erremoto dellIrpinia[modifica | modifica sorgente] Castelnuovo - TopicsExpress



          

erremoto dellIrpinia[modifica | modifica sorgente] Castelnuovo di Conza rasa al suolo dal terremoto Il terremoto colpì alle ore 19:34 di domenica 23 novembre 1980: una forte scossa di magnitudo 7,8 sulla scala Richter, della durata di circa 90 secondi con un ipocentro di circa 30 km di profondità colpì unarea che si estendeva dallIrpinia al Vulture. Tra i comuni più duramente colpiti vi furono quelli di SantAngelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano, Calabritto, Senerchia e altri paesi limitrofi.[20] Non mancarono però effetti del sisma anche a tutta larea centro meridionale della penisola, compreso Napoli. Storia[modifica | modifica sorgente] Dalle origini allimpero romano[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Sannio, Guerre romano-puniche, Magna Grecia, Campania antica e Campania (provincia romana). Tempio di Poseidone (Paestum) Resti dellacropoli di Cumae A partire dal II millennio a.C. circa, la Campania fu abitata da popolazioni molto antiche come gli Osci o Opici, gli Aurunci, gli Ausoni, i Sidicini ed i Sanniti; i quali parlavano la lingua osca, una lingua indioeuropea del gruppo italico. Successivamente, anche la Campania, come altre zone dellItalia meridionale, fu soggetta a colonizzazione greca. Quando avvennero i primi insediamenti lungo le coste della regione, portando alla nascita di luoghi come Pithecusa (Ischia), Kyme (Cuma), Parthenope prima e Neapolis poi (Napoli), Dikaiarcheia (Pozzuoli), Poseidonia (Paestum), Elea-Velia (Ascea), Pixunte (Policastro Bussentino), la Campania divenne uno dei centri culturali più importanti della Magna Grecia la quale questultima influenzerà nel corso dei secoli la società romana e la civiltà occidentale stessa[21]. Si pensi a Cuma che diffuse in Italia la cultura greca e lalfabeto calcidese, che assimilato e fatto proprio dagli Etruschi e dai Latini, divenne lalfabeto della lingua e della letteratura di Roma e poi di tutto loccidente. La prima delle colonie greche in Campania e, più in generale, dellItalia meridionale, fu lisola di Ischia (già sede di insediamenti punico-cartaginesi a partire dal X secolo a.C.), dove agli inizi del VIII secolo a.C. un élite tecnico culturale proveniente da Calcide di Eubea si insediò priva di armi e con il consenso dei Cartaginesi nella baia di Lacco Ameno, loco ben noto ai Cartaginesi, in funzione osservativa delle abilità tecnologiche delle comunità etrusche nel lavorare il ferro dellElba. Il primo stanziamento detto dai greci Pithecusa ebbe carattere misti tra la cultura greca e quella cartaginese e precedette temporalmente anche quelli di Naxos e Megara Hiblea nella Sicilia meridionale (in realtà, il geografo Strabone, nonché lattento studio del mito della Sirena Partenope e degli altri fatti storici riconducibili a quel periodo, hanno fornito buone tesi a proposito di un antecedente insediamento Rodio posto nellisolotto di Megaride, attuale Castel dellOvo. Esso, riconducibile al IX secolo a.C., costituirebbe il primo nucleo delle futura Napoli). In seguito ai buoni rapporti intessuti da questa avanguardia, tra cui va ricordato il passaggio dellalfabeto greco agli etruschi, avvenne lo stanziamento di coloni che dapprima interessò lisola di Ischia e poi si allargò in terraferma ad unarea limitata e di marginale interesse per la preesistente civiltà etrusco-sannita ed in particolare nellattuale zona della provincia di Napoli. Plateia maggiore (Napoli) Dapprima essi si insediarono a Cuma (il punto della terraferma più vicino a Lacco Ameno) e poi si insediarono a Dicearchia (Pozzuoli), Parthenope e poi presso la definitiva Nea Polis (ovvero la Napoli attuale), nella quale fu organizzato il tipico impianto urbanistico ippodameo costituito da plateiai e stenopoi, divenuti poi nellepoca romana larea dei decumani di Napoli. È interessante inoltre notare come tuttora la popolosa provincia di Napoli occupi uno spazio marginale della complessiva superficie regionale. Linsediamento greco avvenne infatti solo lungo le coste, mentre la parte interna era abitata dagli etruschi che diedero vita ad una lega di dodici città con a capo Capua, Nuceria, Nola, Acerra, Suessula. Anfiteatro campano (Santa Maria Capua Vetere). Probabilmente il primo anfiteatro costruito dai romani[22] Successivamente la regione venne prima invasa dai Sanniti (intorno al V secolo a.C.) e poi divenne un obiettivo espansionistico di Roma. A seguito delle tre guerre sannitiche (343-290 a.C.), con esito infausto per le popolazioni locali, fu occupata dai Romani, che vi fondarono parecchie colonie (come quella di Puteoli, lattuale Pozzuoli). Durante la seconda guerra punica, solo poche città si allearono ai Cartaginesi, mentre la maggior parte della regione restò fedele a Roma. Amministrativamente fece parte della Regio I; ai tempi di Diocleziano acquisì poi autonomia. Durante loccupazione romana, molti Potenti, costruirono lungo la costa le proprie ville