sistema che ti permette di governare come in un sistema presidenziale (che da noi è lontano anni luce) anche se il tuo consenso è limitato. Ciò posto, sono daccordo con Caldarola, e anche con i valenti giornalisti citati, che in Italia sono necessarie riforme istituzionali e alleanze AMPIE per cercare di fare riforme indigeste alla popolazione. Però da noi anche questo ha FALLITO, e lo abbiamo visto con Monti, ancora prima che con Letta. Nemmeno lunto del Signore, che dietro le spalle non aveva solo il Quirinale ma anche Bruxelles e la BCE, con la pistola puntata dello spread, con un Berlusconi del tutto defilato e silente (che le sentenze non erano arrivate), ci riuscì. E allora ? Forse, e dico FORSE, nuove elezioni potrebbero portare a due risultati : 1) una delle coalizioni (sperabilmente coesa sul programma di governo che verrà) vince in maniera sufficientemente netta e a quel punto, come in Spagna, Irlanda, Portogallo, PROVA a fare riforme difficili, reggendo lurto della piazza e ricordando ai cittadini che le leggi poi le fanno il Governo e il Parlamento (parole TESTUALI dei ministri spagnoli di Rajoi). 2) NON vince ancora una volta nessuno in modo sufficiente da governare in modo autonomo, e allora anche gli attuali malpancisti delle alleanze ampie (tra cui Renzi è da tempo un capobandiera) dovranno rassegnarsi e con loro il loro popolo che non capirebbe. Alla disamina odierna di Battista preferisco pertanto quella di Davide Giacalone che ben ricorda come questa navigazione a vista non ci tiene poi così lontano dagli scogli. ECONOMIA Enrico Letta dice “basta tasse”, nel mentre le aumenta. Fabrizio Saccomanni dice che la legge di stabilità non è stata bocciata, nel mentre va a dire alla Commissione che l’abbiamo già cambiata. Letta aggiunge che “alla fine” sarà equilibrata, così confermando che la cambieremo ancora. Saccomanni, dopo avere detto che non la cambieremo, sostiene che la ripresa è in atto, mentre il prodotto interno continua a scendere. Letta parla contro gli ayatollah del rigore, ma pratica il fondamentalismo fiscale. Saccomanni basa i calcoli su un 2014 con la crescita all’1.2%, che sarebbe ancora poco, se non fosse il doppio di quel che è prevedibile. Letta ci mette la ciliegina: se continuiamo ad aumentare la pressione fiscale (ovvero quel che stanno facendo) Grillo andrà al 51%. Quello sarà un problema suo, e se lo meriterebbe anche, assieme a una coalizione ove di largo c’è solo l’incapacità, ma il problema collettivo è che frugando ancora nelle tasche dei cittadini e delle imprese si soffoca l’Italia che produce e compete, stringendo i denti. Siamo noi tutti a non meritarci né questo modo di governare né che l’alternativa siano le scempiaggini ortottere. Il ministro dell’economia sostiene che i conti italiani vanno valutati anche alla luce delleprivatizzazioni annunciate. A parte che quelle sono “vendite” e non “privatizzazioni”, ciò conferma la cattiva impressione che avevamo subito avuto: il fatto che solo il 50% sia destinato ad abbattere il debito vuol dire che si sta usando il patrimonio per sostenere la cassa. E questa è la cosa peggiore che si possa immaginare. Se volete vedere quel che succede così procedendo, guardate verso Genova: prima si privatizza l’Amt; poi ci si rimangia l’operazione; quindi si vorrebbe riprivatizzare vendendo alle Ferrovie dello Stato, che non sono private; infine si prova a riportare l’ordine usando i quattrini della spesa pubblica. In questo modo ci si assicura un dissesto sempre più grande, quindi un futuro disordine indomabile. Insipienza & incoscienza. Non è che ci provi gusto a criticare l’operato del governo, perché l’Italia avrebbe bisogno del contrario, ovvero di un operare condiviso e incisivo. Il punto è che mi sfugge in che consista l’operato, dato che vedo solo incontinenza oratoria. Prendiamo, ad esempio, quel che, in questa settimana, ha fatto il governo tedesco. A fronte di un blando richiamo