Battaglia di Isso (333 a.C.)[modifica | modifica - TopicsExpress



          

Battaglia di Isso (333 a.C.)[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Battaglia di Isso. Preludio[modifica | modifica sorgente] Alessandro nel giugno del 333 a.C. entrò nella Cilicia e scese in una radura descritta tempo prima da Senofonte[83], arrivando dopo molte miglia a Tarso. Nel frattempo Dario III, a Susa, venuto a conoscenza della morte del suo più celebre generale, convocò il consiglio di guerra; Caridemo chiese di essere posto al comando di un esercito di 100.000 uomini,[84] ma limperatore persiano decise di muoversi personalmente a partire da luglio. Verso la fine di agosto o linizio di settembre partì. Le cifre dellesercito persiano non sono riportate correttamente da nessun cronista storico del tempo: erano 600.000 secondo Arriano e Plutarco,[85] 400.000 fanti a cui si sommano 100.000 cavalieri secondo Giustino e Diodoro, mentre Callistene e Curzio Rufo riferiscono solo di 30.000 mercenari greci; altri riportano che il contingente schierato fu di 160.000 unità. In ogni caso Dario aveva radunato unarmata numerosa, tre o quattro volte superiore a quella macedone. I Persiani si schierarono nella pianura alluscita dei passi montani delle porte siriache, trovando una buona posizione strategica a Sochi.[86] Nel frattempo Alessandro fu colpito da una malattia, forse per aver nuotato nel Cidno. Colui che lo curava, Filippo di Acarnania, voleva in realtà ucciderlo, ma il re ne fu informato da Parmenione.[87] Secondo Arriano e Curzio, Parmenione fece pervenire ad Alessandro una lettera dove si riferiva dellintenzione del medico di ucciderlo. Alessandro lesse la lettera poco prima di bere il rimedio approntato dal medico e, confidando della sua lealtà, subito dopo bevve e gli consegno la lettera. Il re guarì verso la fine di settembre. Successivamente passò per Anchialo, dove una trascrizione diceva che questa città e quella di Tarso furono costruite in un giorno e, dopo la conquista di Soli, corse a Mallo, dove era in atto una guerra civile che fece terminare; qui venne a conoscenza che Dario era posizionato a Sochi e decise quindi di affrontarlo.[88] La battaglia[modifica | modifica sorgente] Parmenione fu mandato in avanscoperta e a fatica riuscì a controllare il passo di Kara-kapu, Alessandretta e una parte di Isso; Alessandro lo raggiunse successivamente. A novembre, infine, il re persiano, temendo che linverno lo costringesse a ritirarsi nei quartieri invernali senza aver fermato Alessandro, gli venne incontro. Entrambi non sapevano esattamente dove si trovasse laltro. Arrivato ad Isso, Dario trovò solo gli uomini abbandonati dal re avversario, in quanto non erano più utili allimminente battaglia perché feriti o malati; il suo nemico si trovava a sole quindici miglia circa più a sud.[89] Fiducioso della superiorità numerica del suo esercito, Dario si spostò alle spalle del nemico, nella pianura costiera di Isso, lodierna Dorto; la sua idea era quella di spezzare lesercito greco, confidando che lalto numero dei soldati reclutati lo avrebbe portato alla vittoria anche su un terreno meno favorevole, nella ristretta pianura chiusa tra i monti del Tauro, il mare e il fiume Pinaro,[90] dove poterono essere schierati non più di 60.000 fanti, 30.000 cavalieri, altri 20.000 uomini e dietro a loro 30.000 mercenari greci.[91] Il tutto equivaleva per capacità alla falange macedone.[92] Ancora più dietro vennero schierati altri soldati, mentre Dario occupava il centro come loro usanza,[93] su un carro con 3.000 uomini posti a guardia. Alla sinistra si posero 6.000 arcieri e 20.000 fanti sotto il comando di Aristomede.[91] Mosaico della battaglia di Isso (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) Lo scontro iniziò alle cinque e mezzo del primo novembre.[94] Alessandro guidò direttamente la carica con la cavalleria leggera sullala destra: superò gli sbarramenti posti dalle truppe persiane mentre la falange, meno veloce nei movimenti, cedeva lentamente al nemico che lattaccava da ogni parte,[95]. Nel suo slancio, Alessandro raggiunse quasi il sovrano persiano e si dice cercò di colpirlo, non riuscendoci, con una lancia. Dario decise di ritirarsi, costretto a lasciare il suo carro e a darsi alla fuga su un cavallo[96], mentre suo fratello Ossatre rimase a combattere sino alla morte. Il dopo battaglia[modifica | modifica sorgente] La battaglia si concluse con una completa disfatta dei Persiani, tra i quali si contarono oltre 110.000 morti[97] fra cui ufficiali quali Savace (satrapo dEgitto), Arsame, Reomitre e Atize, i quali avevano già combattuto in passato contro lavanzata macedone uscendone in salvo. Il Grande Re perse le sue migliori truppe, quasi tutti i più validi ufficiali del suo esercito e soprattutto il proprio prestigio di condottiero, distrutto dalla sua precipitosa fuga davanti al nemico. Fra i Macedoni si contarono 150 perdite, tra cui 32 fanti, mentre i feriti erano oltre 500.[98] Lo stesso Alessandro venne ferito ad una coscia. Vennero catturati, oltre ad un immenso bottino, anche alcuni familiari di Dario tra cui sua madre Sisigambi, sua moglie Statira I e le sue figlie Statira II e Dripetide.[99] Il giorno successivo Alessandro andò con Efestione a far visita alle prigioniere. In quelloccasione Sisigambi non seppe riconoscere chi dei due fosse il re, rendendo omaggio alla persona sbagliata. Un servo le fece notare lerrore e il conquistatore macedone per evitarle limbarazzo le disse di non preoccuparsi in quanto entrambi erano Alessandro;[100] il condottiero, adeguandosi a come già aveva fatto con Ada tempo addietro, iniziò a rivolgersi alla regina persiana chiamandola madre.[101] Visitò i feriti, pur essendo lui stesso uno di loro, e onorò ogni soldato che si fosse distinto durante la battaglia offrendo ricompense adeguate.[102] Lambasciata di pace[modifica | modifica sorgente] Giunto a Marato, il conquistatore macedone ricevette alcuni ambasciatori inviati dal re persiano; questi chiedevano la pace e il riscatto dei prigionieri. Gli ambasciatori erano accompagnati da una lettera con la quale si ricordava ad Alessandro che, ai tempi del padre Filippo, la Macedonia e la Persia erano state alleate e furono i Macedoni ad infrangere per primi tale alleanza.