estive. Anche dal punto di vista economico ci fu uno straordinario sviluppo dellagricoltura e del commercio, la regione era infatti da sempre una delle zone più ricche del mondo classico e romano e ciò gli valse lappellativo di Campania Felix. A Napoli, infine, nel castel dellOvo, con la morte dellimperatore Romolo Augusto avvenuta dopo il 511, si decretò definitivamente la caduta dellImpero romano dOccidente. Dai longobardi al viceregno spagnolo[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Ducato di Benevento, Principato di Capua, Principato di Salerno, Ducato di Napoli e Regno di Napoli. Castello normanno (Ariano Irpino) Sul finire del V secolo d.C. i longobardi scesero in Italia arrivando fino in Campania. Con la fondazione del Ducato di Benevento e poi con la caduta di Pavia divenne principato e verso il XI secolo divenne possedimento del pontefice (denominato dagli storici il balcone del Papa sul Sud Italia), la Campania perse la sua unità, poiché piccole parti del territorio andarono a Bisanzio e tutto il resto ai principi Longobardi. Il Ducato di Napoli cadde in mano bizantina nel 536, ma ben presto tale territorio si ribellò alle autorità centrali, divenendo un vero e proprio stato autonomo. Nellanno 1030 i normanni acquisirono il feudo di Aversa, ceduto da uno degli ultimi duchi di Napoli: un episodio storico che provocò lascesa della potente dinastia normanna. Nel giro di un secolo, da quellavamposto, furono in grado di unificare e sottomettere politicamente buona parte dei territori dellItalia meridionale. La Campania venne compresa nel Regno di Sicilia, e affidata ai rispettivi sovrani (Altavilla, Hohenstaufen, Angioini e Aragonesi). Castello Aragonese ad Ischia Con i Vespri siciliani, ci fu linizio della guerra dei novantanni. La Sicilia si divise dal Regno e alla dinastia Angioina rimase il Sud Italia continentale che divenne quindi Regno di Napoli. Seguì poi la dinastia Aragonese, sotto il cui regno Napoli divenne uno dei più importanti centri del Rinascimento e dellUmanesimo. Alfonso V dAragona, riuscì a ricostituire momentaneamente lunificazione dei due Regni. Napoli sotto questo sovrano divenne una vera e propria capitale del Mediterraneo. Con Carlo V il Regno di Napoli divenne un viceregno della Spagna, con capitale Napoli. La politica dei sovrani spagnoli, non di rado fu incentrata su una gravosa pressione fiscale dovuta alle molte guerre del tempo in cui era coinvolta la Spagna; il viceregno napoletano era infatti uno dei principali fornitori di denaro e uomini per la causa spagnola: ciò a volte scatenò rivolte da parte delle classi più povere. Una delle figure rivoluzionarie di questepoca fu Masaniello, che condusse unaccesa campagna contro il viceré. La famiglia dei Borbone ed il Regno delle Due Sicilie[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Regno delle Due Sicilie. Bandiera del Regno delle Due Sicilie Dopo la guerra di successione polacca e la parentesi austriaca, la Campania passò al regno dei Borbone di Napoli. Il primo re fu Carlo di Borbone, rimasto famoso per avere intrapreso e attuato molte riforme in campo economico e legislativo. La capitale, Napoli, sottolineò i suoi status politici, architettonici, artistici, culturali, ecc. fattori che la ponevano tra le principali capitali europee, alla pari di Londra, Vienna e Parigi. Inoltre, durante il suo regno, con lo scopo di dare una degna sede di rappresentanza al governo della capitale Napoli ed al suo reame, fu costruita la reggia di Caserta. Opera di Luigi Vanvitelli e terminato nel 1845, tutto il complesso fu definito lultima grande realizzazione del barocco italiano[23]. Dopo la brevissima ma intensa esperienza della Repubblica Partenopea di Napoli, nel 1799, Napoleone Bonaparte nominò Re di Napoli suo cognato Gioacchino Murat che abolì definitivamente il feudo. Dopo letà napoleonica il Congresso di Vienna riaffidò il Regno di Napoli ai Borbone che lo riuniranno al Regno di Sicilia dando vita al Regno delle Due Sicilie, con Napoli capitale. Durante il Regno delle due Sicilie, la Campania ed in particolare Napoli, ottennero primati storici in ogni settore, dando vita alle celebri innovazioni borboniche. La Reggia di Caserta In Campania nacque il maggior complesso industriale metalmeccanico dItalia (Pietrarsa), la maggior industria navalmeccanica dItalia (a Napoli e Castellammare di Stabia questultimo, con 1.800 operai, era il primo dItalia per grandezza), la prima nave a vapore dellEuropa continentale (la Ferdinando I, realizzato nel cantiere di Stanislao Filosa al Ponte di Vigliena, presso Napoli, varato il 27 settembre 1818), il primo codice marittimo Italiano (varato da un giurista di Procida), il primo albergo per i poveri, la prima ferrovia e prima stazione in Italia (1839, la Napoli-Portici), la prima galleria ferroviaria del mondo (nel nolano), il primo teatro lirico dEuropa (il San Carlo), il primo osservatorio astronomico (a Capodimonte), il primo osservatorio sismologico al mondo (nel vesuviano), i primi conservatori musicali, le prima università dEuropa laiche (la Federico II) ed il primo statuto socialista del mondo (seterie di San Leucio)[24]. DallUnità dItalia ai giorni doggi[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Unità dItalia, Brigantaggio, Seconda guerra mondiale, Quattro giornate di Napoli e Questione meridionale. 