della Commissione europea, relativo al surplus commerciale, Angel Merkel ha risposto a muso duro: a diminuire le esportazioni non ci pensiamo nemmeno. Ha ragione. Peccato che nessuno glielo aveva chiesto e che se qualcuno glielo chiedesse sarebbe da ricoverare. Ma siccome era quello che andava correndo, fremendo le carni d’Europa di un brivido anti-germanico, ella è stata lesta ad approfittarne. Al tempo stesso, però, costruendo la grande coalizione con i socialdemocratici, annuncia maggiori garanzie e soldi per lavoratori e disoccupati. Quindi agisce nel senso di aumentare la domanda interna. Brava. Sia nel merito che nel metodo, perché così facendo stoppa i futuri alleati, che avevano in animo un’apertura sugli eurobond. Quest’ultima cosa la trovo nociva, il che non m’impedisce di lodare l’abilità con cui difende gli interessi che ritiene essere della Germania. Noi abbiamo notevoli punti di forza, che qui siamo andati enumerando e che non ripeto. Li abbiamo nei numeri della nostra economia, grazie a imprese e lavoratori che hanno saputo far crescere (dal 2011) le nostre esportazioni più di quelle tedesche. Li abbiamo grazie al lungo ed enorme avanzo primario. Li abbiamo nei soldoni con i quali finanziamo le istituzioni europee e gli aiuti a chi è in difficoltà. Ma abbiamo una terribile debolezza: un equilibrio governativo che ha come principale obiettivo quello di reggere sé stesso, posponendo ogni cosa a questo cieco obiettivo. Un discutere d’economia che si basa sull’enormità delle menzogne dette, in palese e grottesca negazione della realtà. Il tutto basato sul seguente assunto: se non si facesse così si dissolverebbe il governo e andremmo verso la rovina. A me resta l’impressione che verso la rovina ci si vada evitando di governare, per riuscire a restare dove ci si trova. da radiocor-Orfana di Wall Street, chiusa per la festività del Ringraziamento, Piazza Affari, in una seduta caratterizzata da volumi non importanti, si riporta sopra la barriera critica dei 19mila punti, chiudendo la sessione di Borsa di giovedì con lindice Ftse Mib in rialzo dello 0,92%, a quota 19.099,36. A spingere verso lalto lindice di riferimento milanese sono state una volta ancora le banche. Il Banco Popolare ha terminato in progresso di poco più del 2% e ha così continuato a beneficiare degli effetti positivi legati al patrimonio che derivano dalla fusione al proprio interno - annunciata due giorni fa a mercati chiusi - di Creberg e Italease. In scia allistituto guidato da Pier Francesco Saviotti, bene anche Ubi, in ascesa del 2,2% mentre Il Sole 24 ore di questa mattina ribadiva la volontà per il gruppo guidato da Victor Massiah di procedere in direzione di una Popolare integrata. Acquisti anche su Intesa Sanpaolo (+2,05%) e Unicredit (+1,69%), le due banche che più beneficeranno della rivalutazione delle quote di Bankitalia. Per il momento, il settore del credito non sembra essere penalizzato dallinnalzamento dal 27% al 36% dellaliquota Ires per le società finanziarie previsto nel decreto approvato ieri dal governo. Laggravio di imposte sul 2013, per quanto una tantum, giunge a sorpresa ed è destinato a pesare significativamente sugli utili del quarto trimestre e quindi sui dividendi, sottolineano in una nota di oggi gli analisti di Icbpi. Sempre allinterno del comparto finanziario, seduta in rialzo ma senza particolare entusiasmo per le Generali, cresciute dello 0,65% il giorno dopo lincontro dellamministratore delegato, Mario Greco, con la comunità finanziaria, a Londra. Allinterno del Ftse Mib, deboli invece Campari (1,74%) e Ansaldo Sts (-1,48 per cento). Fuori dal paniere principale, ben comprati i titoli del comparto media, con Mondadori in progresso del 3,5% nel giorno successivo alla decadenza da senatori di Silvio Berlusconi (lazienda editoriale è controllata dalla Fininvest, la cassaforte di famiglia dellex premier), mentre Rcs è salita di oltre il 4 per cento. STABILITA’?