[103] Alessandro rifiutò le proposte di pace di Dario preferendo la via della conquista allaccontentarsi dei numerosi territori fino a quel momento assoggettati. Invece di proseguire immediatamente verso lAsia preferì entrare in Egitto al fine di coprire le spalle al suo esercito prima della spedizione successiva. Damasco e Tiro[modifica | modifica sorgente] Parmenione poi fu inviato a Damasco, dove riuscì a racimolare 2.600 talenti[104] e 500 libbre dargento, con i quali riuscì a pagare ogni debito contratto con lesercito. Parmenione riportò con sé anche 329 musiciste e quaranta «fabbricanti di profumi»,[105] oltre ad uno scrigno in cui Alessandro nascose la sua copia dellIliade e Barsine, figlia di Artabazo (che discendeva da una figlia di un re) e vedova del generale Memnone,[106] che divenne una delle compagne dello stesso re macedone, da cui ebbe un figlio, Eracle. Moneta doro di Alessandro Dopo la vittoria lo stesso Alessandro scrisse una lettera a Dario con la quale gli comunicò che avrebbe dovuto chiamarlo «signore di tutta lAsia» e che avrebbe potuto ottenere il riscatto della moglie e dei figli se fosse venuto di persona a chiederlo. Nel caso in cui il sovrano persiano non lavesse riconosciuto superiore a lui ci sarebbe stato un nuovo combattimento.[107] Moneta dargento di Alessandro Alessandro si dedicò quindi alle città costiere per eliminare le ultime basi della flotta persiana. Si sottomisero senza opporre resistenza Arado, Biblo e Sidone con le loro flotte navali, mentre Tiro, che per allearsi o meno attendeva di capire chi stesse vincendo fra i due schieramenti,[108] non fu benevola come le precedenti. Il re cercò in un primo momento di convincerli a farli entrare in città con il pretesto di voler rendere omaggio ad una loro divinità, Melqart; loro tuttavia non acconsentirono e gli venne suggerito di recarsi nella parte vecchia della città dove vi era un tempio apposito. In questo modo avrebbero quindi evitato la parte nuova, quella che invece interessava al macedone.[109] Il conquistatore inviò loro dei messaggeri che furono tutti uccisi, violando il codice non scritto.[110] Era il mese di febbraio dellanno 332 a.C. La città oppose unaccanita resistenza, forte anche del fatto che Cartagine aveva promesso di inviare presto soccorsi. La parte nuova era ubicata su unisola vicino alla costa (si parlava di una distanza di 700 metri); Alessandro pensò dunque di utilizzare dei detriti dellantica città continentale, distrutta anni prima da Nabucodonosor II (dopo un assedio di tredici anni), per unire lisola alla costa rendendola dunque una penisola, usando anche alberi, legname a cui venivano alternati strati di macigni e detriti.[111] Intanto racimolò, durante un viaggio che lo portò anche a Sidone, una piccola flotta composta da 224 navi, fra cui alcune quinquiremi del re Pnitagora, sovrano dei ciprioti[112] a cui il conquistatore donò una miniera di rame. Oltre a loro riuscì ad aggiungere alle sue fila anche 4.000 mercenari comandati da Cleandro. Lassedio durò sette mesi (dal febbraio del 332 a.C. sino a luglio-agosto). Fra le varie idee utilizzate vi fu quella di due navi unite a prua che trasportavano degli arieti. La resistenza dei Tiri fu eroica: riparavano ogni breccia creata, gettavano pietre contro le navi che trasportavano gli arieti (anche se tali massi furono raccolti e catapultati lontano dagli assalitori), tagliavano le corde che reggevano le ancore anche con luso di palombari (in seguito furono sostituite da catene).[113] Inoltre, dato il gran numero di tecnici e ingegneri presenti nella città, costruirono facilmente tante nuove macchine da guerra per opporsi con più efficacia allassedio;[114] a loro si contrapponeva, nella costruzione di macchine allavanguardia, un solo inventore tessalo, Diade. Giunse unaltra lettera da Dario, una proposta di pace, probabilmente durante lassedio a Tiro.[115] Questa volta alla proposta erano allegati molti doni fra cui 10.000 talenti, la mano di sua figlia e il possesso di un vasto territorio sino allEufrate. Vi fu qui una celebre conversazione fra Parmenione e Alessandro: «Se io fossi Alessandro, accetterei la tregua e concluderei la guerra senza più correre altri rischi». «Lo farei se fossi Parmenione; ma io sono Alessandro e come il cielo non contiene due soli, lAsia non conterrà due re».[110] Fu probabilmente la notizia della morte della moglie, avvenuta durante il travaglio di un nuovo nascituro, a far cambiare idea al re.[116] Infatti, saputo del secondo rifiuto, Dario si dedicherà a radunare un esercito ancora più vasto del precedente. Nel frattempo la flotta navale macedone sconfisse molti dei suoi nemici, fra cui Carete, fuggito tempo addietro dalla Grecia stessa. Gli abitanti di Tiro vennero informati che i rinforzi da Cartagine non sarebbero giunti e di conseguenza escogitarono altre difese ancora più cruente, fra cui quella di gettare dalle mura sabbia e fango bollente che una volta entrate nelle armature degli assedianti avrebbero causato ustioni.[117] Si dice che Alessandro abbia avuto dei dubbi sulla prosecuzione dellassedio; alla fine scelse di continuare ciò che aveva iniziato, dato che una rinuncia sarebbe stata una testimonianza troppo grande della sua non invincibilità.[118] Plutarco racconta che, giunti allultimo giorno del mese di agosto, lindovino Aristandro predisse, dopo aver interpretato i segni che il cielo stava dando, la conquista della città entro la fine del mese; Alessandro quindi decise che quel giorno non era più il trenta ma il ventotto del mese.[119] Alla fine di agosto le navi di Alessandro subirono un pesante attacco e quelle di Pnitagora, Androclo e Pasicrate, dopo essere state speronate, affondarono luna dopo laltra. Non appena il macedone si accorse di quanto stava accadendo ordinò alle navi più vicine di avvicinarsi al molo nemico impedendo così luscita di altri convogli e permettendo di concentrare lazione su quelli rimasti.[120] I Macedoni utilizzarono a quel punto varie tattiche: lattacco ad entrambi i porti, un diversivo con una piccola unità navale e lattacco decisivo alle mura. Loffensiva fu inizialmente guidata da Admeto, ammiraglio della nave del re, poi ucciso in quella battaglia.[121] Successivamente lattaccò fu guidato da Alessandro in persona. Per paura della sconfitta imminente ci fu chi preferì uccidersi.[122] La città infine cadde e le perdite macedoni furono in quellattacco circa una ventina, che si sommano alle circa quattrocento nel corso di tutto lassedio.[123] In questoccasione si vide la furia del re: fece uccidere 8.000 cittadini (di cui 2.000 vennero crocifissi)[124] e molti di più furono ridotti in schiavitù o venduti; si mostrò tuttavia benevolo con chi aveva trovato riparo nei templi, fra cui il re di Tiro, Azemilco. Alessandro fu dunque di parola e sacrificò, come aveva chiesto di fare in precedenza al dio locale, la catapulta che aveva fatto per prima breccia nella città.