Avversari a confronto[modifica | modifica sorgente] Soldati - TopicsExpress



          

Avversari a confronto[modifica | modifica sorgente] Soldati romani del tardo impero raffigurati (fila posteriore) sulla base dellobelisco di Teodosio, nellippodromo di Costantinopoli; si notino i torque (collari ornamentali) con i pendenti regimentali e i capelli lunghi, uno stile importato dalle reclute barbariche, in contrasto con i capelli corti portati normalmente durante il Principato. Secondo quanto raccontato da Ammiano Marcellino,[2] un disertore aveva informato Cnodomario che Giuliano aveva 13.000 uomini con sé a Saverne: non è però chiaro se avesse raccolto altri uomini per la battaglia. È possibile che la divisione di Severo non sia inclusa in quel conto in quanto, come raccontato in occasione della rotta di Barbazione, i suoi uomini occupavano un campo differente dal grosso delle forze.[37] Libanio afferma che Giuliano avesse 15.000 uomini;[50] se questo fosse vero, gli ulteriori 2000 uomini potrebbero essere quelli del contingente di Severo. Inoltre Giuliano potrebbe essere stato in grado di richiamare alcune unità di limitanei per aiutarlo; Zosimo afferma che al suo arrivo in Gallia, Giuliano iniziò una vasta leva:[51] si trattò probabilmente di uno sforzo volto a ricostituire le unità di limitanei molto indebolite negli anni dellanarchia, piuttosto che rafforzare le unità del suo comitatus. Allo stesso tempo si è detto che la stima di 35.000 Alemanni fatta da Ammiano fosse esagerata e che in realtà essi fossero appena 15.000, tanti quanti i Romani; questa stima è basata su ipotesi speculative, tra cui quella che assume che la dimensione media di una banda di incursori alemanni (800 uomini) rappresentasse il contingente massimo esprimibile da un singolo pagus.[52] La stima di 35.000 uomini è invece compatibile con altre due indicazioni date da Ammiano in relazione ad eserciti alemannici: un contingente di 40.000 uomini nel 378 e un esercito del 366 diviso in tre parti, una delle quali forte di 10.000 uomini.[16] Lesercito di Giuliano, sebbene di dimensioni ridotte, comprendeva alcune delle migliori unità dellesercito romano tardo imperiale, con una notevole reputazione militare:[53] si trattava infatti di unità di palatini, i migliori soldati romani. Una percentuale notevole delle truppe erano di origine barbarica, per lo più germanica: lanalisi dei nomi tramandati di ufficiali e soldati delle unità di auxilia palatina suggerisce che i barbari costituivano da un terzo a metà degli effettivi, contro una stima del 25% riguardo allintero esercito tardo imperiale.[54] Di questi molti erano probabilmente Alemanni, ma la storia delle campagne galliche mostra che le sue truppe barbariche erano fieramente leali ed affidabili. Se è vero che vi furono casi isolati di disertori germanici che passarono al nemico, anche per motivi di solidarietà etnica – Ammiano racconta solo di un ufficiale, il quale avvisò i membri della propria tribù che Giuliano stava pianificando una campagna contro di loro[2] – la maggior parte dei soldati barbari tra le file romane mostrarono di essere estremamente leali alle proprie unità, come dimostrato dalla rapidità con cui le truppe di Giuliano ingaggiarono il nemico e dalla determinazione con la quale combatterono la battaglia: tre dei quattro tribuni caduti in battaglia a Strasburgo avevano nomi barbarici.[5] Una moderna ricostruzione del probabile aspetto di un fante dellesercito romano. Si notino: lelmo del tipo Spangenhelm, con una guardia per il naso, raffigurato anche sullarco di Costantino; la lorica hamata (armatura a maglie) e lo scudo ovale o circolare, tipiche armi difensive delle auxilia della fine del III e inizi del IV secolo; a sinistra lhasta, la lancia da fante, e lo spiculum, un giavellotto simile ad un pilum lungo. Le forze di Cnodomario erano molto meno omogenee in fatto di qualità. I suoi uomini migliori erano i professionisti del seguito dei regales (la classe di rango regale, detti ringgivers dai Germani). Si trattava principalmente di berserkr e combattenti con la spada dai capelli lunghi, ben equipaggiati dai loro ricchi padroni; allo scopo di garantirsi una rilevante velocità, indossavano intenzionalmente poca armatura, mentre i berserkr portavano gli scudi sulle spalle per usare la spada a due mani.[55] La maggior parte degli uomini erano reclute con poco addestramento, che, come tutte le forze germaniche dellepoca, facevano affidamento su di un equipaggiamento leggero e sulla velocità. Lequipaggiamento romano era prodotto in massa nelle fabricae statali, che mettevano insieme avanzate tecnologie di forgiatura e abili artigiani.