CAMAIORE, 25 DICEMBRE 12078 di Marco Trogi Capitolo 2 «Uhm, - TopicsExpress



          

CAMAIORE, 25 DICEMBRE 12078 di Marco Trogi Capitolo 2 «Uhm, cos’è ‘sto profumino?» domandò Stefano. «Mamma ha fatto ‘l pollo fritto stasera» rispose Francesca. «Pollo fritto? E vai!» esclamò Stefano. «Ragazzi, m’ovetevi a’ apparecchià, sennò stasera divento ‘annibale e vi mangio voi. Dov’è la mi’ sposa?» «Dove v’oi ‘e sia!» rispose Claudia dalla cucina. «Ciao, bella mi’ passoròna» le sussurrò in un orecchio Stefano, abbracciandola da dietro e palpeggiandole il seno con entrambe le mani. «E fàlla finita, scemo, ci sono i figlioli! – protestò Claudia – Piuttosto, come mai a quest’ora? La tu’ ganzetta ‘un ti voleva mandà più via stasera?» domandò con una punta di sarcasmo, indossando appieno i panni della moglie gelosa. «Ma che ganzetta e ganzetta, lo sai che sei te la mi’ unica ganza, bella porcellona!» le rispose Stefano. «Sì, raccòntila a qualcun’altra e… ma Madonna Santa, la v’oi smette’ di palpeggià? T’ho detto che ci sono ‘ figlioli, stupido!» «Ti mangerei tutt’ a morsi... mmh, dopo ‘l pollo fritto naturalmente» continuò invece imperterrito Stefano. «Ah, ecco, dopo il pollo fritto, eh? Lo sai ‘osa ti di’o, caro dongiovanni del venerdì sera? Mi sa che te, se ‘un ci fai ‘na fotografia, finisci ‘e ti scordi ‘om’è fatta» rispose Claudia. «Eh! ‘Un sarebbe mi’a ‘na cattiva idea!» commentò Stefano. «Cosa? Scordàtti ‘om’è fatta?» chiese lei. «No, dicevo di fa’ du’ foto un po’… diciamo, un po’ osé.» «Ma falla finita, ‘mbecille! Te sei proprio scemo, ma proprio tutto scemo.» «Dai, lo sai che scherzo! – e avvicinandosi di più al suo orecchio – E comunque, a proposito di…» «Eccolo! So già dove v’ole andà a parà’ ora» lo anticipò lei. «Beh, allora visto che lo sai, ehm… che fai? Stasera me la dai?» «Mamma mia! O chi ho sposato? Un poeta? Piuttosto, com’è che siamo ‘osì pimpànti stasera?» gli domandò. «Ho voglia della mi’ mogliettina, che c’è di strano? Ringrazia ‘l cielo, fossi in te mi preoccuperei, semmai, se ‘un ti cercassi, no? Anzi, sposa, stasera ‘un puoi trovà scuse, mi sono super organizzato, ho comprato anco l’Aulin… no, casomai in delle volte ti venisse ‘l mal di testa. Lo sai ‘ome si dice, no? Prevenire è meglio che curare.» «Sì, va beh, lasciamo perde’, stasera ‘l Giannecchini c’ha le ruzze. Va’ a fatti la doccia ch’è meglio, va’, e fattela bella ghiaccia, cam’ina!» gli rispose. Stefano stava per uscire dalla cucina, rassegnato ad affogare le proprie fantasie sotto la doccia, quando lei lo chiamò indietro: «Comunque, vieni va, ooh… pompetta, lì.» «Che vv’oi, befana?» rispose, recitando lui questa volta la parte dell’offeso. «Maa… ammettiamo che io stasera te la do, no?… Guarda che poi la rivoglio ‘ndietro, eh» sussurrò strizzandogli l’occhio. «E vai! Mi garbi un casino quando sei ‘osì…» «Sssh! – lo zittì Claudia – Ma la v’oi chiude’ quella boccaccia, t’ho detto che ci sono i ragazzi, testone!» Stefano, fischiettando soddisfatto, si avviò verso il bagno, quando dalla sala Davide lo chiamò: «Pa’?» «Che c’è, Davide?» rispose. «Guarda che du’ sorelle, mi bàstino e m’avànzino, eh; fa’ un po’ te…» Stefano non commentò, sgattaiolando velocemente in camera per sfuggire al severo sguardo della moglie che, con le braccia incrociate, si era intanto affacciata alla porta della cucina. Finita la cena, la solita discussione fra Davide e Francesca su chi avrebbe dovuto sparecchiare, ma almeno quella sera non c’era stato bisogno di combattere per vedere il telegiornale. Per colpa del maltempo, infatti, il segnale della parabola se n’era andato, pertanto non restava che passare direttamente al DVD, sempre che gli animi turbolenti della vivace famigliola si fossero placati. «Comincia a mette’ su ‘l film, dai» disse Claudia, intenta a finire di caricare la lavastoviglie. «No, prima finiamo di mette’ apposto, così lo guard’amo tutti assieme» rispose Stefano. «Ma li senti ‘e t’oni, Stefano? Io ho paura» disse Claudia preoccupata. «E di che hai paura? Al massimo andrà via la luce. Cos’è? ‘Un avrai mi’a paura del buio?» «No, non del buio… è che stasera… ‘nsomma, è da brividi.» «Toh, hai visto? C’è anco la luna piena… pensa un po’ se arrivasse un lupo mannaro. Uuuuh!» incalzò Stefano, prendendola in giro. «Dai unì scherzà, prepara piuttosto du’ ‘andele, dai, sono in sala, nel cassetto di centro.» Effettivamente la burrasca aveva aumentato la sua forza e Stefano pensò che Claudia forse avesse ragione; era meglio preparare qualche candela, probabilmente sarebbe saltata la cabina e ben presto la luce