[125] La data della caduta della città è controversa: Arriano cita il mese di luglio, allepoca in cui si distingueva come magistrato dAtene Aniceto, che aveva cambiato nome in Nicerato per festeggiare la vittoria di Alessandro.[126] La conquista di Gaza[modifica | modifica sorgente] Testa di Alessandro conservata presso Copenaghen Dopo Dor e Ashdod arrivò il turno di Gaza, comandata da Batis (o Bati) che si oppose alla conquista. Alessandro fece trasportare le macchine da guerra utilizzate in precedenza e alle proteste dei suoi uomini replicò, dopo aver osservato le possenti mura della fortezza scoscesa, che più unimpresa appariva impossibile a maggior ragione doveva essere compiuta per stupire alleati e nemici.[127] Iniziò dunque la costruzione di gallerie, impresa facile vista la conformità del terreno[128] Nel contempo decise di fare costruire torri più alte delle mura nemiche in modo da poterle colpire dallalto grazie allutilizzo di catapulte (le elepoli non riuscivano ad avvicinarsi abbastanza). Per utilizzarle occorreva prima costruire un terrapieno; nonostante i Macedoni avessero a disposizione solo fango e sabbia vi riuscirono in pochi mesi, secondo Diodoro in due.[129] Batis diede lordine ai suoi uomini di incendiare le macchine nemiche, ma i soldati che uscirono dalla fortezza furono attaccati. Durante questa azione Alessandro fu raggiunto da un colpo di catapulta. Si riparò con lo scudo ma limpatto fu così forte da romperlo, trafiggendo larmatura e ferendolo ad una spalla. Questo episodio era stato predetto dallindovino che aveva visto la vittoria del macedone.[130] Il re non aspettò che la ferita guarisse, ma ritornò alla battaglia; durante lassedio la ferita riprese a sanguinare e a gonfiarsi,[131] ma il condottiero abbandonò il campo solo quando stava per svenire.[132] Il terrapiano che venne costruito raggiunse unaltezza di 75 metri, una piccola montagna eretta durante lestate;[133] da quellaltezza, anche se si cercò di alzare le mura della città, i nemici furono facili bersagli delle macchine nemiche. Inoltre, grazie alle gallerie scavate, le mura vennero fatte cadere.[134] Quasi tutti gli uomini della città morirono mentre i restanti diventarono schiavi. Si racconta che il destino di Batis, che durante i combattimenti venne ferito più volte,[135] ricordasse per similitudine quello di Ettore; infatti, analogamente al condottiero troiano, venne legato al carro di Alessandro e trascinato; molte aggiunte apportate ai resoconti dopo la morte di Batis rendono laccaduto più tragico. La città venne poi ripopolata. Gerusalemme aprì le porte e si arrese. Secondo Giuseppe Flavio[136], ad Alessandro fu mostrato il libro biblico di Daniele, si pensa lottavo capitolo, dovè indicato che un potente re macedone avrebbe assoggettato lImpero Persiano. Egitto[modifica | modifica sorgente] Nel novembre del 332 a.C. Alessandro iniziò il viaggio verso lEgitto; superato dopo tre giorni il deserto e il lago Serbonide, giunse in quelle terre venendo accolto come un liberatore e facendosi consacrare faraone: qui, infatti, il giogo persiano era maggiormente avvertito e poco accettato, poiché solo dodici anni prima il popolo era libero dal potere dei Persiani.[137] La conquista dellEgitto non era stata concordata con la lega di Corinto quindi il re macedone non poté unirla con il resto delle sue conquiste. Inoltre si astenne dal nominare un satrapo al quale preferì la collocazione strategica di alcune sue guarnigioni in posti chiave come Menfi e Pelusio. Per la gestione amministrativa del territorio furono scelti due nomarchi, Doloaspi e Petisi, mentre lamministrazione delle finanze fu affidata ad un greco residente in Egitto, Cleomene di Naucrati.[138] Assegnò ai suoi uomini cariche militari ma non civili. Durante la sua marcia apprese delle varie vittorie riportate dagli alleati: Lesbo, Tenedo e Cos erano ora in mano sua. Dimostrò grande rispetto per gli dei egiziani[139] e una profonda devozione per Ramses II, suo mito e icona, in onore del quale costruì una stele; a Menfi fece un sacrificio al bue Api, ingraziandosi così i sacerdoti egiziani:[140] tempo addietro, durante la riconquista persiana del territorio egiziano, Artaserse III uccise un toro sacro e ne divorò la carne, mentre il re macedone con questo gesto conquistò la fiducia del popolo. La costruzione di Alessandria[modifica | modifica sorgente] Allinizio del 331 a.C., sulle rive del Nilo, Alessandro decise di edificare una grande città che testimoniasse la sua grandezza; si racconta però che dopo un sogno, nel quale gli furono recitati alcuni versi dellOdissea sullisola di Faro,[141] decise di costruirla nella regione del Delta del Nilo su una stretta lingua di terra tra la palude Mareotide e il mare. Egli stesso disegnò la disposizione di piazze e mura da costruire[142] (le linee del disegno furono tracciate sul suolo utilizzando della farina).[143] La città venne chiamata Alessandria dEgitto. Il progetto topografico fu realizzato dal celebre architetto dellepoca Dinocrate di Rodi[144] con la collaborazione di Cleomene da Naucrati. Le indicazioni fornite dal re macedone vennero rispettate. Fu la prima delle molte città a cui diede il suo nome.[145] Loracolo di Amon[modifica | modifica sorgente] In seguito Alessandro (o forse prima, secondo alcuni studiosi)[146] decise di andare a far visita al celebre santuario oracolare di Amon (lequivalente di Zeus nella mitologia egizia). Per raggiungerlo dovette percorrere 200 miglia fino a quella che in seguito verrà chiamata Marsa Matruh, recandosi dunque alloasi di Siwa nel deserto libico. Del viaggio si raccontarono gli episodi più incredibili, come i corvi che gracchiavano avvertendo i viaggiatori che avevano intrapreso la strada sbagliata o quello, riferito da Tolomeo, dei serpenti parlanti che gli avrebbero fatto da guida.[147] Questo viaggio fu forse intrapreso perché Alessandro sapeva che lo avevano compiuto in precedenza Perseo ed Eracle.[148] I resoconti vennero scritti venti mesi dopo laccaduto, quindi il dialogo intercorso potrebbe essere stato inventato conoscendo i successivi avvenimenti favorevoli al Dio Alessandro.[149] Le domande che pose furono più di una: chiese se avesse vendicato la morte del padre ma gli venne risposto che non si trattava di suo padre in quanto lui era una divinità.[150] Allora riformulò la domanda chiedendo se degli uccisori di Filippo vi era rimasto qualcuno ancora in vita e se sarebbe diventato signore degli uomini. La risposta fu positiva per entrambe le richieste.