* Scendendo dalle scale, si sentì invadere d’ una euforia - TopicsExpress



          

* Scendendo dalle scale, si sentì invadere d’ una euforia smaniosa. Per tutta la simana aveva fantasticato intorno al suo promesso, vagheggiandone l’aspetto e i costumi. Nella sua immaginazione lo aveva concepito snello, slanciato, coltivato come uno di quei personaggi che zia Sofia le aveva vantato e descritto nelle sue conversazioni letterarie: un uomo pieno di intelligenza e fascino in grado d’ innamorarti con un motto di spirito. Del suo aspetto, gli occhi le interessavano più d’ogni cosa: per naturale contrasto coi suoi, li immaginava bruni come due grandi more dense d’umori. La sua curiosità correva poi alle mani, a come vestiva, a come camminava, respirava, intonava la voce. Mai sazia d’indagarne le inclinazioni e i costumi, aveva ripassato tutti i particolari legati alle sue abitudini, anche i dettagli più minimi e superficiali, erano stati oggetto d’inesauribili questionari: “ Cosa mangia a colazione, come sorseggia il vino, quale parole apprezza e quali disdice ?” Nulla era sfuggito alla sua minuziosa attenzione e, più volte, temendo di tralasciare dettagli fondamentali, era ritornata a immaginarne la costituzione, aggiungendovi elementi nuovi. Così aveva variato pettinature, allargato e restrinto le spalle e i vestiti, mutato metafore e lineamenti formali. In ogni diversificazione, ne aveva, tuttavia, mantenuto i tratti essenziali che lo ritraevano sempre misurato nell’agire, sottile nel ragionare, discreto nel tacere quanto brillante nel conversare. Desiderando stabilire subito con lui un legame complice e assoluto, mentre percorreva il cortile, iniziò ad esercitare gli atti del corpo necessari durante la presentazione. Zia Sofia le aveva fornito delle utilissime indicazioni su come coordinare il saluto. Avrebbe dovuto contare i passi come nelle quadriglie francesi: avanzare a occhi bassi, pigiando otto passetti brevi, poi calcarne uno lungo, deciso, e, infine, svolgere con levità l’inchino convenenevole. Gli occhi dovevano fissare il selciato per qualche secondo e poi risalire insieme al busto eretto in verticale. Solo allora avrebbe guardato gli occhi del suo promesso e in quello sguardo avrebbe visto il proprio intero avvenire. “ A questo punto dovrei arrossire e accennare un debole sorriso...” pensò, rammentando le istruzioni. “ Un sorrisino timido, senza sdolcinature…”. Il moto delle ciglia in quel momento era essenziale: bisognava dilatare dolcemente le pupille perché la luce v’ istillasse vaghi riverberi e ammalianti sfumature. Le prove allo specchio erano andate bene. L’unico timore era rappresentato dalla posizione delle braccia durante la presentazione. Il corpo non era elastico come il viso ed ogni posa ideata le era sembrata troppo artefatta e teatrale. Appigliò così le mani dietro la schiena, cercando di contenere la sua eccitazione e si affidò fiduciosa ai suoi puntelli naturali: smosse le chiome piene di luce, lasciandole ondulare sulle spalline e, fra le mille espressioni interrogate, scelse la più semplice e naturale.
Posted on: Fri, 04 Oct 2013 20:34:28 +0000

Recently Viewed Topics




© 2015