1863, un bersagliere del neonato regno dItalia esibisce il corpo di Nicola Napolitano, brigante appena fucilato Anche la Campania fu poi coinvolta nelle rivolte liberali e nei moti per lUnità dItalia. Nel 1861 la regione venne conquistata ed annessa al Regno dItalia. A causa delle nuove politiche nazionali post-unitarie in campo economico e della conseguente pessima gestione dei beni pubblici da parte del neonato stato unitario, la regione fu centro di emigrazione e si impoverì notevolmente così come tutto il meridione dItalia.[25][26][27]. Espressione del mal contento generale post-unitario fu il fenomeno del brigantaggio che, nato in Basilicata, coinvolse subito tutta la popolazione del meridione dItalia. Uno «scugnizzo» armato durante le quattro giornate di Napoli Durante la seconda guerra mondiale la Campania fu teatro di alcune famose operazioni militari, come lo sbarco a Salerno e le Quattro giornate di Napoli. Nel periodo che seguì lo sbarco la città di Salerno ospitò i primi governi dellItalia post-fascista e la famiglia reale divenendo di fatto capitale dItalia fino alla liberazione di Roma (metà agosto 1944). Nel dopoguerra la Campania fece parte di quel gruppo di regioni del Sud Italia fonte di emigrazione soprattutto verso il Nord Italia, pur conservando una struttura economica più solida rispetto al resto del Mezzogiorno. Negli anni settanta e ottanta si è visto un aumento della criminalità organizzata (in questo caso la Camorra) che ha portato molti disagi di tipo sociale alla regione. Ancora oggi la Campania resta una regione italiana con diverse problematiche, prime su tutte la criminalità organizzata. Nel 1994, infine, lintera regione versa in uno stato di emergenza relativo allo smaltimento ordinario dei rifiuti solidi urbani (RSU). Lo stato di emergenza è poi cessato ufficialmente dopo oltre 15 anni, sulla base di un decreto legge approvato dal Governo il 17 dicembre 2009 che ha decretato il termine dello stato di emergenza e del commissariamento straordinario.[28] Suddivisione amministrativa[modifica | modifica sorgente] Dal punto di vista amministrativo, la Campania è suddivisa in 5 province: Pos. Provincia Comuni Abitanti (1/9/2009) Maschi Femmine Superficie (km²) Densità (ab./km²) % Popolazione Regionale 1º Napoli Napoli 92 3.078.604 1.488.845 1.589.759 1.171 2.629 52.846 2º Salerno Salerno 158 1.106.681 537.639 569.042 4.918 225 18.997 3º Caserta Caserta 104 907.943 442.190 465.753 2.639 344 15.585 4º Avellino Avellino 119 439.194 214.713 224.481 2.792 157 7.039 5º Benevento Benevento 78 308.373 150.910 157.463 2.071 149 5.533 Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno Area metropolitana di Napoli[modifica | modifica sorgente] Larea metropolitana è una delle più popolose dEuropa e la densità abitativa, pari a circa 2.631 ab/km², è la più elevata tra le aree metropolitane italiane e tra le prime del vecchio continente. Lintero territorio metropolitano, è chiamato dagli urbanisti Grande Napoli. Lattuale provincia sarà soppressa entro il 1º gennaio 2014 e sarà sostituita dalla Città metropolitana di Napoli.[29] Società[modifica | modifica sorgente] Demografia[modifica | modifica sorgente] Con i suoi circa 6 milioni di abitanti, la Campania è la seconda regione più abitata dItalia, ed è quella con la densità abitativa più alta (446 ab/km²). Dei 149 comuni italiani più abitati, 20 risultano essere campani. Nonostante ciò gli squilibri nella distribuzione degli abitanti sul territorio sono altissimi: le province di Avellino e Benevento hanno approssimativamente 156 e 139 ab/km²; quella di Caserta ne ha più del doppio (333 ab/km²) e addirittura quella di Napoli ne ha 2.632 ab/km², ed è la provincia più densamente popolata dItalia. Dopo Napoli sono Salerno e Giugliano le città più popolose (lultima è la città non capoluogo più popolosa dItalia). La Campania ha il più alto indice di natalità dItalia e oggi vanta la più alta percentuale di giovani ponendo la regione al primo posto tra quelle più giovani dItalia. Nel 2006 (fonte: annuario statistico italiano 2007) i nati sono stati 64.096 (11,1‰), i morti 46.482 (8,0‰) con un incremento naturale di 17.614 unità rispetto al 2005 (3,0%). Le famiglie contano in media 3,8 componenti. La speranza di vita degli abitanti campani risulta essere poco sotto la media nazionale. Nonostante ciò, lascesa che si è avuta negli ultimi anni è andata di pari passo con quella delle altre regioni dItalia. Dati ISTAT stimano che per gli uomini la speranza di vita è di 77.9 anni contro i 78.6 del resto del paese, mentre per le donne la speranza di vita è di 83.6 anni contro gli 84.1 anni della media nazionale.