BALLE FISCALI E BOLLE MEDIATICHE . Presentando alla stampa la - TopicsExpress



          

BALLE FISCALI E BOLLE MEDIATICHE . Presentando alla stampa la cosiddetta «Legge di stabilità», Enrico Letta ha detto almeno due bugie: che la pressione fiscale calerà, che non vi saranno tagli alla spesa sociale. Come mai tutto, allimprovviso, abbia virato verso il «bello», è un mistero assai buffo. Che merita di essere approfondito. Per confondere le acque, il nipote dello zio confida come sempre su una stampa amica. Talmente amica che sembra quasi che egli sia più che altro il frutto di una bolla mediatica, quella degli osanna a prescindere in nome di una non meglio specificata «stabilità». Ora, però - e questa è una novità - questi amici (che a loro volta ad altri «amici» rispondono) sembrano assai insoddisfatti. «Cifre sullacqua», è stato il significativo titolo delleditoriale di commento del Corriere della Sera del 16 ottobre. I feticisti della «stabilità», e - possiamo giurarci - i rigoristi di Bruxelles, speravano ormai daver vinto la guerra, mentre i fatti hanno dimostrato che quella del 2 ottobre (voto di fiducia) è stata solo una battaglia. Importante, ma non decisiva. Dal contraddittorio groviglio di questioni politiche irrisolte e dalloggettiva, ma mai riconosciuta, impossibilità di affrontare la crisi senza liberarsi dalla gabbia dei vincoli europei, è venuta fuori una sorta di «finanziaria democristiana» che, scontentando un po tutti, punta a non avere lopposizione di alcuno. Come avevamo scritto, la «stabilità» di lorsignori è, per fortuna, assai più problematica di quanto pensano in molti. Attenzione! Il fatto che la legge di stabilità sia debole non significa che non sia antipopolare. Lo è, eccome. Da qui le bugie del capo del governo. Ma il suo contenuto antipopolare non è sufficiente a soddisfare i rigoristi nostrani, figuriamoci quelli europei. La finanziaria 2013 si presenta dunque come una prosecuzione apparentemente soft del lavoro di impoverimento delle classi popolari, che se da un lato nulla mette in campo per unuscita dalla recessione, dallaltro prepara il terreno a nuovi diktat europei, che di certo non tarderanno. Ma entriamo nel merito. Il governo parla di una manovra da 11,6 miliardi di euro. Di questi solo 8,6 sarebbero coperti da tagli o nuove entrate, mentre i 3 miliardi mancanti andrebbero ad accrescere il deficit, previsto assai ottimisticamente al 2,5% del Pil. Per comprendere le menzogna di Letta è necessario scendere nei dettagli. Le tasse diminuiscono? Falso Il taglio dellIrpef ai lavoratori è una colossale presa in giro. Un risparmio mediamente al di sotto dei 10 euro mensili. Una roba che grida vendetta, dopo tanta propaganda e dopo anni di riduzione dei salari. In ogni caso, oltre alla leggera erosione del cosiddetto «cuneo», che tra lavoratori e imprese vale 2,5 miliardi per il 2014, non cè nessunaltra riduzione fiscale. Per contro, ai quasi 2 miliardi dichiarati di nuove tasse (di cui 900 milioni attesi dallaumento dellimposta di bollo sui prodotti finanziari), molti altri se ne aggiungeranno di non dichiarati, ma pur presenti nella bozza del decreto governativo. Si tratta della cosiddetta «clausola di salvaguardia» - eccolo, il «pilota automatico»! - che scatterà già nel 2014 sulle denunce dei redditi del 2013, qualora il governo non riuscisse a «razionalizzare» (cioè ridurre) il valore delle detrazioni Irpef. Lesecutivo vorrebbe recuperare subito 500 milioni di euro su un totale di 4 miliardi (di cui 2,3 per le spese mediche ed 1,3 per i mutui). Qualora non vi riuscisse, così come fece Tremonti nel 2011, scatterebbero i tagli lineari alle detrazioni: non più al 19%, bensì al 18% per il 2013, al 17% per il 2014, al 16% per il 2015 e così via. E ad essere colpiti sarebbero - possiamo scrivere: saranno - i malati e chi ha un debito con le banche. E evidente che una riduzione delle detrazioni equivale ad un aumento della tassazione. Ma il peggio verrà dal 2015 (anno, guarda caso, di entrata in vigore del Fiscal Compact). Come scrive linsospettabile Corriere della Sera del 17 ottobre: «Dopo il 2014 viene il peggio. Perché la legge di Stabilità prevede che entro il prossimo 31 marzo, con un semplice decreto del presidente del Consiglio dei ministri, tutti gli sconti e le agevolazioni fiscali, quindi detrazioni, ma anche deduzioni, bonus ed esenzioni, siano tagliati per assicurare un risparmio di altri 3 miliardi nel 2015, che dovranno salire a 7 l’anno dopo e a 10 miliardi nel 2016». Come dire, 20 miliardi di tasse in più in tre anni, e 10 miliardi in più per ogni anno dopo il 2016. Ora, dopo aver letto questi numeri sul più governativo dei quotidiani filo-governativi, qualcuno ha ancora dei dubbi su quel che accadrà sul fronte fiscale? La menzogna di Letta è talmente grossolana che non occorre insistere oltre. Non ci sono tagli sociali? Falso Veniamo ora ai tagli. Il bluff sulla sanità è stato fin troppo scoperto. Con una tecnica ben collaudata, si sono fatte uscire le voci