DELLA PANCIA E DELLA TECNICA Sento sempre più parlare di - TopicsExpress



          

DELLA PANCIA E DELLA TECNICA Sento sempre più parlare di pancia. Certo nelle palestre non va certo di moda, e anche gli alimentaristi avrebbero molto da dire a proposito, e a ragione. Però c’è, e va considerata, anche perché (e qui dico per mia fortuna, visto che a me non manca affatto) oggi sta tornando di moda in una bella fetta di pubblico, e i fan non mancano. Trovo però che in fotografia, questo termine, che pure sta tornando tanto di moda, venga abusato malamente, assieme alla parola “anti-tecnica”. La storia della “pancia” viene sempre più spesso utilizzata come alibi per giustificare le imperfezioni delle foto, perché a me mi arriva un non so che, la pancia conta più della tecnica e blah blah e così via. Sinceramente quando faccio foto sono io il primo a criticare me stesso, o almeno ci provo. Se poi uno scatto mi piace non significa che sia per forza bello, e se mi emoziona, non significa che debba emozionare gli altri. Certo, il fatto che uno scatto emozioni noi stessi è pure importante, ma nel momento in cui pretendiamo di esporre la nostra foto al pubblico, a qualcuno, diventa importante che lemozione che abbiamo cercato di imprigionare in un’immagine possa essere effettivamente trasmessa a chi guarda, tenendo ben presente che lo spettatore è estraneo alle nostre sensazioni ed emozioni, che non conosce le condizioni in cui la foto è stata fatta. Lo scatto DEVE a quel punto essere indipendente, ovvero capace di trasmettere, senza spiegazione alcuna, qualcosa. Questo qualcosa può essere oggettivo o soggettivo, questo dipende da mille fattori. Ma in ogni caso per la comunicazione esistono regole ben precise, sia oggettive che funzionali, dalle quali non si può prescindere. La composizione non è unopinione, in effetti. Tanto meno lo sono lesposizione e tutti gli altri aspetti della tecnica fotografica. Semmai è opinabile come uno questi strumenti li utilizza al fine di creare uno scatto che abbia un senso, un significato, non solo per noi, ma per tutti. Se decidiamo di allargare il parco di spettatori oltre a noi stessi, allora di ciò non possiamo non tenere conto. Se la foto non viene capita , nella maggior parte dei casi, è perché non è stata fatta bene. Ovvero lintento dellautore non passa attraverso lo scatto per rispecchiarsi negli occhi dello spettatore. Ed è solo arroganza non volerlo ammettere. E linsieme di tecnica e creatività ed emozione, che fa di una foto un buono scatto, e non si può prescindere da nessuno di quei fattori. Poi la dose non è sempre uguale, e si può arrivare ad avere uno scatto perfetto, ma forse un po’ freddino; oppure uno capace di emozionare chiunque, senza però essere tecnicamente perfetto. Ma prima di arrivare a poter dire Io scatto di pancia, perché quella conta più della tecnica, dovremmo fare un passo indietro, rimetterci sulle spalle un bel po’ di umiltà, e poi riguardare ciò che abbiamo fatto, creato, con occhio un po’ più critico e riuscire ad ammettere che la nostra foto è brutta. Ed in questo non c’è nulla di male, niente di sbagliato, niente di offensivo o di degradante; solo, più spesso, l’orgoglio ci divora. Non ci si può offendere per una critica, nemmeno quando alla fine è impietosa, nemmeno quando il nostro scatto non piace a nessuno. Bisogna invece ingoiare il rospo, spostarci un passo a lato e cambiare prospettiva, calarci nei panni degli altri e riguardare i nostri scatti con occhi nuovi. Questo ci porterà a migliorare, solo questo. Non siamo mai “arrivati”, non è mai abbastanza. E non importa che il “fotografo” sia un dilettante o un professionista, una casalinga o un’artista affermata. Vi svelo un segreto: TUTTI fanno foto brutte, ma quelli migliori sanno riconoscerle e hanno imparato a scartarle. E poi rifarle, provando e riprovando sui propri errori, finché non esce qualcosa di davvero buono. Io qui non sto dicendo che dobbiamo tutti essere artisti o professionisti affermati. Io parlo anche, e soprattutto, di chi la fotografia la pratica come hobby, per passione, o perché vuole far parte di un gruppo di persone, e il livello non importa. Quello che importa è che ci si impegni in una attività, anche ricreativa, per poterla praticare al meglio delle nostre possibilità. Non è facile, se non impossibile, stabilire quando si sta dando il massimo nel fare qualcosa. Ma di sicuro finché ci crogioliamo in deboli alibi per giustificare qualcosa di cui nessuno (se non noi stessi!) ci fa una colpa, allora si, possiamo essere sicuri che non stiamo facendo nemmeno il “minimo sindacale”… L’”anti-tecnica” in realtà non esiste (esiste la materia, ma il vuoto è solo un concetto), ma è solo uno stelo di grano dietro il quale cerchiamo di nascondere le nostre insicurezze. I grandi artisti, quelli che hanno davvero saputo stravolgere le regole della fotografia per creare vere opere d’arte, in realtà non hanno ignorato la tecnica, ma ci si sono fatti “il bagno” per anni e poi l’hanno saputa “piegare” secondo il proprio genio. Noi non dobbiamo arrivare a tanto, ma nemmeno possiamo sminuire chi l’arte ce l’ha nel sangue, assurgendo noi stessi (e mi ci metto anche io) ad un livello che non ci spetta. Se vogliamo fare foto mediocri, a casaccio, o semplicemente non abbiamo tempo e voglia sufficienti per impegnarci un po’ di più, non c’è nessuno che ci giudichi o che ci obblighi a far nulla di diverso, ma per favore, basta con l’alibi della “pancia”. IMHO
Posted on: Thu, 07 Nov 2013 16:09:45 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015