[56] Le armi romane erano fabbricate con acciaio prodotto internamente, come il chalbys noricus, il quale, sebbene di qualità inferiore allacciaio prodotto in quel periodo in Asia centrale e in Cina, era notevolmente superiore al ferro non forgiato. Di contro, la tecnologia della forgiatura e gli artigiani esperti erano molto più rari nella Germania libera, sebbene vi siano prove che la produzione e standardizzazione dellequipaggiamento erano notevolmente aumentate dallepoca del Principato; anche luso dellacciaio era noto in Germania libera, dove si producevano spathae e stocchi in acciaio flessibile.[57] Ma la produzione alemannica di prodotti forgiati sofisticati, come armature di metallo, elmetti e spade, era sicuramente su scala inferiore a quella dei Romani.[58] Armi semplici come asce e coltelli erano spesso realizzati in ferro non forgiato. La protezione delle truppe romane era ottenuta tramite armature metalliche, normalmente una lorica hamata (armatura a maglia), ed elmetti, oltre agli scudi.[59] Al contrario, gli unici a possedere armatura ed elmetto tra gli Alemanni erano solo gli appartenenti alle classi sociali superiori: la gran parte dei fanti alemannici avevano solo uno scudo, ma nessuna armatura o elmetto.[58] Fante romano tardo imperiale che regge una spatha (lunghezza mediana pari a 0,9 m). La lama era tagliente da entrambi i lati e la sommità era appuntita per permettere la stoccata. Si noti labbigliamento del soldato, con lorica hamata, tunica a maniche lunghe, pantaloni e stivali, e si confronti con il fante ausiliario del I-II secolo, la cui spada era il più corto gladio e che indossava una tunica a maniche corte, aveva le gambe scoperte e portava i sandali. Le armi da mano del fante romano erano lhasta (lancia), la spatha (spada) e il pumnal (pugnale).[59] Tra gli Alemanni larma preferita era la lancia, mentre le spade erano probabilmente meno comuni:[60] certamente le avevano gli optimates (i nobili) e i ringgivers.[61] Larmamento degli Alemanni meno facoltosi non è chiaro: Ammiano Marcellino lascia intendere che molti fanti alemanni portavano la spada,[62] mentre coloro che non lavevano erano armati di scramasax (coltelli lunghi e appuntiti) e asce. Per quanto riguarda le armi da lancio a corto raggio, il fante romano portava o una lancia lunga oppure due o tre giavellotti corti (lanceae) e mezza dozzina di plumbatae (dardi a mano), per una gittata efficace di circa 30 m.[41] Ammiano riporta un gran numero di armi da lancio usate dagli Alamanni durante la battaglia: spicula (un lungo giavellotto simile al pilum, anche noto come angone), verruta missilia (lance corte) e ferratae arundines (probabilmente dardi e francische, asce da lancio).[63][64] Tutto considerato, pare che non vi fossero grandi differenze tra i due contendenti per quanto riguarda le armi da lancio. Ammiano racconta che i fanti romani furono obbligati a tenere gli scudi sopra le loro teste per gran parte del tempo a causa della quantità di dardi e lance che pioveva su di loro.[65] Un aspetto che Ammiano tralascia di descrivere riguarda larmamento da lancio lungo, ma è estremamente probabile che vi fossero arcieri da entrambe le parti. Ammiano ricorda la presenza tra i Romani di una vessillazione di equites sagittarii (arcieri a cavallo),[66] ed è probabile che vi fosse almeno una unità di arcieri a piedi, probabilmente un auxilium di sagittarii, per un totale di circa 1000 arcieri romani; inoltre alcune delle unità di fanti avevano tra i propri ranghi anche degli arcieri.[41] Larco romano era larco composito ricurvo originario dellAsia centrale: si trattava di unarma sofisticata, compatta e potente.[67] Anche gli Alemanni usavano archi, la maggior parte dei quali erano peggiori dellarco composito, ma con una eccezione, larco lungo di tasso. Alto come un uomo, poteva lanciare frecce con una forza tale da perforare le armature. Il suo lungo raggio lo rendeva ideale per scagliare frecce al di sopra delle proprie linee di fanteria, ma la sua dimensione lo rendeva ingombrante negli scontri diretti o per luso a cavallo, per il quale, invece, larco composito era ideale. Tradizionalmente si è ritenuta trascurabile la capacità arcieristica dei Germani del Reno, a causa del commento dello scrittore del VI secolo Agazia che i Franchi non sapevano come usare gli archi,[68] ma questa conclusione è contraddetta sia dai ritrovamenti archeologici che da Ammiano stesso.[69] Quindi lequipaggiamento del soldato romano del IV secolo era ancora superiore a quello dei suoi nemici, anche se la differenza non era più così marcata come nei secoli precedenti.[70] Cavaliere romano con armatura a maglie e spada. La cavalleria romana godeva di una chiara supremazia su quella di Cnodomario in fatto di armature e addestramento, ma era inferiore per numero e velocità (si stima che ci fossero 3000 cavalieri).[3] Oltre alla cavalleria leggera usata dai Germani, i Romani impiegavano cavalieri con corazze a maglie e cavalieri con armatura pesante, detti cataphracti o clibanarii (i termini sembrano intercambiabili), completamente coperti da armature a squame o a fasce e armati con una lancia lunga e pesante, il contus, e con una spada; Ammiano cita almeno due unità di catafratti, dunque questi costituivano almeno un terzo della cavalleria romana (circa 1000 cavalieri).