(23-10-13) Cavoli sempre... Non solo a Merenda... Sono - TopicsExpress



          

(23-10-13) Cavoli sempre... Non solo a Merenda... Sono tantissime, quasi 4000 specie, le piante che appartengono alla famiglia delle Crucifere o anche chiamate Brassicaceae. Il nome Crucifere deriva dai loro fiori, dotati di 4 petali che ricordano una croce. Sono verdure che in Europa si mangiano tradizionalmente, alcune almeno dal tempo dei nostri Etruschi, grandissimi agronomi sperimentali che crearono e migliorarono molte delle culture più diffuse, tra cui i broccoli, le brassicacee. Hanno tutte importanti proprietà medicamentose, alcune le conosciamo più per il loro uso alimentare come la senape, il rafano, il cavolo, il ravanello, la rapa, la rucola, la verza, i brocoletti, la colza..; altre più per il loro uso in fitoterapia come la Cochlearia dalle proprietà diuretiche, antireumatiche e stimolanti o la Capsella bursa pastoris che si utilizza nei disturbi venosi e nelle mestruazioni abbondanti; apro qui una parentesi piccola sulla meraviglia della natura, e su come sia importante leggerla in chiave analogica, le piccole foglie della Capsella hanno una tipica forma che ricorda un utero e proprio per le metrorragie la pianta è indicata; non scordiamo mai di osservare attentamente anche le parti più piccole del cosmo, tutto ha un significato da scoprire!. La famiglia delle crucifere è caratterizzata dal punto di vista chimico dalla presenza, in tutte le parti della pianta e soprattutto nei semi, di eterosidi solforati che, per azione dell’enzima specifico, la mirosina, formano dei prodotti, spesso volatili, responsabili dell’odore forte e caratteristico che emanano queste piante. Ma quello che rende le Crucifere davvero importanti, è la moltitudine di sostanze nutritive ad azione protettiva anti-tumorale che contengono (elementi come polifenoli, estrogeni vegetali, carotenoidi, glucosinolati). Le sostanze più attive sono gli indolo-glucosinolati, potenti pesticidi naturali con cui la pianta si difende da vermi e funghi, ma che sull’uomo hanno effetto anti-cancro. L’enzima mirosinasi (presente nella pianta, ma anche nel colon umano) durante la masticazione, in presenza di acqua o saliva, scinde i glucosinolati in tiocianati (come la glucobrassicina nei cavoli, gluconasturzina nel crescione, glucorafanina nel rafano e nel ravanello, e così via), che sono i veri agenti anti-cancro nell’organismo, specializzati non solo nel contrastare la formazione delle cellule cancerose, ma anche nell’attivare la fase II antitumorale inducendo le cellule cancerose già formate al suicidio programmato (apoptosi). Nota importante: questi glucosinolati hanno anche effetti secondari negativi. Un effetto inibitorio sulla secrezione dell’ormone tiroideo tiroxina da parte della tiroide, e un’azione chelante anti-iodio, nel senso che si combinano chimicamente al minerale rendendolo indisponibile. Le crucifere perciò sono considerato cibi gozzigeni in caso di consumi notevoli per lunghi periodi e su individui (e-o in aree geografiche come zone montuose lontano dal mare) predisposti geneticamente, o a causa di carenze alimentari gravi di iodio. I glucosinolati, come anche le vitamine, però sono molto ridotti dal calore (cottura). Il cattivo odore della cottura ad alto calore o prolungata sarebbe dovuto proprio alla degradazione eccessiva di questi composti. Quindi, più cattivo odore si percepisce, più andranno perse nell’aria le sostanze attive degradate dalla cottura, e meno efficaci saranno le verdure dal punto di vista preventivo. La cottura breve al vapore o a coperchio chiuso riduce questo fenomeno. Importante perciò consumare le poche crocifere che si possono mangiare crude: rugola o rughetta, ravanello, crescione, cavolo rosso (o cappuccio verde-chiaro), senape. Ci soffermiamo sul cavolo che è protagonista delle nostre ricettine qui di seguito. La storia racconta: una leggenda greca narra che un giorno Licurgo, principe di Tracia, distruggesse le vigne del suo podere, offendendo Dioniso al quale erano sacre. Il dio, irato, lo legò a un ceppo. Disperato il principe cominciò a piangere e dalle sue lacrime nacquero i cavoli che da quel giorno furono ostili alle vigne. Il racconto si ispira alla credenza popolare che il cavolo nuocesse alla vite, per cui ad esempio i Greci e gli Egizi lo usavano come rimedio efficacissimo contro le ubriacature; mangiare cavolo crudo permetteva di bere vino a volontà senza conseguenze. Presso i romani il cavolo era considerato una panacea: Plinio lo definiva una pianta miracolosa che aveva permesso ai romani di non ricorrere ai medici per ben sei secoli. Il cavolo, Brassica oleracea, si trova sempre tutto l’anno sul mercato, ma il momento migliore per il suo impiego terapeutico cade verso maggio e in ottobre. Contiene glucosidi, mucillagini, lipidi, minerali come magnesio, calcio, fosforo, iodio, potassio, manganese, sodio, zolfo e vitamina A, B1, B2, C, per questo è indicato nelle carenze vitaminiche e minerali, nei reumatismi e per depurare l’organismo. Come faceva la mia bisnonna, dai racconti di mio padre, è utilissimo applicare impacchi caldi preparati con le foglie fresche di cavolo, specialmente quelle più esterne verdi scuro, immerse prima nell’acqua bollente, sulle giunture, come ad esempio sulle ginocchia, per combattere i dolori reumatici. Depurativo: preparare un decotto di 10g di foglie, bollire per 10 minuti in 100g d’acqua e berne una tazza a digiuno, ogni giorno, per almeno una settimana. Il cavolo contiene Zolfo e data le sue proprietà depurative, nelle diete di primavera, per ottenere una disintossicazione profonda, si può all’alimentazione abbinare l’assunzione di un integratore molto utile come Sulfox 1 cps durante i 3 pasti. Fonte: Valentina Bianchi scienzanatura.it/editoria/articoli-e-video/articoli/alimentazione/i-cavoli-sempre-non-solo-merenda/
Posted on: Wed, 23 Oct 2013 19:17:43 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015