Come Capovolgere Il Pessimismo Leopardiano Scritto da Daniela - TopicsExpress



          

Come Capovolgere Il Pessimismo Leopardiano Scritto da Daniela Scimeca. . Per sovvertire le tesi consolidate ci vogliono coraggio e tanta, seria applicazione. Leopardi è forse l’autore più indagato e criticato nella storia della letteratura italiana. Per decenni è stato il poeta per eccellenza, la sua parabola culturale è stata descritta in migliaia di temi d’esame in tutti gli ordini di scuola, ed è stata materia preferita di gran parte della critica a livello mondiale. Difficilissimo trovare un altro autore più analizzato del Giacomo nazionale. Tutte queste indagini, però, hanno finito per costruire attorno alle sue poesie e agli scritti una dura crosta, che a poco a poco lo ha ingabbiato all’interno di un sistema da cui è complicato estrapolarlo. Così, Leopardi è divenuto il poeta del pessimismo per eccellenza, e le tre fasi di questo pessimismo, che prima è individuale, poi diventa storico e infine cosmico, ci accompagnano dalle elementari fino all’università. Persino in rete è difficile trovare notizie su Leopardi senza un accenno a quel pessimismo che i critici gli hanno appioppato con malcelata soddisfazione, ricevendone i meriti intellettuali. In realtà, pochi esperti in materia lo hanno decretato pessimista, ma convenienti operazioni editoriali, tradizioni accademiche assai poco flessibili ed arroccate su vecchi parametri hanno fatto il resto. Le indagini eccessive, fatte sempre sulla falsariga della critica imperante, hanno tolto a poco a poco il piacere di scoprire il vero Leopardi attraverso i suoi scritti, le sue poesie, magari quelle meno note, ma non per questo meno intense e significative. Dobbiamo dunque ringraziare il lavoro di alcuni studiosi “fuori dal coro”, che non si sono lasciati intimidire dai monopoli editoriali e dai clientelismi accademici, e in barba a tutti gli ostacoli hanno continuato a studiare gli autori partendo dai testi, ricavando nuove ipotesi di lettura e diversi punti di vista. È il caso della dottoressa Loretta Marcon, che ha iniziato a interessarsi di Leopardi fin dal 1992 e ha pubblicato diversi saggi sull’autore. La studiosa si sofferma sulla straordinaria attualità del pensiero leopardiano che nasce dall’osservazione dell’uomo, ne indaga i vizi e ne ricava massime di valore universale. In una sua intervista cita un pensiero in cui l’autore definisce la vita come una «prova di commedia in cui tutti recitano una di quelle rappresentazioni che talvolta i collegiali, o simili, fanno per loro soli. Perché non ci sono più spettatori, tutti recitano, e la virtù e le buone qualità che si fingono, nessuno le ha, e nessuno le crede negli altri». Letizia Marcon ha quindi studiato a fondo il tema della spiritualità del poeta, e soprattutto del filosofo Leopardi, concentrandosi sui rapporti con due importanti personaggi biblici: Giobbe e Salomone. Nel saggio Giobbe e Leopardi. La Notte Oscura Dell’Anima, propone infatti un originale paragone tra Giobbe, uomo di Uz e il nostro Giacomo, entrambi testimoni della condizione umana di sofferenza e dolore che denota un’impronta dell’esperienza cristiana tale da esplodere in entrambi con domande esistenziali senza risposta. Ma se a Giobbe fede e fiducia incondizionata a Dio doneranno serenità ed equilibrio psicologico, nel Leopardi acuiranno il tumulto che l’agita, lasciandolo in balìa del suo naufragare. Continuando a indagare sull’ispirazione biblica la Marcon, nel saggio Qohélet e Leopardi. L’infinita vanità del tutto continua il percorso sull’asse cristiano-filosofico e individua la presenza di Qohélet – l’antico sapiente Salomone – nei testi leopardiani, arrivando quasi a una sovrapposizione nel grido sull’infinita vanità del vero, che lo pone in un rapporto duale con la sentenza del saggio: «Vanità delle vanità, tutto è vanità». Il paragone ci restituisce un Leopardi vicino a un cristianesimo sofferto e colmo di interrogativi, ma comunque presente nella sua vita e nelle sue riflessioni. Così facendo, la Marcon apre un nuovo settore di indagine, andando in direzione contraria ai pilastri della critica leopardiana, che fin dal 1947 decretò un materialismo-ateismo assoluto, linea che è stata imperante e non ha permesso di abbozzare altre ipotesi di lettura. La ricerca, molto meticolosa e sviluppata attraverso un nuovo percorso di analisi degli scritti, anche inediti, ci fa conoscere tutta la religiosità di Leopardi. Un documento esemplare e suggestivo è certo la famosa pagina dello Zibaldone che descrive un giardino in «istato di souffrance » che restituisce un’immagine ben diversa dell’autore rispetto a quella fissata dalla tradizione. L’approfondimento dei temi biblici e della fede dell’autore fa apprezzare, inoltre, quell’aspetto filosofico posto sempre in secondo piano rispetto alla poesia. La Marcon, qui, propone un paragone con Kant, e anche in questo spettro d’indagine apre stimolanti e fondate prospettive.
Posted on: Sun, 01 Sep 2013 23:40:00 +0000

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