Aiutami a prendermi cura degli astronauti: guarda e vota il mio - TopicsExpress



          

Aiutami a prendermi cura degli astronauti: guarda e vota il mio video su applicants.mars-one/profile/37b32fd2-9734-43bf-a732-c0000de370aa Più tempo passa, meno tempo libero mi rimane. Gli esami estivi sono ogni giorno più vicini, e ogni capitolo che studio aumenta le idee per questo articolo. Secondo Mars One a tutti gli astronauti verrà impartito un addestramento medico basilare prima dell’inizio della missione, e almeno due di essi verranno preparati in maniera più approfondita. Io mi auguro che tra i venti che verranno selezionati, almeno uno di essi sia un medico laureato. Questo perché, secondo la mia modesta opinione, un corso universitario di 5-6 anni è fondamentale per formare un buon medico, il quale non solo impara le procedure (cose che da sole, con rispetto parlando, lo renderebbero un infermiere), ma anche il metodo e la conoscenza teorica. La medicina moderna tende a seguire rigide line guida per la diagnosi e il trattamento. Se decenni fa i testi di medicina erano dei trattati, ora sono pieni di tabelle. Ultimamente si è anche tentato di far eseguire diagnosi a dei calcolatori elettronici. Sfortunatamente, il corpo umano e le sue malattie non sono digitali, né lineari o semplici come appaiono nei libri; infatti, le malattie dovrebbero essere considerate come una progressione continua e analogica da una condizione fisiologica (di equilibrio) ad una patologica (di disequilibrio). Inoltre, le linee guida richiedono spesso complesse analisi di laboratorio e di diagnostica per immagini, entrambe risorse che per molti anni non saranno completamente disponibili negli insediamenti marziani. Questa è la ragione per cui, per affrontare i numerosi possibili problemi di salute dei coloni marziani, è necessaria una forma mentis biomedica specifica. Ora, vediamo quali sfide si prospettano al medico della missione. IL VOLO Dieci anni di addestramento e numerosi esami prima del lancio assicureranno le migliori condizioni fisiche per gli astronauti all’inizio della missione. In ogni caso, sette mesi di volo senza gravità porteranno senza dubbio ad una compromissione del sistema muscoloscheletrico degli astronauti, così come del loro sistema circolatorio. Infatti, anni di esperienza sulla Luna e sulle stazioni spaziali hanno prodotto un sufficiente conoscenza sui fenomeni di adattamento cui il corpo umano va incontro in assenza di gravità. Possiamo individuare tre fasi di adattamento: nei primi giorni, il sistema cardiocircolatorio continua a fare lo stesso lavoro che faceva sulla Terra, cioè pompare il sangue dalle gambe verso il tronco e la testa contro la forza di gravità; ma poiché nello spazio la forza di gravità è trascurabile, questo sistema di compensazione causerà un eccessivo apporto di liquidi al tronco e al capo; i sintomi principali saranno quindi mal di testa ed edema polmonare (liquido che si riversa all’interno dei polmoni, cosa che rende difficile la respirazione). In pochi giorni l’assenza dello stimolo gravitazionale, in aggiunta all’attivazione dei recettori volumetrici e pressori nel torace e nel collo, porteranno all’instaurarsi di un sistema di compensazione e quindi di una nuova distribuzione di liquido nell’organismo, diversa da quella normalmente presente sulla Terra. Il terzo stadio è correlato all’atterraggio, quindi lo vedremo più avanti. Altre comuni affezioni degli astronauti in caso di voli prolungati sono la debolezza muscolare e l’osteoporosi. Normalmente la gravità induce un intenso, per quanto inconscio, sforzo muscolare, specialmente a livello di gambe, schiena e collo, per permetterci di rimanere in piedi. La mineralizzazione delle ossa, cioè il meccanismo che rende il nostro scheletro solido e resistente, è un processo complesso influenzato da numerosi fattori come l’attività renale, i livelli di ormoni nel sangue, la presenza di alcune malattie, l’esposizione al sole e l’attività muscolare. L’esposizione al sole e l’attività muscolare sono elementi che un medico