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Eccovi la mia ultima recensione...grazie ancora a The Cinema & Music Show per il consiglio! [Micidiale. Immenso. Questi sono i primi aggettivi che mi vengono a mente per questo incredibile lungometraggio di esordio di Gaspar Noè. Un viaggio sconvolgente ma decisamente emozionante che ci mette faccia a faccia con la solitudine più profonda, con la totale mancanza di speranza, nel buio totale. E la storia di un uomo che ha perso tutto: famiglia, lavoro, soldi, dignità. Ha perso. Punto. E uno sconfitto. La vita lo ha annientato... e così lo vediamo sprofondare nella depressione più cupa, coltivando una rabbia gigantesca nei confronti del mondo, dellaltro, della Vita. Non cè più luce, non la vede. Non cè più bellezza, soltanto lo schifo di fronte ai suoi occhi. Lodio. Però non parla quasi mai, raramente agisce. Il film va avanti soltanto attraverso i suoi pensieri. E tutto un continuo monologo interiore in voice-over, di una intensità allucinante. Siamo intrappolati nella sua mente, a sua volta intrappolata in un vortice di disperazione. Tutto è narrato in soggettiva, attraverso il flusso di coscienza di un perdente, che non vive più, sopravvive, fantasticando sulla fine. Immaginando una vendetta nei confronti di tutto e tutti. Ma è una vendetta soltanto immaginata. Gli occhi dello straordinario Philippe Nahon (qui in una delle interpretazioni più importanti della sua carriera) sono sempre sbarrati, pieni di ira, mentre cammina da una umiliazione allaltra... ma le labbra sono serrate e ciò che sentiamo, per quasi tutta la durata del film, è soltanto il suo continuo rimuginare. I pensieri si sommano, si moltiplicano, non gli danno pace. La mente del macellaio vomita sentenze di condanna sulla vita, sullamore, il sesso, lamicizia, la società, la borghesia, il sistema, il nascere e il morire. Non risparmia nessuno in un crescendo continuo di rabbia. No, di scopare non ne vale la pena. Costa caro. Però aiuta a passare il tempo. E quando ti passa la voglia di scopare non ti resta niente da fare al mondo. E che in realtà non cè altro in questa fottuta vita. Nientaltro che un programma di riproduzione a tua insaputa, che uno si sente obbligato a rispettare. Nascere malgrado se stessi. Mangiare. Portare il cazzo in giro. Dare vita. E morire. La vita è un grande vuoto. Lo è sempre stato. Sempre lo sarà. Un grande vuoto che può continuare perfettamente senza di me. E un film che ci mostra lessenza della vita, facendoci vedere il lato più oscuro di questa. Quando vivere diventa un peso, una condanna. Quando essere nati significa essere stati intrappolati. Quando soltanto la morte sembra una liberazione. In alcuni frangenti sembra di vedere il Travis Bickle di Taxi Driver (e la sequenza nel cinema a luci rosse ne è un chiaro rimando), ma qui è tutto più estremo, forse più reale. Siamo ad uno stadio di solitudine ancora più basso. Stavolta la via di uscita è ancora più stretta. Impossibile da attraversare. Una volta uno psichiatra che stimo moltissimo mi disse:
Posted on: Sat, 19 Oct 2013 12:17:17 +0000

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