Analisi storiografica del percorso filosofico di Edith Stein di - TopicsExpress



          

Analisi storiografica del percorso filosofico di Edith Stein di Michela Beatrice Ferri Il percorso filosofico di Edith Stein ( In attesa ) Cenni sulla storia della ricezione dell’opera steiniana Senza l’intervento di Padre Hermann Leo van Breda o.f.m. per portare in salvo il Nachlass di Edmund Husserl e gli scritti di Edith Stein, la maggior parte degli studi sul pensiero del padre della fenomenologia e della sua assistente non sarebbe mai esistito. Si pensi alle opere rimaste inedite fino al loro ritrovamento da parte di Padre van Breda, oltre a testi critici, a ricerche, a dibattiti, a conferenze, e, quindi, a tutto quello che costituisce l’universo della ricerca scientifica sulla fenomenologia husserliana e sul pensiero steiniano. La ricerca storiografica sul pensiero di Edith Stein non può prescindere da un’indagine del legame tra la figura del francescano Padre van Breda e la storia della ricezione dell’opera steiniana. A questo proposito, quindi, è doveroso ripercorrere – seppure qui solo in linea generale – la vicenda che portò alla creazione degli Husserl-Archives: ad essa, infatti, si affiancò da parte di Padre van Breda il progetto di portare in salvo i materiali di suor Teresa Benedetta della Croce, rimasti incustoditi per quasi tre anni tra le rovine del Camelo di Echt. Edith Stein è tra i discepoli di Husserl, prima a Gottinga dal 1913 al 1916, e poi a Friburgo dal 1916 al 1918. Nel 1916 Husserl fu chiamato a ricoprire l’incarico di professore ordinario nell’ateneo friburghese, occupando la cattedra del pensatore neokantiano Heinrich Rickert; lo spostamento in quell’ambiente accademico significò per lui una sorta di nuovo inizio.1 Lo sviluppo della sua riflessione a seguito della pubblicazione del primo volume delle Ideen zur einer reinen Phänomenologie und phänomenologische Philosophie nel 1913 lo aveva già lasciato concretamente isolato, nonostante fosse noto che quel testo rappresentasse l’espressione più matura di uno sviluppo avviatosi a partire dalle lezioni del 1907. A questo periodo deve essere fatto risalire il dissenso interno alla scuola di Husserl: molti dei suoi allievi di Gottinga dimostrarono disapprovazione per l’approfondimento dell’idea dell’analisi intenzionale, nel corso della quale Husserl doveva imbattersi nel problema del soggetto, per incontrarsi così con la tematica trascendentalistica. A ciò si aggiunse il fatto che unicamente Edith Stein e Roman Ingarden seguirono Husserl nel suo spostamento a Friburgo, rimanendo con lui, sebbene in entrambi i casi solo per un determinato periodo di tempo.2 Eppure si pensi che proprio Husserl aveva aperto a molti dei suoi discepoli del periodo di Gottinga la strada verso la Chiesa; a questo proposito la Stein scrive: «Di Husserl si deve dire che il modo in cui si è diretto alle cose stesse ed in cui ha insegnato a comprenderle intellettualmente in tutta la loro forza ed a descriverle obiettivamente, fedelmente e scrupolosamente, ha liberato la conoscenza dall’arbitrio e dalla superbia, e ha condotto ad un atteggiamento conoscitivo semplice ed ubbidiente alle cose e perciò umile. Questo atteggiamento ha condotto anche ad una liberazione dai pregiudizi e ad una spregiudicata disponibilità ad accogliere evidenze colte intuitivamente. E questo atteggiamento, al quale ci ha abituati coscientemente, ha reso molti di noi anche liberi e disponibili alla religione cattolica, tanto che un gruppo consistente dei suoi allievi lo devono ringraziare se hanno trovato la via della Chiesa, via che egli stesso non ha trovato».3 Di costoro, Edith Stein fu la prima assistente personale di Husserl, e l’unica ad avere ricoperto questo incarico del tutto volontariamente, a partire dall’ottobre del 1916 fino al febbraio del 1918. Nel giugno del 1923, dopo avere declinato l’offerta di una