Dimissioni Cancellieri, Renzi alla prova del nove. Basterebbe - TopicsExpress



          

Dimissioni Cancellieri, Renzi alla prova del nove. Basterebbe labisso di contraddizioni, bugie e omissioni in cui negli ultimi tre giorni è precipitata la signora Cancellieri per indurre il presidente Letta a chiederle di farsi da parte, con un gesto che non ne ristabilirebbe la dignità politica ma almeno sarebbe coerente con il mantra recitato dal premier fin dalla primavera scorsa: quello della “stabilità”dellesecutivo che viene prima di tutto, «nellinteresse superiore del Paese». Un rimpasto, dal mattino a sera, e non se ne riparlerebbe più: il governo potrebbe così affrontare gli ostacoli ben più robusti che ha di fronte di qui a fine anno. Invece sia il presidente del Consiglio sia lala governista del suo partito – guidata da Franceschini – restano barricati nella fortezza sempre più fragile della verità ufficiale – «il caso è chiuso» – proprio mentre la posizione di Cancellieri si appesantisce ogni giorno di più e mentre il caso sta per riaprirsi in Parlamento, con il voto di sfiducia individuale previsto per giovedì prossimo alla Camera, su mozione presentata dal Movimento 5 Stelle. Nel frattempo la questione delle telefonate fatte dal ministro per privilegiare una detenuta su tutti gli altri reclusi – una detenuta figlia di un miliardario nonché amico di famiglia, molto potente nel sistema mediatico italiano, già datore di lavoro e di molti soldi al figlio del ministro stesso – ha acceso i fari anche sui comportamenti precedenti di Cancellieri, quando ancora faceva il prefetto. È così emerso quanto sia stata sciagurata la scelta di puntare su di lei effettuata da Monti e perpetuata da Letta: basterebbe la vicenda milanese della torre Galfa, sgomberata con una procedura rapidissima e senza precedenti per altri spazi occupati, per far sorgere più di un dubbio sullindipendenza di Peluso-Cancellieri da una delle famiglie più ricche e potenti dItalia, con tentacoli politici che in passato andavano da Craxi a La Russa. Adesso, appunto, con buona pace di Letta la vicenda si è politicamente “riaperta”, anche a Montecitorio. E limbarazzo non riguarda più solo la truppa dei governisti piddini, ma anche – o soprattutto – la squadra data per vincente alle primarie, quella di Matteo Renzi. Peccato che i calcoli di Renzi fossero sbagliati e che, adesso, alle parole gli tocca far seguire i fatti. Perché la componente renziana dispone alla Camera di un centinaio di deputati, a cui tocca decidere se far sentire o meno la propria voce – vuoi nellassemblea del gruppo, vuoi direttamente in Aula – di fronte alla richiesta di sfiducia individuale posta dal M5S. Che cosa faranno Renzi e i suoi, adesso? Difficile fare finta di niente fischiettando. Anche perché un altro candidato alle primarie, Pippo Civati, dallinizio limpidamente deciso a far dimettere Cancellieri, ogni mezzora gli chiede conto di quella sua presa di posizione pubblica e delle conseguenze che ora dovrebbe coerentemente trarne. Sarà una piccola grande prova del nove, per Renzi e i suoi. Sarà il giorno in cui si vedrà se, aldilà delle maniche di camicia arrotolate e della bella campagna firmata Proforma, il sindaco di Firenze rappresenta davvero una novità in termini di pratiche politiche, facendo prevalere la coerenza sul calcolo politico. Dato che, questo è chiaro a tutti, al primo giro Cancellieri è stata salvata semplicemente per calcolo politico: il Pd voleva blindare il governo Letta, il Pdl voleva creare un precedente positivo per il Cavaliere con l’equiparazione tra la telefonata del Guardasigilli e quella del suo capo per Ruby. Si è trattato quindi di una convergenza di interessi diversi che ha portato a un medesimo risultato. Il risultato è stato di brevissima durata, come spesso accade ai calcoli politici, allopportunismo, alle manovre di corridoio: tutta la storia del dalemismo lo insegna. Adesso il segretario in pectore Matteo Renzi deve decidere se inaugurare la sua nuova carriera perpetuando o meno quelle pratiche che tanto hanno contributo a far perdere elettori e reputazione alla sinistra italiana. Per uno che ha messo la vittoria al centro della propria identità, non dovrebbe essere così difficile scegliere.
Posted on: Fri, 15 Nov 2013 21:59:22 +0000

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