CENSURA A TRIESTE. Sono ormai quasi due settimane che ho inviato - TopicsExpress



          

CENSURA A TRIESTE. Sono ormai quasi due settimane che ho inviato al Piccolo di Trieste una lettera, quale contributo alla discussione creatasi in seguito ad un intervento del concittadino Claudio Cossu relativo alla doppia memoria degli esuli istriani. Dopo circa una settimana mi era stato scritto dalla segreteria di redazione che la lettera era troppo lunga e mi invitavano a tagliarne due terzi (non poco, due terzi). considerando che sullargomento hanno avuto spazio (anche in più interventi) svariate altre persone, non mi sembrava eccessivo chiedere la possibilità di chiarire anchio alcune cose ed ho risposto in questo modo: E molto facile scrivere che gli infoibati furono 10.000 (o 20.000, o 5.000) senza spiegare da dove risulti un simile dato, ma quando si deve smentire una falsa asserzione non si possono usare due parole e non citare le fonti documentali da cui si è attinto. La mia lettera risponde a tre o quattro interventi che sono apparsi sul Piccolo, ed a diverse affermazioni (sbagliate) che sono state scritte. Se la riduco di due terzi, non rimane praticamente nulla. Come redazione avete due possibilità: o darmi uno spazio negli interventi (come è stato dato a molte persone, e non mi ritengo meno qualificata di molte di esse, stante la mia ventennale attività pubblicistica), oppure censurare completamente la lettera, per cui dovrò provvedere a diffondere le informazioni in altro modo. Così i lettori del Piccolo potranno continuare a pensare che chi scrive che il fascismo è finito nel 1943 ha diritto di cittadinanza sulle Vostre pagine, mentre non ce lha chi corregge questo svarione storico. di fronte a questo mi è stato risposto di dimezzare il testo, cosa che ho fatto. a distanza di 5 giorni nulla ancora ha visto la luce sul Piccolo, né altre lettere ho ricevuto. Pertanto vi propongo il testo (leggermente variato rispetto alla prima stesura, ma non ridotto) che ormai dispero che il Piccolo pubblichi. Come prevedibile, il pacato e pacificatore intervento di Claudio Cossu rispetto ai due modi di interpretare l’“esodo” istriano da parte degli interessati (da una parte chi ha accantonato ogni rancore e recriminazione, guardando al futuro, e dall’altra chi ancora oggi propaganda astio e rivendicazioni irredentiste che dovrebbero essere state superate dalla storia), ha suscitato risposte velenose e scomposte da parte di alcuni rappresentanti della seconda linea interpretativa. Primo fra tutti l’istriano di “seconda o terza generazione” (è nato a Trieste, in fin dei conti) Massimiliano Lacota, che parla di “disgusto” relativamente alla lettera di Cossu, cita le parole che Edvard Kardelj avrebbe detto in punto di morte sull’intenzione jugoslava di eliminare la componente italiana dall’Istria (senza considerare le direttive dello stesso che all’epoca parlavano di “epurare non sulla base della nazionalità ma del fascismo”). E che prosegue chiedendo “nomi e cognomi di personalità istriane compromesse con il Fascismo (ma perché scrivere fascismo con la F maiuscola?) responsabili di eccidi”, come se in Istria il fascismo non fosse esistito, come se nessuna “personalità istriana” fosse compromessa col fascismo: in Istria non c’erano federali, podestà, prefetti, nominati dal fascismo? E come possiamo considerare le cinque pagine che lo storiografo del fascismo Chiurco dedica agli squadristi istriani (escluse le provincie di Fiume e Zara), con 46 squadristi per la sola città di Dignano, quelli che firmarono il noto manifesto in cui garantivano che “con metodi persuasivi” avrebbero fatto “rispettare l’ordine” di parlare solo in lingua italiana? Ed a proposito di eccidi ricordiamo che la stessa propaganda nazifascista sul “Piccolo” dell’ottobre 1943 parlava di 13.000 (tredicimila!) istriani massacrati per ripristinare “l’ordine” dopo lo sbando delle istituzioni e dell’esercito italiani seguito all’armistizio, per non parlare delle repressioni successive, dove assieme ai tedeschi combatterono anche molti italiani, un nome fra i tanti il comandante del 2° Reggimento Istria, Italo