[5] Il numero dei cavalieri alemannici non è noto, ma probabilmente costituivano una piccola parte dellesercito di Cnodomario, in quanto i territori degli Alemanni erano occupati da foreste fitte ed erano inadatti allallevamento in massa di cavalli.[71] La maggior parte dei cavalieri alemanni erano i nobili e i membri del loro seguito, in quanto solo i ricchi potevano permettersi di mantenere un cavallo da guerra, e difficilmente costituivano più di un quinto di tutto lesercito (7000 cavalieri), mentre probabilmente erano arcora di meno.[71] Malgrado ciò, la cavalleria alemannica era probabilmente sensibilmente più numerosa di quella romana. Riguardo al loro armamento, la cavalleria nobile di Cnodomario era probabilmente armata con spade, ma non possedeva armature metalliche,[72] cosa che li rendeva probabilmente vulnerabili nello scontro corpo a corpo con la cavalleria romana, in particolare con i catafratti; è tuttavia possibile che alcuni cavalieri indossassero armature catturate al nemico. I soldati romani erano professionisti, continuamente addestrati nelle tecniche di combattimento e per eseguire manovre di gruppo.[73][74] Il loro vantaggio principale negli scontri campali era quello di combattere in formazione, che permetteva loro di mantenere la posizione ad intervalli regolari e di rimpiazzare i soldati caduti, cosa che permetteva allunità di mantenere la propria forma e consistenza mentre eseguiva manovre o ingaggiava il nemico. Ci sono invece solo pochi indizi per manovre di gruppo da parte degli Alemanni, sebbene i combattenti professionisti al seguito dei nobili fossero probabilmente in grado di eseguirne una: Ammiano racconta di un globus (una massa) dei migliori guerrieri che si mosse insieme al culmine della battaglia e fece breccia nella linea romana.[75] Oltre ai soldati professionisti già menzionati, molti Alemanni avevano probabilmente servito in passato nellesercito romano, ricevendone laddestramento,[76] ma la maggior parte degli uomini di Cnodomario erano stati richiamati per una leva temporanea e il loro addestramento era limitato. Secondo Ammiano furono obbligati a fare affidamento su di una rozza spinta frontale per sfondare la linea nemica semplicemente grazie al peso dei numeri, mentre non misero in difficoltà gli esperti soldati romani nella fase finale della battaglia, un prolungato combattimento ravvicinato.[77] Per contrastare linferiorità tattica delle sue truppe, Cnodomario fece un uso attento della conformazione del campo di battaglia e di alcuni stratagemmi. A Strasburgo il fianco destro del suo esercito era protetto da una zona ricoperta da arbusti e interrotta da fossi naturali, in cui la cavalleria non poteva manovrare; Cnodomario fece disporre alcuni guerrieri nascosti nei fossi per preparare unimboscata,[46] probabilmente contro lala sinistra romana. Per fronteggiare la minaccia dei catafratti romani sulla sua ala sinistra, Cnodomario ordinò ad alcuni fanti armati alla leggera di mischiarsi ai cavalieri: durante lo scontro con la cavalleria romana, i fanti avrebbero dovuto strisciare sotto i cavalli romani e colpirli sul ventre, in modo che i cavalieri cadessero con le proprie montature e, impacciati dalle armature, fossero facile vittima dei loro nemici.[78] Il problema principale di Giuliano era quello di annullare il vantaggio numerico dei Germani. Poiché questo vantaggio rendeva probabile che le formazioni romane fossero sfondate in uno o più punti semplicemente dalla preponderanza nemica, Giuliano fece schierare le sue truppe su due linee parallele molto distanziate;[79] in questo modo le truppe della seconda linea sarebbero potute facilmente accorrere in soccorso delle unità di prima linea che si fossero trovate in difficoltà, mentre lintera seconda linea avrebbe funto da riserva nel caso la prima fosse interamente collassata. Infine Giuliano dispose probabilmente una piccola unità separata sul proprio fianco sinistro, sotto il comando del suo magister equitum Severo, a fronteggiare il bosco al di là della strada;[80] probabilmente serviva a difendersi da una possibile sortita germanica da quel lato, anche se Ammiano sembra suggerire che Severo avesse lordine di avanzare nel bosco.[46] Infine, il piano di Giuliano prevedeva che la cavalleria romana mettesse in fuga quella germanica e circondasse da dietro la fanteria nemica. Ordine di battaglia romano[modifica | modifica sorgente] Motivo dipinto sugli scudi degli Heruli seniores, un auxilium palatinum. Il motivo è ripreso dalla Notitia dignitatum, un documento della fine del IV- inizi del V secolo. Motivo dipinto sugli scudi dei Petulantes seniores, un auxilium palatinum. Dalla Notitia dignitatum. La composizione dellesercito di Giuliano a Strasburgo può essere ricostruita solo parzialmente. Ammiano Marcellino fa il nome di solo cinque unità nel racconto della battaglia, ma altri brani sulla campagna gallica di Giuliano e nel testo di Zosimo menzionano altre unità del comitatus di Giuliano che erano verosimilmente presenti a Strasburgo. In questa epoca un comitatus era probabilmente composto da solo tre tipi di unità e tutte del massimo grado, quello di unità di palatini: si trattava di vexillationes di cavalleria e legiones e auxilia di fanteria.