Fata Morgana : Storia di una convenzione delle donne del - TopicsExpress



          

Fata Morgana : Storia di una convenzione delle donne del Sud L’idea di una convenzione delle donne del Sud è nata dal desiderio delle donne verdi della Calabria ed, in particolare, di Maria Francesca Lucanto, Giovanna Veneziano e Lina Santoro. “Durante la Convenzione Fiore Selvatico, organizzata a Roma dalle donne verdi”, narra Maria Francesca Lucanto, “incontrai Elvia Franco e con lei parlai di questo germoglio di progetto. Erano i tempi in cui Angela Casella aveva raccolto intorno a sé le madri della Calabria. A me era parso di vederle per la prima volta: i loro volti, la loro indignazione, la solidarietà che sapevano esprimere. Ne ascoltavo le voci. Erano i tempi delle donne in nero, dei molti lutti per delitti di mafia, come quello di Libero Grassi. Udine, 7 febbraio 1990: Elvia mi invia un articolo di Dacia Maraini apparso su un quotidiano nazionale dal titolo ‘Madre coraggio nel cavallo di Troia’. ‘Mamma Casella’, scriveva la Maraini, ‘si legava ai pali, metteva in giro cartelli rivolti ai sequestratori. Pretendeva, con la sua sola forza di madre, di fare qualcosa che le armi e i corpi speciali non erano riusciti a fare’. Dacia concludeva:questa Madre Coraggio era riuscita nel suo intento per aver parlato, in modo esasperato, con lo stesso linguaggio della nostra terra, fatto di antichi miti matricentrici. L’ articolo mette dentro di me in moto un forte meccanismo di reazione. Ciò di cui non ero affatto convinta, infatti, era che tutto questo dovesse essere adoperato come escamotage, come astuzia. Il ruolo materno, piuttosto, doveva essere recuperato nella sua purezza originaria, perché lì è la grande differenza delle donne, e delle donne del Sud in particolare”. Dal ruolo materno alla specificità della differenza delle donne del sud, il filo di Arianna della Convenzione delle donne del sud sarebbe stato questo: riandare alle radici della propria cultura, partire dalla specificità di essere donne del Sud, non per generiche rivendicazioni ma per scoprirne le differenze, la complessità, la ricchezza, per cercare sensi di appartenenza e genealogie; partire dai luoghi “invisibili”delle donne, luoghi di vita, estranei a quelli maschili di una politica ed una cultura deviata e corrotta, basata sulla distruzione e la morte; trasformare il lutto in parola, gesto, presenza reattiva; capovolgere lo sguardo e scoprire il Sud dalla nostra ottica, reinventandolo. A Roma, invitate da Edvige Ricci, le donne verdi di Calabria parlarono dell’idea della Convenzione in una riunione del Forum delle Donne Verdi, in una afosa giornata di luglio. Laura Cima assicurò il suo sostegno, fatto anche di mezzi materiali per la realizzazione del primo incontro. Senza il suo battesimo Fata Morgana non sarebbe riapparsa sullo Stretto di Messina.. Titta Vadalà ne fu subito entusiasta ed entrò nel progetto con passione. La data della Convenzione delle donne del Sud fu fissata: ottobre 1990. Il progetto della Convenzione prendeva corpo: alle donne del Movimento Verde Calabrese si accompagnarono Maria Pia Capalbo, Fulvia Geracioti, del Gruppo Kore di Soverato, le donne del Gruppo Lilith di Lamezia Terme, Nadia Gambilongo, autrice della rivista Mediterranea. Sono stati molti i contatti per realizzare la convenzione, desunti anche da un copioso indirizzario fornito da Nadia Gambilongo. Il documento “ideologico” di Fata Morgana giunse a molti gruppi di donne delle regioni meridionali, suscitando una forte eco. Fulvia Geracioti diffuse il progetto di Fata Morgana in molti luoghi della Calabria, della Sicilia