[151] Si narra che in quelloccasione loracolo compì un piccolo errore di pronuncia dicendo «paidios» (figlio di Zeus) invece di «paidion» (figlio),[152] offrendogli in tal modo un punto di partenza per listituzione di un culto divino incentrato sulla sua persona. Davanti ai suoi alleati non volle però vantare questa discendenza. Arriano differisce da questa narrazione rivelando che il re macedone non pose le domande sopra citate[153] ma supponeva che avesse chiesto, per via di indizi lasciati quattro anni dopo lincontro,[154] quali divinità avesse dovuto ingraziarsi per trionfare sui suoi nemici. Dopo un anno di sosta nel regno egiziano ritornò in Asia.[155] Nel frattempo giunsero rinforzi inviati da Antipatro (circa 900 uomini). Battaglia di Gaugamela (331 a.C.) e fine di Dario[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Battaglia di Gaugamela. Preludio[modifica | modifica sorgente] Nella primavera del 331 a.C. Alessandro riprese la marcia verso oriente dove Dario aveva radunato un esercito nelle pianure dellAssiria. Qui il sovrano persiano avrebbe potuto sfruttare al meglio la propria superiorità numerica. Larmata macedone doveva attraversare lEufrate e quindi passare per Tapsaco. Al satrapo Mazeo venne affidato il compito di impedire allesercito di Alessandro di prendere la via per Babilonia e di bloccare i rifornimenti di cibo ai Macedoni. I due eserciti si diedero battaglia fino a che Mazeo si ritirò. Nonostante il ritiro dei soldati persiani lesercito macedone andò comunque verso nord cercando un clima più favorevole.[156] Alessandro infine decise di attaccare lesercito avversario temendo che potesse rifugiarsi in terre a lui maggiormente ostili.[157] Il 20 settembre ci fu un eclissi lunare e il re macedone ne approfittò per opportuni sacrifici. Il Tigri fu guadato dallesercito di Alessandro senza subire alcun attacco dal nemico.[158] Durante la prosecuzione della marcia più volte si ebbero falsi avvistamenti dellesercito persiano, come quello del 25 settembre;[159] nello stesso giorno, grazie alla confessione di alcuni prigionieri, i soldati macedoni vennero a sapere che Dario e i suoi uomini erano vicini.[160] Alessandro si fermò ad organizzare i suoi uomini per quattro giorni, fino alla sera del 29 settembre. Il re, nonostante i suoi consiglieri gli avessero suggerito di effettuare le prime mosse di notte, attese lalba per intraprendere lattacco, affermando che «non ruba le vittorie»,[161] e uccidendo una persona la sera stessa con un rituale misterioso.[162] Successivamente cadde in un sonno talmente profondo che Parmenione si preoccupò a tal punto da chiedere al proprio re come mai dormisse come se avesse già vinto lo scontro imminente. Alessandro rispose che la battaglia era già praticamente vinta in quanto ci si doveva scontrare con un esercito che cercava di evitare ogni contatto.[163] Il contatto con lesercito di Dario avvenne allalba del 1º ottobre,[164] Lo scontro avvenne presso il villaggio di Gaugamela (poi Tell Gomel), nei pressi delle rovine di Ninive e non ad Arbela[165] come qualcuno sosteneva.[166] Forze in campo[modifica | modifica sorgente] La battaglia fu di vitale importanza per Alessandro. Si racconta che egli avesse solo 30.000 fanti e 3.000 cavalieri contro un milione di Persiani. Il numero di Persiani, imprecisato in realtà, è secondo alcuni storici di numero molto inferiore a quanto si racconta[167] e variava a seconda della fonte riportata: Giustino: 600.000 soldati[168] Diodoro Siculo: 800.000 cavalieri e 200.000 fanti[169] Quinto Curzio Rufo: 600.000 fanti e 45.000 cavalieri Arriano: 1.000.000 di fanti, 40.000 cavalieri, 200 carri e 15 elefanti armati[170] Battaglia di Gaugamela: disposizione iniziale e primi movimenti Larmamentario persiano venne sostituito completamente nel tentativo di adeguarlo a quello macedone. Il punto debole dellesercito di Dario rimaneva comunque la fanteria che non poteva rivaleggiare in abilità con la controparte. Questa unità militare venne abbandonata dai mercenari greci mentre i cardiaci non si dimostrarono allaltezza.[171] Dario schierò al centro gli elefanti come ultima risorsa di difesa della propria persona. Le forze in campo stavolta erano schierate al meglio grazie anche alla conformità del terreno che il re volle perfetta, arrivando persino a spianare ogni rialzo del terreno[172] Alle sue forze si erano uniti Besso dalla Battriana con 8.000 uomini, Mauace che guidava gli arcieri a cavallo, Barsaente al comando di circa 2.000 uomini, Frataferne con i Parti, Satibarzane, Atropate con i Medi, Orontobate, Ariobarzane e Orxine con la gente proveniente dalle sponde del Mar Rosso, Oxatre con gli Uxii e i Susiani (forse 2.000 uomini), Bupare con i Babilonesi, Ariace con i Cappadoci e infine Mazeo con parte dei Siriani,[173] posizionato alla destra dello schieramento. A tale esercito Alessandro aveva frapposto gli eteri (circa 10.000) con le sarisse al centro, i portatori di scudo (circa 3.000) che coprivano la loro destra, i cavalieri (fra cui il re) ancora più a destra, poi arcieri (circa 2.000), frombolieri e lanciatori di giavellotto.[174] Il lato sinistro affidato a Parmenione era quasi unito agli eteri. Ad entrambi i lati, per prevenire un possibile accerchiamento, vi erano due piccole unità nascoste e poste in obliquo rispetto al resto delle forze, pronte ad attaccare; se non fosse bastato avrebbero potuto ritirarsi per lasciare spazio alle riserve. Alessandro cercò solo di utilizzare al meglio le sue risorse, eliminando il superfluo nellarmamento.[175] I suoi uomini più fidati, Clito il Nero, Glaucia, Aristone, Eraclide, Demetrio, Meleagro ed Egeloco, erano tutti ai comandi di Filota, figlio di Parmenione, mentre laltro suo figlio, Nicanore, si trovava al centro insieme a Ceno, Perdicca, laltro Meleagro, Poliperconte e Simmia. Nella parte più interna vi erano Cratero, Erigio, Filippo il figlio di Menelao, arrivando infine a Parmenione. Oltre a loro Andromaco guidava la cavalleria dei mercenari. Per evitare di essere accerchiato da un esercito tanto più numeroso del suo e disteso su un fronte lunghissimo, Alessandro aveva appositamente schierato una seconda linea dietro il fronte di battaglia. La vittoria fu decisa dallattacco della cavalleria allala destra, da lui stesso guidata, mentre il generale Parmenione teneva fronte alla cavalleria nemica sul lato opposto. Alessandro si preparò in grande stile per la battaglia: portava una veste tessuta in Sicilia, il pettorale che faceva parte del bottino di Isso, lelmo di ferro creato da Teofilo, la spada donatagli da uno dei re di Cipro, e un manto elaborato da Elicone, regalo della città di Rodi.