- Doveva succedere ed è successo: la Legge di Stabilità 2014 approvata dal Senato è molto diversa rispetto al testo iniziale presentato dal governo. Merito (o colpa, lo vedremo) di un maxi emendamento che ha riscritto alcuni dei punti più importanti del provvedimento. Non cambiano le cifre in ballo, più o meno le stesse stabilite dal Consiglio dei Ministri, ma cambia la loro distribuzione tra i vari provvedimenti. L’attenzione di tutti è, ovviamente, sulla IUC (Imposta Unica Comunale), nuova incarnazione della Trise che ingloba la vecchia Imu, la Tari e la Tasi. In ogni caso le misure contenute nel testo approvato sono molte e tutte da scoprire. Nel complesso, la nuova Legge di Stabilità offre ai cittadini più di quanto chieda, tenendo fede a quanto dichiarato fin dai primi giorni di stesura dal premier Letta. Le cifre iniziali parlavano chiaro: nel triennio che va dal 2014 al 2016 un totale di 27,3 miliardi di euro di impegni di intervento da parte dello Stato. Di questi, 14,6 miliardi di euro dedicati agli sgravi fiscali: 5 miliardi per i lavoratori (ovvero aumenti in busta paga), 5,6 miliardi per le imprese (taglio al costo del lavoro e agevolazioni fiscali) e 1 miliardo per le ristrutturazioni edilizie e i bonus ecologici. Previsti poi 11,2 miliardi di euro per le azioni sociali, i progetti di investimento e gli impegni internazionali, e 1,5 miliardi per gli investimenti a livello locale e per la restituzione di debiti commerciali di parte capitale. Con gli emendamenti del Senato cambia, come detto, la distribuzione dei fondi e degli oneri. Vediamo le Legge di Stabilità 2014 nei suoi punti più importanti. IUC: viene istituita la IUC, imposta unica comunale, che prende il posto della Trise. Al suo interno trovano spazio tre entità differenti, l’Imu (che continuerà così ad esistere, ma solo per le seconde case e le prime di lusso), la Tari (che sostituisce la vecchia tassa sui rifiuti) e la Tasi (tassa sui servizi comunali). Proprio quest’ultima componente sta facendo discutere, perché si applicherà di fatto su tutti gli immobili, prima casa compresa. L’aliquota base sarà dell’1 per mille e, solo per il 2014, il tetto massimo non potrà superare il 2,5 per mille. Per case di lusso, ville e castelli si tratta in pratica di una seconda tassa da aggiungere all’Imu, mentre per tutti gli altri immobili la somma delle aliquote di Imu e Tasi non potrà superare il 10,6 per mille. Cuneo Fiscale: per rilanciare la competitività e l’occupazione, il governo ha stabilito tagli al cuneo fiscale per ridurre la differenza tra stipendio netto percepito dai lavoratori e salario lordo a carico delle imprese. Le detrazioni sul lavoro saranno concentrate nella fascia di reddito tra i 15 e i 18 mila euro annui lordi, con un beneficio massimo pari a 225 euro netti annui per il lavoratore. A scalare, le detrazioni riguarderanno tutti fino ad arrivare alla soglia di reddito di 32 mila euro annui lordi. Pensioni d’oro: approvata alla fine la tassazione sulle pensioni più elevate, come contributo di solidarietà per finanziare uno sperimentale reddito minimo da destinare alle grandi aree metropolitane. Il gettito previsto è di 40 milioni di euro nei prossimi tre anni, e la tassazione avverrà così: 6% oltre i 90 mila euro, 12% oltre 128 mila euro e 18% sopra 193 mila euro. Cartelle esattoriali: recepita in parte la richiesta di rottamazione delle certelle richiesta dal centrodestra. In specifico vengono azzerati gli interessi per rottamare le vecchie cartelle esattoriali di Equitalia, ma l’interessato dovrà comunque pagare il 100% della sanzione e della tassa dovuta. I debitori avranno tempo fino al 30 giugno 2014 per aderire. Fondo calamità: per finanziare il fondo adibito a contrastare gli effetti delle calamità naturali verranno utilizzate le risorse risparmiate dalla riduzione del finanziamento pubblico ai partiti politici. Si ipotizza un totale di 68 milioni di euro destinati alle emergenze. Norma