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Ci sono dirigenti scolastici autoritari, dispotici, affaristi, demagoghi? Liberiamo la scuola dalla loro dittatura.Ci sono dirigenti scolastici autoritari, dispotici, affaristi, demagoghi? Liberiamo la scuola dalla loro dittatura Numerose le sentenze di condanna per comportamenti antisindacali, per mobbing e per sanzioni disciplinari arbitrarie, per reati commessi nei confronti dello Stato e dei lavoratori emesse dai giudici del lavoro e dalla magistratura penale. inviato da Polibio, 3.4.2013 Numerose le sentenze di condanna per comportamenti antisindacali, per mobbing e per sanzioni disciplinari arbitrarie, per reati commessi nei confronti dello Stato e dei lavoratori emesse dai giudici del lavoro e dalla magistratura penale. Gravissimi danni patrimoniali e non patrimoniali sono stati arrecati a docenti e a personale Ata da dirigenti scolastici che è riduttivo – come avremo modo di rilevare anche dalla lettura di interventi già pubblicati da dirigenti sindacali e da persone che hanno messo in evidenza i comportanti da “dittatori” attuati da dirigenti scolastici – qualificare presidi-padroni. Ci sono stati presidi che hanno espulso, con inammissibile “durezza”, insegnanti dal Collegio dei docenti; che hanno “utilizzato” lo “strumento” del procedimento disciplinare seguito da quello della sanzione violando la legge, il contratto di lavoro e i diritti dei lavoratori; che hanno irrogato sanzioni disciplinari negando e quindi violando il diritto di difesa; che hanno attivato procedimenti disciplinari addirittura seguiti da licenziamenti poi annullati dalle sentenze del giudice del lavoro con condanna del Miur a reintegrare, di volta in volta, il/la ricorrente nel posto di lavoro, alle spese di giudizio, nonché al risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale; che hanno operato per ottenere il trasferimento d’ufficio di un lavoratore della scuola, successivamente annullato dal giudice del lavoro e quindi reintegrato nell’originaria sede di lavoro; che hanno inflitto sanzioni disciplinari, poi annullate dal giudice del lavoro; che hanno abusato nell’attivare procedimenti disciplinari a raffica seguiti da sanzioni disciplinari anch’esse a raffica, che sembrerebbero cadenzati in modo sospetto; che sono stati condannati, anche più di una volta e per irregolarità di diverso tipo, per comportamento antisindacale e al pagamento delle spese di giudizio a favore delle organizzazioni sindacali ricorrenti; che, come è avvenuto a seguito di ricorso della Federazione Gilda Unams di Treviso, ma anche in altre scuole di altre regioni d’Italia, sono stati condannati per avere rifiutato di far vedere ai sindacati i prospetti analitici dell’utilizzo del fondo d’istituto. In Calabria, a conclusione di un procedimento avviato dalla Flc-Cgil, il giudice del Tribunale di Rosarno, sezione lavoro, ha condannato per comportamento antisindacale il preside che aveva annullato due assemblee indette dalla Rsu; il giudice del Tribunale di Cosenza ha sentenziato l’illegittimità della sanzione disciplinare inflitta senza la preventiva convocazione del dipendente per esercitare il proprio diritto di difesa. A Reggio Calabria, l’allora martellamento di procedimenti disciplinari, attivati dal preside, e di provvedimenti disciplinari come la sospensione dal servizio e il licenziamento (e un notevole stato di stress e di prostrazione psichica per i docenti) nell’ITI “Vallauri” è stato oggetto di un “atto di sindacato ispettivo” (nel quale è evidenziata l’eventuale configurazione di una fattispecie di mobbing e burn out) inviato al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, dal quale si rileva che nei confronti di cinque professori erano stati attivati procedimenti e irrogate sanzioni disciplinari anche particolarmente gravose, tutte dichiarate illegittime o sospese in via cautelativa dal Tribunale di Reggio Calabria, Sezione del Lavoro. Tra le anomalie, evidenziate nell’atto di sindacato ispettivo, quella del preside che aveva denunciato il coordinatore provinciale del sindacato “Gilda degli Insegnanti”, Francesco Scordamaglia, docente in altra scuola. Nella denuncia, quel preside l’aveva indicato, “con evidente intento “intimidatorio”, “colpevole” d’avere denunciato “le vessazioni subite dai colleghi e le inadempienze istituzionali”. Cosa che Scordamaglia, così, nell’atto