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COSTITUZIONI IN ITALIA Intendo qui dissertare delle costituzioni modernamente intese, quindi senza riferimento alle istituzioni medioevali o moderne. Le repubbliche impiantate dall’occupazione francese del 1796 – Ligure, Veneta, Romana, Partenopea… - erano tutte ovviamente dotate di costituzioni, ma il solo potere reale era quello delle truppe giacobine. La seconda occupazione, dopo il 1800, vide nascere e morire regni imposti da Napoleone, anch’essi costituzionali senza alcuna realtà, e di fatto monarchie militari e dittature. Giuseppe Buonaparte, creato re di Napoli nel 1806, emanò subito una costituzione, detta, dalla località spagnola dove si trovava, di Baiona, e lasciata in eredità a Murat due anni dopo: superfluo precisare che non ebbe mai alcun effetto. I carbonari, per il fatto di chiedere una costituzione, vennero repressi e messi a morte. Ferdinando di Borbone, rifugiatosi in Sicilia, nel 1812 venne indotto dagli Inglesi a concedere una costituzione borghese, con qualche applicazione effettuale; ma, dando vita proprio a questo scopo al Regno delle Due Sicilie, Ferdinando ormai I l’abrogò. Nel 1820 i murattiani si sollevarono per ottenere da Ferdinando quello che non aveva loro concesso Murat; e la ottennero. Si svolsero elezioni, ma il parlamento napoletano seppe solo litigare; e intanto la Sicilia si ribellava a Napoli per recuperare l’autonomia. Un tentativo costituzionale in Piemonte venne stroncato subito. Nel 1848 Ferdinando II, giocando d’anticipo, concesse per primo una costituzione; lo seguirono il papa, il granduca di Toscana e Carlo Alberto. Il 15 maggio una giornata di sangue scatenata dai mazziniani a Napoli indusse il re a sospendere la costituzione. Quella toscana venne ritirata dopo la vittoria austriaca. A Roma gli assetti liberali divennero nel 1849 repubblica mazziniana, repressa dall’intervento armato francese. Il Regno di Sardegna conservò lo Statuto Albertino, che divenne presto un assetto parlamentare partitocratico; e tra il 1859 e il 1924 venne esteso a tutte le terre annesse. Dopo la perdita della Sicilia, Francesco II commise l’errore – uno dei tanti – di riportare in vigore la costituzione, suscitando e l’odio di soldati e popolo e l’indifferenza dei liberali. Dal 1922 s’impose il regime fascista, che non abolì lo Statuto, ma vietò i partiti e associazioni, ed elesse la Camera con liste fasciste. La sola riforma esplicita fu, nel 1939, la Camera dei Fasci e delle Corporazioni, la cui prima composizione fu di nomina governativa, con qualche vaga prospettiva di elezioni. Una costituzione della Repubblica Sociale fu solo messa allo studio. L’attuale repubblica si diede una costituzione nel 1948, palesemente partitocratica; quasi subito si cominciò a parlare di riformarla e se ne parla tuttora con saggi e comitati e bilaterali eccetera; ma non si è mai visto un sistema guasto riformarsi da sé, e non vedremo neanche questo. È noto del resto che l’Italia si regge sulla “costituzione materiale”, appena somigliante a quella scritta. Spiritosamente è stato detto che chi grida essere la nostra la costituzione più bella del mondo, mostra di non averne mai studiata o anche solo letta un’altra qualsiasi.
Posted on: Sun, 24 Nov 2013 21:36:27 +0000

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