sugli stadi: dopo le polemiche dei giorni scorsi, viene modificato il testo della proposta sugli stadi. Il testo ora prevede l’aumento del Fondo di garanzia presso l’Istituto di credito sportivo solo per ammodernamento, sicurezza e sviluppo degli impianti sportivi già esistenti e non per la costruzione dei nuovi stadi. Cancellata anche la possibilità di edificare in aree non contigue agli stadi. Cassa Depositi e Prestiti: il nuovo testo prevede la possibilità, per la Cassa Depositi e Prestiti, di intervenire in aiuto delle aziende in difficoltà, acquistando titoli cartolarizzati delle imprese di ogni dimensione. Viene poi istituito il Sistema nazionale di garanzia, destinato da un lato alle Pmi e dall’altro ai mutui delle famiglie e dei lavoratori co.co.pro. Banche: il testo approvato prevede la possibilità, per il cliente, di chiedere il trasferimento a un altro istituto bancario i servizi di pagamento connessi al proprio conto corrente, senza dover pagare spese aggiuntive e con tempistica ridotta (massimo due settimane). Precisiamo che il trasferimento a costo zero non riguarda il semplice rapporto di conto corrente. BANKE-Francesco De Dominicis per Libero Il sospetto cera da un pezzo, da ieri è più chiaro: quello delle (ex) larghe intese è il Governo ostaggio delle banche. Con lok del consiglio dei ministri alla rivalutazione delle quote della Banca dItalia la verità è venuta a galla. Il blitz sul capitale di Bankitalia non solo è lennesimo regalo dellEsecutivo di Enrico Letta agli istituti, ma è la prova del ricatto messo in atto dagli stessi banchieri. Ai quali il Governo aveva «chiesto» di mettere sul tavolo i fondi per coprire il taglio della seconda rata Imu, in cambio, appunto, delloperazione «Via Nazionale». Operazione che i banchieri hanno letteralmente preteso da Letta. Nei giorni scorsi, è stato il presidente dellAbi, Antonio Patuelli, ad alzare la voce: «La rivalutazione sia legge entro lanno» ha detto domenica lex parlamentare del Partito liberale. Letta ha obbedito. E laccelerazione del premier ha sorpreso anche alcuni dirigenti della stessa Bankitalia, i quali fino a pochi giorni fa reputavano «tecnicamente impossibile» completare liter nel 2013. E invece il prescritto parere della Banca centrale europea è arrivato in tempi record. I consulenti legali dellEurotower hanno trasmesso senza indugi il «via libera» al ministro dellEconomia, Fabrizio Saccomanni. Messa in sicurezza la rivalutazione delle quote di Bankitalia, Letta ha fatto approvare al cdm pure il provvedimento che taglia la seconda rata Imu. Tutto secondo gli accordi e i programmi. Gli istituti otterranno enormi vantaggi dallaumento del capitale di palazzo Koch che passa dai «simbolici» 156mila euro stabiliti nel 1936 a un valore compreso tra 5 e 7,5 miliardi. Lo definiranno, di fatto, le stesse banche ed è facile immaginare che si arriverà assai vicino al tetto massimo indicato nelle carte del Tesoro. Per il sistema bancario lincremento delle quote - che più di un addetto ai lavori stronca come «cosmesi contabile», cioè un trucco - si traduce in un robusto supporto in vista delle verifiche europee su bilanci e patrimoni. Oggi Intesa e Unicredit hanno, insieme, la metà delle «partecipazioni». Il decreto approvato ieri a palazzo Chigi fissa un tetto al 5% al possesso delle quote e limita al 6% la distribuzione degli utili. Quel che è certo è che Bankitalia non diventerà un rubinetto aperto per le banche. Che, peraltro, hanno ottenuto uno sconto sulle tasse da pagare per la rivalutazione: laliquota cala dal 16% al 12%. Mossa, inserita nel decreto di ieri, che riduce il gettito fiscale a meno di un miliardo di euro. Briciole. Le stesse in cui verrà frammentato il capitale di Bankitalia, ma non si sa bene a chi andrà in futuro quella che Saccomanni definisce una public company. Quello delle quote dellauthority guidata dal governatore Ignazio Visco è uno dei sei regali infiocchettati da