[30] La Campania è la regione italiana con il più basso tasso di suicidi (2,6 per 100.000 abitanti nel 2007 rispetto ad una media nazionale di 5,6)[31]. Comuni più popolosi[modifica | modifica sorgente] Di seguito vengono riportati i comuni con più di 40 000 abitanti della regione. Pos. Stemma Città Provincia Popolazione 1/1/2013 Superficie (km²) Densità (ab/km²) Altitudine (m s.l.m.) 1º CoA Città di Napoli.svg Napoli Napoli Napoli 962.003 117,27 8.203,32 17 2º Salerno-Stemma.png Salerno Salerno Salerno 132.608 58,96 2.249,12 4 3º Giugliano in Campania-Stemma.png Giugliano in Campania Napoli Napoli 120.963 94,19 1.284,25 97 4º Torre del Greco-Stemma.png Torre del Greco Napoli Napoli 90.197 30,66 2.941,85 43 5º Pozzuoli-Stemma.png Pozzuoli Napoli Napoli 85.459 43,21 1.977,76 28 6º Casoria-Stemma.png Casoria Napoli Napoli 80.562 12,03 6.696,76 60 7º Caserta-Stemma.png Caserta Caserta Caserta 79.693 53,07 1.501,66 68 8º Castellammare di Stabia-Stemma.png Castellammare di Stabia Napoli Napoli 65.506 17,71 3.698,81 6 9º Afragola-Stemma.png Afragola Napoli Napoli 63.981 17,99 3.556,48 43 10º Benevento-Stemma.png Benevento Benevento Benevento 62.935 129,96 590,32 135 11º Marano di Napoli-Stemma.png Marano di Napoli Napoli Napoli 59.472 15,45 3.849,32 151 12º Acerra-Stemma.png Acerra Napoli Napoli 57.138 54,08 1.056,55 26 13º Avellino-Stemma.png Avellino Avellino Avellino 56.127 30,41 1.812,80 348 14º Ercolano-Stemma.png Ercolano Napoli Napoli 54.779 19,64 2.789,15 44 15º Portici-Stemma.png Portici Napoli Napoli 53.981 4,52 11.942,70 29 16º Cava de Tirreni-Stemma.png Cava de Tirreni Salerno Salerno 53.520 36,46 1.467,91 180 17º Aversa-Stemma.png Aversa Caserta Caserta 51.631 8,73 5.914,20 39 18º Battipaglia-Stemma.png Battipaglia Salerno Salerno 51.133 56,46 905,65 72 19º Scafati-Stemma.png Scafati Salerno Salerno 50.794 19,69 2.579,69 12 20º Casalnuovo di Napoli-Stemma.png Casalnuovo di Napoli Napoli Napoli 50.724 7,75 6.545,03 26 21º San Giorgio a Cremano-Stemma.png San Giorgio a Cremano Napoli Napoli 47.244 4,11 11.494,90 56 22º Nocera Inferiore-Stemma.png Nocera Inferiore Salerno Salerno 45.707 20,78 2.199,57 43 23º Torre Annunziata-Stemma.png Torre Annunziata Napoli Napoli 43.699 7,33 5.961,66 9 24º Marcianise-Stemma.png Marcianise Caserta Caserta 40.439 30,78 1.313,81 33 25º Quarto (Italia)-Stemma.png Quarto Napoli Napoli 40.154 14,17 2.833,73 55 Comuni meno popolosi[modifica | modifica sorgente] Di seguito vengono riportati i comuni con meno di 500 abitanti della regione. Pos. Stemma Comune Provincia Popolazione (1/1/2011) Superficie (km²) Densità (ab/km²) Altitudine (m s.l.m.) 551º Valle dellAngelo-Stemma.png Valle dellAngelo Salerno Salerno 374 36 8,49 620 550º Serramezzana-Stemma.png Serramezzana Salerno Salerno 385 7 49 520 549º Petruro Irpino-Stemma.png Petruro Irpino Avellino Avellino 399 3,11 115 500 548º Cairano-Stemma.png Cairano Avellino Avellino 401 13,83 27 770 547º Romagnano al Monte-Stemma.png Romagnano al Monte Salerno Salerno 429 9 41 650 546º Ciorlano-Stemma.png Ciorlano Caserta Caserta 463 27,86 16 330 545º Montaguto-Stemma.png Montaguto Avellino Avellino 478 18,21 26 730 544º Campora-Stemma.png Campora Salerno Salerno 479 28,97 17 520 543º Santomenna-Stemma.png Santomenna Salerno Salerno 488 8,80 55 540 542º Rocchetta e Croce-Stemma.png Rocchetta e Croce Caserta Caserta 496 12,91 38 459 Lingue e dialetti[modifica | modifica sorgente] Neapolitan language.jpg Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Lingua napoletana e Dialetti campani. In Campania esistono quattro idiomi principali: la lingua napoletana, parlata a Napoli, nella sua restante area metropolitana, e nella maggior parte della Campania con qualche lieve variazione da comune a comune; il dialetto cilentano, appartenente ai dialetti lucani, viene parlato nel Cilento; il dialetto beneventano parlato nel Sannio; il dialetto irpino in Irpinia. Minoranze etno-linguistiche[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Arbëreshë. In Campania è presente anche una comunità della numerosa minoranza etnica e linguistica albanese dItalia (detta Arbëreshë). La comunità è in provincia di Avellino, ed è il comune di Greci (Katundi). Il paese albanese ha nei secoli preservato i connotati etnici, linguistici, religiosi e culturali specifici degli arbëreshë, e ancora oggi mantiene le proprie tipicità etniche che la diversificano dalla cultura circostante. Un tratto molto importante, il principale, è la lingua albanese (arbërisht) parlata dallintera comunità. Cittadini stranieri[modifica | modifica sorgente] Al 31 dicembre 2010 risultano residenti in Campania 184.268 cittadini stranieri. Le comunità più numerose sono quelle di: Ucraina Ucraina - 40.391 Romania Romania - 35.265 Marocco Marocco - 19.377 Polonia Polonia - 12.840 Cina Cina - 10.189 Albania Albania - 7.655 Sri Lanka Sri Lanka - 6.665 Bulgaria Bulgaria - 5.426 Qualità della vita[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Camorra e Emergenza rifiuti in Campania. Raffaele Cutolo, uno dei più influenti boss nella storia della Camorra La qualità della vita in Campania, secondo studi fatti da Il Sole 24 ore nel 2011 che hanno tenuto conto dei seguenti indicatori: 1) Tenore di vita, 2) Servizi ambiente salute, 3) Affari e lavoro, 4) Ordine pubblico, 5) Popolazione (numero di abitanti per chilometro quadrato), 6) Tempo libero, pongono le province campane tutte agli ultimi quindici posti della classifica, con Avellino al 92º, Salerno al 95º, Benevento al 97º, Caserta al 104º e Napoli al 105º.