di sindacato ispettivo inviato al ministro, aveva “dovutamente e responsabilmente” fatto “nell’esercizio delle prerogative sindacali”. In Puglia, sentenze di condanna per comportamento antisindacale e a corrispondere le spese di giudizio su richiesta di sindacati, tra i quali il Sindacato Unams-scuola (Federazione nazionale Gilda-Unams). Sempre in Puglia, tra le altre irregolarità accertate dalla magistratura e le conclusioni di indagini, a Trani c’è quella della parentopoli nell’ambito dei Pon, dei “cosiddetti esperti chiamati a tenere lezioni” che sarebbero parenti di docenti “selezionati discrezionalmente dal dirigente scolastico senza dei precisi criteri e senza convocare il Consiglio d’Istituto”. Una questione, quella della parentopoli, che (trattandosi di truffa, falso ideologico e abuso d’ufficio) andrebbe estesa ad altre scuole della Puglia (ma non soltanto della Puglia), nelle quali potrebbero trovarsi (e a tal proposito molte sono state le segnalazioni comunque evidenziate, anche per acquisto di strumenti alquanto costosi) hanno svolto attività parenti (entro il quarto grado e addirittura entro il secondo grado o affini: mariti, mogli, figli/e) di dirigenti scolastici e di docenti, soprattutto se “avvantaggiati” dal ricoprire cariche interne. Dalla Corte dei conti sono state emesse sentenze di condanna al risarcimento del danno morale e da mobbing commesso da dirigenti scolastici responsabili per danno erariale. In tema di mobbing (gravissima forma di violenza morale o psichica), numerose le sentenze della magistratura. In Sicilia, interessante la sentenza del Tribunale di Siracusa, sezione lavoro, “per fatti attinenti a comportamenti vessatori … posti in essere dal d.s. nei confronti del dsga per oltre un anno”, giungendo a “demansionare formalmente e sostanzialmente il dsga, inpedendogli “di esercitare la propria attività lavorativa” e ponendo “in essere continui richiami ritenuti dal giudizio di merito infondati e illegittimi”. Sempre in Sicilia, il giudice del Tribunale di Agrigento ha condannato un preside a pagare una sanzione pecuniaria di 18.000 euro a favore di un dipendente per il danno patrimoniale, biologico, morale ed esistenziale causatogli, vittima di un “attacco sferrato … con minacce di punirlo con sanzioni disciplinari, addebiti di responsabilità insussistenti, anche con formali contestazioni e ripicche”. Nel Lazio, un assistente amministrativo aveva rilevato irregolarità amministrative e le aveva comunicate al capo d’istituto, il quale da allora lo aveva tormentato con “non ti faccio più vivere, al minimo errore ti stango”. “Da qui la denuncia in procura e il processo” nei confronti del preside (“la Repubblica”, 25 aprile 2012, pagina 4-sezione di Roma). Ancora in Sicilia, in provincia di Catania, il caso eclatante del docente di un istituto tecnico commerciale continuamente vessato dal preside-padrone che pretendeva comportamenti e decisioni in contrasto con le norme di legge e che per “colpirlo” aveva chiesto l’apertura di un procedimento disciplinare e l’invio di un ispettore. Questi, anche con la presenza di un delegato sindacale a difesa dell’insegnante, accertò una serie di anomalie imputabili a quel preside-padrone, compresa quella delle molte caselle lasciate “vuote” nel registro di protocollo. Anomalia, quella delle caselle lasciate “vuote” e successivamente, anche a distanza di parecchi mesi, “utilizzate”, accertata, in grande quantità, dall’ispettore incaricato di svolgere l’indagine, in un’altra scuola, in uno dei comuni della provincia di Catania, e il preside-padrone (e chi “obbediva” al suo “volere”) pretendeva attribuire a un’assistente amministrativa che intendeva “allontanare” della scuola, e magari fare licenziare, perché quell’assistente amministrativa aveva la “colpa” di essere solidale nei confronti di un assistente amministrativo che ripetutamente segnalava le irregolarità esistenti e ripetute, anche lui sottoposto a procedimento disciplinare. Entrambi i procedimenti, riconosciuta l’infondatezza delle accuse, sono stati archiviati. I componenti della cricca interna a quella scuola erano “obbedienti” al preside-padrone anche perché interessati a trarre “vantaggi”, compresa la “libera uscita” durante l’orario di lavoro. Documentate dalle forze dell’ordine, con conseguente processo in sede penale C’è tra i presidi-padroni chi ha attuato il sistema