Ecco uno scambio di opinioni su FB degno di essere incollato - TopicsExpress



          

Ecco uno scambio di opinioni su FB degno di essere incollato interamente ( ho incollato tutto, anche i mi piace e i sotto-commenti ). Largomento è linterpretazione musicale, la presunta fedeltà al testo ed il ruolo che la personalità dellinterprete esercita sullopera darte. E lungo ma vale la pena di leggerlo. Quando Facebook è usato così è uno strumento formidabile. Tra i vari interventi ci sono quelli di esimi concertisti del panorama italiano ed internazionale. Come spesso accade qui, Luca Ciammarughi introduce il tema. Buona lettura Luca Ciammarughi Si dice solitamente che esistono musicisti che mettono in luce se stessi attraverso le opere che suonano e altri che sarebbero fedeli al pensiero del compositore. Secondo me è una semplificazione eccessiva. Quante volte dai secondi (o presunti tali) ho sentito frasi trancianti del tipo Non è così che si suona Mozart! o Non è così che si suona Chopin!. Non è forse un po solipsistico pensare di essere in diretto contatto con il compositore? E se il delirio di onnipotenza stesse proprio nellarrogarsi lesclusiva di incarnare il famoso medium? Non mi piace più · · Condividi · 7 ore fa nei pressi di Milano · A te, Alexander Lonquich, Giuseppe Albanese, Ali Hireche e altri 39 piace questo elemento. Vincenzo Ieracitano ogni interpretazione è una mediazione, veramente lo è anche quasi ogni nostro gesto del vivere quotidiano ... 7 ore fa · Mi piace · 5 Gabriele Baldocci Sante parole! Quando la grammatica è a posto, lesecuzione deve passare giocoforza per il filtro della sensibilità personale. Non ci sono modi standard per affrontare una lettura musicale, solo idee dettate dal buon senso e dal buon gusto. Il resto è solo una collezione di inutili dogma. 7 ore fa · Mi piace · 4 Gianluca Cascioli Giustissimo. Però ogni eccesso va evitato, in ogni senso. Portando il ragionamento allestremo è anche possibile dire che, siccome nessuno di noi è in contatto medianico con Chopin o Mozart, tanto vale lasciarsi andare a qualsiasi arbitrio. E anche troppo facile nascondersi dietro ad un io la sento così . Un soggettivismo sfrenato è altrettanto pericoloso. Limportante, a mio avviso, è restare umili nei confronti dei compositori sapendo che nessuno di noi ha la verità in tasca. 6 ore fa · Mi piace · 6 André Gallo Questo argomento viene sempre intrecciato con la relazione tra le parole umiltà-presunzione..rinchiudere un gesto o una scelta in una di queste due categorie è un atto quotidiano quanto involontario, quasi..a maggior ragione se un tale gesto è giudicato con gli occhi degli stereotipi, degli aneddoti o della superficialità, come spesso accade..lequilibrio non sarà quindi, forse, tra uninterpretazione giusta e uninterpretazione personale ma tra una personalità umile che sa riconoscere linutilità del conoscere solo e unicamente se stessi e una personalità che,anche con presunzione, difende la propria visione e percezione.. Se proprio bisogna usare uno stereotipo, ogni grande persona è un abile funambolo tra queste due realtà.. 6 ore fa tramite cellulare · Mi piace · 2 Luca Ciammarughi Certo, perché larte nasce da un dialogo (con gli altri, con se stessi) e da una coscienza delle differenze. 6 ore fa tramite cellulare · Mi piace · 1 Gianluca Cascioli Ad esempio, le registrazioni storiche di Bartok, Debussy, Prokovieff , Stravinsky che eseguono le loro composizioni non sono di certo prese a modello dalla maggior parte degli interpreti viventi. Non voglio dire che si debbano copiare, però insomma almeno considerare... Suonando musica di compositori deceduti, non può più entrare sul palcoscenico un Beethoven infuriato che urla :che diavolo fai ? ma non hai capito niente, levati di torno! . Detto questo, ognuno faccia ciò che vuole, ci mancherebbe. 6 ore fa · Mi piace · 2 Nicola Bibi Ciammarughi Mi piace questo post, e le risposte, la discussione che ne è nata. Mi è venuta una gran voglia di intromettermi! 6 ore fa tramite cellulare · Mi piace · 1 Antonella DOrio La mia filosofia è: Sono tutti morti, non possono farci nulla 6 ore fa · Mi piace Ada Suraci Luca, non credo che il solipsista abbia piacere di essere in contatto con qualsiasi altro individuo....però conosco CHI,fra i Grandi Pianisti del secolo, ancora viventi ed esperti di esoterismo, sostiene di avere incorporato lanima di Chopin durante le sue performances.....infatti il suo Chopin è sublime. 