Eccomi, dunque, caro Emanuele, a parlare pubblicamente con te del - TopicsExpress



          

Eccomi, dunque, caro Emanuele, a parlare pubblicamente con te del tuo bellissimo lavoro su tuo nonno Gaetano. Ti dicevo che la visione del film mi ha dato una infinità di argomenti di riflessioni, che, complice il mio forzato stato di ozio attuale, ho prolungato nella notte. Perchè la vicenda che tu hai raccontato meritava di essere resa nota, in quanto Gaetano Forte, non è stato in questa città, un comunista come tanti altri, ma è stato, e lo si è visto, un dirigente di primissimo piano del PCI locale, provinciale e regionale. Non mi soffermerò, quindi, come hai capito, sulle vicende che ne hanno segnato la vita privata, da quelle tragiche a quelle delicate e preziose riguardanti la condivisione di vita con la sua amatissima moglie. Semmai la visione del film ha consentito anche a me, di poter lanciare uno sguardo sulluomo, sui suoi affetti, sul suo modo più intimo di vivere la vita, sulla sua sensibilità, che non ho mai potuto conoscere o neanche intravedere nel forse troppo breve pezzetto di strada comune compiuto nel PCI dallanno della mia adesione, il terribile 1977, allanno del suo scioglimento. E non mi soffermerò neanche solo su Gaetano perchè credo che lultima cosa di cui egli abbia bisogno sia un suo bozzetto agiografico, in cui la complessità contraddizioni, vengono coperte dal velo di una lettura tutta positiva che mortifica il valore del dirigente e del leader. Mentre scendevo le scale dell’archivio storico, ad esempio, dopo aver salutato tuo nonno ed avergli detto che non solo tutto quello che si vedeva nel film meritava di essere conosciuto, ma che gli si doveva restituire anche altro, mi sono passati davanti agli occhi quegli anni insieme nel PCI, ma anche gli anni precedenti, quelli in cui, giovane studente del liceo classico, ebbi modo di incrociare l’esistenza di un altro grande compagno comunista di questa città, che risponde al nome di Ubaldo Petrone, dei cui insegnamenti ho potuto godere, non conoscendo mai quali potessero essere stati su di me gli esiti di quella sua preziosissima scuola. Gaetano Forte e Ubaldo Petrone, indipendentemente dal fatto che ad essi possa piacere l’essere accomunati, sono stati, caro Emanuele, gli artefici di un epico scontro di linee, visioni, prassi politiche all’interno della sezione di Formia del PCI fra la fine degli anni sessanta e la prima metà degli anni settanta. Fu uno scontro che anche allora non riuscì a non esondare in aspetti personali ed in accuse durissime degli uni agli altri. Il tema cruciale era la definizione della posizione politico programmatica del PCI di Formia rispetto a istituzioni allora dominate pienamente dalla DC. Cosa fare, dialogare, aprirsi ad un confronto sulle cose da fare, assumere il profilo di una forza di governo, accettare la collocazione di uomini del PCI in centri importantissimi del potere economico e sociale cittadino come allora poteva essere il comitato di gestione dell’ospedale Dono Svizzero oppure marcare la distanza fra il PCI e la DC, affermare una opposizione dura e pura, rifuggire dalle sirene democristiane che chiamavano a condividere responsabilità di gestione, ma che rischiavano anche di condividere con il PCI, i metodi clientelari suoi propri. Fu uno scontro durissimo, che la struttura regionale e nazionale del PCI cercò vanamente e per molto tempo di ricomporre anche inviando a Formia un funzionario con questa specifica missione, e che alla fine portò ad una rottura con la fuoriuscita dalla sezione di Formia di un gruppo numeroso sia pur minoritario di compagni. Questi compagni, di cui Ubaldo Petrone era il più autorevole fra i leader, incrociarono i giovani del movimento degli studenti, e quelli che agivano nei gruppi a sinistra del PCI (Il manifesto, lotta continua, avanguardia operaia) e con essi diedero vita ad una originalissima esperienza socio politico culturale che fu denominata Centro di Cultura Popolare, in cui i fuoriusciti del PCI e queste altre forze si confrontavano mantenendo forti ambiti di autonomia reciproca per quel che riguardava l’analisi e il giudizio sulle politiche nazionali, e che, in sede locale, riuscivano a praticare una vera, anche se difficile, unità di azione, fino a produrre alle elezioni comunali del 1975, una lista a sinistra del PCI che raggiunse l’8% e che elesse in consiglio comunale due compagni. In quegli anni fra il 1973 e il 1977 io conobbi Ubaldo, Benedetto Di Rocco ed altri e ne apprezzai dirittura morale, capacità di analisi, capacità di aprirsi al nuovo e di facilitare lo sviluppo di una nuova classe dirigente della sinistra, che Ubaldo, in particolare, non smise mai di immaginare di poter condurre almeno in parte, a disposizione del PCI, quel partito dal quale era uscito sconfitto in un durissimo scontro, ma che non ha mai smesso di pensare come il suo proprio partito. Sai Emanuele, quando si esce da scontri della durezza del tipo di quelli che divisero Gaetano Forte da Ubaldo Petrone, è difficile non portarsi dentro gli strascichi di quelle vicende, soprattutto se lo scontro si trasferisce ai rispettivi sostenitori, che di solito sono usi a trascendere nelle reciproche accuse molto più di quanto non facciano i “capi”, e così Ubaldo portò dentro di sé le ferite