Roma 3 Giugno 1497 Mi giro e rigiro tra lenzuola spiegazzate nel - TopicsExpress



          

Roma 3 Giugno 1497 Mi giro e rigiro tra lenzuola spiegazzate nel caldo torrido e umido, insolito, di questo inizio giugno, incapace di prendere sonno, perseguitato da quella che ormai è diventata un ossessione. Sento in lontanaza il cupo rumore del tuono, magari piovesse. Ai piedi del mio letto, rannicchiato per terra come un cane, russa Michelotto il mio servo più fedele. Nella stanza accanto dormi tu, mia sorella, Lucrezia, Lucia, così bionda e bianca, tanto diversa da me, nero di capelli e scuro di pelle. Ma così simile nel sangue spesso e incontrollabile di voglie che ci scorre nelle vene, sangue rosso del Toro nostro stemma. Siamo figli di un PapaRe, carne e anima intrecciati insieme, siamo Borgia: tutto ci è permesso e, dentro di noi, vietato. Io cardinale...solo la mente di Alessandro VI padre nostro poteva impormi una carica così proficua al potere temporale della Chiesa e per me così grottesca. Perché Cesare non ha altri dei da servire allinfuori di sé stesso. Sono un Principe della Chiesa che segue le orme paterne; così da un anno a questa parte, oltre a donne di rapina, avventure di poco conto, accolgo nel letto mia cognata, la bella Sancha DAragona che ha avuto la fortuna di sposare quellinetto bamboccio del mio fratellino José. E la sgualdrina più in gamba che abbia mai conosciuto; e sì che nei miei ventidue anni di vita ne ho apprezzate parecchie, cominciando da quella Giulia Farnese che ancora scalda il letto al santo padre mio... Io ti amo Lucrezia, Lucia, come ti chiamavo da bambina. E ho sofferto le pene di quellinferno che è il mio regno quando hai sposato lo Sforza, ancora una bambina e ora..dovremo darti in moglie ad Alfonso di Bisceglie. Politica, Napoli è la nostra spina nel fianco, ma la gelosia mi tormenterà ancora più violenta , perché Alfonso è giovane e bello, non un mezzo uomo come lo Sforza. Lo sai che quando mi sfinisco sul ventre di Sancha con feroce accanimento non posso smettere un attimo di pensare a te? E quella gran puttana se nè accorta, ieri mi ha detto: -Ma voi Borgia che vi sposate a fare? tanto fate tutto tra di voi...- Non è mai capitato che dormissimo così vicini Lucrezia: ma stanotte io, te e Juan siamo allEsquilino, ospiti in casa di nostra madre, che non è il palazzo di S. Maria in Portico e ci siamo dovuti adattare. Sono sicuro che anche tu pensi a me in questo momento, innervosita dal caldo e dalla paura, perché ti faccio paura, vero Lucia? Hai capito, oggi, mentre parlavamo a tavola con nostra madre che ho già deciso la sorte di Juan duca di Gandia, uno sciocco presuntuoso incapace, non di certo un Capitano Generale degli eserciti della Chiesa, come vorrebbe il padre nostro, Santa Beatitudine. E il fatto che ci sia fratello è irrilevante, lui non farà mai grande la casata dei Borgia. Preferisce le perle alle spade. Mi hai guardato terrorizzata, Lucrezia, ma poi il freddo della paura nei tuoi occhi azzurri si è sciolto divorato da una fiamma improvvisa che mi ha fatto avvampare. Allora ti sei alzata e accarezzandomi una guancia, con una scusa mi hai trascinato a passeggiare sotto il pergolato, lontano dai loro sguardi, stringendoti a me. Allimprovviso, guardandomi fisso negli occhi, il seno che mi sfiorava il petto, hai chiesto: -Non farlo Cesare ti prego; io voglio bene anche a lui, come a te- Vedendo la mia espressione- per tutti gli inferi come lho odiato in quel momento quellinetto- hai continuato: -Non come a te , non come a te... Dimmi, mi trovi bella, Cesare? Bella come Sancha?- e nel pormi questa domanda, hai reclinato un poco il capo, con una mossa da civetta consumata, allontanando con la mano dal viso i lunghi capelli del colore dellalbicocca dorata. Allora non ho resistito e ti ho affondato il viso nel seno, ma tu mi hai allontanato, pregandomi, con mani di febbre. E sei fuggita, mormorando: -No, Cesare, no, non possiamo- La notte trascorre, inutilmente mi rigiro nel letto, tentando di scacciare la visione di te, che nella stanza accanto, giaci sicuramente seminuda, visto il caldo malsano ed estenuante che ci perseguita anche nelle ore notturne. Basta, mi alzo, devo vederti, il mestiere delle armi non mi aiuta in questa guerra. So essere silenzioso come un gatto, eppure Michelotto è pronto a colpire con il pugnale alzato. -Sss, esco a prender aria, no, stai qui, non seguirmi- E il cane fedele si rimette a dormire. Sono in camera tua, mi avvicino allenorme letto che hai lasciato libero da tende per non sentirti soffocata oltreché dal caldo anche dalla stoffa. Due lucerne illuminano vagamente la stanza, creando giochi di fantasmi sui muri e sui mobili. Sembri ancora più piccola sprofondata tra grandi cuscini a stento coperta da una leggerissima veste candida che ti copre dal collo alle caviglie, come un sudario. Tieni le braccia spalancate, le gambe leggermente aperte. -Lucrezia-mormoro-Lucia- Ma tu non rispondi, dormi o fingi di dormire. Sollevare quel velo è un attimo e farlo salir in alto, fino a scoprirti i seni è entrare in un giardino di delizie. Allora mi accorgo dello specchio dallaltra parte del letto: vedo riflessa una figura duomo torva, scura, eppure cè amore in me, ma di una specie particolare che non illumina lo sguardo e non fa dolci i lineamenti. Ho nel petto pugnali acuminati invece che dolcezze mielose. I tuoi capelli sono lunghissimi serpenti gialli di sole, che arrivano con alcune ciocche ad ombreggiarti il ventre, la tua carne delicata di bionda così bianca e cremosa mi fa rabbrividire di desiderio. Fingi di dormire, lo so, me ne accorgo dal respiro affrettato, dai capezzoli tesi dal desiderio, ritti come lance in battaglia. Le labbra sono dischiuse, lucide, pare aspettino la mia lingua a confondersi con la tua. Sono ancora in tempo a fermarmi, una riga rossa mi passa davanti agli occhi: so che superata quella cè solo il punto di non ritorno per noi, Lucrezia. Se solo tu dicessi una parola... [...]
Posted on: Fri, 15 Nov 2013 11:55:20 +0000

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