6 ore fa · Mi piace · 1 André Gallo Condivido, ma la domanda che mi pongo è unaltra. Premettendo che, parlando dellovvio, che indelebile cruccio dellinterprete è la distanza tra pensiero - realizzazione e che il suo lavoro reale è il raffinare sempre più il primo per poi passare lintera vita nellimpegnativo tentativo di farlo collimare con la seconda..e ammettendo che tale distanza in dei grandi pensatori come quelli da te citati deve esser ancor più pesante da sopportare..( per colpa di trenitalia mi sono un attimo perso e dilungato, concludo sperando che il senso arrivi)..le loro interpretazioni, più che delle certezze, non sono forse lesaltazione di questo increscioso rapporto? Le loro interpretazioni sono valide perché specchio del loro pensiero o perché specchio dei loro geniali dubbi? 6 ore fa tramite cellulare · Mi piace · 1 André Gallo Scusate, sono in viaggio da stamane..la lucidità non è purtroppo garantita..spero capirete il senso 6 ore fa tramite cellulare · Mi piace Luca Ciammarughi La Tureck diceva che aveva preso una botta in testa cadendo in bagno, e svenendo aveva sognato Bach -il quale gli aveva rivelato i segreti dellinterpretazione della sua musica. Hum... 6 ore fa · Mi piace · 1 Antonella DOrio (Tureck come Allevi ) 6 ore fa · Mi piace · 1 Nicola Bibi Ciammarughi Questione: non è forse sostenendo con ardore e distacco una tesi, cioè una posizione circa un Teorema (in senso greco del termine?), ben precisa, opposta a quella del mio avversario (immaginario o reale) che posso innescare un Dialogo? E se poi decidessi di sostenere a spada tratta la tesi opposta alla quale io credo e appartengo e sfidare chi la pensa come me e magari, inconsapevole del gioco dialettico, spingerci ad esplorare la verità in ogni suo aspetto, senza cliché sociali e culturali? Ma come faccio a vedere gli opposti fin dallinizio... Non si innescherà nessun dialogo, non si accenderà nessuna verità se tutti sono daccordo su tutto fin dal principio!! 6 ore fa tramite cellulare · Mi piace · 1 Luca Ciammarughi I geniali dubbi sono sicuramente importanti, André. 6 ore fa · Mi piace · 1 Ada Suraci Non credo si sogni nel momento in cui si è svenuti.... 6 ore fa · Mi piace Nicola Bibi Ciammarughi Insomma il dialogo è un gioco, ma se nessuno prende mai con volontà una parte, fino in fondo, il dialogo tra quella parte e lopposta sarà sempre superficiale e generale! Mi piacerebbe assistere ad un concerto sfida dove i più grandi interpreti di un modo esecutivo e interpretativo si confrontino con i più grandi dellopposto. Entrambi mettendo tutte le proprie forze e studi nel raggiungimento della bellezza di quella composizione e di quell autore... Sarebbe uno spettacolo sublime. Vietate risse da stadio tra il pubblico... 5 ore fa tramite cellulare · Modificato · Mi piace · 2 Gianluca Cascioli Non credo esista una sola maniera di interpretare, ci mancherebbe. Lo stesso Stravinsky ha fatto interpretazioni diverse dei suoi lavori, eppure vi è una coerenza ugualmente sotto certi aspetti. Più che altro è importante comprendere cosa voglia dire interpretare, e capire bene su quali parametri sia necessario/possibile agire e come e quanto esattamente. Alcuni aspetti sono oggettivi (es. : una risoluzione di una dissonanza, è oggettivamente una risoluzione di una dissonanza) altri sono soggettivi (come realizzo questa risoluzione ?). Il passo verso larbitrio è facilissimo se non si è fatta una approfondita analisi armonica, melodica, contrappuntistica, formale. E davvero molto semplice distorcere completamente un brano di musica, ed anche in buona fede alle volte. Ogni interprete dovrebbe provare a scrivere un brano (anche semplice) con la massima esattezza, e poi consegnarlo agli esecutori ed assistere alle prove senza parlare troppo... voglio vedere chi mantiene i nervi saldi in una situazione del genere ! Il compositore conosce una miriade di nessi e relazioni del suo materiale, che possono sfuggire facilmente anche ad interpreti bravi... C è poi tutto quel discorso un po sciocco che si sente talora ma Stravinski non sapeva dirigere , debussy non era un pianista .... non commento simili accuse, ma mi sento di dire che attraverso le loro registrazioni molti autori del 900 hanno lasciato una esposizione chiara e alle volte chiarissima delle loro intenzioni... 