[32] Nella classifica del benessere, sempre de Il Sole 24 ore, che tiene conto del Bil, le cinque province campane risultano tutte al di sotto della media italiana (che si assesta ad un valore pari a 100), con Benevento che è la più alta in classifica nella regione, al 66º posto (punteggio 94,5), seguita da Avellino al 69º (punteggio 92,9), Salerno al 74º (punteggio 88,6) e, molto distaccate, Caserta al 99º posto (punteggio 51,9) e Napoli al 101º (punteggio 46,9).[33] Un problema gravissimo che ha interessato larea napoletana e alcune zone del casertano è stata lemergenza rifiuti. Nata nel 1994, cessata nel 2009 con decreto legge, gli effetti negativi della stessa che ha provocato sullambiente e sulleconomia si sono ripercossi anche negli anni successivi. La raccolta differenziata dei rifiuti ha raggiunto nel 2010 almeno il 50% per 160 comuni campani. I comuni più virtuosi in questo senso sono quello di Roccagloriosa (SA) con il 93,6%, Atena Lucana (SA) con il 93,20% e Chiusano di San Domenico (AV) con l85,11%. Tra i capoluoghi di provincia, invece, la raccolta differenziata raggiunge il 62,9% ad Avellino, il 61,57% a Salerno, il 47,25% a Caserta, il 18,53% a Napoli e il 16,96% a Benevento.[34] Il professor Paul Connett, ideatore della strategia Rifiuti Zero, in visita a Salerno ed ai suoi impianti nel dicembre 2011, ha riconosciuto la città di Salerno come un modello nella gestione dei rifiuti.[35] La Campania è la regione italiana con il più basso tasso di suicidi, con 2,6 suicidi per 100.000 abitanti rispetto ad una media nazionale di 5,6[31]. Cultura[modifica | modifica sorgente] Un vicolo napoletano La Campania ed i suoi comuni, nel corso della loro storia, hanno avuto più volte ruoli di primaria importanza in ambito locale e sovraregionale. Le posizioni di primo piano che si sono trovate a ricoprire in diverse epoche hanno fatto sì che nella regione si sviluppasse un importante e radicato connubio tra quella che è la cultura popolare (danze popolari, artigianato, gastronomia, etc) e quella artistica (pittura, architettura, poesia, filosofia etc). Grazie ai suoi contenuti storici, artistici, archeologici, architettonici, religiosi e grazie allimmenso straordinario patrimonio artistico presente a Napoli, città con il centro storico più vasto dEuropa, la Campania risulta essere una delle regioni a maggior densità di risorse culturali dItalia. Nel 2013, a Napoli si svolgerà il IV Forum Universale delle Culture, oltre ad aver già ospitato nel 2012 il World Urban Forum.[36] Per la sua complessa storia la città è stata più volte candidata dal governo come probabile sede di istituzioni europee e/o organismi internazionali (è il caso dellassemblea europarlamentare ACP/UE[37], Banca Euromed[38], ecc.). Cultura popolare e tradizioni[modifica | modifica sorgente] Il cardinale Crescenzio Sepe durante il rito dello scioglimento del sangue di san Gennaro La cultura popolare campana ha origini ben radicate ponendo la regione stessa ai vertici nazionali tra eventi di cultura popolare e tradizioni locali. Tra le manifestazioni popolari più note presenti in regione, si ricordano quella dello scioglimento del sangue di san Gennaro, che avviene tre volte lanno a Napoli presso il duomo della città, e la festa della tamorra che si svolge una volta lanno, durante la prima settimana di giugno, in una località della regione non fissa. Tra le tradizioni più radicate in regione, merita citazione la plurisecolare arte presepiale costituita dalle botteghe artigianali di via San Gregorio Armeno, a Napoli, che ogni anno, dal primo di novembre a metà gennaio, attira migliaia di turisti da tutto il mondo. La forte impronta culturale della Campania fa sì che questa si sia diffusa in tutto il mondo, contribuendo alla creazione del tipico stereotipo italiano. Non a caso nota è la percezione che il mondo ha dellItalia popolare secondo cui questultima è una terra di tarantelle e danze popolari, di pizza e spaghetti, di mandolino e musica, di bassi e vicoli stretti e bui con i panni stesi e di culti religiosi. Tutti questi aspetti, come si può notare, sono tipici della regione campana. Inoltre, importante è ricordare che la lingua napoletana risulta essere lidioma italico più esportato e conosciuto nel mondo, divenendo in molti casi vero e proprio accento italiano (si veda il cosiddetto broccolino, ovvero laccento italo-americano).