e della Puglia. La sera prima, al Convento di Rende, foresteria dell’Università della Calabria, che avrebbe ospitato la Convenzione delle donne del sud, Fata Morgana, arrivarono molte donne: Lina Santoro (del Gruppo Kore, e anche aderente ai Verdi della Calabria), Stella Bertuglia , del Gruppo Zizzania e Bice Salatiello dalla Sicilia, Titta Vadalà da Roma e Lina Mangiacapre, regista, del gruppo Le Nemesiache di Napoli e tante altre. Il giorno dopo fu difficile contarle: c’erano le donne verdi della Calabria e della Sicilia, le donne della convenzione “Fiore selvatico”, le donne del gruppo Kore di Soverato, del gruppo Lilith di Catanzaro, del gruppo Le Lune di Catanzaro, del Centro Nosside e del Centro Roberta Lanzino di Cosenza, del gruppo Zizzania di Palermo, del gruppo Le Nemesiache di Napoli, delle riviste Mediterranea di Cosenza, Iride della Puglia,le giornaliste della rivista Noi Donne. E poi le donne del PDS di Bari, le donne anarchiche di Cellara e molte donne singole di Spezzano della Sila, Acri, Cosenza, Rende, Reggio e Catanzaro, donne con percorsi istituzionali come Rosa Tavella,(unica donna allora nel consiglio regionale della Calabria) donne con percorsi politici storici come Lidia Menapace, Jutta Steigerwald della “Campagna Nord-Sud:Biosfera, Sopravvivenza del Popoli”, Laura Cima del gruppo parlamentare Verde. Il 5 ottobre, nello stesso giorno in cui a Reggio Calabria una convenzione di gruppi, associazioni, movimenti, discuteva del problema della mafia e della marcia della pace a Reggio, ebbero inizio i lavori della prima Convenzione delle Donne del Sud. Fata Morgana è stata un evento. Con la prima convenzione delle Donne del Sud è stato possibile verificare la praticabilità di un desiderio: costruire nel Sud un luogo in cui le donne possano abitare con agio per esprimere il proprio differente punto di vista e trovare gli strumenti, i tempi, le modalità e le forme di una politica comune di donne. La convenzione è stata la forma più adatta per dar vita ad una luce, ad una energia concentrata, raccolta in un luogo comune e delimitato, che si voleva “errante”, cioè spostabile di volta in volta come luogo fisico, ma stabile e ciclico come territorio, luogo di riferimento privilegiato per intrecciare relazioni, scambiare ed arricchirsi di energie, confrontare e rendere visibili produzioni, costruire progetti a forma di puzzle in cui ogni singolo pezzo si incastrasse armonicamente nel tutto. Al primo incontro, sviluppatosi in due giorni, i temi scelti per la discussione e la progettualità, sono stati quattro, tutti interagenti e perfettamente concatenati: - Donne, ecologie, sviluppo; - Vivere la Convenzione - Vivere la Differenza: il Sud e le donne - Donne, potere, istituzioni. Gli interventi sono stati quelli di di Maria Francesca Lucanto, Giovanna Veneziano, Titta Vadalà, Jutta Steigerwald, Lidia Menapace, Maria Procopio, Fulvia Geracioti, Lina Santoro, Renate Siebert, Maria Pia Capalbo, Nadia Gambilonfo, Stella Bertuglia, Bice Salatiello, Nella Condorelli, Rosa Tavella, Laura Cima, Gioconda De Santis, Anna Maria Ferraro. Agli interventi si aggiunsero i documenti inviati alla convezione di Imma Voza e Papa Mara. Il secondo appuntamento della Convenzione Fata Morgana ebbe luogo il 21 e 22 marzo (equinozio di primavera) del 1992. Il luogo fu ancora una volta il Convento di Rende, Cosenza. Al centro del dibattito, che vide presenti gruppi di donne provenienti da Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia: la forma da dare alla Convenzione, luogo di ricerca di identità, di creatività e di elaborazione di progetti di donne intorno al