5 ore fa · Modificato · Mi piace · 2 Vincenzo Ieracitano una volta si che cerano le risse ai concerti perché la gente prendeva parte alla vita culturale intensamente, dallabate Stadler che allinizio di ogni concerto con musiche di Beethoven si alzava ostentatamente e se ne andava dicendo :non capisco ai tumulti dopo le esecuzioni della sagra o le discussioni quasi fisiche tra gli appassionati dopo la prima di Mahler come racconta Bruno Walter, perchè la musica apparteneva alla gente prima che agli artisti. Per un lungo tempo invece cè stato una specie di distacco, di omologazione del gusto e della critica, che ha creato una impasse verso la cristallizzazione dellevento. Oggi per fortuna alcuni grandi interpreti illuminati e tanti giovani artisti ricchi di entusiasmo stanno cercando di svegliare il pubblico per portarlo verso una nuova consapevolezza e maggiore condivisione. Speriamo bene 5 ore fa · Mi piace · 5 Gianluca Cascioli Un esempio concreto ed interessante: il finale dell Uccello di Fuoco, al Doppio Movimento, diretto da Stravinsky, vedi al minuto 28:44 di questo video : youtube/watch?v=2geXJ5Oiq60 Trovate un direttore, oltre a Stravinsky, che lo fa così ? Non c è quasi nessuno che io sappia : tutti i direttori optano per uno svaccatissimo finale alla Broadway con note sostenutissime e legatissime, chiaramente in contraddizione con i desideri di Stravinsky... Stravinsky: The Firebird Suite (1965) / Igor Stravinsky · New Philharmonia Orchestra youtube Probablemente, una de las más grandes e importantes grabaciones de todos los tie... Visualizza altro 5 ore fa · Mi piace · 4 Luca Ciammarughi Il discorso sulle volontà dei compositori è complesso. Ci sono stati compositori che detestavano il fatto che il pezzo venisse in qualche modo adattato alla sensibilità dellinterprete (Ravel era fra questi). Altri invece (anche contemporanei) amano scoprire attraverso linterprete un risvolto possibile a cui non avevano nemneno pensato. Il ruolo dellinterprete è tuttaltro che a-creativo. Come ho scritto in un post precedente, Wagner riteneva che linterprete fosse colui che trasforma in atto (potere) la volontà (volere) del compositore. Un terreno di dibattito assai scivoloso! 5 ore fa tramite cellulare · Mi piace · 3 Leonardo Asso Il mio grandissimo maestro rumeno, Emil Simon, me insegnò così il finale dell Uccello di Fuoco. E mi raccontava di come avesse incontrato lautore e gli avesse stretto la mano... 5 ore fa · Mi piace · 1 Gianluca Cascioli E finalmente ! Meno male ! 5 ore fa · Mi piace Vincenzo Ieracitano Anche Busoni sosteneva che scopo dellinterprete è quello di dare vita a dei segni stampati sulla carta..secondo me linterpretazione definitiva, quella più fedele ecc ecc. sono una chimera e forse in fondo sono anche la negazione di quello che è il nostro rapporto con la musica in continuo divenire come noi stessi 5 ore fa · Mi piace Gianluca Cascioli C è un documento video in cui stravinsky , alle prove del Finale dell Uccello di Fuoco, richiede sforzissimo-piano su ogni semiminima e fa il verso allesecuzione sostenuta, canticchiandola in maniera sarcastica. 5 ore fa · Modificato · Mi piace · 2 Vincenzo Ieracitano Comunque secondo me Kondrashin lo avrebbe fatto così, ma anche Walter avete sentito il suo prelude di Debussy? 5 ore fa · Mi piace Gianluca Cascioli Concordo con Vincenzo. In questo caso stravinsky ci insegna come dare vita a questo passaggio. Sono gli esecutori che non seguono il suo approccio che , semplicemente, riproducono ciò che vedono sulla carta. (non c è scritto sf-p , e nemmeno staccato ) 5 ore fa · Mi piace Leonardo Asso La schizofrenia tra ossessione della fedeltà al testo e stravaganza dellinterprete deriva, a mio parere, dallo scontro tra la pratica dellimprovvisazione - sempre esistita nei secoli! - e un certo mito dal testo classico, gonfiato dalla retorica ottocentesca, dalla scoperta di immaginarie radici nazionali e roba simili. La questione si affronta accettando il fatto che la musica è una forma di Teatro e si porta dietro tutte le inevitabili contraddizioni tra parodia, tragedia, farsa, stupidità/genialità dellattore, testo, scena: contraddizioni non risolvibili! (che bello) 5 ore fa · Modificato · Mi piace · 3 Nicola Bibi Ciammarughi LArte è un territorio libero e per questo anche molto pericoloso... Gli artisti appoggiano spesso idee estreme e le esplorano fino in fondo, mostrano il baratro e lestreme altezze... Spesso sono tipi eccentrici e amorali(per fortuna !)