sui tagli, per potersi poi presentare alla stampa come vincitori che, con sforzi inenarrabili, li hanno alla fine impediti. Litaliota teatrino della politica è fatto anche di queste miserie. In realtà i tagli ci sono, ma il rumore fatto sullaver «impedito» quelli solo virtuali ha finito per nascondere quelli reali. Nelle voci in «positivo» illustrate dal governo i tagli ammontano a 3,5 miliardi. Dovremmo forse credere che questi non riguarderanno la spesa sociale? Particolarmente colpiti saranno i lavoratori del pubblico impiego, dato che anche nel 2014 avranno i salari bloccati, mentre lo stop al turn over è stato (sia pure parzialmente) prorogato al 2018. Che forse la perdita di reddito e quella occupazionale non costituiscono un problema sociale? Che forse la riduzione degli addetti alla sanità e alla scuola non si ripercuoterà sulla qualità dei servizi? Dalla follia di proseguire con la politica dei tagli ha preso addirittura le distanze il viceministro allEconomia, quello Stefano Fassina che ha finora difeso a spada tratta i prodi Letta e Saccomanni. Ora sembrerebbe invece in procinto di dimettersi, soprattutto perché si è sentito messo da parte. Vedremo. Visto il personaggio dobbiamo ricordarci il motto secondo cui le dimissioni si danno e non si annunciano. Resta però il fatto che anche dallinterno dellesecutivo si alzano voci contro i tagli, che evidentemente saranno ben più duri di quanto fin qui dichiarato. La «ripresa», lEuropa, il Fmi e la fine delle balle (fiscali) e della bolla (mediatica) Dunque, i tagli al sociale ci sono, laumento delle tasse pure. Ma la bugia più grossa è quella sulla «crescita», e sul fatto che questa finanziaria da mentecatti la favorirebbe. Al di là del rimbalzino fisiologico che probabilmente si manifesterà nei prossimi mesi, non cè alcuna ripresa alle porte. Lorsignori lo sanno, ma si guardano bene dallammetterlo. La loro è una finanziaria da ragionieri di serie B che devono consegnare con puntualità il loro compitino a Bruxelles. Bene, lo hanno fatto. Resta ora da vedere cosa diranno gli eurocrati che lo esamineranno. Di certo non ne saranno troppo soddisfatti, ma forse non scalpiteranno più tanto. Non ne saranno soddisfatti, perché ben altro esigono dallItalia. Con il governo Letta-Alfano continua lo strangolamento del Paese nellesclusivo interesse degli avvoltoi della finanza, ma a loro non gli basta mai... Daltro lato, forse non scalpiteranno, almeno non subito: la crisi politica italiana è tuttaltro che finita ed a Bruxelles la cosa è nota. Detto in altri termini, più che «stabilità» cè confusione. Per ora hanno di nuovo comprato tempo. Poi, tra qualche mese torneranno allattacco, chiedendo ulteriori sacrifici. Che cosa bolla in pentola ce lo manda a dire da Washington uno studio del Fondo Monetario Internazionale incentrato su unidea ben precisa. Secondo gli economisti al servizio di Christine Lagarde la soluzione ideale del problema debito pubblico è il modello cipriota. Nero su bianco, a pagina 49 del loro Fiscal Monitor, la proposta è quella di un prelievo forzoso del 10% sui conti bancari delle famiglie. Una misura che farebbe impallidire il ben più modesto 0,6% decretato dal governo Amato nel 1992. Si tratta di una mera provocazione? Non lo pensiamo. Gli economisti del Fmi vorrebbero applicare la loro ricetta a ben 15 paesi dellEurozona su 17. Resterebbero probabilmente fuori solo la Germania ed il Lussemburgo. Lo scopo? Riportare i livelli del debito al 2007, a prima di quella crisi originata dalliper-finanziarizzazione del capitalismo reale, i cui costi sono stati scaricati sul popolo lavoratore anche grazie alla pronta trasformazione del debito privato in debito pubblico. Ed ora, et voilà, ecco la quadratura del cerchio, grazie al maxi prelievo. Beh, almeno un merito al Fmi va riconosciuto: quello di indicare senza esitazioni la portata di quel che è in ballo. Altro che gli 0,1% di Saccomanni e Letta! I quali, peraltro, quando gli verrà richiesto, saranno tra i primi a proporsi come esecutori del bel progetto. In ogni caso le balle di Letta sulla finanziaria rose e fiori avranno vita breve, mentre la bolla mediatica che lo ha fin qui protetto sembra anchessa alla frutta. In quanto alla stabilità non cè che dire. Il governo sarà anche unito, ma i partiti che lo sostengono sono tutti, ma proprio tutti, spaccati. Nel Pdl i cosiddetti «falchi» hanno cominciato ad aprire il fuoco; sul Pd abbiamo già detto di Fassina, ma anche Epifani bofonchia, che è il massimo che ci si possa aspettare da un segretario di quel partito; da Scelta Civica infine la notizia della dipartita (da presidente) del Quisling n° 1, quel Mario Monti che non si sente sufficientemente garantito dal Quisling n° 2 che gli ha preso il posto. Che dire? Se questa è la loro stabilità, per non parlare della loro credibilità, qualche speranza di cacciarli tutti al più presto deve esserci per forza.
Posted on: Mon, 21 Oct 2013 10:05:50 +0000

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