spaziale dovrebbe tenere in considerazione. Infatti, l’assenza di gravità riduce significativamente l’attività dei muscoli, non solo nelle gambe, e di conseguenza fa sì che le ossa diventino più fragili. La luce del sole gioca un ruolo importante nell’attivazione della vitamina D, la quale permette di fissare il calcio nelle ossa e renderle così solide a sufficienza da sostenere il nostro peso. In ogni caso, quest’ultimo problema può essere risolto con un appropriato apporto di micronutrienti nella dieta ed eventualmente l’installazione di luci apposite nella navicella spaziale. Come già fanno sulla Stazione Spaziale Internazionale, gli astronauti si sottoporranno a cicli di allenamento per mantenere i loro muscoli a livelli di attività sufficienti. Sarà inoltre importante fornire un supporto psicologico per tutta la durata della missione. IL PRIMO PERIODO SU MARTE Come già ho spiegato nel mio precedente post, le prime settimane o mesi su Marte saranno le più dure. L’atterraggio sottoporrà gli astronauti a forti accelerazioni nel discendere l’atmosfera del pianeta, e subito dopo il contatto con il suolo dovranno raggiungere l’insediamento. All’arrivo degli umani, robot lanciati negli anni precedenti avranno già costruito parte della base, ma i tocchi finali dovranno essere fatti dagli astronauti. Questa sarà una delle sfide maggiori; infatti, sulla Terra gli astronauti rientrati da una missione sono recuperati da squadre di militari muniti di barelle, elicotteri, navi e personale medico, dal momento che gli astronauti sono generalmente troppo deboli per camminare. Nonostante ciò, Jurij Gagarin, il primo astronauta della storia, atterrando in un’area diversa da quella prevista, uscì dalla capsula da solo e camminò per i campi finché non trovò un contadino al quale chiese aiuto. Tuttavia, il volo del Tenente Gagarin (successivamente promosso a Colonnello) durò appena 88 minuti, perciò non soffrì dei comuni disturbi di adattamento descritti sopra. La mia speranza è che la tuta spaziale non pesi troppo sulle spalle degli astronauti una volta su Marte, e che la gravità ridotta del Pianeta Rosso (circa un terzo di quella terrestre) possa essere d’aiuto al loro lavoro. Una volta avviati I sistemi di support vitale, io farei subito un esame completo delle condizioni di ciascun membro dell’equipaggio. Il programma di lavoro delle prime settimane dovrebbe poi prevedere diverse ore di esercizio (soprattutto di fisioterapia) e tempi di riposo appropriati a consentire il recupero delle forze e l’adattamento all’ambiente marziano, oltre che a prevedere incidenti dovuti alle conseguenze biologiche del viaggio spaziale. Qui infatti spunta il terzo stadio dell’adattamento cardiocircolatorio al volo spaziale: dopo mesi in assenza di gravità, il sistema vascolare non è più in grado di pompare sangue e fluidi verso l’alto; di conseguenza, la gravità marziana causerà una stasi di liquidi nelle regioni inferiori del corpo con dolore e rischio di trombosi; inoltre, il ridotto apporto di sangue alla testa potrebbe indurre nuovi episodi di cefalea. In questo periodo, medico e paziente dovrebbero concentrarsi sul prevenire la più comune complicazione della stasi venosa: la trombosi. Dal momento che questo quadro clinico è molto comune nei nostri ospedali, sono state introdotte diverse misure per prevenire, ed eventualmente diagnosticare e trattare quest’evenienza. LA CASSETTA DEL PRONTO SOCCORSO Secondo Mars One la nostra fornitura medica sarà spedita su Marte nel corso delle numerose missioni che si susseguiranno negli anni. Questo significa che il primo equipaggio avrà a propria disposizione un numero limitato di strumentazioni mediche. Cosa ci servirà, dunque, nei primi anni? Mi hanno insegnato che gli strumenti più importanti per un medico sono I suoi organi di senso. In particolar modo, le mani possono misurare il polso e stimare la pressione, valutare l’espansione dei polmoni e la forza dei muscoli, per fare solo alcuni esempi. Tuttavia, una crescente paranoia per le malattie infettive sta inducendo i sempre