... Per questo lArte nel luogo dellArte può e deve essere così libera dentro le sue ferree regole. Ma è per la stessa ragione che chi (non lartista) confonde il luogo dellArte con quello della Vita fa una stupidata totale, anzi, totalitaria! Il problema è tutto lì. AllArte serve solo che ci sia un pubblico, non che questo si uccida per una o laltra parte... Anzi direi proprio il contrario. LArte è un rito, e in esso si conclude lAtto... Poi cè la Vita, ma è unaltra cosa! Questa non è la mia miserabile opinione, ma una verità incontrovertibile e non discutibile. 4 ore fa tramite cellulare · Mi piace Luca Ciammarughi Gianluca, sacrosanto il dsicorso su Stravinsky & company, ma come la mettiamo con tutta la musica dei secoli passati? Nessuno ci ha consegnato le volontà esatte di Bach, eppure il 900 (e anche -in parte- la contemporaneità) ci ha riversato addosso un profluvio di interpretazioni bachiane meravigliose. A volte anche in trascrizione (perché no?). Nietszche, e non io, diceva che la coscienza storica a volte può inibire (Seconda Inattuale). Ma dimenticare la Storia -lo sappiamo- è anche un pericolo. Come fare? Tutto ciò mi fa diventare quantomeno nevrotico 4 ore fa · Modificato · Mi piace · 2 Leonardo Asso Il fatto è che lidea che la musica sia un linguaggio universale (ce lhanno martellata a scuola) è... sbagliata! Se accettiamo di godere di un testo letterario magari in traduzione (alzino la mano i pochi che leggono Cecov in russo...) allora dobbiamo accettare la mediazione dellinterprete musicale. O magari la mediazione dei nostri occhi che leggono la partitura mentre il cervello suona in silenzio... Un mio maestro mi aveva raccontato di una angosciosa sessione di prove di Vittorio Gui in attesa di Richard Strauss, direttore ospite. Arrivato il big, Gui gli mostra il passaggio incriminato (credo fosse il tremendo momento dei vl primi nellintroduzione di Don Giovanni) e Strauss fa una smorfia: Ma no! questo è un effetto, non vi preoccupate, si suona un po così come viene!. Che roba... 4 ore fa · Mi piace · 1 Ferdinand Ries Il discorso fatto da Gianluca Cascioli a proposito dello sforzissimo-piano voluto da Stravinsky (eppure non presente in partitura) mi fa riflettere più in generale sul rapporto tra ciò che è scritto e ciò che non lo è (ma avrebbe potuto esserlo), tema che-per analogia-mi riporta alla opposizione (studiata anche da filosofi del diritto) tra lettera e spirito. Riporto, in estrema sintesi, uno stralcio di una intervista di C.M.Giulini, il quale racconta un illuminante aneddoto su Toscanini. Un giorno Toscanini mi raccontò un episodio che gli accadde quando era molto giovane. Doveva eseguire i Quattro pezzi sacri di Verdi e sentiva che in un certo punto gli veniva un rallentato che nella partitura non era indicato. Decise di consultare lautore. Attraverso Arrigo Boito ottenne un appuntamento con Verdi e gli espose il problema. Verdi gli disse: Si metta al piano e mi faccia sentire. Toscanini eseguì il brano come lo sentiva lui e cioè con il rallentato. Va benissimo, disse Verdi. Ma quel rallentato non è scritto, ribattè Toscanini. Verdi ebbe uno scatto dira. Non si può scrivere tutto, esclamò. E compito dellinterprete capire quello che occorre. 4 ore fa · Mi piace · 8 Henrik Brandt Penso che le intenzioni dei autori trasudano, il resto e la sacrosante interpretazione 3 ore fa · Mi piace Riccardo Sandiford Lo stesso compositore nel momento in cui esegue ed interpreta può cadere in contraddizione. Se sia più importante il testo o la sua realizzazione è un quesito irrisolvibile; se un insieme di dettagli giusti, che sono il fondamento di una buona interpretazione, siano più importanti di un giusto pathos anche. E il bello (per chi suona) e il brutto (per chi scrive) della musica che eleva lesecutore a creatore e castra lautore che si ritrova privo del suo oggetto ed in balia degli altri (tra cui se stesso) 3 ore fa · Mi piace · 2 Henrik Brandt Anche per un BUON Pittore...spesso un quadro non finisce mai, celebre Bonnard che munito di pennelli e colore cercava di finire, oppure correggere un quadro suo già nei musei...