[39] Arte[modifica | modifica sorgente] Archeologia Piscina Mirabilis (Bacoli) Data la sua storia trimillenaria, la Campania è una regione ricchissima di siti e risorse archeologiche che vanno dalletà preistorica fino a quella romana. Gli stessi siti sono distribuiti pressoché equamente in tutta la regione, trovando punti di maggior concentrazione nellarea flegrea, vesuviana e cilentana. Tuttavia, nel casertano sono conservati importanti resti archeologici come lanfiteatro campano a Capua che fu il primo anfiteatro romano e secondo per dimensioni dopo il Colosseo di Roma. Per quanto concerne larte paleocristiana, questa sarà molto radicata nel territorio ed oggi è soprattutto visibile nelle Catacombe e basiliche di Napoli. Nellarea flegrea si registrano importanti resti come lacquedotto romano del Serino, lanfiteatro Flavio di Pozzuoli, gli scavi archeologici di Cuma e limportantissima Piscina Mirabilis di Bacoli. Questultima era originariamente una cisterna di acqua potabile romana costruita in età augustea. Si tratta della più grande cisterna nota mai costruita dagli antichi romani, ed aveva la funzione di approvvigionare di acqua le numerose navi che trovavano ormeggio e ricovero nel porto di Miseno. Resti del teatro greco-romano (Napoli) Resti di alcune vittime delleruzione del Vesuvio del 79 (Scavi archeologici di Pompei) A Napoli sono presenti un numero elevatissimo di siti archeologici, per lo più risalenti allepoca greca. Si ricordano i principali: la Napoli sotterranea, complesso di cunicoli e cavità di origine greca scavate nel tufo e poste nel sottosuolo della città, riutilizzati poi dai romani come acquedotto e durante la seconda guerra mondiale come rifugio; gli scavi di San Lorenzo; il Cimitero delle Fontanelle; le catacombe di San Gaudioso; le Catacombe di San Gennaro; i decumani di Napoli, impianto stradale greco costituente plateiai e stenopoi, ribattezzato poi dai romani come decumani (superiore, maggiore e inferiore) e tanti altri siti ancora. Arco di Traiano (Benevento) Tempio di Atene (Paestum) Nellarea vesuviana, grazie alle storiche eruzioni del vulcano che caratterizza quella zona e grazie ai lavori di recupero dei siti avviati durante il periodo borbonico sotto il dominio di Carlo III, sono presenti siti di inestimabile valore ed importanza, che costituiscono oggi il traino di tutta lattività turistica regionale e nazionale. Pompei, su tutti, presenta scavi archeologici che ricoprono unarea di circa 60 ettari e costituisce il sito più visitato in Italia dopo i musei vaticani. Il valore del sito è stato stimato intorno ai 40 miliardi di euro[40] ed è il sito archeologico più visitato in Italia e tra i più nel mondo (nel 2010 è stato visitato da 2.319.668 persone[40]). Sempre nellarea vesuviana, altri siti di primaria importanza sono gli scavi di Ercolano, Oplonti, Boscoreale e Castellammare di Stabia. Questi numerosi ritrovamenti archeologici (soprattutto quelli di Pompei ed Ercolano) hanno fornito importanti informazioni sulluso antico della pittura, caso emblematico è il rosso pompeiano, ed hanno determinato inoltre spunti per correnti architettoniche future, questo è il caso del neoclassicismo. Sempre risalente al periodo romano, databile tra il 114 e il 117 d.C., risulta essere larco di Traiano. Lopera scultorea fu dedicata allimperatore Traiano in occasione dellapertura della via Traiana e, giuntoci integro, compresi i numerosi rilievi scultorei che ne decorano le superfici, risulta essere larco trionfale romano meglio conservato.[41] Larco, alto 15,45 m ed a un fornice di 8,60 m, presenta dei rilievi scultorei rappresentanti le gesta di Traiano nelle province conquistate, scene di pace dellimperatore in Italia e delle benemerenze dellimperatore nei confronti di Benevento.[41] Nellarea cilentana, infine, sono presenti i resti greci di Paestum, antica città della Magna Grecia sacra a Poseidone. Il sito risulta essere il più importante dItalia, assieme a quelli ospitati nella valle dei templi di Agrigento. Altri resti di epoca romana sono presenti nella provincia di Benevento e di Avellino, mentre a Nola, è conservato uno dei siti archeologici risalenti alletà del bronzo più importanti dItalia. Ad Eboli, in provincia di Salerno, invece, sono presenti tre fornaci di epoca romana (III-IV secolo a.C.) e sono tra le meglio conservate dEuropa, se non del mondo. Architettura Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Rinascimento napoletano, Barocco napoletano e Neoclassicismo. Duomo di Salerno Duomo di Amalfi La Rocca dei Rettori di (Benevento) Avendo la regione subito influssi longobardi, cassinesi, bizantini, islamici e romanici, il patrimonio architettonico della stessa offre unelevata varietà di stili, che vanno dal romanico al gotico, dal Rinascimento napoletano al barocco napoletano fino al neoclassicismo. Nonostante il fatto che, per diversi motivi storici, il fulcro principale risulti essere il capoluogo di regione, comunque non mancano altre opere presenti di rilievo su tutto il territorio che rappresentano una delle eccellenze dello stile e dellarte in Italia. Si ricorda per esempio il Duomo di Casertavecchia, il Duomo di Amalfi, il Duomo di Benevento e quello di Salerno, importanti esempi di architettura romanica[42], la Cattedrale di Avellino, nonché due pregevoli testimonianze dellarchitettura longobarda in regione, entrambi a Benvento: la Rocca dei Rettori ed il Complesso monumentale di Santa Sofia, patrimonio dellumanità UNESCO.