della “clientela obbediente” (i “favoriti” nell’assegnazione di “incarichi” e quindi nell’acquisizione di “risorse” aggiuntive) con lo “strumento” di “generosi” comportamenti nell’assegnazione di contributi per “collaborazioni” (oltre alle due unità di personale docente personalmente individuate, di cui all’art. 34 del vigente Ccnl, chissà perché alquanto lautamente retribuite, in sede di contrattazione d’istituto, con i finanziamenti a carico del fondo d’istituto per le attività aggiuntive previste per le collaborazioni col dirigente scolastico, e che, soprattutto se il “capo” è assente, si allontanano dall’aula lasciando in essa gli alunni in “solitaria attesa”, magari a giocare a carte) a delegati sindacali, a rappresentanti sindacali unitari, a componenti del Consiglio d’istituto. In Emilia Romagna, la denuncia dell’Ugl, e successivamente anche in Sicilia, sempre su iniziativa dell’Ugl (i testi saranno riprodotti qui, di seguito), sull’utilizzo distorto degli “ordini di servizio”, sui “cordiali inviti” (per avere osato “ribadire i propri diritti”) a cambiare scuola, sulle strumentalizzazioni delle famiglie degli alunni. In Calabria, indagine della Guardia di finanza – su disposizione della Procura della Repubblica di Crotone, estesa alle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia –, che “ha effettuato decine di perquisizioni in vari istituti, nelle abitazioni di dirigenti scolastici e di titolari di società private che sarebbero coinvolti in una truffa di due milioni di euro nella fornitura di materiale informatico e arredi per ufficio”: “Pizzo sulle merendine”, coinvolto un vicepreside (“la Repubblica” dell’11 gennaio 2010). In Sicilia e in Calabria, le conseguenze di comportamenti arbitrari e omissivi sono state subite da alunni affetti da “disabilità derivante da patologia irreversibile” (Sindrome di Down). In Puglia, diffamazione in atto pubblico nei confronti di un professore. In Sicilia, a Messina, condanne per aver consentito che un lavoratore scolastico “fuoriuscisse dal luogo di lavoro senza avere mai chiesto ed ottenuto alcun atto autorizzativo e senza essere in congedo”, lavoratore scolastico che avrebbe curato “gli interessi personali propri della dirigente scolastica” (il coordinatore nazionale della Gilda, Rino Di Meglio, ha sottolineato, scandalizzato, che “la preside e il bidello”, questi “usato come autista e cavalier servente per la spesa al supermercato”, erano “ancora al loro posto”. Ma non si tratta dell’unico caso del bidello utilizzato, e “obbediente” da “cavalier servente” o da “preoccupato” della “reazione” del preside-padrone nei suoi confronti, in “servizi”, per esclusivi interessi personali del preside-padrone, da svolgere in ambienti o uffici esterni alla scuola. In Toscana, a Prato, condanne e provvisorio risarcimento del danno non patrimoniale intanto per 10.000 euro (con ulteriore risarcimento da discutersi in sede civile) perché riconosciuta la colpevolezza nell’ordire “una specie di complotto ai danni di una docente per farla trasferire”, accusandola, “per raggiungere lo scopo”, d’avere “falsificato il verbale del Consiglio di classe”, un Consiglio di classe che era stato “una specie di processo alla professoressa”. In Lombardia, il giudice di Monza ha stabilito, con sentenza del 23 marzo 2012, di reintegrare nel posto di lavoro, con retribuzione per il periodo intercorso fra il licenziamento e il processo, un collaboratore scolastico che era stato licenziato dalla preside a seguito di una visita medica da lei richiesta, ma la preside aveva taciuto alla commissione, e anzi aveva risposto negativamente alla richiesta di chiarimenti, che il collaboratore scolastico era stato assunto in quanto invalido civile, e pertanto titolare dei diritti di cui alla legge 68/1999. In Lombardia, a Milano, c’è chi avverte il peso (che definisce il “suo incubo”, e si tratta di mobbing) di sentirsi il “bersaglio” di un preside di una scuola nella quale, dopo le vacanze di Natale, “c’è stato un collegio dei docenti che sembrava un b…….”