(Il terrore dei custodi) 3 ore fa · Mi piace · 3 Dino Villatico Quanti maestri di conservatorio parlano così! Ma allora, che so, tra Richter e Backhaus chi suona il vero Beethoven? ed esiste un vero Beethoven? Ricordo i commenti acidi allAnello di Wagner diretto da Boulez nel 1976 a Bayreuth. Ma questo non è Wagner. Lavevano già detto anche di Karajan. Ogni interpretazione nuova fa leggere qualcosa che prima non appariva evidente. Va fatto presente a tutti i fanatici del vero e dellautentico che qualsiasi opera, non solo musicale, non è mai percepita nello stesso modo da chi la legge e nelle diverse epoche. Omero oggi lo leggiamo come forse lui nemmeno se lo immaginava. E non è sempre lautore la fonte più attendibile. Può avere scritto cose che non ha capito nemmeno lui. Del resto è noto che per esempio Debussy e Stravinsky fossero pessimi interpreti di se stessi. Anche se molte loro intenzioni andrebbero tenute presenti. Ha ragione Riccardo. 3 ore fa · Modificato · Mi piace · 1 Renato Antonio Scrocca Per i quadri e il resto..hai ragione Henrik ..ne sei tuttora fedele seguace.. Due goccie dacqua.. Rimbrotti pittori e carpentieri che non sanno interpretare i tuoi disegni di scena...amen 3 ore fa tramite cellulare · Mi piace Dino Villatico E poi non è vero che, per esempio, una poesia si legge comè scritta: ciascun lettore ha un bagaglio culturale e linguisitico abissalmente diverso da quello del poeta che legge. Anche un quadro è solo illusoriamente lo stesso per tutti: ciascuno lo vede con occhi che guardano con culture diverse. 3 ore fa · Mi piace · 1 Luca Ciammarughi 3 ore fa tramite cellulare · Mi piace Riccardo Sandiford ...mi ricordo senpre una spassosa lite tra due amici: il compositore ed il direttore. In mezzo ci stava l orchestra che voleva altro ancora. Da allora chiedo esplicitamente in anticipo al compositore ( a meno che non mi serva davvero) di non interferire tra me e suo figlio... 2 ore fa tramite cellulare · Mi piace Nicola Bibi Ciammarughi La musica è un linguaggio universale, in quanto suono, non in quanto spartito. Il suono musicale non è la parola... Se interpreto Cechov, devo conoscere le regole della scrittura di Cechov, ma come struttura vuota, sia nellAzione psichica, sia in quella dialogica, la dove lAzione è portata dal cambiamento di significato, dalla parola. Ma nel teatro, soprattutto quello fatto dallorda post-moderna che tutto fagocita oggi spesso sono proprio queste strutture ad essere confuse... Cioè molto del teatro di oggi fa migliaia di errori sul principio unico che regola il Teatro, lAzione. Io posso eseguire in modo formalmente perfetto Cechov, ma se non conosco il processo dellAzione il mio spettacolo sarà soporifero! Credo che qualcosa di simile accada alla musica, ma essa non si occupa di Azione, bensì di Suono, cioè lorigine e la composizione degli impulsi sonori. Probabilmente linterprete musicale deve ricomporre alla rovescia lopera che suona nel momento in cui la suona per poter ritrovare in Se stesso e nella sua propria natura quelloriginale impulso del suono nella composizione... Il resto come dice Strauss sono effetti. 2 ore fa tramite cellulare · Modificato · Mi piace · 1 Nicola Bibi Ciammarughi La Poesia contiene tutti i significati che tutti i lettori di tutti i tempi hanno trovato in essa. Altrimenti che poesia è! Concordo 2 ore fa tramite cellulare · Mi piace · 1 Carlo Grante E se Chopin e Mozart, dallaldilà, dicessero: non speravo che la mia musica potesse essere eseguita meglio di come la immaginavo...? Sembra che succeda spesso, a compositori, di essere positivamente sorpresi da interpretazioni delle loro musiche che si discostano dalle loro iniziali immagini sonore. 2 ore fa · Mi piace · 5 Luca Ciammarughi Concordo in pieno, Carlo. 