E la chiamano festa democratica Perché tutti contro - TopicsExpress



          

E la chiamano festa democratica Perché tutti contro Rosy? L’unica cosa che di tanto in tanto pare tenere uniti i “nostri” del Pd di Calabria è l’acredine contro la Bindi, presidente del partito ed eletta da queste parti. Eppure solo prestigio ne potrebbe derivare per le istanze conterranee. Ma cosa c’è di sotto? L’unica notizia positiva al momento per i cultori della risonanza mediatica delle feste di partito è che ci sarà Rosy Bindi a Castrovillari nel week end del Pd di Calabria. Una garanzia di successo e di visibilità in un contesto, la festa ai piedi del Pollino, che certo non ha brillato fin qui per notizione di prima pagina. Come è noto, la Rosy dai capelli bianchi, non si sottrae al confronto, alla dialettica, al ring senza cordoli di salvataggio se è vero come è vero che non ha mai cercato garanzie preliminari sui palchi dove è salita. Lei c’è, e quando c’è (altra notizia non di secondo piano in casa Pd) si fa sentire e incide nel senso che il dibattito finisce inevitabilmente per prendere quota. Ma non le basta, e non basta al suo profilo di indubbia nobiltà all’interno del partito a tutte le quote, per renderla immune dagli attacchi di Calabria. Che è terra viscida, insidiosa di suo, terra anche di possibili se non probabili imboscate sotto le vesti di festa di partito. Terra, perché no, di antichi e incrostati paradossi come quello non inconsueto di vedere tutti i “nostri” del Pd litigare praticamente su tutto salvo poi trovare una insperata unità proprio quando c’è Rosy in mezzo. Naturalmente per andarle contro. Già, è proprio così. Tutti, chi più chi meno e chi con i mezzi e la dialettica che si ritrova, contro Rosy. Additandola, altro paradosso di questa terra, come la “straniera” che non solo ha levato il seggio a qualche altro “luminare” di partito conterraneo (come ne abbiamo conosciuti tanti fin qui…) quanto poi, del seggio, se ne sarebbe disfatta proprio nella quota di calabresità di appartenenza una volta giunta in Parlamento. Niente di più falso, oggettivamente parlando. La Bindi anzi appare assolutamente rispettosa in termini di presenze e contenuti rispetto all’entroterra del seggio che l’ha espressa e vale per tutti, simbolicamente, la presenza a Castrovillari proprio nella festa che ha fatto registrare assenze locali pesanti fin dal primo giorno. Non basta certo questo a sentenziare che è più calabrese degli altri a conti fatti ma dovrebbe bastare, invece, a non farsi quantomeno accerchiare. Eppure accade. Accade pure spesso compiendo quella sorta di miracolo al contrario che è poi quello di vedere uniti più o meno tutti contro di lei, anche chi a sua volta se le dà di santa ragione. Ma perché questo? Cosa temono i “nostri” di Rosy? Forse, questa è solo una delle risposte plausibili, temono veti pesanti a Roma. E’ indubbio per esempio che la Calabria sia una regione assolutamente a libertà vigilata nelle stanze della segreteria nazionale. Ed è altrettanto indubbio che, ove mai si dovesse tenere il congresso regionale prima del nazionale ottenendo la deroga, un parere fondamentale sullo stato dell’arte potrebbe essere richiesto proprio a Rosy Bindi, tra i padri nobili del partito eletta in quota calabrese. Altri veti, o altri giudizi, potrebbero esserle richiesti poi sulle candidature alla segreteria così come al Parlamento se le cose dovessero precipitare. Un ruolo in ogni caso strategico quello della Bindi per la Calabria e per il Pd che solo una regione accecata da strategie di corto respiro non ha saputo trasformare fin qui in positivo. Basti pensare cosa potrebbe rappresentare Bindi per la Calabria in un contesto di Pd come forza autorevole di governo prossimo futuro, sia in forma di istanze da reiterare sia di peso specifico in una probabile ressa tra regioni da aiutare. Senza contare poi il ruolo calmierante e rassicurante che proprio Bindi potrebbe ricoprire in una terra che ha visto e vede scorrere il sangue nell’intifada di partito che pare non finire mai. Eppure niente, la avversano. La temono e provano a screditarla magari perfino riabilitando figure come quella di D’Attorre il commissario che certo lo si può inserire in quel lungo elenco di figure, nostrane e “straniere”, che non hanno concorso alla solidificazione e crescita del partito in Calabria fin qui. Tutt’altro. Eppure avversano lei, Rosy. Che invece non teme niente e ci mette la faccia, nelle contese come nelle feste che se anche di partito possono da queste parti trasformarsi in imboscate micidiali. Ma ha capelli bianchi abbastanza Rosy per non caderci. Ne uscirà. Altro è capire se ne uscirà il Pd in Calabria ma è discorso a parte. d.m.
Posted on: Sat, 28 Sep 2013 13:13:54 +0000

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