cattedra di filosofia a Berlino, Husserl ricevette un supporto finanziario permanente per le sue attività di ricerca che gli consentì di avere un assistente personale retribuito: questa posizione fu ricoperta dapprima, a partire dal 1923, da Ludwig Landgrebe e, in seguito al suo spostamento a Praga, da Eugen Fink, che rimase con Husserl dal 1929 fino alla sua morte avvenuta a Friburgo in Brisgovia il 27 aprile 1938. Da questo preciso giorno prende avvio la vicenda storica che merita di essere ricordata non solo per permettere di comprendere il ruolo di Padre van Breda nell’ambito della ricezione del pensiero fenomenologico, ma soprattutto per indicare l’origine esatta degli attuali studi steiniani. Tutti gli sforzi del frate francescano furono sempre rivolti a salvare dall’oblio il patrimonio di una corrente di pensiero che attualmente è conosciuta in maniera approfondita solo grazie alla creazione degli Husserl-Archives – dapprima solo a Lovanio, e poi anche a Colonia, a Friburgo in Brisgovia, a New York City, a Parigi – che Padre van Breda rese il punto di riferimento fondamentale per lo studio della fenomenologia e per lo sviluppo delle indagini sul pensiero husserliano.4 A partire dalla fine di aprile del 1938 nessuno tra gli allievi ed i collaboratori di Husserl potè o volle occuparsi di portare in salvo il suo Nachlass, costituito da più di 40.000 pagine di manoscritti inediti; subito dopo la scomparsa del marito, Malvine Charlotte Steinschenieder aveva provveduto a nascondere parti del lascito presso alcune persone di fiducia, pur sapendo, però, che in questo modo esso sarebbe stato al sicuro solo per poco tempo. Nell’estate del 1938, quando ormai tutte le speranze di portare in salvo il materiale di Husserl sembravano perdute, giunse a Friburgo il giovane frate Hermann Leo van Breda. Nato a Lier, nelle Fiandre, il 28 febbraio 1911, dopo avere ricevuto il 19 agosto 1934 l’ordinazione sacerdotale, intraprese gli studi di Filosofia presso l’Università Cattolica di Lovanio conseguendo la Licenza nel luglio del 1938 con una tesi sullo sviluppo del pensiero husserliano dalla fase iniziale fino a Philosophie als strenge Wissenschaft. Il suo interesse nei confronti della fenomenologia di Husserl lo portò a volerne approfondire lo studio anche nella dissertazione di dottorato, per la quale ritenne necessario consultare fin da subito i manoscritti inediti del filosofo. Fu così che Padre van Breda si recò a Friburgo nel mese di Agosto del 1938, dopo avere preso contatto con Malvine Husserl, che lo accolse nell’abitazione situata sulla Schöneckstrasse. Durante questa prima visita egli divenne consapevole della vastità e dell’importanza del lascito: si trattava di oltre 40.000 pagine autografe stenografate e di circa 10.000 pagine trascritte a mano e dattilografate – lavoro, quest’ultimo, svolto dapprima da Edith Stein, ed in seguito da Landgrebe e da Fink. Padre van Breda comprese che per condurre adeguatamente le indagini sul pensiero husserliano e lo studio per l’edizione dei manoscritti inediti sarebbe stata necessaria non solo la collaborazione dei due ultimi assistenti di Husserl, ma anche la sistemazione del materiale in un unico ambiente di ricerca creato appositamente. Egli, inoltre, si rese conto del pericolo a cui questi materiali erano esposti finchè rimanevano in territorio tedesco: in accordo con la vedova di Husserl, parlò al suo supervisore del progetto di trasferimento dell’intero Nachlass husserliano e della biblioteca del filosofo presso lo “Hoger Instituut voor Wijsbegeerte” di Lovanio, fondato nel 1889 da Desiré Mercier, all’epoca sacerdote oltre che docente di filosofia, poi divenuto cardinale. La decisione definitiva fu presa dall’allora direttore di questa istituzione, monsignor Léon Nöel, già attento studioso del pensiero fenomenologico: fu proprio lui a rendere attuabile il progetto ideato da Padre van Breda. Per