2 ore fa tramite cellulare · Mi piace · 1 Alexander Lonquich E chiaro che a contatto con la chiarezza raveliana e il neoclassicismo (interpretativo in questo caso) stravinskiano i margini interpretativi si fanno molto più stretti che non nella lettura di autori precedenti (anche se comunque esistono per esempio due esecuzioni autorizzate del quartetto di Ravel abbastanza dissimili). Dico lettura perché penso che abbiamo che fare nel nostro lavoro con ladesione a un circolo ermeneutico, con tutta la complessità intrinseca del caso, incluso la fusione degli orizzonti (Gadamer). Un orizzonte del presente come qualcosa di separato è altrettanto astratto quanto gli orizzonti storici singoli che si tratterebbe di acquisire uscendo da esso. La comprensione, invece, è sempre il processo di fusione di questi orizzonti che si ritengono indipendenti tra loro. Così credo ci sarà sempre spazio per delle letture oneste, umili, da non confondere con mancanza daudacia, anzi. Chi vorrebbe fare a meno della complessa storia interpretativa di opere beethoveniane, come ci ricorda Dino? E si potrà mai smettere di cercare? Ha ragione Gianluca quando ci rimanda alle interpretazioni disponibili degli autori stessi. Scopriamo per esempio che le relazioni tra i tempi di La cathédrale engloutie non vanno intese come le pensiamo, leggendo unicamente il brano. Più sappiamo, meglio é, più sottile si fa la nostra ricerca. Ben venga il recupero di linguaggi musicali sette- e ottocenteschi creduti perduti, per non parlare dellintuire le verità di un passato più remoto. Ed é vero anche che linterprete ha molto in comune con lattore, deve saper far vivere in scena un testo. La dialettica tra rigore filologico e la nostra percezione attuale sarà, spero, sempre fertile. E si esprimerà probabilmente in futuro attraverso nuove forme daccesso allopera, magari anche passando attraverso atti di decostruzionismo, da non confondere con atti puramente demolitivi e perciò sciocchi. Le letture figlie del nostro sapere e della nostra sensibilità attuale per forza saranno presto in qualche maniera storicizzate. Si dovrà forse un giorno fare a meno delluso di alcuni strumenti conoscitivi ritenuti importanti oggi (come quello dello ritualità concertistica cara a noi) e si approderà per forza sempre ad altro, spesso passando attraverso delle dolorose rinunce e perdite di significato scaturite dallo Zeitgeist del momento. Ma é questo anche il bello, una provocazione continua, limpedimento dellimbalsamazione definitiva della ricerca sul passato, facendola rimanere, sperabilmente, sempre attualità bruciante. 2 ore fa · Mi piace · 4 Gianluca Cascioli Caro Luca, è ovvio, non è facile trovare una risposta per la musica del passato, in quel caso non vi sono registrazioni sonore. In alcuni casi abbiamo qualche informazione rilevante ma spesso non sufficiente. E’ sicuramente importante analizzare l’opera a fondo e cercare di interpretarla secondo criteri che siano in profonda relazione con la struttura dell’ opera stessa. Dall’analisi razionale possono scaturire idee ed intuizioni più irrazionali atte a mettere in rilievo le bellezze dell’opera. E’ importante riflettere anche sui limiti della notazione musicale in termini specifici : il ritmo ha grosse lacune nella notazione (esempio semplice : l’ineguaglianza lieve di note uguali non si può scrivere), forte e piano sono assai relativi (non vi è una indicazione di decibel), staccato può in alcuni casi essere assai generico (separato o cortissimo, staccato dolce, staccato cantabile, staccato nervoso), ecc…. Ma se individuiamo il carattere del passaggio (dalle sue armonie, melodie, ritmi) sappiamo anche come relativizzare i suoi segni (accento, marcato, staccato, forte, piano, ecc….). Bisogna anche riflettere sulle prassi antiche, almeno un po’. Cosa scrivevano i compositori e che cosa non scrivevano ? Pretendevano solo ciò che scrivevano oppure immaginavano di poter contare su certe prassi o abitudini non notate in partitura ? Senza fare i filologi o diventare maniacali, basta riflettere sul fatto che i segni musicali sono poi sempre quelli da secoli e non si può pensare di dar loro significato univoco per tutte le epoche. Per eseguire gli autori del passato è sicuramente importante conoscere bene il sistema tonale, e quindi l’allontanamento da un centro di gravità dal quale tutto si dipana. Conoscere l’armonia e la forma. La tecnica di evoluzione degli incisi melodici di Haydn ebbe le sue conseguenze sino a Brahms e forse oltre ! E’ necessario saper riconoscere ciò che fa parte dello scheletro della musica (le travi portanti) e ciò che invece è ornamentale. Bisogna individuare le linee principali, la fine di un concetto e l’inizio di un altro e mille altre cose… Nessuno dice che sia facile. I