CANTO TZIGANO, un mio breve racconto pubblicato su FB per chi ha - TopicsExpress



          

CANTO TZIGANO, un mio breve racconto pubblicato su FB per chi ha piacere di leggerlo Sibili graffianti si intrecciano tra le colonne di un porticato barocco circostante la piazzetta del lungolago. Uno sbarramento architettonico a difesa degli ultimi banchi del mercato natalizio che ancora resistono alle raffiche prepotenti. Mercanzia usata, quadri, soprammobili d’epoca, argenti e tavoli da restaurare in una specie di bazar all’aria aperta. Addobbi in vetro. Polvere. Corde. Filamenti di ferro. Brandelli di giornale e cartoni vorticano sul selciato sospinti da folate sempre più aggressive. Quattro ragazzi, la Kameleon Orquestar, due in piedi, e due seduti a terra. Gambe incrociate. Contrabbasso, sax, un lungo corno tibetano e percussioni. Sguardi tanto concentrati da sembrare assenti. Con i loro strumenti diffondono una melodia con sonorità pescate nella tradizione balcanica. Un ritmo lento si dissolve nel nulla, frantumato dall’aria gelida. Accanto a loro, un cappello nero schiacciato a terra dal peso di un gruzzolo in monete e schiaffeggiato dal vento implacabile. Poco distante Mara, la cantante dai tratti tzigani. Fuma e passeggia sul bordo di un lago ormai prosciugato. Guarda l’acqua ritirarsi in lontananza, come risucchiata da un vortice sotterraneo fin dentro il mistero degli abissi. Un gruppo di anatre e germani disorientati dalla tirannide del creato spiccano brevi voli a mezzo metro di altezza alla ricerca di cibo. L’atmosfera sempre più cupa ferisce i volti lividi dei musicisti. Le ombre si appiattiscono nei riflessi plumbei dell’ultima luce del giorno uccidendo ogni residua sfumatura di colore. Poi, l’onda riprende vita, come vomitata all’improvviso dal centro della terra dopo esserne stata inghiottita. Grossi cavalloni si rianimano, pronti all’assalto finale. Tutto d’un tratto si impennano a formare un muro alto fino a confondersi con il cielo. Una lastra trasparente. Riverberi indaco. Si allarga un fronte liquido sempre più vicino al punto di rottura. Un boato, e la barriera si sgretola. Sembrano staccarsi forme tenebrose. Quasi demoniache. I primi schizzi portati dal turbinio bagnano il viso di Mara. La ragazza socchiude gli occhi, lascia cadere la cicca a terra facendo zampillare l’ultimo scintillio di brace. Allarga le braccia come Cristo in croce, pronta a concedersi alla forza della natura. Un ultima disperato assolo di note si contrappone al sordo boato del gigantesco flutto mentre i musicisti vengono catapultati all’indietro e sommersi dalla violenza dello tsunami. Mara affonda con loro nell’inferno di acqua e suoni. Il cuore le si frantuma in mille vibrazioni. Un’armonia si libera dalle grinfie del mondo sommerso, mentre una forza oscura sospinge la giovane verso l’alto, fino a farla riemergere a pelo dell’onda, per cullare il suo corpo con l’armonia di un canto tzigano.
Posted on: Sat, 13 Jul 2013 20:43:34 +0000

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