CENTO ANNI DI ELEZIONI 1913 2013 Dopo gli applauditi discorsi - TopicsExpress



          

CENTO ANNI DI ELEZIONI 1913 2013 Dopo gli applauditi discorsi del presidente del circolo, il cav. avv. Giovanni Menerà, dell’avv. Bota, dell’avv. professore Arturo Marescalchi, dell’avv. prof. Bapetti, del sindaco comm. Tavallini, che illustrarono l’opera costante di S. E. on. Battaglieri a vantaggio di questo collegio, la sua più scrupolosa rettitudine, la sua devozione ai principi liberali, venne proclamata, fra il più vivo entusiasmo dei presenti, la candidatura dell’avv. Augusto Battaglieri, al quale fu spedito un telegramma di saluto e di augurio…». Riunioni di notabili, banchetti, incontri riservati al posto dei comizi («L’Unione Democratica di Venaria Reale e Altessano», si leggeva in un biglietto, «ha ferma speranza che sabato 4 ottobre, p. v. ore 21 gli elettori del Collegio possano sentire dall’on. avv. cav. Edoardo Casalegno l’esposizione del suo operato nella ormai chiusa legislatura e quale sia il suo nuovo programma. Sin d’ora si possono ritirare presso la sede della Democratica le tessere di riconoscimento per le due riunioni, che saranno private»). Così si decidevano le candidature per la Camera alle elezioni politiche del 1913, un secolo fa. È un anniversario dimenticato, in questi giorni. Tra il 26 ottobre e il 2 novembre 1913 per la prima volta nella storia tutti gli italiani di sesso maschile furono chiamati a votare per eleggere la Camera dei deputati. Per la prima volta andarono alle urne gli elettori cattolici, liberati dalla Chiesa dall’obbligo dell’astensione (il non expedit). Per la prima volta il Partito socialista si rivolse alle masse popolari, sperimentando le nuove forme di propaganda politica: i manifesti per gli analfabeti, senza neppure una parola scritta, firmati da Scalarini, il caricaturista dell’ “Avanti!”. Le ultime elezioni dell’età giolittiana, dei notabili senza partiti, alla vigilia della Grande Guerra. Con i non rappresentati che spingevano per entrare. Come nell’icona simbolo del movimento socialista: il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Una massa di lavoratori, uomini, donne e bambini, che avanza con dignità, una forza tranquilla, inesorabile. La mamma con il figlio in braccio, il bracciante con la giacca appoggiata sulla spalla e con una mano infilata in tasca, sicuro di sé, scanzonato. Convinto di essere nel solco della storia, in cui i proletari avrebbero spazzato via le teste coronate e gli eletti per censo. Nel 2013, un secolo dopo, gli italiani sono tornati a votare. Con la democrazia che arretra, non solo in Italia ma in tutto l’Occidente: disaffezione, astensionismo, disgusto. Con il suffragio universale che nell’Europa della Bce e dei parametri non è ancora arrivato, nonostante il pleonastico Parlamento europeo. E con una legge elettorale che ha privato i cittadini del loro suffragio: un secolo fa i deputati si sceglievano, in collegi uninominali, nell’Italia di un secolo dopo gli italiani sono privati di questo diritto. L’Italia 2013 assomiglia molto a quella di un secolo fa. Il sogno di fare a meno di ogni mediazione, il mito della democrazia diretta, senza mediazioni, che fonda il movimento di Beppe Grillo. Senza sede, senza finanziamenti, senza congressi, un non-partito che ha fatto tremare i partiti tradizionali. Guidato da un un non leader che in realtà decide tutto da solo. In nome dei cittadini che fanno a meno degli strumenti di rappresentanza. E, al tempo stesso, il ritorno al futuro del 1913, ieri la classe borghese che si autoproclamava rappresentante dell’interesse generale, oggi la tecnocrazia europea. Le larghe intese che sono la nuova incarnazione del trasformismo «il pragmatismo che si pone sfacciatamente come giustificazione di se stesso», ha scritto Giulio Bollati. «Distanza tra i propositi dichiarati e i comportamenti effettivi, abilità nel far propri i temi dell’avversario per svuotarli di contenuto, contrasti in pubblico e accordi in corridoio. Il trasformismo è apparenza, spettacolo, indifferenza al merito delle questioni. Il suo scopo è il potere in quanto tale». A restare senza voce sono, come cento anni fa, i nuovi esclusi: giovani precari senza diritto di cittadinanza, ceto medio impoverito spaventato e incazzato. Il nuovo Quarto Stato. Usano la Rete come nuova forma della politica. Chiedono, forse senza saperlo, una politica e addirittura un partito. Aspettano che qualcuno torni a scoprire la formula magica della rappresentanza, senza cui non esiste politica. E neppure democrazia. (E se il Parlamento dei notabili del 2013 non riesce a rappresentare più nulla, si faccia subito una nuova legge e si torni al suffragio universale, si torni a votare). Marco Damilano lEspresso online, blog Finemondo, mercoledì 30 ottobre 2013 damilano.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/10/30/cento-anni-di-elezioni/
Posted on: Thu, 31 Oct 2013 08:28:57 +0000

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