[81] Vi è molta incertezza riguardo alla dimensione delle unità militari romane durante il tardo impero: ufficialmente le vexillationes e le legiones avevano 800 e 1200 uomini rispettivamente, ma gli effettivi registrati sono rispettivamente 400 e 800;[82] si può allora assumere un valore medio tra questi estremi e stimare 500 cavalieri per le vexillationes e 1000 fanti per le legiones palatinae. Anche la forza di una auxilia palatina è oggetto di dibattito, in quanto potevano essere della stessa dimensione delle legiones o grandi la metà;[83] la seconda possibilità pare la più probabile in accordo con le ricerche svolte,[84][85] anche in considerazione del fatto che se unauxilia avesse avuto la stessa dimensione di una legio non sarebbe stato necessario distinguerle. Le fonti riportano le seguenti unità allinterno del comitatus di Giuliano (con lasterisco si indicano le unità nominate da Ammiano nel racconto della battaglia di Strasburgo): UNITÀ DEL COMITATUS DI GIULIANO NEL 355-60 Legiones Auxilia Vexillationes Ioviani[17] Herculiani[17] Primani*[75] Moesiaci (1)[86] Moesiaci (2)[86] Batavi*[87] Reges*[87] Cornuti*[53] Brachiati*[53] Celtae[88] Heruli[88] Petulantes[88] Normali Equites Gentiles[89] Equites scutarii*[90] Pesanti Equites cataphractarii (1)*[5] Equites cataphractarii (2)*[5] Leggere Equites Dalmatae[17] Equites sagittarii*[66] Totale (fant) 5,000 Totale (fant) 3,500 Totale (cav) 3,000 Le legioni degli Ioviani e degli Herculiani e gli equites Dalmatae non sono menzionati dalle fonti al servizio di Giuliano, ma come parte del comitatus gallico sotto Magnenzio, e furono dunque probabilmente ereditati da Giuliano. Se tutte queste unità furono presenti a Strasburgo, lordine di battaglia romano lascerebbe fuori 1500 uomini: è quindi probabile che le fonti non riportino tre unità di auxilia, di cui almeno una di sagittarii (arcieri), senza i quali un comitatus sarebbe stato incompleto. In totale, quindi, è verosimile che lesercito di Giuliano a Strasburgo fosse composto da cinque legiones palatinae e dieci auxilia palatina di fanteria e sei vexillationes di cavalleria. Motivo dipinto sugli scudi degli Ioviani seniores, una legio palatina. Dalla Notitia dignitatum. Motivo dipinto sugli scudi degli Batavi seniores, un auxilium palatinum. Dalla Notitia dignitatum. Per quanto riguarda la cavalleria, Ammiano menziona solo cataphracti nel suo racconto della battaglia, i quali costituivano certamente il tipo di unità più adatte per effettuare una carica di sfondamento; una conferma dellimpiego di questi uomini è la morte di ben due tribuni (comandanti di unità) dei catafratti nello scontro,[5] che testimoniano la presenza di almeno due vexillationes di catafratti. È però praticamente certo che i catafratti costituivano solo una parte del contingente montato a disposizione di Giuliano, in quanto nellesercito romano tardo imperiale, solo il 15% delle unità di cavalleria erano catafratti pesanti.[3] Altrove Ammiano Marcellino e Zosimo raccontano che Giuliano aveva sotto il suo comando una unità di Gentiles e una di scutarii: si trattava di unità di cavalleria parzialmente corazzata, la quale costituiva la maggioranza (61%) della cavalleria tardo imperiale e che era molto adatta per il combattimento ravvicinato. Si fa anche menzione di due unità di cavalleria leggera, senza corazza e destinata alla schermaglia e allinseguimento, gli equites Dalmatae e gli equites sagittartii (arcieri a cavallo). Lo scenario più probabile è che tutte queste unità fossero presenti a Strasburgo, con due vexillationes ciascuna di cavalleria leggera, normale e pesante. A questi Giuliano aggiungeva la propria scorta personale di 200 cavalieri scelti,[91] probabilmente un distaccamento di una delle scholae di Costanzo, le unità di cavalleria di élite composte da 500 uomini che fungevano da guardia imperiale a cavallo. Per quanto riguarda le linee su cui erano disposte le unità romane sul campo, Ammiano fornisce poche informazioni: afferma che il fianco destro di ciascuna linea, anteriore e posteriore, era tenuto da una unità di auxilia, mentre al centro della linea di riserva cera la legione dei Primani. Sebbene Goldsworthy assuma che le due linee fossero numericamente uguali,[92] questa informazione non è fornita dalle fonti ed è ugualmente possibile che la linea di riserva fosse numericamente inferiore alla prima linea. Libanio afferma che le legioni erano disposte al centro della linea;[44] questa informazione è compatibile con la posizione dei Primani data da Ammiano. Una disposizione verosimile e compatibile con le informazioni frammentarie date dalle fonti