[176] La battaglia[modifica | modifica sorgente] Dello scontro nessuno storico poté dare un resoconto certo per via dellenorme confusione creatasi, tanto è vero che si concorda sulla conclusione in una nuvola di polvere: durante lo scontro la visibilità era ridotta di molto in quanto si poteva vedere ad una distanza di 4-5 metri ma non di più.[177] Lattacco persiano degli Sciti e dei Battriani, volto ad aggirare il nemico, venne effettuato ma trovò il secondo sbarramento macedone come aveva previsto Alessandro nella sua tattica. I carri falcati vennero sommersi dai giavellotti, da frecce e altre armi da lancio e molti di essi rallentarono a tal punto da permettere ai macedoni di prenderne possesso balzandoci sopra uccidendo i guidatori.[178] Altri furono bloccati prima che riuscissero a partire. Cè chi racconta della perdita di arti e di alcune teste che rotolavano per terra,[179] e chi si sofferma sui cavalli che rovesciavano spaventati i carri.[180] Battaglia di Gaugamela: movimenti decisivi di Alessandro e attacco finale Le truppe di Mazeo si scontrarono con quelle di Parmenione arrivando in prossimità del campo dove erano segregati i prigionieri; fra questi spiccava la regina di Persia, madre di Dario,[181] che non venne liberata in quanto i soldati si diedero alla fuga alla notizia della ritirata del loro re. Ci fu un attacco diretto da parte di Alessandro nei confronti del re nemico: il macedone colpì il cocchiere di Dario con una lancia uccidendolo. Il sovrano persiano, perso il carro, fuggì su di una giovane cavalla. Il conquistatore inseguì il nemico ma fu richiamato da alcuni messaggeri inviati da Parmenione che chiedeva aiuto per affrontare un gruppo nemico. Il re macedone, anche se terribilmente seccato da questa richiesta, fece finta di nulla e acconsentì permettendo allavversario di salvarsi nuovamente.[182] Lepisodio del messaggero è molto discusso fra gli storici in quanto non è certa la sua collocazione temporale e non è chiaro nemmeno come abbia fatto ad individuare e raggiungere il proprio re in quella nuvola di polvere; forse era un modo per evidenziare lincapacità di Parmenione.[183] Altri discutono sullatteggiamento di Dario: questa sarebbe la sua seconda fuga davanti al nemico e pare unesagerazione se si pensa al coraggio che ha mostrato allinizio del suo regno.[184] Senza il comando reale le truppe rimanenti furono facile preda dei Macedoni. Inizialmente i Persiani pensavano che fosse il re ad essere stato trafitto dalla lancia. Successivamente, prima che si potessero riorganizzare, furono attaccati dalle truppe guidate da Arete. Se da un lato dello schieramento si inseguivano e uccidevano i nemici, dallaltro ancora si combatteva e Mazeo stava prevalendo sui Macedoni,[185] a tal punto che solamente la tattica prefissata di Alessandro li salvò da morte certa. Ci fu un pesante scontro di cavalleria dove i Persiani cercarono un varco per fuggire dal campo, combattendo ormai solo per salvarsi.[186] Lo scontro si spostò sul fiume Lico dove molti persiani furono inghiottiti per via dellarmamentario troppo pesante che possedevano[187] e quando si fece buio la lotta terminò. Mazeo si ritirò a Babilonia dove successivamente si arrese agli invasori. I morti furono molti: se ne contavano circa sessantamila fra le file dei Macedoni. Molti di più i feriti fra cui Parmenione, Perdicca e in seguito anche Efestione. Per Arriano si contarono circa 300.000 morti fra i Persiani e solo un centinaio circa fra gli alleati di Alessandro,[188] mentre Diodoro ne cita 90.000 fra i Persiani e 500 fra la coalizione macedone.[189] Dopo Gaugamela[modifica | modifica sorgente] Alessandro riprese linseguimento del re nemico appena le acque si furono calmate. Da poco superata la mezzanotte, partì alla volta di Arbela dove, giunto sul far del giorno, non trovò Dario (fuggito nei territori montuosi della Media) ma solo parte del suo tesoro. Non poté proseguire oltre poiché i cavalli erano esausti, tanto da doverne uccidere un migliaio.[190] Durante il tragitto di ritorno verso il campo, il conquistatore fu attaccato da alcuni cavalieri e dovette trafiggerne qualcuno con la propria lancia prima di venire aiutato dai suoi uomini. Durante questo scontro Alessandro si espose in prima persona e, secondo Curzio Rufo, fu grazie al suo valore e non alla fortuna che ottenne la vittoria.[191] Caddero nelle mani del re macedone magazzini, preziosi e decine di migliaia di prigionieri. Decise di informare i Greci che le loro città non erano più soggette alla tirannia e da ora in poi si sarebbero governate con leggi proprie[192] (affermazione vera solo in parte considerando la Grecia del tempo). Divise quindi il bottino inviandone una parte ai Crotoniati, in Italia, per ricompensare il coraggio mostrato da Faullo durante la guerra persiana.[193] Continuò la marcia, questa volta senza alcuno scontro. Degno di nota durante il tragitto fu lincontrò di una voragine da cui continuamente usciva fuoco e nella quale si poteva osservare una corrente di uno strano liquido (nafta).[194] Si trattava dei fuochi eterni di Baba Gurgan. Alla fine di ottobre Alessandro entrò in Babilonia dove ottenne la sottomissione del satrapo Mazeo. Questultimo fu lasciato al governo della provincia affiancato da un comandante militare e da un tesoriere greco. Qui riposò circa cinque settimane ed ebbe tempo per osservare i giardini pensili costruiti da Nabucodonosor, cercando di far inserire in quella meraviglia anche piante di origine greca; ad eccezione delledera questidea non ebbe fortuna.[195] Riproduzione (probabilmente ottocentesca) dei Giardini pensili di Babilonia Si diresse quindi a Susa, raggiungendola in venti giorni, per impadronirsi dei tesori che vi si conservavano. La città era sprovvista di mura.[196] Qui Alessandro poté anche recuperare diverse opere darte sottratte da Serse in Grecia nel 480 a.C., tra cui il famoso gruppo statuario dei Tirannicidi Armodio e Aristogitone, che fece rispedire ad Atene; recuperò anche ingenti somme, come quarantamila talenti e forse altri cinquemila provenienti da altro luogo.[197] A Susa lasciò i familiari di Dario. Il macedone si volle sedere sul trono del re persiano, evento tanto atteso dai sudditi a tal punto che Demarto non riuscì a trattenere le lacrime pensando ai morti lungo il percorso che persero tale spettacolo.[198] Durante questo soggiorno diede molte ricompense ai suoi soldati: a Parmenione diede la casa di Bagoa (ufficiale che avvelenò e fu avvelenato)[199] in cui vi trovò molte ricche vesti. Scrisse a sua madre e ad Antipatro, rimasti lontano, e sapendo che il secondo odiava la prima scrisse allamico che le lacrime di una madre cancellavano il contenuto di mille lettere.