potere trasferire il Nachlass e la biblioteca di Husserl in Belgio evitando ogni sorta di impedimento da parte del regime nazista, la vedova Malvine firmò un documento falso che indicava Padre van Breda come unico proprietario del materiale: a quel tempo, infatti, l’ambasciata belga in Germania aveva avuto l’obbligo di provvedere al trasporto di beni appartenenti solo a cittadini belgi. L’operazione di salvataggio del lascito husserliano e, allo stesso tempo, l’istituzione del centro di ricerca che avrebbe accolto l’archivio del fondatore della fenomenologia, furono rese possibili grazie alla determinazione di monsignor Nöel nel sostenere le richieste di Padre van Breda. Il direttore dell’Istituto Superiore di Filosofia cercò, infatti, l’appoggio del governo belga ed, in seguito, l’aiuto del rettore dell’Università Cattolica di Lovanio. Anzitutto, Paul-Henri Spaak, a quel tempo Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri, si adoperò per permettere il trasferimento del materiale da Friburgo all’ambasciata belga di Berlino e, in seguito, da lì a Lovanio; Padre van Breda seguì tutte le fasi del trasporto del Nachlass e della biblioteca di Husserl. Inoltre, monsignor Paulin Ladeuze, all’epoca rettore dell’ateneo lovaniense, si rivolse alla Francqui Foundation per ottenere un finanziamento necessario all’apertura del centro di ricerca sul pensiero husserliano. Il 27 ottobre 1938 Padre van Breda ricevette la conferma dell’assegnazione della somma che per due anni sostenne il lavoro di trascrizione dei manoscritti stenografati, affidato a Fink ed a Landgrebe: questa è ricordata come la data della nascita effettiva degli Husserl-Archives. Il giorno del Santo Natale dello stesso anno, Gerhart Husserl – esecutore delle ultime volontà del padre – stipulò con l’Istituto Superiore di Filosofia un contratto con il quale agli Husserl-Archives veniva commissionato il lavoro di cura e di edizione dei testi, che rimasero di proprietà della famiglia del filosofo. Edith Stein – che era entrata nel Carmelo di Colonia il 14 ottobre del 1933, e che il 15 aprile 1934 assunse il nome di Teresa Benedetta della Croce – in seguito all’aggravarsi della situazione per coloro che erano di origine ebraica venne trasferita nel Carmelo di Echt proprio pochi giorni dopo, il 31 dicembre del 1938. Nel frattempo, l’attività del neonato centro di ricerca prese avvio a tutti gli effetti nella primavera del 1939, con il trasferimento di Fink e di Landgrebe a Lovanio: da quel momento fino alla fine del secondo conflitto mondiale, Padre van Breda impiegò tutte le sue energie per garantire protezione ai due collaboratori e soprattutto per mettere in salvo il Nachlass dal danneggiamento che i bombardamenti avrebbero potuto provocare. Non appena l’invasione tedesca del Belgio rese Lovanio un posto insicuro, egli pensò addirittura di trasferire tutto il materiale del lascito husserliano negli Stati Uniti, presso la Saint Bonaventure University, dove risiedeva un suo fratello.5 Questa idea rimase, però, inattuata, e i progetti di Padre van Breda erano destinati a rivolgersi qualche anno più tardi anche alla salvezza dei manoscritti di Edith Stein. Alla fine del 1938 suor Teresa Benedetta della Croce era stata trasferita al Carmelo di Echt, in Olanda, poiché sembrava che quello potesse essere per lei il posto più sicuro. La situazione cambiò improvvisamente con l’invasione tedesca dei Paesi Bassi, che prese avvio nel maggio del 1940. Nello stesso anno la sorella di Edith Stein, Rosa, riuscì a raggiungere Echt dopo essere fuggita attraverso il Belgio; costei, riconoscente per avere trovato rifugio nel monastero dove risiedeva la sorella, accettò di assumere un incarico al suo interno come portinaia.6 In quel periodo la madre priora del Carmelo di Echt affidò ad Edith Stein l’incarico di redigere uno studio su San Giovanni della Croce in occasione del quarto centenario