potrebbe essere la seguente: in prima linea due auxilia a sinistra, tre legiones al centro, due auxilia (i Cornuti e i Brachiati) sul fianco destro, per un totale di 5000 uomini; in seconda linea tre auxilia sul fianco sinistro, la legio dei Primani al centro, altre tre auxilia (tra cui i Reges e i Batavi) a destra, per un totale di 4000 uomini; la legio restante (altri 1000 uomini) sarebbe stata al comando di Severo e collocata a sinistra. Unimportante fonte sulle unità dellesercito romano tardo imperiale è la Notitia dignitatum, un elenco delle cariche civili e militari della fine del IV-inizi del V secolo, la cui redazione, per quanto riguarda la parte occidentale dellimpero, è comunemente fatta risalire agli anni 420; lo scarso dettaglio con cui le fonti identificano le unità che combatterono con Giuliano a Strasburgo rende difficile metterle in corrispondenza con le unità registrate nella Notitia. Per quanto riguarda le unità di cavalleria, la difficoltà risiede nel fatto che le fonti non specificano i numeri delle unità presenti a Strasburgo, mentre nella Notitia sono elencate diverse unità di equites Dalmatae e di equites sagittarii. Le unità di fanteria riportate nella Notitia sono invece divise in coppie: ciascuna unità è infatti divisa in due parti, una di seniores e laltra di iuniores; questa divisione, avvenuta in un momento imprecisato, è attestata già nel 356 (Iovii Cornutes seniores),[93] ma se era già avvenuta al tempo di Giuliano, comunque Ammiano non specifica se le unità che nomina fossero seniores o iuniores, rendendo impossibile lidentificazione con la Notitia. Malgrado ciò, è possibile identificare, con un buon grado di sicurezza, alcune unità della Notitia come quelle che combatterono a Strasburgo, o quanto meno come loro discendenti. Ammiano parla di una unità di cavalleria che definisce Gentiles, forse una vexillatio palatina; se questa unità fu poi tramutata in una schola, potrebbe essere identificata con la schola Gentilium posta al comando dellimperatore dOccidente nella Notitia.[94] Le altre unità di cavalleria presenti a Strasburgo potrebbero essere identificate con la vessillazione di equites VIII Dalmatae (8º cavalleria dalmata) a disposizione del magister equitum Galliarum e con quelle di equites cataphractarii iuniores e di equites scutarii Aureliaci (cavalieri muniti di scudo di Aureliano, il cui nome derivava probabilmente dallimperatore Aureliano, che governò nel 270-5), poste sotto il comando del comes Britanniarum, le cui unità provenivano probabilmente dal comitatus gallico.[95] Per quanto riguarda la fanteria, il magister equitum di Gallia comandava gli auxilia palatina Brachiati iuniores e Batavi iuniores, mentre il comes Britanniarum aveva sotto il proprio comando la legione dei Primani iuniores. Nel comitatus del magister peditum dItalia sono invece comprese le seguenti unità seniores: le legiones degli Ioviani, Herculiani, Moesiaci e Pannoniciani (queste ultime due potrebbero essere le due legioni mesiche citate da Ammiano); le auxilia palatina dei Batavi, Cornuti, Brachiati, Heruli, Petulantes e dei Celtae; lesercito italico comprendeva anche la legio comitatensis dei Regii.[96] Questultima è identificata da Goldsworthy come lunità dei Reges citata da Ammiano,[80] ma, oltre al nome differente, i Reges erano un auxilium palatinum, non una legione. Forze alemanniche[modifica | modifica sorgente] A Strasburgo erano presenti nove reges (re) alemannici: Cnodomario e suo nipote Serapione, Vestralpo, Urius, Ursicinus, Hortarius, Suomarius[1] e i due che avevano rotto il trattato di pace con i Romani, Vadomario e il suo collega. Ciascuno di loro aveva sotto di sé due pagi, per un totale di diciotto pagi. Se si assume che i soldati non alemannici erano un quarto del totale, i soldati alemannici a Strasburgo erano quindi circa 26.000, per una media di 1500 per pagus. Considerata la stima di 135.000 per la popolazione totale degli Alemanni, il 20% circa di un pagus sarebbe stato presente a Strasburgo, una percentuale realistica per una popolazione barbarica.[16] Svolgimento[modifica | modifica sorgente] Disposizione iniziale delle truppe nella battaglia di Strasburgo. In blu gli Alemanni, in rosso i Romani. Un disertore appartenente agli Scutarii informò Cnodomario del piano di Giuliano di marciare su Strasburgo.[2] Il sovrano degli Alemanni ebbe allora il vantaggio di scegliere il campo di battaglia, che fu una gentile collina coperta di campi di grano a poche miglia dal Reno.[97] Libanio afferma che su un lato era presente un corso dacqua elevato (probabilmente un acquedotto o un canale), costruito su di una palude,[98] ma questa affermazione pare incompatibile con il racconto di Ammiano, che descrive il luogo della battaglia come posto in posizione elevata e potrebbe essere un dettaglio proveniente da unaltra battaglia di Giuliano. Il sito della battaglia è individuato dallaffermazione di Ammiano che lesercito di Giuliano marciò 21 miglia (32 km) da Saverne lungo la strada Metz-Strasburgo.