[43] Tra gli architetti più importanti campani, si annoverano su tutti Luigi Vanvitelli, Gian Lorenzo Bernini (questultimo però mai direttamente operante in Campania in quanto, per motivi accidentali, ha dovuto sempre rifiutare le commissioni offertegli), Francesco Solimena e Domenico Antonio Vaccaro. Basilica di Santa Chiara (Napoli) Duomo di Benevento Larchitettura gotica, vede lavvento in Campania grazie a limperatore Federico II di Svevia e nei secoli successivi alle dinastie Angioina e Aragonese del Regno di Napoli. Tra le opere di questo periodo si ricordano ancora la Chiesa di San Pietro a Majella, la Basilica di San Lorenzo Maggiore, la Chiesa di SantEligio Maggiore, la Chiesa di San Domenico Maggiore. Castel Nuovo di Napoli Nel periodo rinascimentale, trova essenzialmente maggior spicco larco trionfale del Maschio Angioino, con il quale Napoli dona il proprio contributo artistico a tutto il Rinascimento italiano. Esso fu eseguito da diversi autori, dalle cui collaborazioni nacquero una sintesi di influssi e modi. I principali furono Francesco Laurana, Domenico Gagini, Guillem Sagrera, e poi altri autori di scuola donatelliana. Larco rappresenta la conquista del regno da parte del re Alfonso e del successo della dinastia. Altre opere rinascimentali, e più precisamente riconducibili al Rinascimento toscano e veneziano sono il chiostro della Certosa di San Martino, il già citato esterno della Chiesa del Gesù Nuovo e la Chiesa dei Girolamini. Palazzo DonnAnna (Napoli) Dal XVI secolo si diffuse in quel il barocco napoletano, corrente che si discostava leggermente da quella classica romana. A Napoli, le opere di questultimo periodo rappresentano la stragrande maggioranza. Facciata della Certosa di Padula Chiesa dei Girolamini (Napoli) Nel resto della regione, assume un importante ruolo la Certosa di Padula, che con una superficie di 50.500 m² sulla quale sono edificate oltre 320 stanze e con il più grande chiostro del mondo (circa 12.000 m²), contornato da 84 colonne è stato inserito tra i patrimoni dellumanità UNESCO. A Napoli, invece, la figura di maggior rilievo lassunse Cosimo Fanzago che lavorò nella Certosa di San Martino (definita opere barocca per eccellenza), innalzò la chiesa di Santa Maria Egiziaca a Pizzofalcone, il Palazzo DonnAnna e la Guglia di San Gennaro, questultima definita gioiello del barocco napoletano. Altri autori cardine nel proseguimento di questa corrente furono Ferdinando Sanfelice e Domenico Antonio Vaccaro. Il primo ha tra le principali opere il palazzo dello Spagnolo, il secondo il palazzo dellImmacolatella ed il chiostro maiolicato di Santa Chiara. Proprio riguardo al palazzo dello Spagnolo, si deve ricordare che nel barocco napoletano assumevano fondamentale importanza le scale dei palazzi, le quali si innestavano nei cortili divenendo lo scenografico punto di fuga della visuale dinsieme del palazzo. Anche sotto Carlo III di Spagna, sovrano attento allarte, la Campania vede il suo fulcro artistico principalmente nel suo capoluogo. Importante fu anche laffermazione di eccellenti scultori che hanno lasciato direttamente o indirettamente il segno nella città, diventando punto di riferimento anche per quelli che sarebbero stati gli anni a venire. A partire dal XVIII secolo, tra le ultime correnti artistiche ed architettoniche presenti in regione, si diffuse il neoclassicismo, divisibile in due distinte categorie: la prima, legata ancora al tardo barocco, è caratterizzata da interni voluminosi e policromi, mentre la seconda è costituita da una maggiore severità degli spazi, preludendo al neoclassico puro. Vanvitelli su tutti pone le basi per la nascita del movimento, le cui radici sono posate a Napoli. Basilica di San Francesco di Paola (Napoli) La città diventa così allavanguardia per quanto riguarda lo sviluppo della corrente che a sua volta si basa sulla ripresa del gusto antico. Grande influenza nello stile neoclassico ebbero gli scavi di Pompei che, avviati alla metà del Settecento da Carlo di Borbone, ispirarono lo stile di Luigi Vanvitelli, primo vero autore neoclassico. Tra le opere neoclassiche più importanti in Campania si ricordano la Basilica di San Francesco di Paola (definita lopera neoclassica meglio eseguita), alcuni ambienti della Reggia di Caserta (proprio del Vanvitelli), la facciata del Teatro San Carlo, la Villa Floridiana di Napoli e la casina Vanvitelliana di Bacoli. Di stile rococò e neoclassico, furono eseguite le ville dellarea vesuviana che costituiscono il Miglio doro, definite doro proprio per la ricchezza storica e paesaggistica delle stesse. Gli architetti che lavorarono al progetto di Carlo di Borbone, furono: Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Ferdinando