di quel passaggio e non lesinò, anche dall’esterno, spunti polemici e critiche durissime, ma dovette pian piano, anche attraverso il confronto a volte aspro con chi aveva nei confronti del PCI una posizione non condizionata da avvenimenti locali, rendersi conto che gli aspetti localistici e personali dello scontro andavano abbandonati. A significare che lo scambio con lui fu uno scambio, con molti di noi, assolutamente reciproco e vitale. Ecco, io non sono riuscito a vedere il film su Gaetano senza pensare ad Ubaldo. A queste due personalità così diverse, così, per certi aspetti, inconciliabili, eppure così accomunate da una onestà che forse non hanno saputo reciprocamente riconoscersi, ma che oggi vediamo così leggibile nei gesti e nei pensieri espressi da Gaetano e che io ed altri abbiamo visto sul volto e nell’anima di Ubaldo, in quel suo “maledetto pudore”, in quella immane dignità con la quale ha silenziosamente segnato la sua uscita di scena dalla politica cittadina, non priva di qualche provocata amarezza. Possiamo dire che si scontravano davvero due linee, una con caratteri più istituzionali e governativi, maggiormente ortodossa, rappresentata da Gaetano l’altra più critica, più aperta ai movimenti, maggiormente orientata a non ritenere eterodosse le posizioni espresse da compagni a sinistra del PCI o da stessi compagni del PCI come quelli del manifesto poi destinati ad essere radiati dal partito, per essere, almeno alcuni, riammessi nel PCI nel corso degli anni 80, rappresentata da Ubaldo. La sanità, come anche accadde negli anni successivi, forse ancora più duramente, era uno dei temi più aspri del confronto all’interno della sinistra storica formiana. La gestione della cosa pubblica, sia pure, se in un solo settore. Come esercitarla, come evitare i rischi della contaminazione negativa dei comportamenti, come evitare la compromissione negativa con la DC, il compromesso storico da interpretare a livello locale, cercando di evitare ogni sua banalizzazione. Chissà se mi stai seguendo, se le cose che ti dico, ti interessano o se invece ti sono estranee anche per aspetti di vocabolario. Quanti termini e nomi e sigle non esistono più. Su quanti di essi si è lasciato che cadesse l’oblìo e su quanti altri si è fatta cadere la scure del riflusso e della restaurazione sotto le bordate mediatiche che hanno voluto attribuire a quegli anni tutto il peggio, dopo che di essi era stata compiuta una altrettanto errata e superficiale interpretazione che ne voleva fare la sorgente del meraviglioso sole dell’avvenire. Nel tempo di cui parlo ancora non operavano nella sinistra cittadina, personaggi che negli anni successivi avrebbero invece svolto in città, funzioni rilevantissime, politiche ed istituzionali. Arrivarono qualche anno dopo ed avviarono subito una campagna politica per il rinnovamento nella sezione del PCI di Formia, che vide ancora, al centro della polemica, soprattutto Gaetano. Quando ripenso a quelle situazioni mi si apre una finestra di considerazione sul concetto di tempo. Quando Gaetano fu accusato di non voler facilitare il processo di rinnovamento probabilmente era impegnato in maniera assai visibile nel PCI forse da una trentina d’anni. Da quelle polemiche forse ne sono passati una quarantina, ed è da allora che alcuni di noi, svolgono ruoli di primissimo piano nella sinistra cittadina, forse solo oggi, fra tante difficoltà, ponendosi il tema del rinnovamento e della politica oltre noi stessi. Chissà perché anche noi rinnovatori dell’epoca, pensammo poi, per i quaranta anni successivi, di essere insostituibili. Quelle tessere del PCI che tu hai inquadrato mentre tuo nonno le tirava fuori dalla scatola, le rigirava, le osservava, fino a quella sua prima tessera provvisoria, e il suo racconto sulla domanda di iscrizione al PCI presentata da tua nonna che doveva avere due garanti ed essere esaminata ed approvata dal direttivo, quanto appaiono lontani da questo tempo dei non partiti, delle file ai gazebo per le primarie, della possibilità di salirvi o scendervi, con assoluta disinvoltura. Quanto lontani da un tempo in cui una assessora del PD di un comune delle Marche, può gridare serenamente su facebook: ci vorrebbe Benito. Non so quale dei due tempi sia migliore, se quello o questo, ed anzi a dirla tutta credo proprio che una domanda così non abbia senso alcuno, per chiunque, minimamente, ragioni un attimo sulla storia e sulle condizioni reali nei due diversi contesti temporali. Né voglio indulgere a quella sottile nostalgia, cui il pur vivace personaggio del tuo film, il suo essere, a suo modo, nazional popolare come tanti di noi e come tanta altra gente comune, con il suo ciondolare periodico della sua immancabile borsa di pelle, potrebbe indurre. I tuo film è vivo perché il personaggio è vivo, ricco di cose da dire, di contraddizioni da svelare, di capacità di guardare al futuro da insegnare. Ma è vivo anche perché vive e belle sono le immagini che hai saputo cogliere in questa giornata di Gaetano Forte, immerso dentro uno dei momenti topici della nazionalpopolarità della nostra città. Quella festa di San Giovanni così partecipata, così confusa, così potente. Così, non è vero Gaetano, commovente.
Posted on: Fri, 25 Oct 2013 17:51:24 +0000

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