della sua nascita che cadeva proprio nell’estate del 1942: il testo della Stein intitolato Kreuzeswissenschaft. Studien über Johannes a Cruce, sarebbe rimasto incompiuto a causa della deportazione della filosofa. Preoccupato per la sorte della carmelitana scalza allieva di Husserl, nell’aprile del 1942 Padre van Breda si recò al Carmelo di Echt per incontrarla: in quel periodo egli stava contribuendo a pianificare la fuga di Edith Stein affinchè raggiungesse il Carmelo di Le Pâquier in Svizzera. Durante questo loro ultimo colloquio, la Stein confidò a Padre Van Breda il suo timore che questa sua fuga avrebbe portato sicuramente ad una punizione di tute le abitanti del monastero da parte dei nazisti, e che per quel motivo preferiva rimanere a Echt affrontando ciò che la attendeva. Il 2 agosto del 1942 gli ufficiali della Gestapo si presentarono al Carmelo di Echt per trasferire Edith, assieme alla sorella Rosa, ad Amersfoort. Suor Teresa Benedetta della Croce varcò il portone del monastero vestita come era, e con una coperta, un bicchiere, un cucchiaio e con cibarie per tre giorni, ma soprattutto con una invincibile forza nell’animo, dicendo a Rosa all’uscita del Carmelo: «Vieni, andiamo con il nostro popolo».7 Il 3 agosto fu spostata al campo di raccolta di Westerbork. All’alba del 7 agosto, insieme alla sorella Rosa e ad altri deportati, fu rinchiusa in un vagone ferroviario avviato al campo di sterminio di Auschwitz. Edith Stein venne uccisa in una camera a gas lo stesso giorno dell’arrivo al campo di Auschwitz, domenica 9 agosto 1942, ed in seguito venne bruciata in uno dei forni crematori. Dopo la sua deportazione, le consorelle di Edith Stein avevano provveduto a salvarne i manoscritti; purtroppo, però, a seguito della ritirata dei nazisti avvenuta a partire dal 6 gennaio 1945, le carmelitane scalze furono obbligate a lasciare il loro monastero di Echt e, quindi, a lasciarvi incustoditi anche gli scritti della Stein. Pochi giorni dopo la fuga, una monaca pensò di ritornarvi e di raccogliere il materiale; purtroppo, però, con la distruzione del monastero di Echt a causa dei bombardamenti non rimaneva alcun vano in cui archiviare gli scritti di Edith Stein, che furono posti allora in sacchi lasciati allo scoperto: così rimasero per circa tre anni. Successivamente, nel mese di marzo del 1945 Padre Van Breda si recò alle rovine del Carmelo di Echt con la priora del Carmelo di Geleen e con due carmelitane scalze prelevando dalle macerie tutti i documenti abbandonati, che costituivano la maggior parte del materiale di Edith Stein. Questi, una volta riordinati, costituirono il suo lascito. A questo punto andrebbero elencate una serie di vicende di cui Padre van Breda fu protagonista e che portarono fino alla costituzione dell’Archivum Carmelitanum Edith Stein, avvenuta nel 1955. Nella “Introduzione” alla bibliografia internazionale di Edith Stein padre Francesco Alfieri scrive: «I manoscritti di Edith Stein originariamente conservati presso l’Archivio-Husserl di Lovanio, fondato dal francescano Herman-Leo Van Breda, in un secondo momento furono custoditi nel Carmelo di Colonia. (…) Nel carteggio personale dell’Autore ho constatato il suo grande interesse per i manoscritti di Edith Stein come anche la sua volontà di voler intraprendere l’edizione critica tedesca delle sue opere. Progetto che poi si concretizzò con l’edizione dei primi due volumi: Kreuzeswissenschaft. Studie über Johannes a Cruce (nel 1950) e Endliches und ewiges Sein. Versuch eines Aufstiegs zum Sinn des Seins (anch’esso nel 1950). In seguito, con il trasferimento dei manoscritti al Carmelo di Colonia continuò l’edizione critica delle opere, ma non più sotto l’ausilio dell’Archivio Husserl di Lovanio».8 L’importanza del salvataggio degli scritti della Stein fu annunciata anche oltreoceano. Nel 1947 Padre van Breda fece pubblicare sulla rivista statunitense Philosophy