[200] Lasciò Susa verso la metà di dicembre. Dopo aver superato il fiume che allepoca si chiamava Pasitigris (in seguito Karun), entrò poi nel territorio degli Uxii, a circa sessanta chilometri da Susa, che in parte non si arresero al nuovo re. Chiesero ad Alessandro un tributo da versare se avesse avuto intenzione di passare per le loro terre. La risposta del macedone fu quasi di sfida, chiedendo loro di farsi trovare pronti al momento del suo passaggio; poi li attaccò di notte, forte degli 8.000 uomini della falange, radendo al suolo ogni loro possedimento.[201] Gli Uxii sopravvissuti attaccarono ancora ma furono sconfitti ogni volta. In una giornata il macedone risolse un problema che affliggeva il regno persiano da quasi due secoli.[202] Restava ancora Ariobarzane, governatore della Perside, che voleva fuggire con il tesoro rimasto, sapendo che lintero esercito macedone era più lento del suo. Alessandro divise in due parti i suoi uomini, avanzando con la metà più veloce e raggiungendolo in cinque giorni presso le porte persiane, nelle attuali montagne dello Zagros. Qui la lotta lo vide impegnato contro un congruo numero di nemici (40.000 uomini a cui si aggiungevano 700 cavalieri secondo Arriano,[203] 25.000 soldati secondo Rufo,[204] a cui Diodoro aggiunge 300 cavalieri). Per evitare di incappare in una sconfitta, Ariobarzane fece edificare un muro che ostruiva in parte lunica strada percorribile dai Macedoni. Alessandro tentò un primo assalto che non diede alcun risultato, anche per via della frana provocata dagli stessi Persiani; si ritirò dunque qualche miglio più ad ovest, raggiungendo la radura denominata Mullah Susan. Qui vi era unaltra strada da prendere, a prima vista più ovvia, ma Alessandro la evitò non volendo lasciare i suoi morti «insepolti».[205] La resa dei conti arrivò, grazie anche ad un pastore della zona, il quale rivelò ai macedoni un percorso che potevano intraprendere per aggirare i Persiani. Le truppe di Alessandro iniziarono lattacco e successivamente vennero in sostegno quelle di Cratero. Ariobarzane riuscì comunque ad arrivare con pochi uomini sino a Persepoli ma i cittadini non gli aprirono le porte, costringendolo a tornare al combattimento trovando la morte.[206] Persepoli[modifica | modifica sorgente] Nel mese di gennaio dellanno 330 a.C. Alessandro entrò infine a Persepoli (che poi divenne Takht-i Jamshid), capitale dellImpero Persiano, dove trovò circa centoventimila talenti di metallo prezioso non coniato.[207] Il re nemico aveva intanto trovato rifugio ad Hamadan (conosciuta allepoca come Ecbàtana), dove fu raggiunto dai suoi uomini di fiducia (Besso, Barsaente, Satibarzane, Nabarzane, Artabazo) e da 2.000 mercenari greci. Alessandro rimase per un lungo periodo a Persepoli, inviando dei soldati a Pasargade e chiedendo a Susa linvio di una grande quantità di animali da soma per il trasporto del denaro. Partì con una piccola parte dellesercito, per circa trenta giorni, alla conquista delle tribù che si trovavano vicino alle colline della regione, sottomettendo i nomadi e il resto della provincia. Quando tornò, continuò a far dono, a chi lo aveva aiutato, di beni proporzionati allaiuto offerto, come era nel suo stile.[208] Prima di lasciare la città restituì il potere locale al governatore della città e affidò 3.000 macedoni ad un suo uomo di fiducia. Si dice che verso la fine della primavera Alessandro abbia dato lordine (o forse lui stesso fu direttamente lartefice) di provocare un incendio, che devastò i palazzi, bruciando in parte anche il tesoro. In seguito furono analizzati i resti della sala delle cento colonne di Serse dove si comprese che le travi caddero e il fuoco si alimentò a dismisura.[209] Si dice, secondo il racconto di Tolomeo, che contraddicendo un consiglio di Parmenione vendicò in tal modo lincendio di Atene[210] e la sorte di Babilonia.[206] Plutarco, citando lepisodio, aggiunge che di questo atto se ne pentì immediatamente, dando ordine di spegnere lincendio.[211] Unaltra versione, tardiva rispetto alle precedenti, ritiene che lincendio stesso possa essere nato per errore, sotto suggerimento di Taide, una donna greca che aveva viaggiato con Alessandro e i suoi uomini.[212] Anche se lepisodio di Taide non trova gli storici concordi, la donna è, come si racconta nei Deipnosofisti, la compagna di Tolomeo, da cui avrà tre figli.[213] In Grecia intanto Antipatro aveva sconfitto nella battaglia di Megalopoli (autunno del 331 a.C.) il re spartano Agide, eliminando definitivamente lultima opposizione delle città greche al dominio macedone. Linseguimento di Dario[modifica | modifica sorgente] Nel maggio del 330 a.C. Alessandro marciò verso Ecbàtana, che si trovava a 450 miglia di distanza da Persepoli. Durante il tragitto ricevette alcuni rinforzi, arrivando ad un totale di 50.000 uomini.[214] Dario, sapendo della velocità con cui il suo nemico si stava muovendo, cambiò i suoi piani, non dirigendosi più verso Balkh (in Afghanistan) come aveva in precedenza previsto, ma verso le Porte Caspie, anche se fra i suoi uomini iniziarono a manifestarsi i primi dissensi. Durante la marcia lesercito macedone patì la sete e molti soldati morirono lungo la strada. Il re macedone venne a conoscenza dei movimenti di Dario quando si trovava a Rei, vicino a Teheran. Raggiunse quindi il passo ma ad attenderlo cerano due messaggeri che lo informarono di una rivolta iniziata da Besso, Barsaente e Nabarzane contro il loro re. Dario venne arrestato. Alessandro decise di raggiungere Besso, riuscendoci in un giorno e mezzo.[215] Continuò poi la sua corsa essendo a conoscenza del luogo dove Dario era tenuto prigioniero; scelse 500 opliti, che fece montare a cavallo al posto dei cavalieri,[216] e galoppò di notte percorrendo ottanta chilometri, arrivando poi allalba a Damghan, dove giunsero in 60.[217] Spaventati, i due satrapi rimasti, Barsaente e Satibarzane (o Nabarzane), pugnalarono il prigioniero e fuggirono. Alessandro non fece in tempo a vedere in vita il suo rivale unultima volta. Di diversa opinione, Plutarco riferisce che il re persiano riuscì a parlare con il soldato Polistrato bevendo dellacqua da lui offerta e ricordando la clemenza verso i familiari catturati ringraziò attraverso lui il suo nemico.