. In provincia di Pordenone, in Friuli-Venezia Giulia, in una scuola di San Vito al Tagliamento, c’è tuttora irrisolto il “Caso Favro”, un docente che è stato licenziato senza preavviso, e il “caso” ha avuto grande diffusione attraverso i blog e gli articoli di stampa, anche perché potrebbe rientrare tra i casi di mobbing irrisolti, e che pertanto necessità di puntuale trasparenza (in ordine a quanto possa riguardare il diritto di accesso agli atti da parte del professore Gianni Favro) e di assoluta chiarezza. E a Mirano (in provincia di Venezia) c’è il “caso”, ben più sconvolgente e doloroso, diffusissimo nei blog (come peraltro lo sono altri “casi”, tra i quali anche quello di Favro), del professore LEONARDO PASQUALETTO, del liceo “Majorana”. Si tratta di un “caso” che per la sua gravità (il professore Pasqualetto sarebbe uscito sconvolto dalla scuola – forse perché “processato e allontanato definitivamente”, scrive il padre PIERLUIGI, che continua a ripetere “voglio che venga fatta piena luce dentro e fuori la scuola” e “reclama giustizia” – e, dopo essere rientrato a casa, “si impicca con una corda”) deve essere assolutamente chiarito nei minimi particolari. Quelli sinteticamente descritti sono soltanto una parte, peraltro alquanto esigua, di un campionario tipologico alquanto vasto, dei singoli prodotti, alcuni dei quali anche di quantità numerosa, diffusi nelle regioni del Paese, con primati in ordine alla “quantità” e alla “qualità”, quest’ultima ovviamente negativa. Per difendersi dalle minacce ricevute è legittimo l’uso del registratore: “anche di nascosto, i colloqui e le riunioni cui si è presenti è un diritto”, sancito parecchi anni fa dalla Corte di Cassazione a Sezioni unite”. Così in un articolo di Rino Di Meglio (“vessazioni e legittima difesa”, del 31 maggio 2005), che tra l’altro così scrive: “Tra le mura scolastiche, con la frequente ignavia di molti colleghi che non testimoniano in difesa delle vittime per timore di ritorsioni, si consumano talvolta veri e propri reati quali le minacce, le ingiurie, i tentativi di estorsione (l’estorsione è quel reato che commette colui che afferma:‘se non fai questa cosa, ti farò questo… prenderò il tale provvedimento’)” e, nella parte conclusiva: “Insomma, l’uso di un registratore può essere un ottimo strumento di difesa per tutelarsi da chi ritiene di restare impunito per l’assenza di testimoni o per il timore che può incutere la sua posizione”. Polibio (Sebastiano Maggio) ha più volte trattato l’argomento “uso del registratore” da parte di chi partecipa a qualsiasi riunione, a qualsiasi colloquio, anche per essere stato soltanto ammesso a essere presente (“Telefonini, registratori e diffide per difendersi dalle offese e dalle violenze dei presidi-padroni”; “Il registratore per smascherare i dirigenti-padroni”). Si può registrare anche tenendo il registratore in tasca, oppure registrare con il telefono cellulare, chiamare col telefono cellulare il numero di casa collegato alla segreteria telefonica munita di apposito nastro. E far valere quelle registrazioni nelle sedi opportune, tra le quali, soprattutto, quelle della magistratura civile, penale, amministrativa. Polibio, l’ha fatto e ha consigliato di farlo già da molti anni prima del 2005, smascherando i comportamenti antisindacali, arbitrari e prepotenti di qualche preside-padrone poi risultati nelle sentenze della magistratura del lavoro. Di qui il grande “affetto” (pardon, la grande “rabbia”) di qualcuno che magari è stato colto più volte in flagrante. Di chi è stato smascherato, quale preside-padrone dai comportamenti illegittimi, arbitrari e illegali, propri e di una cricca interna al sistema scolastico, di fronte a ispettori e al dirigente vicario dell’Ufficio scolastico provinciale. Polibio tiene a evidenziare che tra i dirigenti scolastici conosce, anche da molto tempo, e apprezza, oltre a esserne amico, persone attive, operative, puntuali, corrette e assolutamente rispettose dei diritti dei docenti e del personale Ata, nonché rispettose nei confronti delle persone in quanto tali. Ma a distruggere la credibilità, e l’onorabilità, del sistema scolastico, al di là delle risorse ridotte di circa 10 miliardi di euro, delle parecchie decine di migliaia di docenti rimasti senza lavoro, della riduzione del numero delle classi a seguito dell’aumento del numero degli alunni in ciascuna classe e della riduzione delle ore di didattica frontale, sono i comportamenti di chi prevarica, offende, minaccia i docenti e il personale Ata, di chi grida e rimprovera in pubblico all’interno della scuola, di chi si trova in tutt’altre faccende affaccendato. Comunque, di fronte a quanto tra poco seguirà, e a quanto sarà contenuto nel suo successivo