Corrado Brambilla OSTETRICIA E GINECOLOGIA: IL PICCOLO - TopicsExpress



          

Corrado Brambilla OSTETRICIA E GINECOLOGIA: IL PICCOLO ASSISTE AL PARTO DEL MOVIMENTO “TRIESTE PRO PATRIA” In merito all’articolo, confezionato e pubblicato immediatamente da “Il Piccolo” ai primi vagiti del movimento “Trieste Pro Patria” (evidentemente ha ragione Einstein, il tempo è relativo), si può notare una lunga serie di asserzioni infondate attribuita al portavoce del movimento stesso, il quale, se riconoscesse come sue tali parole, dimostrerebbe grande malafede oppure numerose lacune in Storia e Diritto, e, di Trieste, evidentemente, avrebbe a cuore solo l’eterno oblio. Innanzitutto i Trattati internazionali non si interpretano ma, semmai, si applicano e si rispettano, e, così facendo, lungi dal staccare Trieste dall’Italia e dall’Europa (questa dovrebbe essere l’attuale situazione secondo i Trattati e lo Stato italiano fa di tutto perché Trieste sia sempre più lasciata a se stessa), la si aprirebbe al mondo intero. La concezione è sì economica, esattamente come quella dello Stato italiano che soffoca totalmente da sessant’anni l’economia di Trieste a vantaggio delle proprie città portuali, ma rappresenta un’autodifesa ed è assolutamente non materialista: come gli abitanti dell’Italia giustamente non apprezzerebbero l’imposizione illegale di una sovranità, che so, slovena o croata, gli abitanti di Trieste parimenti non gradiscono che venga loro imposta quella illegale italiana, con tutto ciò che ne consegue. Si accusa di non tenere in alcun conto il sacrificio dei molti che hanno dato la vita per unire queste terre alla Patria. Senza scendere in polemica su chi e perché ha mandato a morire questi molti, con tale presupposto si dovrebbe pretendere che tutti i Paesi soggiogati dall’Unione Sovietica o Terzo Reich, visto il gran numero di vite immolate e visto che “molti” autoctoni collaboravano con le potenze occupanti, anelino a ritornare sotto il dominio straniero. Tutti i caduti meritano ugual rispetto, ed ogni soldato non è altro che un uomo sottratto alla propria casa. L’involontario sacrificio dei singoli per interessi statuali superiori, spesso superiori anche alla loro comprensione suscita solo grande tristezza e non scatena certo il senso di colpa che il portavoce vorrebbe. Che poi a Trieste si voglia definire tout-court “Patria” lo Stato che ha avuto piena ed effettiva sovranità per soli 23 anni (e che anni) dal 1920 al 1943, è una forzatura. Ed inoltre Patria deriva da pater, ma lo Stato italiano è stato un buon padre per Trieste? Certamente no, e ciò è sotto gli occhi di tutti. Qualsiasi movimento o partito non potrebbe e non risulta che Il Movimento Trieste Libera abbia mai millantato di rappresentare tutti i triestini, ci mancherebbe: solamente i Triestini che lo seguono e ne condividono il senso della legalità. Ma oggi, fortunatamente, sembrano non essere in pochi. Se poi il portavoce ritiene che si diffondano falsità sulla Storia, la storia cui si riferisce non può che essere quella che il Ministero della Pubblica Istruzione italiano obbliga a trattare sommariamente nei programmi di scuola o quella per cui ci si infervora in qualche bar di via Paduina. Le teorie del Movimento Trieste Libera sono esclusivamente legalitarie, assolutamente non italofobe: l’Italia è una terra che suscita ammirazione a Trieste come in tutto il mondo, ed i suoi abitanti, con i loro pregi ed i loro difetti, stima ed affetto. Come piace l’Italia, ad ognuno può piacere Israele, Cuba o il Senegal, ma a sentirsi e a voler essere israeliani, cubani o senegalesi ce ne corre. Se poi qualcuno illegalmente te l’impone … E’ pienamente da condividere l’assunto che nessuno ha bisogno di rancori, di nuovi confini e di nuovi steccati mentali. A Trieste in particolare sono divenuti non più tollerabili quelli esistenti. Anche quelli fisici. Perché allora volerne creare di nuovi (anche se, in realtà, sempre quelli sono) con il movimento “Trieste Pro Patria” invece di iniziare a toglierne? Infine: ma come farà “Trieste Pro Patria” a rappresentare i Triestini? Trieste che non rinnega il suo passato, che non si fa trascinare sulla strada dell’opportunismo e della falsificazione della Storia. Se in soli quarant’anni, dal 1914 al 1954, su Trieste sono sventolate sette bandiere, come scrive De Szombatheli, da che anno parte questo passato? Di che opportunismo parliamo? Quale Storia si ritiene falsa e quale vera? Il buio dell’ignoranza assale il meschino che legge il giornale. Ma quello che alla fine più dispiace sarà vedere delle persone oneste, che legittimamente si riconoscono nel Paese che ritengono il proprio, che seguiranno “Trieste Pro Patria” e sprecheranno le proprie energie a combattere per preservare i privilegi dei pochi che li comanderanno e che a loro volta prenderanno ordini sicuramente non da Trieste. E, in ultima analisi, combatteranno per il perdurare ed il trionfo dell’illegalità proprio nel Paese che più amano, rendendosene complici e contribuendo a perpetuarne l’attuale immagine, già non limpida, con prevedibili conseguenze, soprattutto all’estero. E così, casomai riuscissero a contenere la spinta alla legalità ed al pacifico cambiamento per cui si adoperano i cittadini che seguono il Movimento Trieste Libera, ancora una volta nessuno, né Trieste né l’Italia, ammesso che sopravviva ancora per qualche tempo alle malefatte dei suoi governanti, trarrà il benché minimo beneficio. Si dice che la persona intelligente è quella che riesce, contemporaneamente, ad avvantaggiare se stesso e gli altri mentre lo stupido riesce contemporaneamente a danneggiare se stesso e gli altri. Non resta quindi che augurarsi che, come non di rado accade, l’articolista del quotidiano abbia ancora una volta completamente travisato le tesi e le intenzioni del neonato movimento “Trieste Pro Patria”. E, vista l’inconsistenza delle affermazioni riportate, è lecito ritenere che sia così.
Posted on: Mon, 04 Nov 2013 21:04:33 +0000

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