Letta e su cui domenica abbiamo già riferito. Tra i sei favori, cera anche il capitolo privatizzazioni delle aziende statali. Due i sospetti: anzitutto per Sace. La società che assicura le imprese allestero è in pancia alla Cassa depositi : ne consegue che la vendita di una parte delle azioni (fino al 60%) garantisce una fee agli azionisti Cdp, cioè il Tesoro e le Fondazioni bancarie. Non è escluso, poi, che le banche partecipino allo shopping delle altre aziende che finiranno sul mercato. Del resto, la crisi ha ridimensionato le capacità finanziarie dei privati. Ad avere quattrini a disposizione sono in pochi. E in questo club ci sono le banche. Per gestire le dismissioni di Eni, Fincantieri ed Enav (e non solo), il Tesoro ha nominato un comitato di esperti. Lorganismo sarà presieduto dal dg di via Venti Settembre. A parte Vincenzo La Via, però, gli altri quattro membri hanno qualche collegamento, presente o passato, con le banche.Limprenditrice Anna Maria Artoni (guida unazienda di trasporti) è nel cda di Cariparma e siede in un comitato della sgr di Credem. Poi cè Massimo Capuano, attuale presidente di IwBank (Ubibanca) e amministratore delegato di Borsa Italiana nellepoca in cui piazza Affari era controllata dalle banche del Paese (poi lhanno regalata al London Stock Echange). Piergaetano Marchetti, a lungo presidente Rcs, è amico di Giovanni Bazoli, numero uno di Intesa (socio forte di Rcs). Il quarto «esperto» è Angelo Provasoli: che ha preso il posto di Marchetti in via Solferino dopo aver guidato da rettore la Bocconi, lateneo dellalta finanza. Una composizione discutibile. Ma il Governo è generoso. E così nel maxiemendamento alla legge di stabilità votato nella notte tra martedì e mercoledì, è spuntato lennesimo favore ai banchieri. Un aiuto fiscale per le banche che hanno rivalutato beni o subito perdite sui prestiti: arriva un credito dimposta Irap ad hoc che consentirà di scontare dai tributi dovuti quanto anticipato se dalla dichiarazione Irap, a partire dal 2013, emerga un valore della produzione negativo. Coi regali alle banche, ne siamo certi, non finisce qui. ESTERI ISLAM-FOGLIO titolo Islamofobia in Francia, il conto non torna. L’Osservatorio francese sull’islamofobia ha reso noto che nel paese gli atti classificati come “islamofobi” hanno registrato un aumento dell’11,3 per cento nei primi nove mesi del 2013, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (in cifre assolute, 157 episodi contro i 141 del 2012). Alcuni commentatori – come per esempio il giornalista e studioso di islam Alexandre Del Valle su Atlantico. fr – notano però che siamo ancora molto lontani dagli episodi di cristianofobia e di antisemitismo, e che la lontananza è soprattutto qualitativa, oltre che numerica. Il censimento dell’Osservatorio non distingue tra episodi di semplice critica dell’islam e aggressioni vere e proprie, mentre nessuno si sognerebbe, nella Francia della laïcité, di classificare le critiche alla religione cristiana come “cristianofobia”. Solo un’infima parte dei 157 atti islamofobi denunciati riguarda aggressioni fisiche o attentati a moschee; mentre, nello stesso periodo, l’Osservatorio sulla cristianofobia ha registrato 250 episodi, tra aggressioni di sacerdoti, attentati incendiari a chiese, profanazioni e vandalismi a tombe cristiane o a luoghi di culto. Da notare poi che gli imam aggrediti quest’anno lo sono stati da parte di correligionari integralisti (è il caso dell’imam Chalghoumi di Drancy, ora sotto protezione). Anche i 614 episodi di antisemitismo del 2012 attengono all’identità ebraica in sé. Il diverso metro per giudicare l’ostilità all’islam e quella verso i cristiani e gli ebrei sembra dar ragione alle preoccupazioni del filosofo Alain Finkielkraut, quando dice che “la cattiva coscienza del politicamente corretto non tollera nessuna deviazione dall’espiazione perpetua”. CULTURA LIBRI-La storia del rimorchiatore italiano sequestrato «BUCCANEER»«Quel maledetto viaggio nel mare dei pirati» Da oggi è disponibile sul nostro portale il libro «Quel maledetto viaggio nel mare dei pirati – Tutto quello che non è stato detto sul sequestro del rimorchiatore italiano “Buccaneer”» Una nave italiana, un armatore, 16 membri d’equipaggio, gli agguerriti e senza scrupoli pirati somali, faccendieri, governi inesistenti e governi riluttanti a dichiarare con chiarezza i fatti, aiuti, compensi e tanti, ma proprio tanti dollari, media annaspanti e mal informati sono gli ingredienti di questa storia, che non è un romanzo, ma un fatto realmente accaduto, che ci porterà alla nella «calda» area del Corno d’Africa. Un «thriller» casereccio risibile, se non fosse per il dramma vissuto da questi 16 uomini del mare e dai loro parenti dislocati in varie zone dell’italico stivale e nella patria del ex dittatore Nicolae Ceauşescu, imbarcati su un vecchio e decrepito rimorchiatore d’altura, dal nome beffardo, quanto la sorte che li attende, nel transitare nei pressi delle basi della nuova «moderna» filibusta. Di fatto è il racconto dell’esperienza vissuta in prima persona, dal 11 aprile 2009 fino al 9 agosto successivo, quando la nave ostaggio dei pirati, dopo quasi 4 mesi, venne rilasciata dietro il pagamento di un forte riscatto corrisposto dal governo italiano come risulta anche dall’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti della Procura di Roma. Il libro raccoglie ricordi, emozioni, sensazioni, vissute da Giovanni, uno dei marittimi del Buccaneer, in quei 4 mesi di prigionia. Una ricostruzione della vicenda che avviene anche attraverso gli articoli (quasi un centinaio) pubblicati dagli autori del libro, sul web e sulla rivista LiberoReporter, oltre alla viva testimonianza dei parenti degli ostaggi di origine campana; parenti che da quel 11 aprile 2009, hanno ricevuto sostegno e linfa per 4 mesi, tanto quanto è durato il sequestro, in un vortice di conversazioni telefoniche e incontri, che spesso sono serviti per domare la rabbia, la frustrazione e la disperazione di quei 119 giorni da incubo. Particolari inediti fanno da corollario al racconto, il tutto anticipato da una eloquente introduzione per far comprendere, anche a chi si accosta per la prima volta, il complesso e delicato argomento trattato. Un’introduzione in cui alcuni concetti vengono riaffermati più volte, non come una semplice ripetizione ma come una sottolineatura e implicita denuncia, senza strumentalizzazioni politiche ma attenendosi strettamente ai fatti, contrariamente a quanto di solito accade. Dalla lettura di questo libro traspare una cruda realtà che ha visto come palcoscenico la nave italiana «Buccaneer» e come attori 10 marittimi italiani, 5 rumeni e un croato; nel ruolo di cattivi, svariate decine di pirati somali, ben armati e decisi a non mollare la preda senza contropartita (contrariamente a quanto dichiarato dalla Farnesina) e vari faccendieri, lesti nel cogliere l’occasione di un business criminale. Una vicenda condita di falsità, sofferenze e omissioni di cui si sono resi parte responsabile, in qualità di «comparse scomparse», non solo il governo italiano e la società Micoperi proprietaria della nave. ====Gaetano Baldi, Ferdinando Pelliccia e Daniela Russo, rispettivamente, Direttore Responsabile, Vice Direttore e Direttore Editoriale del mensile LiberoReporter, raccontano in questo libro, che esce ad un anno esatto dalla liberazione degli ostaggi – avvenuta il 9 agosto 2009 – la vicenda del rimorchiatore italiano «Buccaneer» sequestrato dai pirati somali l’11 aprile del 2009 e tenuto in ostaggio, insieme ai suoi 16 marinai, per quasi 4 mesi, in uno dei porti della costa settentrionale della Somalia, la moderna “tortuga”.Edizioni LiberoReporter AFORISMIASSIOMI E’ morto in sogno senza farsi male; gli hanno trovato un fiore sulla camicia e un gabbiano nella memoria.Ha vissuto raccontando le storie degli altri che sono diventate,di volta in