risultati di ogni interpretazione possono essere i più diversi ma, a mio avviso se una interpretazione è frutto anche di indagini e analisi di varia natura (razionali ed irrazionali) si sente. Detto questo ogni interpretazione è unica ed irripetibile, ed è frutto di contingenze che nascono sul momento. Quando suoniamo, se non siamo degli automi, reagiamo al suono. Se il suono risulta secco e senza armonici ci verrà da accelerare il movimento, se invece sentiamo un gran riverbero ed una risonante ricchezza di armonici rallenteremo di molto. Quante volte cambiamo l’articolazione e l’uso del pedale in luoghi diversi ? Quindi l’interpretazione è “mobile” e si adatta di luogo in luogo , ma ciò che resta e che conta è l’analisi della partitura…su quella non si scappa. Bisogna capire bene “cosa c’ è da dire” e poi dirlo in modi diversi nelle varie acustiche proprio al fine di preservare il messaggio “intatto”. Siccome i compositori conoscono perfettamente le loro opere, anche non dovessero essere tecnicamente dotati per uno strumento o per la direzione , io rispetto profondamente le loro interpretazioni. Debussy e Stravinsky erano e sono considerati cattivi interpreti dei loro lavori ? Beh, essi si lamentavano spesso di come le loro opere venivano distrutte dagli “interpreti”. Debussy, in una lettera a Durand scrive : “One is often betrayed by so-called pianists! I mean it - I cant tell you the extent to which my piano music has been deformed; so much so that often I have a job to recognize it!” E’ anche estremamente divertente leggere le severe critiche mosse da Stravinsky a Karajan per l’esecuzione della Sagra della Primavera : The recording is generally good, the performance generally odd, though polished in its own way; in fact, too polished, a pet savage rather than a real one. The sostenuto style is a principal fault; the lengths of notes are virtually the same here as they would be in Wagner or Brahms, which dampens the energy of the music and leaves what rhythmic enunciation there is sounding laboured. But I should have begun by saying that the music is alien to the culture of its performers. Schoenberg recognized it as an assault on the Central European tradition, saying that it made him think of those savage black potentates who wear only a cravat and a top hat. (When told, in 1925, that I had declared his twelve-tone system to be a dead end - a Sackgasse - he replied with the pun: Es gibt keine sacker Gasse als Sacre.) But I doubt whether The Rite can be satisfactorily performed in terms of Herr von Karajans traditions. I do not mean to imply that he is out of his depths, however, but rather that he is in my shallows - or call them simple concretions and reifications. There are simply no regions for soul-searching in The Rite of Spring. (c) 1964 Igor Stravinsky, Hi Fi-Stereo Magazine, New York. circa unora fa · Mi piace · 3 Luca Ciammarughi Chiarissimo, ed estremamente interessante. Scusa se parlo di me, ma voglio fare un esempio. Sono il tipo di pianista che cerca di indagare e rispettare il significato dei segni in maniera capillare. Le informazioni che acquisisco sul brano che studio s...Altro circa unora fa tramite cellulare · Modificato · Mi piace · 3 Gianluca Cascioli Celibidache insegnava proprio questo : impara e poi dimentica. Altrimenti si suona in maniera didascalica e noiosa. Il rapporto con il suono avviene nel momento dellesecuzione e solo in quel momento possiamo reagire ad esso. La persona che ha un innato istinto musicale, può contare su di esso ma non credere che questo istinto sia sempre pronto lì, a disposizione. Delle volte non funziona. Quindi anche chi ha istinto e doti naturali, è bene che analizzi e studi proprio come fai tu. Il discorso su come siamo fatti umanamente, che visione del mondo abbiamo, e quale sia il punto del nostro sviluppo spirituale ha anche una influenza molto forte in una interpretazione. circa unora fa · Non mi piace più · 3 Giuseppe Guarrera Caro Luca, non ci conosciamo ma vorrei partecipare al dibattito commentando il tuo paragrafo iniziale. Rispetto al mettere in luce sé stessi o il pensiero del compositore, sarei piuttosto cauto nel fare un ragionamento di tipo esclusivista scegliendo tra luna o laltra soluzione. Credo che la simbiosi di questi due elementi sia assolutamente naturale