and Phenomenological Research un suo articolo intitolato The Posthumous Manuscripts. “Origin” of Edith Stein: l’intento di questo testo era quello di presentare dopo quasi due anni dal salvataggio attuato tra le macerie del Carmelo di Echt lo stato dei lavori di sistemazione del lascito della Stein. Oltre a ciò, lo studioso Steven Payne o.c.d. rende nota la presenza presso gli archivi della University at Buffalo, nello stato di New York, dei materiali provenienti dal lascito di Edith Stein: proprio qui, a Buffalo, nell’archivio dei documenti del professor Marvin Farber – il fondatore della International Phenomenological Society – nella «Serie I. Correspondence, circa 1920-1980» nel faldone segnalato come 22.20 compare la corrispondenza con la Stein effettuata tra il 1940 e il 1941. Nella «Serie III. Early notes and papers, circa 1918-1937» nel faldone segnalato come 32.12 compare la dicitura «Edith Stein mss., circa 1924, undated; includes notes from “Phänomenologie und Erkenntnistheorie” (manuscript of E. Husserl)». I due titoli presentati sono semplici segnali del fatto che l’interesse per lo studio del pensiero steiniano è dilagato a livello mondiale; a ciò si aggiunga, inoltre, la sua diffusione in determinati ambienti letterari e devoti in cui è penetrato. Questa considerazione contribisce ad appesantire il debito che ogni studioso del pensiero fenomenologico ha nei confronti di Padre Hermann Leo van Breda – figura che testimonia la fatica della ricerca filosofica vissuta come volontà di riportare continuamente alla luce quello che l’errore umano offusca o rende invisibile, ma che è l’origine del sapere. Bibliografia utilizzata F. Alfieri, Die Rezeption Edith Steins. Internationale Edith-Stein-Bibliographie 1942-2012. Festgabe für M. Amata Neyer OCD, Vorwort von U. Dobhan OCD, Geleitwort von Hanna Barbara Gerl-Falkovitz – Angela Ales Bello, Einführung von Francesco Alfieri OFM, Echter Verlag GmbH, Würzburg 2012 F. Alfieri, Nota Bio-bibliografica di Edith Stein, in A. Ales Bello – F. Alfieri – M. Shahid (edd.), Edith Stein – Hedwig Conrad-Martius. Fenomenologia Metafisica Scienze, Giuseppe Laterza Editore, Bari, 2010, 413-461 H.L. van Breda, Edith Stein, in: Lexikon für Theologie und Kirche, 9, 1964, pp. 1029-1030 H.L. van Breda, The Posthumous Manuscripts: “Origin” of Edith Stein, in: Philosophy and Phenomenological Research, Volume 8, Number 2 (December), 1947, pp. 303-305 H.L. van Breda, Die Rettung von Husserls Nachlaß und die Gründung des Husserl-Archivs, in: Husserl et la Pensée Moderne, La Haye, (Phaenomenologica 2), pp. 42-77, 1959 C. Dobner, Il libro dai sette sigilli. Edith Stein: Torah e Vangelo, Monti, Milano, 2001 C. Dobner, Se afferro la mano che mi sfiora… Edith Stein: il linguaggio di Dio nel cuore della persona, Marietti, Milano, 2011 C. Dobner, Rimarrà solo il grande amore. Il sentire di Edith Stein nella furia del nazismo, Giuliano Ladolfi Editore, Borgomanero, 2013 C. Dobner, Edith Stein e l’ingegneria del male, in «L’Osservatore Romano», 9 agosto 2012 C. Dobner, La più grande donna nell’olimpo dei filosofi tedeschi in «L’Osservatore Romano», 9 agosto 2012 R. Ingarden, Edith Stein in Her Activity as an Assistant of Edmund Husserl, in: Philosophy and Phenomenological Research, Volume 23, Number 2 (december), 1962, pp. 155-175 S. Payne, Documentation: Edith Stein Materials in the Archives of the State University of New York at Buffalo, in: Teresianum, number 1, volume 55, 2004, pp. 195-222 M. Sawicki, Body, Text, and Science. The Literacy of Investigative Practices and the Phenomenology of Edith Stein, 1997 H. Spiegelberg, The Phenomenological Movement: a Historical Introduction, Martinus Nijhoff, The Hague, 1982 T. Vongehr, Geschichte des Husserl-Archivs, History of the Husserl-Archives, Springer, Dordrecht, 2007
Posted on: Wed, 27 Nov 2013 09:56:37 +0000

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