intervento (“L’autonomia dai presidi-manager per liberarsi dall’autonomia dei presidi-manager” ), Polibio è certo – e con lui lo sono organizzazioni sindacali e associazioni nazionali di docenti, tra cui Gilda Unams e And, ma anche molti nella Flc-Cgil, mentre da parte della Cisl-scuola, dell’Uil e dello Snals, che pure hanno spesso denunciato i comportamenti antisindacali e arbitrari dei presidi nei confronti dei docenti e del personale Ata, non c’è assoluta determinazione in ordine all’eliminazione del sistema delle scuole autonome per realizzare una diversa ed effettivamente democratica gestione degli istituti scolastici, e da parte dell’Ugl scuola (Unione generale del lavoro) sono state pubblicate note di denuncia concernenti l’operato di “dirigenti scolastici dittatori” – che è meglio avere presidi democraticamente eletti al massimo per sei anni che padroni della scuola a tempo indeterminato per concorso. L’elezione del preside è garanzia di scelta democratica, di effettiva partecipazione, di concreto impegno, di adesione a un programma, di collaborazione alla realizzazione, di permanenza nella stessa scuola. Soprattutto perché le condizioni complessive dell’attuale sistema scolastico italiano sono effettivamente “precarie” rispetto al ruolo che l’educazione, l’istruzione e la formazione debbono svolgere nella società della conoscenza, così da garantire alle giovani generazioni un futuro di progresso sociale e di sviluppo economico. Il preside padre-padrone è quanto di peggio possa capitare a una scuola, e non soltanto perché gli insegnanti, non tutti ovviamente, avvertono su sé stessi un peso che li porta a sentirsi oppressi e quindi ad avvertire un senso di vuoto e talvolta di “inutilità” del loro ruolo. Purtroppo di presidi padre-padrone ne esistono. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il primo dei risultati negativi è quello dell’annuale “emigrazione” degli insegnanti, sempre numerosa e sempre dalle stesse scuole. Con l’emigrazione degli insegnanti viene a mancare la continuità didattica, che sta alla base del programma operativo e del progetto educativo e formativo. D’altra parte, chi svolge la funzione di “dirigente scolastico” non è diventato “dirigente” per elezione democratica, e invece gli elettori avrebbero democraticamente eletto il “preside” sulla base di un programma condiviso; un programma che pertanto aveva ottenuto, al fine di essere realizzato, l’attiva partecipazione certamente della maggioranza che quella elezione aveva voluto, e con essa anche la partecipazione di quella minoritaria, magari fortemente “critica” e con finalità di successo alla prossima tornata elettorale, impegnata a dimostrare la positività di una qualificata alternativa. E il “preside” eletto può anche essere sfiduciato sia da parte dei suoi elettori, sia da parte, anche congiuntamente, di coloro che non lo avevano eletto e che con altri insegnanti vengono a costituire una nuova maggioranza. Tra il 5 e l’8 febbraio 2011, su molti siti, tra i quali quelli dell’Ugl scuola, di La Tecnica della Scuola, del Consorzio di scuole statali Aetnanet, di orizzontescuola, di lallaorizzonte, è stata postata una nota del segretario regionale dell’Emilia Romagna Antonino Barbagallo, dal titolo “In Emilia Romagna Dirigenti scolastici dittatori, operatori della scuola sempre più vittime”, con la quale l’Ugl scuola Emilia Romagna voleva “evidenziare una problematica che persiste nel mondo della scuola da tempo, ma che ormai è diventata una vera piaga. Stiamo parlando di dirigenti scolastici che, abusando del loro potere, demotivano docenti e personale scolastico impegnati nel loro lavoro e sopprimono la loro dignità personale. Come? Sul territorio si possono incontrare Dirigenti scolastici che arrivano a minacciare e ricattare il personale attraverso un utilizzo distorto dei famosi ‘ordini di servizio’ oppure attraverso ‘cordiali inviti’ a cambiare circolo nel caso in cui un docente o un operatore non rientri nelle loro grazie perché ha osato ribadire i propri diritti. Ma ci sono anche Dirigenti scolastici che arrivano a strumentalizzare le famiglie con telefonate denigratorie nei confronti di docenti ‘scomodi’, facendo in modo che siano i genitori stessi a procedere contro i docenti. Eppure, sono proprio i Dirigenti scolastici che dovrebbero capire che i genitori sono sempre più disorientati in questa scuola in continuo