[218] In ogni modo il conquistatore macedone, dopo aver coperto il cadavere con il suo mantello, lo riportò indietro e lo fece seppellire con tutti gli onori nelle tombe reali. Ad Ecbàtana, Alessandro congedò i contingenti delle città greche, poiché il compito di vendicare linvasione della Grecia da parte di Serse era ormai concluso. Reclutò il fratello di Dario (Essatre)[219] e strinse amicizia con Bagoa. Il destino degli assassini di Dario[modifica | modifica sorgente] Alessandro dà sepoltura al corpo di Dario Besso si proclamò re di tutta lAsia[220] e con il nome di Artaserse V fu inseguito attraverso le regioni dellIrcania. Durante il tragitto Bucefalo, che veniva utilizzato da Alessandro solo per le grandi occasioni e quindi normalmente veniva tenuto in custodia da alcuni soldati, venne catturato da alcuni barbari. Il re macedone appena venne a conoscenza del fatto inviò ai barbari un araldo, con cui minacciò di morte ognuno di loro e le rispettive famiglie. Questi ultimi, impauriti, restituirono subito il cavallo arrendendosi e Alessandro li trattò con onori, dando anche una ricompensa a chi gli riportò il fidato compagno.[221] Durante il viaggio Alessandro arrivò a Zadracarta, capitale del Gurgan, con Cratero (che aveva sostituito sul fronte, per anzianità, Parmenione), e ottenne la sottomissione di Autofradate, di Frataferne e Nabarzane; Artabazo (il padre di Barsine) preferì invece trattare con il re macedone, il quale rimase qui per quindici giorni. In questo lasso di tempo, secondo alcune ricostruzioni, conobbe la regina delle Amazzoni che, in cerca di un erede, decise di giacere con lui per tredici giorni.[222] Da quel periodo in poi ogni udienza con il re era controllata da uscieri e mazzieri al cui comando vi era Carete di Lesbo, riprendendo unusanza persiana. Altre usanze vennero poi adottate, come quelle delle vesti, diadema compreso. Anche lo stile che utilizzava nella corrispondenza cambiò: ad eccezione di alcune persone fidate e stimate, come Focione o Antipatro, iniziò ad utilizzare il noi regale e le missive che raccontavano dellAsia venivano sigillate come solevano fare i re persiani.[223] Alessandro decise allora di concentrarsi su Satibarzane; giunto in Battriana, vicino a Mashhad incontrò il satrapo, che chiese di essere risparmiato. Il macedone acconsentì, restituendogli anche lantico potere e affiancandogli un contingente macedone comandato da un suo fidato, Anaxippo. Appena allontanatosi, Alessandro seppe della morte di tutti i soldati che aveva lasciato e del tradimento del satrapo, ma non fece in tempo ad attaccarlo in quanto fuggì, lasciando lintera zona (lAria) ai Macedoni e dirigendosi con 13.000 uomini verso Besso. Quasi tutti, ad eccezione del satrapo e di pochi altri, si erano rifugiati su una collina che sembrava inespugnabile, ma grazie al vento favorevole si decise di appiccare un incendio; il risultato fu disastroso per i nemici. Molti dei soldati fedeli al satrapo bruciarono, altri si gettarono dal dirupo, pochi si arresero scampando per poco alla morte.[224] Onorando la vittoria venne fondata unaltra città, Alessandria degli Arii, la futura Herat, affidando la zona al satrapo Arsame. Questultimo appoggiò, appena ne ebbe loccasione, gli avversari di Alessandro; venne quindi affrontato e ucciso da un gruppo di soldati comandati da Erigio e il nuovo governo fu affidato al cipriota Stasanore.[225] Alessandro si diresse verso lAracosia, arrivando in Drangiana (lattuale Afghanistan occidentale). Barsaente, sapendo del suo arrivo, preferì fuggire presso una popolazione indiana del Punjab, che lo tradì consegnandolo al conquistatore macedone; fu quindi condannato a morte per lomicidio di Dario.[226] In queste regioni il re macedone fondò una serie di città con il nome di Alessandria, tra cui quella nota con il nome di Alessandria del Caucaso, che non ebbe un lungo futuro: scavi effettuati a Bor-i-Abdullah (a sud della futura Begram) portarono alla luce resti di una città fondata successivamente a quella del re macedone e di unaltra presso lattuale Kandahar, in Afghanistan. Dopo aver indugiato per alcuni mesi (ripartì probabilmente a maggio o dopo), Alessandro arrivò sino allHindu Kush, celebrato da Aristotele, convinto che sopra tali vette si poteva osservare la fine del mondo orientale.[227] Scendendo lHindu Kush, i soldati macedoni dovettero affrontare la fame; il cibo era venduto a prezzi esorbitanti e non trovando foraggio per gli animali, molti di essi vennero uccisi per cibarsi delle loro carni. Se Besso avesse continuato con la sua tecnica di bruciare i campi, o se in quel momento di debolezza avesse attaccato, avrebbe avuto buone probabilità di vittoria; invece cambiò strategia, bruciando solo le barche dopo aver attraversato il fiume Osso (oggi Amudarja). Per tale condotta venne abbandonato da buona parte del suo esercito. Le sue motivazioni sono forse da ricercare nelle azioni compiute da Artabazo, che aveva sconfitto e ucciso Satibarzane[228] in una battaglia non lontano da Herat. Attraversando Kundz, Alessandro arrivò sino a Balkh. Per continuare linseguimento si cercò di evitare la marcia diurna a causa delleccessivo caldo. Arrivati vicino a Kilif, decise di congedare feriti, anziani e quei pochi Tessali che avevano preso congedo tempo addietro, pagandoli lautamente. Rimaneva il problema di come attraversare quel profondo fiume, dove non era affatto facile costruirvi un ponte; si decise quindi di riempire delle pelli di paglia secca e cucirle tutte insieme, costruendo in tal modo delle zattere in grado di galleggiare. Lintero esercito riuscì ad attraversare il fiume in cinque giorni.[229] Besso, che si trovava in compagnia di un altro generale, Spitamene, fu infine abbandonato dai suoi compagni, tradito e fatto prigioniero. Venne successivamente consegnato nudo a Tolomeo e arrestato nellanno 329 a.C. Fu poi mutilato e una corte di giustizia persiana lo dichiarò colpevole di alto tradimento, venendo infine giustiziato ad Ecbàtana.[230] Lagire di Spitamene non fu inizialmente chiaro ad Alessandro che pensava volesse arrendersi, mentre voleva invece solo disfarsi di un alleato poco affidabile. La sorte di Parmenione e dei suoi figli[modifica | modifica sorgente] (EN) « What I like in Alexander the Great is not this campaigns...but his political methods...He was right in ordering the murder of Parmenion, who like a fool objected to Alexanders giving up Greek customs » (IT) « Cosa mi piace in Alessandro il grande non è la sua campagna militare ma la sua politica. Fece bene a far uccidere Parmenione che era uno stupido che considerava sbagliato abbandonare le usanze greche » (Napoleone Bonaparte, durante lesilio sullisola di SantElena Traduzione in parte di Guido Paduano, contenuta nel testo Alessandro Magno di Robin Lane Fox, pag 295.