ed inevitabile e , piuttosto che la metafora del medium per definire il rapporto tra compositore ed interprete, mi sembra più azzeccata la metafora della gravidanza , tanto utilizzata nella pedagogia del teatro russo di inizio secolo (XX). Se affidiamo al compositore il ruolo di padre dellopera ed allinterprete il ruolo di madre, non cè via di scampo nel fatto che lesecuzione, la creatura finale, contenga una mescolanza di elementi che non sarà mai pura, autoreferenziale: essa conterrà inevitabilmente i caratteri di entrambi i genitori. Scusate la banalità dellimmagine, ho letto commenti molto interessanti ed estremamente colti: spero di non sminuire il livello del dibattito. Rispetto alle frasi taglienti e categoriche di cui tutti sentiamo spesso , credo sia implicita nellaffermazione del pianista che sbotta dicendo non è così che si suona Mozart! una seconda frase mai detta e spesso scontata e per questo inconsapevolmente e pericolosamente influente che è ...secondo la tradizione. Per tradizione, intendo tutta la valanga di dischi esecuzioni clichès e modi di sentire ed ascoltare con unidea preconcetta quella data composizione o quel determinato autore ; clichès e modi di tradurre il testo musicale in suono fisico che il tempo ha cementificato nelle nostre orecchie , rendendo accettabili punti di vista spesso infondati per non dire stupidi. Il delirio di onnipotenza di cui tu parli a mio avviso non esiste: esiste piuttosto una grande inconsapevolezza nelle scelte musicali. Essa è alimentata da un percorso di studi ormai sempre più settoriale che crea abilissimi strumentisti (eccellenti , a volte davvero incredibili) con una scarsa conoscenza del linguaggio musicale. La categorizzazione esclusivista io la farei scegliendo altri parametri. Piuttosto che dividere gli interpreti in egocentrici ed umili altruisti (che a mio avviso è in partenza una categorizzazione morale) io dividerei i dilettanti , che suonano in maniera assolutamente arbitraria e soggettiva, dai veri artisti, che , esprimono le loro scelte personali e soggettive, questo è vero , ma il cui fondamento risiede sempre nelle leggi della musica e nella loro comprensione. La comprensione assoluta delle leggi naturali del linguaggio musicale può giustificare anche una scelta che infranga tali leggi o ne riveli ulteriori interessanti sfaccettature. Rimando alla voce Gould o Pletnev. Spero di non essere stato troppo confusionario. Ciao 7 minuti fa · Modificato · Mi piace Alexander Lonquich Appunto, aderendo con entusiasmo al bisogno di vita vivida e pulsante , credo che in fondo non ci sia contrapposizione in quello che dite. E indubbio che a volte qualcuno da noi non troppo stimato culturalmente può essere in grado di illuminarci su qualche aspetto inedito di unopera. E anche vero che un Schnabel, un Serkin, un Richter non avevano le conoscenze storiche nostre per affrontare Schubert, eppure continuiamo ad ascoltarli affascinati (almeno io). Ma forse la nostra epoca richiede più consapevolezza? Mi pare di sì. Linsegnamento di Celibidache invece mi lascia altamente perplesso, pur avendo fatte delle eccelse analisi per esempio delle funzioni espressive intervallari, rendeva secondo me impossibile il dimenticare a chi gli stava vicino. Gli estratti da lezioni che si possono vedere nel film Sergiu Celibidaches Garden sono allucinanti, castranti. Non passa una battuta di musica da quello che combinano i sfortunati, perennemente sgridati allievi (del resto orgogliosissimi di questa condizione). Qui sì, che risultava pesantemente: non si dirige così Mozart, e tutte le porte rimanevano chiuse, almeno da quel che si evince dal documentario. 30 minuti fa · Mi piace Gianluca Cascioli lidea era buona però , (In fondo è vero che bisogna assimilare prima di possedere qualcosa appieno) Certo i suoi metodi di insegnamento erano crudi e devono aver provocato grossi traumi negli allievi. Secondo me, siccome Celi passò attraverso un trauma da giovane (Heinz Tiessen gli diede del cretino senza mezzi termini) volle applicare lo stesso metodo con tutti. Poi magari con qualcuno era gentile, questo non lo so. E verissimo che da Schnabel , Serkin... si continua ad imparare ! circa un minuto fa · Mi piace
Posted on: Mon, 18 Nov 2013 19:16:56 +0000

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