Allamica risanata. Qual dagli antri marini L’astro - TopicsExpress



          

Allamica risanata. Qual dagli antri marini L’astro più caro a Venere Co’ rugiadosi crini Fra le fuggenti tenebre Appare, e il suo vïaggio Orna col lume dell’eterno raggio. Sorgon così tue dive Membra dall’egro talamo, E in te beltà rivive, L’aurea beltate ond’ebbero Ristoro unico a’ mali Le nate a vaneggiar menti mortali. Fiorir sul caro viso Veggo la rosa; tornano I grandi occhi al sorriso Insidïando; e vegliano Per te in novelli pianti Trepide madri, e sospettose amanti. [p. 26] Le Ore che dianzi meste Ministre eran de’ farmachi, Oggi l’indica veste, E i monili cui gemmano Effigïati Dei Inclito studio di scalpelli achei. 25E i candidi coturni E gli amuleti recano Onde a’ cori notturni Te, Dea, mirando obbliano I garzoni le danze, 30Te principio d’affanni e di speranze. O quando l’arpa adorni E co’ novelli numeri E co’ molli contorni Delle forme che facile 35Bisso seconda, e intanto Fra il basso sospirar vola il tuo canto. Più periglioso; o quando Balli disegni, e l’agile Corpo all’aure fidando, 40Ignoti vezzi sfuggono Dai manti, e dal negletto Velo scomposto sul sommosso petto. [p. 27] All’agitarti, lente Cascan le trecce, nitide 45Per ambrosia recente, Mal fide all’aureo pettine E alla rosea ghirlanda Che or con l’alma salute April ti manda. Così ancelle d’Amore 50A te d’intorno volano Invidiate l’Ore; Meste le Grazie mirino Chi la beltà fugace Ti membra, e il giorno dell’eterna pace. 55Mortale guidatrice D’oceanine vergini, La Parrasia pendice Tenea la casta Artemide, E fea terror di cervi 60Lungi fischiar d’arco cidonio i nervi. Lei predicò la fama Olimpia prole; pavido Diva il mondo la chiama, E le sacrò l’Elisio 65Soglio, ed il certo têlo, E i monti, e il carro della luna in cielo. [p. 28] Are così a Bellona, Un tempo invitta amazzone, Die’ il vocale Elicona; 70Ella il cimiero e l’egida Or contro l’Anglia avara E le cavalle ed il furor prepara. E quella a cui di sacro Mirto te veggo cingere 75Devota il simolacro, Che presiede marmoreo Agli arcani tuoi lari Ove a me sol sacerdotessa appari, Regina fu; Citera 80E Cipro ove perpetua Odora primavera Regnò beata, e l’isole Che col selvoso dorso Rompono agli euri e al grande Ionio il corso. 85Ebbi in quel mar la culla, Ivi era ignudo spirito Di Faon la fanciulla, E se il notturno zeffiro Blando su i flutti spira, 90Suonano i liti un lamentar di lira. [p. 29] Ond’io, pien del nativo Aër sacro, su l’itala Grave cetra derivo Per te le corde eolie, 95E avrai, divina, i voti Fra gl’inni miei delle insubri nipoti.
Posted on: Sat, 16 Nov 2013 16:28:25 +0000

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