[99] Una prima teoria identifica il sito con il villaggio di Oberhausbergen, posto a 3 km a nord-ovest di Strasburgo,[100] 1 km a nord della strada romana (la moderna D228): in tal caso i Romani avrebbero fronteggiato gli Alemanni sulla sommità della collina di Oberhausbergen, con la strada alle loro spalle. Ma il sito potrebbe essere stato invece quello di Koenigshoffen, un suburbio occidentale della moderna Strasburgo che si trova a cavallo della strada romana.[101] La stagione militare era già avanzata, in quanto Giuliano aveva impiegato molto tempo a ricostruire Saverna, ma era ancora estate, in quanto le giornate erano calde e il grano maturo nei campi:[102] probabilmente era agosto. Lesercito di Giuliano aveva marciato da Strasburgo durante il mattino, giungendo in vista del nemico intorno a mezzogiorno.[103] Cnodomario, allertato dai suoi esploratori dellarrivo dellesercito romano, mosse il proprio esercito dalla base, posta dinanzi alle mura diruite di Strasburgo al campo di battaglia che aveva scelto.[97] A poca distanza dal campo di battaglia, Giuliano ordinò al suo esercito di arrestarsi e di riposare. Preoccupato che i suoi uomini potessero essere troppo stanchi per la lunga marcia sotto il sole cocente, propose di costruire un campo e rimandare lo scontro al giorno successivo, ma i suoi ufficiali e i suoi uomini furono contrari e chiesero a gran voce di essere condotti alla battaglia quello stesso giorno; Giuliano, che si vantava di agire in base al consenso, accettò la loro proposta.[104] Il fatto che i soldati romani potessero anche solo considerare la possibilità di combattere una battaglia che si prospettava molto difficile dopo una marcia di 20 miglia in assetto da battaglia è una testimonianza della loro resistenza. Avanzando lungo la strada fino al campo di battaglia, i Romani trovarono lesercito germanico già disposto sul campo, probabilmente disposto in una densa massa sulla sommità della collina, in modo da ottenere il vantaggio di combattere in discesa.[105] Lala sinistra germanica era tenuta da Cnodomario e dalla sua cavalleria, mentre lala destra da suo nipote Serapione (il cui nome greco era stato scelto dal padre ellenofilo), il quale era ancora un adolescente, ma che aveva già dimostrato di essere un comandante militare allaltezza dello zio.[80][97] Il resto del contingente era sotto cinque grandi sovrani e dieci re minori.[4] Tra le sterpaglie sul fianco destro germanico erano i Germani nascosti da Cnodomario e pronti allimboscata. La fanteria romana si dispose su due linee, con la cavalleria (circa 3000 uomini) sul fianco destro;[3] a sinistra si trovava il distaccamento di Severo.[80] Non appena i due eserciti furono schierati, un clamore sorse dalle linee germaniche, che chiedevano rumorosamente che Cnodomario e il suo gruppo di comandanti scendessero da cavallo e conducessero il grosso dei guerrieri appiedati germanici dalla prima linea; Cnodomario e i suoi uomini eseguirono immediatamente.[106] Nel far ciò, Cnodomario rinunciò al controllo strategico della battaglia in quanto, intrappolato al centro dello scontro, non aveva possibilità di sapere cosa accadeva in altri settori. Giuliano, invece, mantenne per tutto lo scontro una posizione separata, protetto dalla sua scorta, e fu quindi in grado di reagire agli eventi su tutto larco del fronte, come nel caso della rotta iniziale della sua cavalleria. Non è chiaro dove fosse esattamente collocato il comandante romano, anche se probabilmente si pose nello spazio tra le due linee romane.[80] La cavalleria romana ingaggiò i cavalieri germanici, ma lo stratagemma di Cnodomario ebbe un notevole successo: i fanti che aveva inframmezzato riuscirono a far cadere i cavalli dei Romani e ad uccidere i catafratti ormai a terra. Sconcertati da questa tattica, la cavalleria romana si fece cogliere dal panico e abbandonò il campo; nella loro fuga, i catafratti andarono a infrangersi nella fanteria romana sul fianco destro, la quale resse allurto solo grazie alla disciplina delle auxilia palatina dei Cornuti e dei Brachiati. La cavalleria romana si rifugiò dietro alle linee della fanteria, dove Giuliano andò personalmente a raccoglierla e a riformarne i ranghi.[107] Zosimo afferma che una vessillazione di catafratti si rifiutò di tornare a combattere e che dopo la battaglia Giuliano li obbligò a vestirsi da donna per punizione[108] (una punizione così lieve per una infrazione che nellesercito romano era tradizionalmente sanzionata con la decimazione fu probabilmente dovuta alla notevole scarsità di truppe a disposizione del cesare). La rotta della cavalleria romana portò al primo momento critico della battaglia, in quanto la prima linea romana si trovò col fianco destro esposto agli assalti della vittoriosa cavalleria germanica: malgrado la situazione difficile, e grazie al rinforzo dei Reges e dei Batavi che avanzarono dalla seconda linea a dare manforte ai loro compagni, il fianco destro romano tenne la posizione fino al ritorno della cavalleria romana, che fu in grado di diminuire la pressione nemica.