Anche i tecnici hanno il loro ridire... A cura di Antonio - TopicsExpress



          

Anche i tecnici hanno il loro ridire... A cura di Antonio Gigliotti Cari amici e colleghi, qualche giorno fa spiegavo le ragioni del mio pessimismo e del mio non vedere di buon grado l’entusiasmo generato dal Consiglio dei ministri del 28 agosto scorso. Cosa c’era da gioire? Nulla, perché sebbene la prima rata Imu sia stata effettivamente soppressa, manca ancora la decisione conclusiva per quel che concerne la seconda rata (quella di dicembre), nonché una presa di posizione chiara sull’Iva (per la quale sappiamo comunque che l’aumento ci sarà, lo ha persino confermato il sottosegretario all’Economia, Stefano Fassina). E visto che le parole, se non sono seguite dai numeri, sembrano non avere il potere di convincere, allora proverò a esporre nuovamente le mie posizioni avvalendomi dei dati inconfutabili del denaro. Tant’è che, come ho già avuto modo di sottolineare ai microfoni di Radio 1, io non ho alcun elettorato da ammaliare, per fortuna sono un tecnico e posso permettermi il lusso di essere realista, pertanto pessimista. Dunque, per sopprimere entrambe le tranche Imu sono necessari 4,4 miliardi di euro. Nonostante il governo faccia intendere il contrario, il nostro Paese ne possiede attualmente solo la metà, vale a dire la quota necessaria per rendere possibile ciò che hanno effettivamente deciso in seno al Consiglio dei ministri: la soppressione della prima rata Imu, quella che avremmo dovuto pagare a giugno, ma che era stata sospesa per tre mesi. Ciò detto, appare però chiaro che manca all’appello ben metà della copertura restante, ossia quella che servirebbe per effettuare il secondo passo, quello che il governo dà per certo ma che, al momento, non sa ancora bene come realizzare: la soppressione della seconda rata Imu, quella che dovremo pagare a dicembre. Dove la troveranno questa copertura ad oggi assente? Ebbene, lasciamo per un attimo in sospeso un simile quesito e andiamo ad affrontare l’altra questione calda: la maggiorazione dell’aliquota ordinaria Iva. È chiaro che se mancano le risorse per completare il progetto Imu, sono assenti anche quelle per scongiurare il passaggio dell’aliquota dal 21% al 22%. Risulta dunque ormai concreta la possibilità che ciò avvenga, anche perché (e qui ritorniamo alla domanda che mi ero posto) potrebbe essere proprio la maggiorazione Iva ad andare a coprire la soppressione Imu. I conti tornano! Anche se ancora non vi abbiamo incluso la ‘service tax’. Intanto però mi è bastato prendere un caffè al bar per capire di cosa stiamo parlando. Infatti non è necessario alcun sondaggio per sapere che se l’Imu faceva acqua da tutte le parti, la ‘service tax’ risulta peggiore. Me lo ha detto ingenuamente il mio barista, che non sbaglia mai! La new entry nel sistema impositivo italiano dovrebbe essere operativa a partire dal prossimo gennaio. Purtroppo però ancora non conosciamo nessun dettaglio giuridico o tecnico della nuova tassa; sappiamo solo che sarà di natura federale, quindi a completa gestione dei comuni, e che includerà Tasi e Tari. Ma come si muoveranno i comuni per quel che concerne le aliquote per i calcoli? Ancora non ci è dato di sapere. In ogni caso questa imposta servirà per riempire le casse dell’erario comunale, i comuni infatti useranno il gettito derivante dalla ‘service tax’ per coprire i servizi da erogare al cittadino. Possiamo immaginare, basandoci su questi pochi elementi, che più il comune avrà bisogno di soldi, più le aliquote saranno alte. Non poche critiche sono pervenute. La più forte è quella delle associazioni degli inquilini, che hanno sottolineato come con l’introduzione della ‘service tax’ si stia scaricando parte dei costi della soppressione dell’Imu proprio su di essi. Il punto è che l’imposta, qualora dovesse diventare operativa, farebbe aumentare il costo dell’immobile causando con più frequenza i fenomeni di morosità, quindi i conseguenti sfratti. E se già consideriamo che con l’aumento Iva i consumi crolleranno, non so se potremo anche permetterci un Paese di sfollati! In definitiva, le problematiche generate da queste ultime decisioni governative vanno a colpire in maniera profonda anche gli studi dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Si tenga presente che con l’introduzione della ‘service tax’ si fa un passo avanti all’insegna del federalismo fiscale, saranno quindi i comuni, in base alle rispettive esigenze, a determinare le aliquote da inserire nei programmi informatici. Ora, se già abbiamo difficoltà e incomprensioni quando il programma è unico e dipende da un’amministrazione centrale, quale caos dovrà attenderci dietro l’angolo dopo la resa operativa dell’imposta? Penso ai nuovi software, ai nuovi adempimenti, alle nuove scadenze. Alle aliquote diverse da comune a comune!! E penso anche alla mole di lavoro che si andrà ad accumulare nei nostri studi, alle aziende che vivranno un vero e proprio ingorgo di adempimenti… E tutto ciò passa non solo nella completa indifferenza degli organi governativi, quanto anche nel silenzio totale di quelli di categoria. Ma si tratta ovviamente dell’ennesimo tributo che siamo costretti a pagare all’assenza di governance che ci caratterizza ormai da quasi un anno. Ferita, questa, che non verrà rimarginata prima del 2014, anzi credo proprio che ci addentreremo nel nuovo anno senza esser riusciti a sanare la profonda lacerazione di categoria. “Facta, non verba”, dicevano i latini. Tuttavia pare che nel nostro Paese si stia diffondendo la cultura del ‘fare i fatti, ma farli male’.
Posted on: Tue, 03 Sep 2013 09:11:08 +0000

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