volta, anche le sue. Poi si è accorto che le e¬sperienze non si comunicano, ed é questo che provoca la solitu¬dine. OROSCOPO da L’INTERNAZIONALE di Rob Brezsny 29 novembre/4 dicembre 2013 – Compiti per tutti. Quale parte di te è troppo mansueta? Come puoi stimolarla a cercare un tipo di conoscenza meno addomesticato? Ariete 21 marzo – 19 aprile Nelle prossime settimane, pensare per schemi sarà un crimine contro la tua natura. L’ultimo posto in cui dovresti essere è un casellario etichettato. Ti consiglio di evitare strettoie, “rifugi” claustrofobici, e “comodi” confini. Se ti troverai in una situazione soffocante, non sarai in grado di accedere alla tua intelligenza più alta. E allora dove dovresti andare? Spero che supererai ogni frontiera per avventurarti in spazi selvaggi dove ti aspettano meraviglie e prodigi inimmaginabili. Mi piacerebbe che tu scoprissi territori vergini e inesplorati dove le vecchie e noiose regole non valgono. Toro 20 aprile – 20 maggio Mike Finnigan è un tastierista e cantante blues che ha lavorato con molti artisti importanti, tra cui Jimi Hendrix, Etta James, Leonard Cohen e i Los Lonely Boys. Il suo canto è primordiale, grintoso, fluido e tumultuoso. Capisco perfettamente perché Bonnie Raitt l’ha definito “una gustosa fetta di bacon”. Il suono della sua voce è morbido e succoso. Indovina di che segno è? Del Toro, naturalmente. Lo nomino tuo protettore della settimana, perché anche tu sei più vicino che mai a diventare una gustosa fetta di bacon. Gemelli 21 maggio – 20 giugno Il pittore francese Henri Matisse aveva un’altissima opinione del suo lavoro. Tendeva a ignorare i critici perché pensava che non capissero la sua arte abbastanza da esprimere giudizi intelligenti. Ma era disposto ad ascoltare il parere di una persona, un collega che secondo lui si era guadagnato il diritto di giudicare e valutare la sua arte: Pablo Picasso. Ti incoraggio a stilare un breve elenco di persone che rispetti e del cui giudizio ti fidi ciecamente. È un buon momento per sentire il loro parere su come te la stai cavando. Cancro 21 giugno – 22 luglio Com’è possibile che tu sia arrivato fino a questo punto e abbia lavorato con tanta diligenza per poi rassegnarti a restare sospeso nel limbo in attesa di un colpo di fortuna che potrebbe non arrivare mai? Voglio portarti via da questo luogo infernale. Se opporrai resistenza, sarò costretto a trascinarti fuori. Sono così inflessibile perché sono sicuro che rimanere passivo sperando che tutto vada bene sia un errore. Devi ricominciare a lavorare sodo. Per ora concentrati solo su quello che hai di fronte, senza preoccuparti del quadro generale. Sono convinto che in questo modo otterrai un aiuto imprevisto, e anche il quadro generale ti diventerà più chiaro. Leone 23 luglio – 22 agosto Il tuo livello di magia personale è altissimo. La luce che irradiano i tuoi occhi è più brillante che mai. C’è una grande arte nel modo in cui ti esprimi. Trasudi carisma naturale e magnetismo animale senza rendertene conto. Alla luce di tutto questo, credo che avrai una grande capacità di dare e ricevere piacere. Anzi, prevedo che la tua capacità di stare veramente bene e far stare bene gli altri sarà al culmine. Quindi nomino i prossimi sette giorni la Settimana della suprema beatitudine. Vergine 23 agosto – 22 settembre Guardando un documentario della Bbc ho scoperto che in Svizzera c’è un esperto che setaccia la foresta di Risoud alla ricerca degli abeti rossi più adatti per fabbricare violini di altissima qualità. Dopo anni di esperienza, Lorenzo Pellegrini sa quali sono gli alberi che produrranno gli strumenti migliori. Sono le piante che crescono più lentamente e hanno meno nodi, che hanno avuto abbastanza acqua per crescere forti, ma non tanta da diventare troppo morbidi. Il tuo compito nelle prossime settimane, Vergine, somiglia un po’ al suo. È arrivato il momento di cominciare a selezionare e raccogliere le materie prime che