[109] Nel frattempo, allala sinistra romana, Severo trattenne le sue truppe dallavanzare sul terreno scosceso, forse avendo subodorato limboscata dei Germani.[46] Libanio riporta una versione totalmente differente, affermando che i Romani caricarono i nemici spingendoli fuori dai loro nascondigli,[98] ma la versione di Ammiano sembra maggiormente verosimile, in quanto i Romani non avrebbero tratto nessun beneficio dallinfilarsi direttamente in una trappola pronta a scattare. Ammiano non riporta altri movimenti in questo settore, ma è probabile che gli Alemanni nascosti alla fine abbiano perso la pazienza e siano usciti dalla boscaglia per caricare lunità di Severo, solo per essere respinti dalle sue truppe esperte.[92] Al centro del fronte, i guerrieri germanici appiedati caricarono ripetutamente e frontalmente i ranghi serrati dei Romani, contando di romperli semplicemente grazie alla loro superiorità numerica, ma la prima linea romana tenne la propria posizione per lungo tempo, infliggendo grosse perdite ai Germani che si gettavano senza posa sulle lance romane ammassate. Ad un certo punto un gruppo di capi germanici e di alcuni dei loro migliori guerrieri formarono una densa massa e, lasciati passare dalle prime file alemanniche, caricarono i Romani. Probabilmente si trattava di una formazione barbarica detta hogshead (barile), un cuneo protetto da guerrieri con corazza disposti sullesterno. Con uno sforzo disperato riuscirono a perforare la prima linea romana;[110] la situazione si era fatta potenzialmente disastrosa per i Romani, ma, malgrado fosse stata tagliata in due, la prima linea romana non collassò, in quanto le esperte unità lì disposte riuscirono a mantenere le due ali separate in formazione. Un gran numero di Germani si riversò attraverso la breccia e caricò il centro della seconda linea romana, lì dove si trovava la legione di élite dei Primani, la quale fu in grado di arrestare lattacco nemico e di contrattaccare, mettendo in fuga quanti erano riusciti a sfondare.[75] Presumibilmente la breccia nella prima linea fu richiusa, o con la congiunzione delle due ali separate della stessa linea o con lavanzamento dei Primani dalla seconda (Ammiano non specifica quale sia stato il caso). La prima linea romana, che si era estesa sul fianco sinistro con lavanzamento del fianco sinistro della seconda linea (e presumibilmente con lunità vittoriosa di Severo), iniziò a respingere i Germani, flettendone le due ali allindietro. A questo punto i Germani erano già demoralizzati dalla scarsità dei loro successi e dal gran numero di perdite subite; il grosso del loro esercito era intrappolato dalla mezzaluna sempre più accentuata dellesercito romano; le ali germaniche erano metodicamente decimante, mentre le truppe poste al centro erano compresse al punto di non poter muoversi. Alla fine, la pressione sempre maggiore esercitata dai Romani causò il collasso della linea germanica: mentre il panico si diffondeva tra i loro ranghi, gli Alemanni ruppero la formazione e si volsero alla fuga.[111] Molti non corsero abbastanza velocemente e, inseguiti lungo tutto il tratto che conduceva al Reno dalla cavalleria e dalla fanteria romane, furono uccisi mentre fuggivano. Un gran numero tentò di attraversare a nuoto il fiume, ma molti annegarono, colpiti dalle frecce romane o appesantiti dalle loro armature.[112] Ammiano racconta che 6000 Germani morirono sul campo di battaglia e sul tratto che lo divideva dal fiume,[5] mentre Libanio stima queste vittime in 8000;[113] altre migliaia di Alemanni trovarono la morte per affogamento mentre tentavano lattraversamento del fiume. È probabile che circa un terzo dellesercito germanico perì nello scontro, ma pare che la maggior parte dei soldati riuscì a fuggire, compresi i sei reges che accompagnavano Cnodomario. I Romani persero solo 243 uomini e quattro tribuni (comandanti di unità; si trattava di Bainobaude, Laipsone, Innocenzo e uno sconosciuto),[114] due dei quali erano comandanti dei catafratti.[5] Cnodomario e la sua scorta di 200 uomini tentarono di fuggire raggiungendo alcune barche, preparate a questa evenienza nei pressi delle rovine del forte romano di Concordia (Lauterbourg), circa 40 km a valle di Strasburgo, ma furono spinti da uno squadrone di cavalleria romana in un boschetto sulla riva del Reno e lì, circondati, si arresero. Portato alla presenza di Giuliano, al quale chiese pietà, Cnodomario fu inviato a Milano alla corte di Costanzo II, per poi morire, non molto tempo più tardi, in un campo per prigionieri barbari presso Roma.