[231]) Quando le truppe di Alessandro trovarono riposo a Farah, si notò lo strano comportamento di Parmenione che non ubbidiva più agli ordini; lultimo datogli, quello di raggiungere il re con i suoi 25.000 uomini, venne ignorato (a quel tempo il re poteva contare su una forza di poco maggiore).[232] I figli di Parmenione ricoprivano ruoli di prestigio allinterno dellesercito macedone, ma Nicanore morì di malattia nel mese di ottobre del 330 a.C. mentre Filota, comandante della cavalleria, fu testimone di un complotto contro il re; alcuni resoconti riportano il macedone Dimno (o Dymno) che, venuto a conoscenza dei preparativi dellattentato contro Alessandro, raccontò il tutto al suo amante Nicomaco.[233] Questultimo rivelò, a sua volta, lesistenza del complotto al fratello Cebalino, il quale lo riferì, tre giorni prima dellattentato, a Filota. Passarono i primi due giorni senza che lufficiale avesse raccontato nulla al suo re, anche se più volte al giorno ne avesse avuto la possibilità. Cebalino, preoccupato, raccontò ad unaltra persona dellattentato, la quale corse subito da Alessandro. Il re macedone fece convocare Dimno che preferì uccidersi; lunico dato certo allora era che Filota sapeva dellintrigo e non ne aveva parlato con lui. Seguendo il consiglio di Cratero, durante la notte il colpevole fu sorpreso nella sua tenda, catturato e messo in catene. Differisce da questo, solo inizialmente, il racconto di Plutarco: secondo lautore era Limno di Calestra colui che disse al suo amato Nicomaco (e fratello di Cebalino) del complotto, ma solo perché sperava che anche lui ne facesse parte come Limno stesso;[234] inoltre Filota era da tempo controllato da una donna, Antigone.[235] Dimno è citato da Curzio Rufo e Diodoro Siculo.[236] Alessandro, in Egitto, non aveva dato retta alle insinuazioni di un coinvolgimento dello stesso Filota in un complotto ordito contro di lui,[237] ma questa volta fu condannato per alto tradimento dal tribunale dellesercito[238] e ucciso con i complici a colpi di lancia;[239] secondo altri venne prima torturato e solo al momento della confessione venne ucciso.[240] Qualcuno riferisce anche che avesse fatto il nome del vero cospiratore, un certo Egeloco, morto poco prima. Il re macedone non si riteneva ancora soddisfatto e cercò altri possibili traditori fra gli amici di Filota; uno di essi fuggì rapidamente e i suoi fratelli vennero arrestati (ma seppero difendersi a parole fino a scagionarsi), mentre il prigioniero Alessandro di Lincestide venne condannato a morte. Alla condanna scampò invece Demetrio, una sua guardia del corpo. Alessandro venuto forse a conoscenza di una lettera scritta da Parmenione ai suoi figli, dove riferiva di oscuri piani,[241] lo fece uccidere da alcuni suoi stessi ufficiali.[242] La stessa sorte toccò al terzo figlio di Parmenione, per prevenirne una possibile ribellione; Alessandro era infatti preoccupato da una probabile unione tra i soldati di Clito e quelli fedeli a Parmenione, la quale avrebbe portato alla formazione di un esercito numericamente superiore al suo. Vi erano ancora dei simpatizzanti del generale: questi vennero radunati in una piccola unità che combatté con coraggio,[243] mentre gli eteri, comandati in precedenza da Filota, vennero affidati ad Efestione e a Clito. Prima di lasciare la città di Farah, Alessandro decise di cambiarle nome, chiamandola Proftasia (Anticipo).[244] Guerriglie in Sogdiana[modifica | modifica sorgente] Alessandro era intento a combattere il suo ultimo avversario persiano degno di nota, Spitamene, ma non fu facile, in quanto questi riuscì a mettere contro i macedoni buona parte della nobiltà della Sogdiana. Il re macedone, allaltezza del fiume Syr Darya, aveva lasciato alcuni contingenti nelle varie fortezze (sette in tutto) che dovevano proteggere i confini al nord. Trascorse un breve periodo prima che tutte le truppe venissero massacrate e gli avamposti conquistati.[245] In pochi giorni Alessandro riuscì a riconquistare tutte le fortezze,[245] rendendo schiavi i sopravvissuti nemici. Solo contro Ciropoli, la più imponente, ebbe difficoltà; inizialmente venne soltanto isolata e messa sotto assedio da Cratero[246] per impedire il sopraggiungere di eventuali rinforzi nemici, ma quando cominciò lattacco venne notato un passaggio fortuito: un corso dacqua prosciugato che passava sotto le mura. I Macedoni riuscirono così a penetrare nella fortezza e aprirono le porte agli assalitori. Alcuni resoconti riportano che durante questa azione Alessandro fu colpito in testa e al collo da un lancio di una pietra. Successivamente la tattica di Spitamene apparve chiara: attaccare la parte dellimpero rimasta scoperta dallassenza di Alessandro. Attaccò così Samarcanda e il re macedone inviò circa 2.300 mercenari con a capo Farnuce, restando con circa 25.000 uomini.[247] I Macedoni dovettero affrontare gli Sciti che si trovavano sul lato opposto del fiume, dapprima con luso di catapulte (armi mai viste da questo popolo); impauriti dalla morte di un loro generale, gli Sciti cominciarono ad eseguire una ritirata ma i soldati di Alessandro attraversarono il fiume. Parte degli uomini nemici, cavalieri senza armatura o quasi, iniziarono un accerchiamento ai danni dei Macedoni, colpendoli ripetutamente con le frecce, ma furono vittime di un inganno di Alessandro, il quale aveva inviato contro di loro unavanguardia debole e quando essi furono circondati li assalì con un contingente più forte. I nemici fuggirono ma i macedoni, forse per avere ingerito dellacqua malsana, non riuscirono ad inseguirli.[248] Nel frattempo tutti i soldati inviati in precedenza da Alessandro vennero attaccati su unisola del fiume Zeravshan e uccisi sino allultimo uomo da unazione guidata direttamente da Spitamene.[249] Alessandro, venuto a conoscenza dellaccaduto, in tre giorni con 7.000 uomini al seguito cercò di raggiungere il nemico senza riuscirci; ormai il numero dei soldati era sceso a circa 25.000.[249] Gli vennero in aiuto altri 21.600 uomini provenienti dalla Grecia, guidati da Asandro e Nearco.[249] Alessandro lasciò una parte dei soldati a Cratero ma le incursioni di Spitamene continuarono, fino a quando questultimo non subì una prima sconfitta a Ceno. Tradito subito dopo dai suoi alleati, fu offerta al re macedone la sua testa; Alessandro gli rese gli onori facendo in modo che il generale Seleuco sposasse sua figlia. La sorte di Clito
Posted on: Fri, 08 Nov 2013 20:10:19 +0000

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