Gli errori storici non mancano e c’è chi si è già preso la - TopicsExpress



          

Gli errori storici non mancano e c’è chi si è già preso la briga di elencarli tutti, ma in fondo i thriller di Dan Brown sono una lettura da spiaggia senza pretese, e in questo caso la Commedia di Dante è solo un pretesto narrativo, una scenografia dipinta a tinte forti per facilitare il lavoro agli sceneggiatori che porteranno ben presto Inferno sul grande schermo. Quello che produce un leggero fastidio sono le prediche eugenetiche contenute in un libro che simpatizza apertamente con il cattivo, uno scienziato pazzo che ha perso il lume dell’intelletto perché incompreso dalle ottuse menti oscurantiste dei contemporanei. Uno psicopatico pericoloso che però, in realtà – secondo la quasi totalità dei personaggi, e quindi anche secondo l’autore – ha ragione. I transumanisti di Bertrand Zobrist sono l’ennesimo travestimento del “super uomo” di Nietzsche, unito in un cocktail letale per il lettore a deliri malthusiani sui pericoli della sovrappopolazione, ampiamente confutati già dalla fine del Settecento ma citati come scientificamente attendibili. «Il fine giustifica i mezzi» spiega l’autore, attribuendo ovviamente la frase a Machiavelli anche se nei testi dello scrittore toscano non c’è, come si può comodamente leggere su Wikipedia; quel che è certo è che l’umanità, secondo quella ristretta élite che si sente autorizzata dalla propria presunta superiorità a decidere per il bene di tutti, deve essere drasticamente sfoltita, epurata, selezionata. Le guerre in corso non bastano, servirebbe una bella epidemia globale. Peccato che la peste nera sia un ricordo del passato (o forse no, se la tecnologia lo consente). Tutto si fonda sulla convinzione che l’uomo è un essere “sbagliato” da riprogrammare; il fatto che gradisca o meno di essere riprogrammato è un dettaglio irrilevante. Viene ribadito più volte, nel corso del libro, il disprezzo per il gregge umano che non accetta di essere migliorato, e per quelle masse ottuse che si ostinano inesplicabilmente ad amare la vita, a fidarsi di quello che vedono e vivono tutti i giorni piuttosto che dar credito a schemi matematici astratti, basati su presupposti sbagliati e più volte smentiti dalla storia. Una propaganda, questa sì, davvero virale e tossica, che suona grottesca e fuori tempo massimo nel lungo inverno demografico che ha colpito buona parte dell’Europa e del mondo. Attraverso il personaggio del Rettore – un cattivo un po’ meno cattivo degli altri – l’autore sembra quasi descrivere, consapevolmente o meno, se stesso. «Io mi guadagno da vivere con l’inganno. Io fornisco disinformazione» dice il capo del Consortium mentre veleggia al largo dell’Italia a bordo dello yacht Mendacium (nomen omen) preoccupato dalla punizione karmica che si abbatte su chi frequenta troppo spesso la mistificazione. «Il Rettore non era certo l’unico al mondo a fabbricare menzogne (…) Che si trattasse di sostenere un mercato azionario, giustificare una guerra, vincere un’elezione o stanare dei terroristi, i mercanti di potere si affidavano a programmi di disinformazione di massa per plasmare l’opinione pubblica. Era sempre stato così».
Posted on: Wed, 14 Aug 2013 08:14:20 +0000

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