Sauro (figlio di Nazario), che nel 1944 aveva proposto alle autorità germaniche di deportare tutta la popolazione slovena, progetto bocciato dai nazisti perché ritenuto inattuabile. Poi abbiamo il generale Basile, che critica Cossu che “sfuma sulle brutalità commesse per lo più a guerra finita”; e che ha più volte definito “atto eroico” l’assassinio del brigadiere generale britannico Robert de Winton, ucciso (lui sì a guerra finita) da Maria Pasquinelli per “protestare” per la firma del Trattato di pace. Quanto alle “brutalità” citate dal generale Basile, va ricordato che queste furono delle reazioni, pur deprecabili, che rientrano nelle “rese dei conti” avvenute in tutti i Paesi che avevano visto l’occupazione nazifascista. Il fascismo (minuscolo, per piacere) significò vent’anni di oppressione, violenze, genocidio culturale (riduzione dei cognomi e dei toponimi in forma italiana, eliminazione delle scuole di madre lingua, intimidazioni ed aggressioni a chi non parlava italiano, compresi i bambini e persino il divieto di pregare in altre lingue) istituzionalizzati da un governo che non ammetteva l’esistenza, entro i confini sanciti dal Trattato di Rapallo (e dopo il colpo di mano dei legionari di D’Annunzio anche della provincia di Fiume), di qualsivoglia minoranza etnica, quelle slovena e croata al confine orientale, quella tedesca nel Sud Tirolo. Al contrario in Jugoslavia la comunità italiana ha avuto da subito scuole con l’insegnamento nella propria lingua, i seggi garantiti nelle assemblee elettive, contributi per la stampa e per i circoli e le iniziative culturali. Del resto, ci fosse stato genocidio, la comunità italiana in Jugoslavia (oggi in Slovenia e Croazia) non sarebbe così attiva e vivace come sostengono gli stessi che parlano di “pulizia etnica titina”. Tornando all’intervento del generale Basile, leggiamo che egli sa chi è il “responsabile, agente della polizia segreta di Tito, vilmente sottrattosi alla giustizia” eccetera, che “non ha mai pagato” per la strage di Vergarolla del 1946. Dunque, se Basile sa il nome del responsabile perché non lo dice, se ne è tanto sicuro, in modo da chiarire una volta per tutte questa pagina tragica della nostra storia? Ricordiamo che i documenti che “si dice” identifichino questo responsabile, in realtà non identificano nessuno: se li leggiamo completamente e senza preconcetti, vediamo che essi riferiscono semplicemente “ciò che si dice a Trieste in merito”. Se Basile ha altre prove, le produca. In breve prendiamo infine atto dei veri e propri strafalcioni storici scritti da Gianantonio Godeas, che è convinto che il fascismo sia “finito nel 1943”, come se la Repubblica di Salò e l’occupazione nazista non fossero mai esistite, di “più di 10.000 persone eliminate nelle foibe” (cifra priva di riscontri storici: lo stesso studio del fu sindaco Gianni Bartoli elenca 4.122 nomi per gli ultimi tre anni di guerra e il dopoguerra, compresi doppioni ed errori), e conclude paragonando la situazione dei “40 giorni” di amministrazione jugoslava a Trieste a quella del ghetto di Varsavia, paragone improponibile ed offensivo nei confronti sia degli Jugoslavi che degli Ebrei polacchi. In tempi in cui si parla di una legge per punire il reato di “negazionismo” dei genocidi (oltre alla Shoah una certa parte politica vuole estendere il reato anche a chi “negherebbe” le foibe – che, detto per inciso, non furono un genocidio, checché ne pensi il nostro Presidente che, col dovuto rispetto, non è però uno storico) preoccupa vedere come si continui a ribadire falsi storici per poi accusare di “negazionismo” chi li smentisce sulla base di documenti ufficiali. Sarebbe davvero grottesco che, a fronte delle affermazioni di Godeas su “diecimila infoibati” venisse aperto un processo non a carico del suddetto, che diffonde notizie false (non è dato sapere se allo scopo di turbare l’ordine pubblico – art. 656 C. p. – o per mera non-conoscenza), ma un processo per “negazionismo” a carico di chi corregge la cifra sbagliata basandosi su prove documentali.
Posted on: Wed, 27 Nov 2013 22:57:10 +0000

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