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Edizione di domenica 24 novembre 2013 - Primo Piano (Pagina 8) Un tetto per gli sfollati Il Comune ha assegnato tre case, una ai familiari della vittima Il grido degli imprenditori in ginocchio: non dovete lasciarci soli Dal nostro inviato Piera Serusi TORPÈ Tre delle cinquanta famiglie sfollate sono state sistemate ieri negli appartamenti messi a disposizione dal Comune. Una soluzione per tutte le altre, ancora ospiti di amici e parenti, pian piano verrà trovata. Di sicuro, in almeno una decina di abitazioni finite sottacqua lunedì scorso non sarà possibile rientrare tanto presto. Case inagibili. «Non ho ancora firmato le ordinanze di sgombero perché stiamo aspettando il sopralluogo dei funzionari della protezione civile e dei tecnici - sottolinea il sindaco Antonella Dalu - ma lo farò al più presto». «NON TORNO A CASA» Torpè, cinque giorni dallalluvione. Un intero paese con gli stivali di gomma, lesercito dei volontari, il via vai dei camion e dei furgoncini verso le discariche del paese (per la cronaca, 5 mila metri cubi di rifiuti verranno smaltiti a Ozieri, dove arriveranno anche 2 mila metri cubi da Posada), le ruspe che spingono il fango. Il ritorno alla quotidianità è lontano, ma oggi la speranza almeno cè. «Vedo tutta questa solidarietà, la gente vicina. È un conforto, in momenti come questi». Manuela Asper, 51 anni, è la figlia di Maria Frigiolini, lanziana uccisa nella sua stanza dallonda di piena. La sua è una delle famiglie sfollate alle quali ieri il Comune ha assegnato una casa. «Nella mia casa, dove ho vissuto ventanni e dove è morta mia madre, non voglio più tornare». DEPOSITI DI VIVERI La speranza rinasce pian piano, anche in mezzo al fango, perché a Torpè la stanno vedendo la corrente damore e di solidarietà. Volontari che arrivano da tutta la Sardegna per dare una mano a ripulire via la melma; e poi i camion con i viveri, le coperte, i medicinali. «Non sappiamo più dove tenere la roba. I due punti di raccolta sono carichi - spiega il sindaco - e per questo ho dato disposizione di utilizzare come deposito i locali delle scuole elementari e della ludoteca». «ERO SCORAGGIATO» «Sa come ho trascorso la mattina di martedì? Seduto davanti al cancello. Ero scoraggiato. Poi ho visto arrivare gli amici e tutta questa gente che voleva aiutarmi a spalare via il fango...». Il suo vivaio è finito sotto quattro metri dacqua, ma Francesco Manca, 44 anni, assicura che sta provando a coltivare la speranza. Il capannone con una parete sfondata, le macchine bloccate, le piante più piccole da buttare. «Io e la mia famiglia abbiamo cominciato dal niente - dice -, ci rialzeremo anche stavolta». Il vivaio “Fantasia” si affaccia sulla strada provinciale dingresso al paese. Qui cè larea commerciale. Il fiume che ha rotto gli argini è dietro, a un chilometro di distanza. CAPANNONE SVENTRATO «Ma qui è tutto in regola», avverte Paolo Doddo, 28 anni, cinque dipendenti, titolare di una rivendita di infissi, vernici, sanitari e mobili per il bagno. Nel suo capannone di 600 metri, dove lacqua alle 8 e 29 di lunedì sera è arrivata a un livello di quasi tre metri («Vede lorologio che era appeso alla parete? Si è fermato al minuto preciso»), non è rimasto nulla. «Posso recuperare giusto i sanitari, e qualche barattolo di tinta che venderò a metà prezzo avvisando i clienti». Nel piazzale ieri si lavorava ancora come il primo giorno. «Sono arrivati gli amici, i clienti, e poi i volontari da Cagliari, Sassari, Meana Sardo, Atzara. Da tutta la Sardegna. La gente ci dà una mano ed è un conforto. Ma come sarà tra una settimana, un mese? Saremo di nuovo soli. E chissà se arriverà un aiuto per poter riavviare lazienda». È la speranza di Massimiliano Nanu, 37 anni, gestore della pizzeria “Arghentu de mare”. «Io mi rialzo, ma ho bisogno di una mano». Intanto fa una preghiera davanti alla nicchia con la statuina di San Francesco. «Qui lacqua si è portata via tutto. Non so come, ma San Francesco è rimasto».
Posted on: Sun, 24 Nov 2013 23:43:54 +0000

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