Da "Rumore di fondo" - La Sesia venerdì 21 giugno 2013 La - TopicsExpress



          

Da "Rumore di fondo" - La Sesia venerdì 21 giugno 2013 La direzione sbagliata “Noi siamo ciò che mangiamo”, affermava il filosofo tedesco Feuerbach nel 1862. L’intento di sostenere il materialismo radicale lo condusse ad affermare che noi coincidiamo esattamente con ciò che ingeriamo. E’ vero: se siamo, è perché mangiamo; ma sovrapporre essere e mangiare è un eccesso. Se così fosse oggi chi abusa di cibi scadenti se non pericolosi sarebbe un mostro. Una merendina fra le tante di ogni marca è infatti un compendio di chimica applicata al cibo, non sempre dichiarata correttamente su confezioni ammiccanti a volte al limite dell’inganno. Una lista preoccupante per chi conosce la chimica e chi la ignora, essendo sufficienti buon senso e voglia di informarsi. Fra i 30/35 ingredienti dichiarati ecco i grassi vegetali idrogenati e non; sciroppo di glucosio e/o fruttosio; destrosio ed altri edulcoranti; emulsionanti; coloranti; addensanti; antiossidanti; stabilizzanti; aromi artificiali; eccetera. Un lungo elenco di sostanze utili a migliorare aspetto e consistenza; trasmettere gusti naturali o inconfondibili; correggere un sapore altrimenti cattivo; prolungare la “freschezza” del prodotto. Ma che favoriscono diabete, problemi cardiovascolari e obesità. Una lunga serie di artifici legittimi ma poco amici della nostra salute. Se Feuerbach avesse avuto ragione oggi saremmo esseri dal metabolismo misterioso. Invece conosciamo malattie definite senza ironia da eccessivo benessere. Anche ai prodotti più noti alla nostra tavola la legge consente di camuffarsi. Così latte e uova sono polveri liofilizzate o creme industriali, le farine un mistero per provenienza e qualità, il cacao in dosi infinitesimali annegato nei grassi. Tutto legale, tutto permesso od imposto dalle pesanti regole del mercato. Ed ecco delineato il problema politico: l’esigenza di una difesa tenace e severa della nostra cultura alimentare, delle cucine tradizionali, dell’infinità di prodotti tipici eccellenti come difesa del corpo culturale italiano. La cultura di un Paese non è un mercatino dell’usato con pezzi nascosti in scatole divise, come qualche cretino divulga, bensì entità viva, distillata dalla storia e dalle tradizioni d’una nazione e del suo popolo che va protetta da falsi e contaminazioni. Trattandosi anche di un’enorme risorsa come nel caso dell’Italia la responsabilità della politica (tutta) per aver sempre trascurato tutto ciò è pesantissima e senza attenuanti. Che sia verità o leggenda il panino di McDonald’s sopravvissuto per quattordici anni è un segnale che dice chiaramente in quale direzione non dobbiamo andare. Mario Ferrari
Posted on: Fri, 21 Jun 2013 21:59:38 +0000

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