più spesso medici a coprire le loro mani con guanti di gomma e brandire ordigni elettronici per rapportarsi con i pazienti. Molto Rumore Per Nulla, mi viene da pensare, se si considera che non pochi tra i miei colleghi non saprebbero trovare la seconda costola senza prima fare una radiografia. Comunque, abbiamo detto che le mani sono importanti per la diagnosi, o meglio per indirizzare la diagnosi. Un altro importante, longevo strumento è il fonendoscopio (talvolta detto anche stetoscopio). Non viene utilizzato solo per studiare le malattie cardiache, ma anche per studiare qualsiasi condizione in cui siano coinvolte delle strutture vascolari. Inoltre, è utile per studiare l’intestino e, naturalmente, l’apparato respiratorio. La medicina moderna ha a sua disposizione una gran varietà di metodologie diagnostiche, ma molte di esse sono costose, occupano spazio e hanno numerosi componenti “usa e getta”. Siccome molti di questi apparecchi sono usati per studiare malattie gravi, rare o complesse, spero di non averne un effettivo bisogno su Marte per molto tempo. Ci sono solo due cose che vorrei portare con me già con la prima missione: uno sfigmomanometro e un ecografo. L’ecografia non è sempre accurata e specifica come altre metodiche radiologiche, ma ha il vantaggio di non essere invasiva, non utilizza radiazioni ionizzanti ed è estremamente versatile (può essere impiegata nello studio di organi molli, articolazioni, e talvolta anche ossa e tendini). Gli ecografi sono facilmente portabili (sono in commercio anche in formato valigetta). Infine, con la funzione color-doppler è possibile studiare accuratamente i vasi sanguigni. Le analisi di laboratorio sono una routine nella medicina clinica, ma le conoscenze sulla chimica delle reazioni e sulla loro interpretazione stanno via via lasciano spazio all’impiego di sistemi robotizzati e informatizzati. Manuali o automatiche che siano, le analisi di laboratorio richiedono molti, diversi strumenti e, soprattutto, materie prime (dal vetro dei contenitori ai reagenti chimici e biologici), molti dei quali non saranno reperibili su Marte. In tutta sincerità, mio nonno è vissuto fino a 82 anni (80 dei quali in perfetta salute) senza aver neanche mai saputo il proprio gruppo sanguigno. Dal punto di vista terapeutico, già dal primo giorno ci serviranno due fondamentali presidi su Marte: ferri chirurgici e farmaci. La quasi totalità dei farmaci in uso corrente sono disponibili in pastiglie, compresse e capsule, che godono di una data di scadenza quanto mai remota e sono facili da somministrare. Sono sicuro che la navicella spaziale avrà un compartimento pieno di farmaci di ogni tipo, e che altri ne arriveranno con ogni missione, perciò non credo che l’approvvigionamento della farmacia sarà un problema, almeno per i primi anni. Qualora si rendesse necessario un intervento chirurgico, ad esempio in caso di trauma ortopedici o a per una semplice appendicite, suggerisco di tenere con noi anche degli strumenti da chirurgia endoscopica. La chirurgia endoscopica (detta anche mininvasiva) ha il vantaggio di essere meno cruenta per l’organismo del paziente, generalmente più pulita e con tempi di convalescenza minori. Da un certo punto di vista, è anche più semplice da eseguire. Nell’allestire le nostra forniture mediche, sarà poi essenziale procurarsi degli strumenti riutilizzabili al 100% e un valido sterilizzatore a ultravioletti o ad autoclave. ASSIETENZA SANITARIA A LUNGO TERMINE Niente ritorno, niente nostalgia. La possibilità di rientrare sulla Terra è, al momento, puramente teorica. Ciò significa che i coloni su Marte dovranno prima o poi invecchiare e sviluppare diverse malattie nel corso degli anni. Decine di libri e trattati possono essere scritti su questo tema, quindi mi limiterò ad un breve riassunto sulle principali differenze tra le problematiche sanitarie sulla Terra e su Marte. FARMACOLOGIA E CHIMICA Anche inviando un intero container di farmaci su Marte, un giorno questi finiranno. Inoltre, il numero di diversi farmaci oggi usati in clinica è così