tema della mediterraneità. “ Il secondo appuntamento di Rende” scrisse Nella Condorelli su Noi Donne, “scelse la formula di mescolare creatività e dibattito politico, dando così a giovani e meno giovani l’occasione per rivedere il bellissimo e storico Le sibille di Lina Mangiacapre del gruppo napoletano delle Nemesiache e di emozionarsi al monologo Ismene dell’attrice-autrice siciliana Noemi Saggioli. Esso pose solide premesse alla elaborazione teorica fondamento della Convenzione: costruire una rete politica di solidarietà, di scambi e di competenze, centrata sulla necessità di definire il proprio specifico di donne, a partire da un altro specifico, l’appartenenza al Sud; elaborare un percorso e una modalità di azione che, senza appiattire le storie e i differenti percorsi politici, al contrario li esalti come ricchezza comune”. Tutto ciò al fine di elaborare un progetto politico che scardinasse le coordinate economiche, culturali e simboliche del “Malsviluppo”. La convenzione era divisa in tre sezioni: Racconti, Immaginario Mediterraneo, Spazi di Relazione. Nella sezione Immaginario Mediterraneo fu possibile anche “perdersi” nelle bellissime foto di Rosaria Marchetti e nelle diapositive di Rita Goffredo e Angela Fanelli. Il secondo incontro diede inoltre vita ad una “Tavola Rotonda” in cui le “cavaliere” si proposero di coordinare i gruppi e le persone singole appartenenti alla convenzione, proponendo quattro settori/dimensioni su cui lavorare: 1) Economia, intrapresa di donna; 2) Ecologia, la casa delle donne; 3) Le donne del Sud, il Sud delle donne; 4) Visitare luoghi vicini. L’appuntamento seguente fu per le cavaliere della tavola Rotonda in Sicilia, a San Severina, nell’aprile del 1992, con nel cuore un grande progetto: fondare il discorso sulla Mediterraneità che come alcune delle donne partecipanti agli incontri dissero , “evoca il valore positivo,solare, più del Meridione che dice di un modello di sviluppo che altri hanno deciso per noi. Perché Mediterraneo é luogo geografico che ha una sua vastità reale,una sua pregnanza simbolica,una sua compiutezza, che, per essere, non ha bisogno di confronti con altre realtà storico-geografiche, né é esauribile in formule aristoteliche. E, infine, terra mediterranea come terra di Grande Madre, il cui culto ha dato origine a spazi di libertà e forme di autorevolezza femminile che ancora oggi sopravvivono. Terra in cui da tempo immemorabile é diffuso il culto di Demetra la Triplice, dea della maternità e della femminilità per eccellenza in senso procreativo,operativo, dinamico. Da qui il bisogno di definirsi donne del Sud non ‘in contrapposizione a..’, come se fossimo delle variabili, degli accidenti da contemplare, una questione nella questione (meridionale ), ma piuttosto partire dal dato ontologico per assumere, fare del caso che ci ha fatto nascere in questa terra uno stato di grazia”. La Convenzione delle donne del Sud portava e porta ancora con sé questo desiderio e questa scommessa. “La realtà”, dice Simone Weil a proposito della categoria del possibile, “ non é solo ciò che é, nel senso di duro, compatto dell’esistente, ma é ciò che può essere in relazione al nostro desiderio e alla praticabilità del nostro desiderio.” Oggi Fata Morgana è una “Associazione delle donne ecologiste e meridiane”. Ha realizzato un’altra apparizione della Fata a Scilla, in Calabria. Ha messo su una biblioteca delle donne a Cosenza, ma non ha rinunciato, anzi sta lavorando, ad un nuovo, grande appuntamento con le energie delle donne.
Posted on: Thu, 20 Jun 2013 14:44:35 +0000

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