sarebbe venuta a mancare. Appena tutta la famiglia ebbe occupato il proprio posto sul grande divano, il capo famiglia inserì il dischetto nel lettore. Erano da poco passate le ventuno e trenta, da fuori si cominciavano a sentire tuoni sempre più forti al punto che Stefano dovette alzare più volte il volume della televisione. Tutto sembrava andare come programmato, il film stava per cominciare, quando, a un tratto, un accecante bagliore di un intenso e strano colore rosso, seguito da un assordante e profondo boato e da un violento sussulto, mandò in frantumi tutti i vetri delle finestre e lasciò tutti quanti al buio. «Mamma, ho paura!» gridò Lucia, mentre Claudia cercava nel buio di prenderla in braccio. «E ti pareva! Meno male che t’ho dato retta e ho preparato le ‘andele. State b’oni giù, è solo un fulmine che deve avé picchiato qui vicino» disse Stefano, cercando di tranquillizzare tutti quanti. A tentoni raggiunse il mobile su cui aveva già preparato una candela e l’accese. Claudia stringeva in braccio Lucia, mentre Francesca e Davide si erano nascosti sotto il plaid, per terra c’erano vetri dappertutto. «Tutt’ a posto?» chiese il capofamiglia. «Speriamo ‘un si sia bruciato nulla, c’avevo anco la lavatrice attaccata» disse Claudia, ancora scossa. «Sembra che tutta la strada sia al buio… però, che strano… dopo quel tuono, il vento e la pioggia sono cessati» commentò Stefano, tradendo un certo stupore. La tempesta, infatti, dopo quel boato si era improvvisamente placata, lasciando dietro di sé soltanto il silenzio e il buio della notte. «Papà, ho freddo!» «Già, cos’è ‘sto freddo?… Sembra d’esse’ a gennaio.» Dalle finestre senza vetri entrava un’aria gelida e pungente che faceva battere i denti, Stefano si rese conto che parlando produceva quel classico fumo che si forma quando l’aria calda viene a contatto con dell’aria fredda. «Copri ’ bbimbi, Claudia!» «Stefano, ma cos’era? Un tuono o ‘l ter’emoto?» «Non lo so Claudia, no lo so, magari tutt’e due. Comunque, so solo che se ‘un vi ‘oprite vi pigliate una bronchite.» Effettivamente era una situazione piuttosto strana, dopo quel lampo e dopo lo scoppio di quel tuono, seguito da quel breve ma intenso sussulto, sembrava addirittura che il tempo si fosse fermato. Un’atmosfera tenebrosa aveva avvolto tutto, fuori c’erano solo il buio e il silenzio totale, la temperatura era scesa di almeno quindici gradi tutto di un colpo. Stefano decise di mettersi qualcosa addosso e di uscire sul balcone: non si vedeva niente, si udiva soltanto il vociare di qualcuno dalle case più vicine, il cielo era stellato e particolarmente luminoso, sembrava d’essere in una fredda sera d’inverno, non c’era più un filo di vento e sulla ringhiera del terrazzo si stava già formando una leggera brina. Stefano scese le scale, facendo bene attenzione a non scivolare sul sottile strato di ghiaccio che intanto si era già formato sui gradini. In strada c’era anche Azìz, il vicino di casa, Stefano lo individuò grazie al rosso della sigaretta accesa. «Azzìzze! Ma ch’ è successo?» «Stefano, sei te?» domandò il vicino. «No, son’ Bin Laden» rispose. «Chi?» «Oh, Azzìzzee! Sì che sono io, o chi v’oi ‘e sìa.» «Ah, ciao, Stefano. Io non so proprio nulla, maremma maiala, non si vede niente, sembra che tutto paese sia senza luce.» Più lontano, sulla strada principale, si potevano scorgere i lampeggianti azzurri di qualche mezzo di soccorso. «Minchia! Ma lo senti che freddo, Stefano? E, poi, hai visto luna?» domandò Azìz. «La luna? Che hai bevuto, Azzìzze? Non c’è la luna» gli rispose Stefano. «Appunto! Una ora fa c’era la luna piena, anche in mezzo a nuvole si poteva vedé e ora… Madonna marocchina! Sembra sparita.» Stefano non ci aveva fatto caso, ma Azìz aveva ragione. Quella sera avrebbe dovuto esserci la luna piena; ora che ci pensava ne aveva anche parlato, scherzandoci sopra, poco prima con Claudia. «Stefano, vieni, su! Andiamo a letto, dai! I bimbi vogli’no te!» disse Claudia dalla finestra della sala. «Arrivo, Claudia!» Stefano salì su in casa, sua moglie stava cercando, per quanto riusciva a vedere, di raccogliere i pezzetti di vetro sparsi dappertutto. Lui cercò di sistemare in qualche modo dei teli alle finestre rimaste senza vetri, mentre Claudia aveva già tirato fuori dall’armadio le coperte invernali. «Papà, non c’è acqua!» disse Davide dal bagno. «Ecco, ci mancava anco l’acqua! – esclamò Stefano – Ti lavi domattina, ora vai a letto, forza!» Continua...
Posted on: Wed, 20 Nov 2013 16:00:45 +0000

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