vasto che sarebbe difficile spedirli tutti. Con il passare degli anni compaiono nuove malattie e nuovi farmaci per trattarle. E prima o dopo, sarà necessario anche un laboratorio. Gran parte dei farmaci e dei reagent biologici moderni sono prodotti da batteri e altri microrganismi “addomesticati”, ma gli impianti dedicati a questo tipo di produzione sono costruzioni ciclopiche e complesse in cui lavorano decine, se non centinaia, di persone. Fortunatamente, da alcuni anni gli scienziati stanno lavorando per “insegnare” alle piante a fare lo stesso lavoro dei batteri. Questo sarebbe sicuramente di aiuto dal momento che le colture idroponiche già previste su Marte potrebbero produrre non solo cibo, ma anche sostanza chimiche, farmaci e fibre tessili per le garze. La stampante 3D potrebbe poi realizzare altri strumenti necessaria a far funzionare un laboratorio. INFEZIONI E SISTEMA IMMUNITARIO Già sulla Terra l’aumento delle metodiche di disinfezione sembra giocare un ruolo nella patogenesi di alcune malattie. Non sono sicuro di quali saranno i potenziali di infezione su Marte, dal momento che nessuno decollerà con il raffreddore, ma altrettanto impossibile sarà partire senza portare con noi qualche microrganismo. I virus dell’herpes e della mononucleosi infettiva sono diffusissimi anche nelle persone sane, così come i batteri della flora intestinale e dell’orofaringe. Si tratta di microrganismi per lo più innocui, ma non sappiamo come potrebbero comportarsi su Marte. D’altro canto, l’assenza di stimoli infettivi combinata con particolari predisposizioni genetiche potrebbe innescare alcune condizioni autoimmuni o neoplastiche, come allergie, il linfoma di Hodgkin e le malattie infiammatorie croniche intestinali, soprattutto nei nostri figli (in tutta sincerità, non è ancora stato definito con chiarezza il ruolo dell’asepsi nello sviluppo di simili patologie). MALATTIE CRONCIHE E INVECCHIAMENTO Anche con un accurate controllo dei fattori di rischio, lo sviluppo di malattie degenerative e senili è talvolta inevitabile. Il trattamento di molte di queste malattie richiede un complesso sistema di infrastrutture sanitarie e personale. Il medico e i coloni dovrebbero sforzarsi di comprendere questo fatto e accettarlo come una normale evoluzione della vita umana. Cionondimeno, il medico dovrà ricorrere ai pochi strumenti in suo possesso per garantire la migliore qualità della vita ai suoi pazienti. GINECOLOGIA E PEDIATRIA I bambini saranno un tassello indispensabile per consentire una colonizzazione permanente del pianeta Marte. Anche se la gravidanza e il parto sono dei fenomeni fisiologici, la fragilità intrinseca del corpo umano richiede quasi sempre un’assistenza ostetrica, e a maggior ragione se si considera che non possiamo prevedere il comportamento del feto e del neonato nell’ambiente marziano. Il medico dovrà monitorare la crescita del bambino e le condizioni di salute della madre, al fine di assisterli in questo cruciale momento della loro vita. Anche lo sviluppo infantile dovrà essere seguito con attenzione dal medico per rilevare il prima possibile qualsiasi anomalia, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti infettivi e immunitari sopra citati. Di pari importanza dovrà essere lo studio dello sviluppo muscoloscheletrico e cognitivo. MEDICINA GENERALE E ISTRUZIONE Il medico più capace di quelli presenti su Marte dovrà prima o poi decidersi ad addestrare uno o due successori che continuino il loro lavoro di assistenza e di ricerca. I tempi e i metodi dipenderanno il larga misura da come si svilupperà la società su Marte nel corso dei decenni, ma penso che per molti anni non ci saranno specialisti su Marte, dal momento che un paio di medici “generici” dovrebbe essere sufficiente ad accudire le prime due o tre generazioni. Comunque, il futuro di Marte è ancora solo una speculazione. O un sogno. Trovi la versione originale (in inglese) su pietro4mars.blogspot/2013/06/doc-in-space.html
Posted on: Mon, 03 Jun 2013 18:47:15 +0000

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