Sanfelice, Domenico Antonio Vaccaro, Mario Gioffredo. Un altro architetto che ha arricchito il patrimonio partenopeo e campano in generale è Domenico Fontana, il quale eresse numerosi edifici imponenti come il Palazzo Reale di Napoli o il Real Albergo dei poveri. Tra le opere di architettura contemporanea si possono annoverare il centro direzionale di Napoli, realizzato su progetto dellarchitetto giapponese Kenzo Tange, il centro commerciale Vulcano Buono di Nola, opera di Renzo Piano, la Cittadella giudiziaria di Salerno di David Chipperfield, il porto della stessa città disegnato da Zaha Hadid e lAuditorium di Ravello, tra le ultime opere realizzate da Oscar Niemeyer. Pittura Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Pittura napoletana. Sette opere di Misericordia (Caravaggio) Per quanto riguarda la pittura Napoli giocò un ruolo importante potendo contare sulla scia artistica che il Caravaggio lasciò in città. Dopo il passaggio del Merisi, in città nacquero, nel corso del XVII e XVIII secolo importanti autori campani che costituirono il filone del caravaggismo. Si ricorda su tutti Carlo Sellitto, che fu il primo caravaggista napoletano. La prematura scomparsa di Sellitto, ricercato dai membri dellaristocrazia partenopea in quanto definito il miglior ritrattista della città, non fermò lo sviluppo della corrente. In seguito, ci furono infatti: Battistello Caracciolo, lautore che più fu influenzato dal Merisi, Jusepe de Ribera, pittore spagnolo ma operante soprattutto a Napoli, e Massimo Stanzione. In parallelo, altri importantissimi artisti del barocco che si formarono in città furono Bernardo Cavallino, Micco Spadaro e Salvator Rosa. Santi patroni di Napoli adorano il crocifisso (Luca Giordano) A cavallo tra il XVII e XVIII secolo, vi furono poi altri due importantissimi pittori in Campania, uno nativo ed un altro importato. Il primo fu Luca Giordano, uno dei più prolifici pittori che ci siano mai esistiti avendo allattivo circa 3000 dipinti effettuati, e laltro fu Mattia Preti, importantissimo artista che eseguì numerosi dipinti per le più importanti chiese della città. Luca Giordano superò definitivamente la tradizione del barocco seicentesco inaugurando larte del secolo successivo con i suoi vivaci colori, assimilati osservando la pittura veneta e grazie allo studio di autori del cinquecento (Raffaello e Michelangelo). Le opere del Giordano sono diffuse in tutto il mondo, dal Louvre di Parigi, al Museo del Prado di Madrid, fino agli Uffizi di Firenze. Proprio a Firenze, lautore eseguì una delle sue opere più rilevanti: esse sono il ciclo di affreschi nel Palazzo Medici Riccardi. Allinizio del settecento, è lopera di Francesco Solimena ad avere maggior risonanza, anche in ambito europeo. I suoi lavori furono eseguiti nelle più importanti chiese del capoluogo campano e soprattutto nella Reggia di Caserta. Continuatore del Solimena, fu poi il suo allievo Francesco De Mura, del quale si ricordano soprattutto le donazioni postume fatte al Pio Monte della Misericordia, istituto che custodisce alcuni dei dipinti napoletani più importanti del XVI e XVII secolo. Marina di Posillipo (Giacinto Gigante) Le tentazioni di santAntonio (Domenico Morelli) Lottocento fu un periodo davanguardia per la pittura napoletana, abbandonando ogni residuo tardo-barocco o caravveggesco e inserendosi in un più vasto movimento artistico, paesaggistico e romantico, che assume connotati propri con la Scuola di Posillipo (1820-1850). Seguaci di tale corrente furono un tardo Salvator Rosa e Micco Spadaro. Il movimento riprende gli splendidi paesaggi napoletani del golfo, del Vesuvio, di Pompei ed è sostenuto anche da altri esponenti stranieri della scuola che si ritrovano a Napoli in occasioni di viaggi e durante il percorso del gran tour. Uno di questi fu Antonio Pitloo, che dopo un soggiorno a Parigi, giunge a Napoli per dipingere in splendidi olii ricchi di luce ed effetti cromatici i paesaggi più classici della città partenopea. Altro esponente, simile nel soggetto ma diverso nella tecnica, fu il napoletano Giacinto Gigante, che in tarda età abbraccerà anchegli la scuola di Posillipo. I suoi quadri, con un taglio quasi fotografico, riprendono principalmente suggestivi paesaggi come quelli di Amalfi, Capri, Caserta, il Vesuvio. Successivamente alla scuola di Posillipo, nella seconda metà del XIX secolo, si annovera tra i più importanti pittori nazionali e regionali, Domenico Morelli, la cui arte fonde verismo a tardo-romanticismo. Lautore operò essenzialmente nellaccademia delle Belle Arti di Napoli, nella quale fu prima studente, poi insegnante, poi direttore e poi presidente. Alla fine del XX secolo, infine, si annoverano tra i principali pittori quelli del movimento transavanguardista, dei quali, ben tre dei “magnifici cinque” della Transavanguardia sono campani: Mimmo Paladino, Nicola De Maria e Francesco Clemente. Scultura
Posted on: Mon, 18 Nov 2013 22:13:22 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015