cambiamento e proprio per questo motivo non dovrebbero essere strumentalizzati!!!. Ma non è finita qui. Proprio questi Dirigenti Scolastici così attenti a non farsi sfuggire le occasioni per ‘bacchettare’ docenti e operatori sono gli stessi che, quando all’interno del proprio circolo ci sono circostanze troppo gravi o delicate, preferiscono ‘spostare’ le situazioni problematiche da un plesso all’altro senza mettersi in gioco in prima persona. (…) Ricordiamo che sono solo i Dirigenti che hanno il potere di risolvere le situazioni ed anche il dovere di tutelare la salute e la dignità e la professionalità di tutte le persone che fruiscono della scuola a partire dai bambini, passando attraverso gli operatori della scuola fino ai docenti. Concetti come tutela dei bambini e dei lavoratori dovrebbero essere stampati a chiare lettere nella mente dei Dirigenti, non dimentichiamolo. “Azzardiamo un’ipotesi? Forse questi Dirigenti si preoccupano un po’ troppo di aumentare il loro numero di utenza, arrivando a calpestare la professionalità tutti coloro che formano la scuola e negando la possibilità di esprimersi e di far valere i propri diritti di lavoratore, di cittadino ma soprattutto di persona. In nome di questo strano obiettivo questi Dirigenti dimenticano che il loro compito primario è dare qualità alla loro scuola attraverso la formazione di un ambiente democratico, sereno, attivo e creativo. Sembra invece che preferiscono agghindarsi a moderni duce a proclamare le loro volontà, rendendo l’ambiente di lavoro come un campo minato attraversato dal personale scolastico sempre più demotivato, declassificato, poco tutelato, sull’orlo a farsi saltare…i nervi. Noi dell’UGL SCUOLA Emilia Romagna vogliamo per un attimo ricominciare da capo e ricordare semplicemente quello che dovrebbe essere ovvio per tutti: nelle NOSTRE mani c’è il futuro dei VOSTRI bambini che sono la Nostra e la Vostra eredità. Non dimentichiamo che il tacere non è altro che incentivare un potere purtroppo esercitato male”. Qualche tempo dopo, in un’altra nota, dal titolo “dirigenti scolastici ‘dittatori’ alla riscossa”, è il vicesegretario regionale dell’Ugl Scuola Sicilia, Francesco Messina, a denunciare, riportando gran parte di quanto già denunciato da Antonino Barbagallo, che i lavoratori della scuola “non vengono tutelati da nessuno”, a differenza della via dei dirigenti scolastici, sicuramente molto diversa, perché, quando per qualcuno le cose si mettono male e commette qualche errore, “improvvisamente il ‘dirigente’ scompare e ritorna ad essere un semplice, umile funzionario, nascosto tra le pieghe dell’amministrazione che lo protegge, lo tutela e paga per lui ogni debito”. “Davvero curiosa questa figura di dirigente, lo si potrebbe chiamare ‘dittatore scolastico’, ma non è esatto neanche questo, perché anche i dittatori prima o poi rischiano di non fare una bella fine”. “Questi Dirigenti - spiega il sindacalista - si preoccupano un po’ troppo di aumentare il loro numero di utenza, arrivando a calpestare la professionalità di tutti coloro che formano la scuola e negando la possibilità di esprimersi e di far valere i propri diritti di lavoratore, di cittadino ma soprattutto di persona”. “I Dirigenti dimenticano – conclude Messina – che il loro compito primario è dare qualità alla loro scuola attraverso la formazione di un ambiente democratico, sereno, attivo e creativo, sembra invece che preferiscono paragonarsi a moderni ducetti a proclamare le loro volontà, rendendo l’ambiente di lavoro come un campo minato attraversato dal personale scolastico sempre più demotivato, declassificato”. Il prossimo articolo di Polibio avrà per titolo “L’autonomia dai presidi-manager per liberarsi dall’autonomia dei presidi-manager”, e riguarderà gli interventi del professore Lucio Garofalo e del preside Eugenio Tipaldi. Polibio [email protected] Polibio informa i suoi lettori che presto sarà attivato il sito http.//polibio.net. Si sta provvedendo a inserire in archivio tutti gli articoli da lui scritti dal 10 luglio 2010 al 31 dicembre 2012. Nel sito saranno postati, oltre a essere postati nei siti che attualmente li accolgono, tutti gli articoli personali, di volta in volta successivi, e quelli di chi, avendo fatta richiesta, ha avuto il permesso di postarli.
Posted on: Thu, 01 Aug 2013 06:22:36 +0000

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