intendi usare per costruire la tua poetica storia nel 2014. Bilancia 23 settembre – 22 ottobre La brutta notizia è che per tutti, te compresa, c’è sempre un certo divario tra le intenzioni e la realtà. Ma quella buona è che in questo momento puoi ridurre questo scarto. Un’altra cattiva notizia è che tutti, te compresa, a volte commettono l’errore di inviare messaggi poco chiari. La nostra ambiguità confonde gli altri e quello che diciamo a volte è diverso da quello che sentiamo. Ma anche qui c’è una buona notizia: in questo momento puoi ridurre, quasi azzerare, i tuoi messaggi ambigui. L’ultima brutta notizia è che, come tutti noi, sei un po’ ipocrita. Predichi bene e razzoli male. Ma la cosa positiva è che questo è il tuo momento speciale per impegnarti a essere più diretta, sincera e coerente. Scorpione 23 ottobre – 21 novembre “Adoro le fragole con la panna”, ha dichiarato lo scrittore Dale Carnegie, “ma ho scoperto che per qualche strano motivo i pesci preferiscono i vermi. Perciò quando vado a pesca non penso a quello che piace a me, ma a quello che vogliono loro. Non attacco all’amo le fragole con la panna, ma agito davanti al pesce un verme o una cavalletta”. Dovresti imparare da lui, Scorpione. Se vuoi che le persone soddisfino i tuoi desideri, dovresti dargli quello che vogliono veramente, non quello che vuoi tu o che ti piacerebbe che volessero. Sagittario 22 novembre – 21 dicembre La scrittrice Danielle LaPorte, che qualcuno ha definito una fonte primaria di “intensa spiritualità”, ha un buon consiglio da darti. “Sarai sempre troppo qualcosa per qualcuno”, dice. “Troppo grande, troppo vistoso, troppo morbido o troppo spigoloso”. Ma è giusto che sia così, aggiunge. Sarebbe un errore “smussare i tuoi angoli”, perché “perderesti mordente”. E in questo momento, Sagittario, hai bisogno di tutta la tua incisività. È arrivata l’ora di ignorare le aspettative mediocri degli altri e i limiti che cercano di importi. Per essere coerente con te stesso, probabilmente dovrai essere troppo qualcosa per più di una persona. Capricorno 22 dicembre – 19 gennaio Sono andato alla mia seduta di mentoring spirituale con la sacerdotessa intenzionato a scoprire qualche verità su di me che non conoscevo. Mi aspettavo rivelazioni sulla mia ignoranza oltre che sulle mie potenzialità. Mi serviva aiuto per affrontare i miei difetti oltre che per sfruttare i miei pregi. Ha funzionato. La sua guida è stata un potente catalizzatore. Sono riuscito a liberarmi delle sciocchezze che ero abituato a raccontarmi su me stesso. Ti auguro di vivere un’esperienza simile. Per accelerare i tempi, mettiti in cerca di una persona o di un’avventura che ti fornisca lo stesso tipo di stimolo che ho ricevuto io. Acquario 20 gennaio – 18 febbraio Scommetto che la gente spettegolerà su di te più del solito. Puoi fare qualcosa per essere sicuro che si tratti solo di pettegolezzi benevoli? Certo che puoi. Prima di tutto, assicurati che quando spettegoli sugli altri tu lo faccia sempre in modo positivo. Se non hai niente di bello da dire su qualcuno, non parlare. In secondo luogo, comportati meglio che puoi. Comunica in modo chiaro e non prendere scorciatoie immorali. Infine, infondi più energia ispiratrice del solito a tutti i gruppi dei quali fai parte. Cerca di essere un compagno di squadra effervescente. Pesci 19 febbraio – 20 marzo Forse non hai un ego abbastanza grande. Dico sul serio. Sarebbe bene che ti riconoscessi il merito delle battaglie che hai saputo affrontare, delle abilità che hai acquisito e della bellezza che sei riuscito a forgiare dal materiale grezzo che la vita ti ha fornito. Riesco a immaginare che tu possa trovare il coraggio necessario per esprimere più sicurezza. Riesco perfino a vederti fantasticare su come imbarcarti in eccitanti avventure che finora hai creduto fuori dalla tua portata.
Posted on: Thu, 28 Nov 2013 19:00:48 +0000

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