[115] Dopo la battaglia Giuliano fu acclamato augusto (imperatore) dalle sue truppe, ma egli rifiutò con veemenza il titolo che poteva essergli concesso legalmente solo dallaugusto in carica, Costanzo;[116] considerata la spietatezza dellimperatore nelleliminare potenziali concorrenti al trono, la cautela di Giuliano in questa occasione è comprensibile. Eventi successivi alla battaglia[modifica | modifica sorgente] Vista di Bingen am Rhein, che si trova alla confluenza della Nahe con il Reno, il confine naturale tra lImpero romano e la Germania in mano ai barbari. Il forte romano collocato in questo punto strategico fu riparato da Giuliano nel 359. A seguito della vittoria a Strasburgo, Giuliano raccolse tutti gli Alemanni che si erano stanziati in Alsazia e li espulse dal territorio dellimpero.[117] La battaglia fu il momento decisivo dello sforzo di Giuliano per restaurare la frontiera del Reno: fino a quel momento Giuliano era stato costretto a combattere principalmente allinterno della Gallia, lasciando liniziativa ai Germani che rincorreva tra una incursione e laltra, mentre la regione, una delle province fondamentali dellimpero, subiva danni economici enormi. A partire dalla campagna del 358, Giuliano fu invece in grado di portare guerra al nemico nel suo territorio, anno dopo anno invadendo le terre al di là del Reno, devastandole e terrorizzando le tribù barbariche, che furono spesso costrette ad accettare la condizione di tributari. Allo stesso tempo fu in grado di incrementare sensibilmente lo stato di preparazione delle difese frontaliere romane, riparando i forti danneggiati e ripristinando le guarnigioni travolte dalle incursioni nemiche. Già nel 357, Giuliano fece seguire alla battaglia di Strasburgo una incursione in territorio alemannico, al di là del Reno; dopo aver devastato in lungo e in largo quelle terre, si concentrò sulla ricostruzione di un forte negli Agri decumates originariamente costruito da Traiano allinizio del II secolo. Infine concesse ai timorosi barbari una tregua di dieci mesi.[118] Il percorso del fiume Reno Nel 358 Giuliano si occupò inizialmente delle tribù dei Franchi, attraversando il Reno e obbligando i Salii e i Camavi alla resa e a divenire tributarii,[119] per poi ricostruire tre importanti forti sulla bassa Mosa. Infine tornò ad occuparsi degli Alemanni, attraversando il Reno a Mogontiacum (Magonza) e obbligando alla resa i nuovi grandi re Ortario e Surmario.[120] Nel 359 il cesare ricostruì sette forti e mura cittadine nel medio Reno, tra cui quelle di Bonna (Bonn) e Bingium (Bingen), obbligando i suoi recenti tributari alemannici a fornire forza lavoro e materiale da costruzione. Attraversò poi il Reno, marciò attraverso il territorio dei tributari e devastò le terre degli altri re che avevano combattuto a Strasburgo, tra cui Welstralp: tutti furono obbligati a sottomettersi e a riconsegnare le migliaia di civili romani che avevano rapito e ridotto in schiavitù durante gli anni delle incursioni.[121] Nel 360, la sua ultima stagione militare in Gallia, Giuliano fu ancora una volta proclamato augusto dalle sue truppe e ancora rifiutò, ma questa volta le truppe insistettero, minacciando di rivoltarsi contro Costanzo II. Allarmato, ma anche intimamente lusingato, Giuliano scrisse una lettera apologetica a Costanzo, spiegandogli per quale motivo aveva ritenuto necessario piegarsi alle richieste dei suoi soldati e chiedendo la ratifica imperiale; Costanzo, però, rifiutò, chiedendo a Giuliano di tornare al rango di cesare.[122] Giuliano ignorò lordine, ma, allo scopo di provare la propria buona fede e anche per mantenere occupate le proprie truppe sul punto di ammutinarsi, attraversò ancora una volta il Reno e attaccò gli Attuarii, una tribù della confederazione dei Franchi.[123] Lanno successivo i due imperatori marciarono luno contro laltro per dirimere la situazione, ma limprovvisa morte di Costanzo in Asia minore risparmiò allimpero una ulteriore guerra civile. Divenuto unico imperatore (361-363), Giuliano soccombette alla sindrome di Alessandro Magno, come i suoi predecessori Traiano e Settimio Severo, e decise di emulare il sovrano macedone e conquistare limpero persiano. Abbandonando lefficace ma poco prestigiosa strategia di Costanzo, Giuliano invase la Mesopotamia alla testa di un esercito di 65.000 uomini,[124] ma la campagna, inizialmente vittoriosa, si concluse con la sua morte e la ritirata dellesercito romano indebolito da grandi perdite.[125] Sebbene la gran parte delle unità che combatterono nella campagna sasanide di Giuliano provenissero dal comitatus orientale e da quello imperiale, è verosimile che anche il comitatus dellIllirico e della Gallia fosse stato privato di truppe per rafforzare le truppe destinate allinvasione: il risultato fu che nel 366 la Gallia fu ancora una volta oggetto delle incursioni delle orde di Alemanni e che il faticoso lavoro di restaurazione di Giuliano fu disfatto. Per questo motivo il nuovo imperatore, Valentiniano I, dovette passare anni praticamente a ripetere la campagna gallica di Giuliano.[126] Note[modifica | modifica sorgente]
Posted on: Sun, 24 Nov 2013 21:58:01 +0000

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