Ho appena finito di leggere il libro di Andrea Pirlo dal titolo - TopicsExpress



          

Ho appena finito di leggere il libro di Andrea Pirlo dal titolo “Penso quindi gioco” , mi è piaciuto questo periodo dedicato alla non cultura sportiva esistente in Italia e la voglio riproporre sperando che molti dei nostri ragazzi possano leggere e riflettere… Buona lettura Giorgio Muggianu Il problema fastidioso è che troppe volte la rivalità sportiva sfocia nell’odio più becero, in una profonda ignoranza, spalancando le porte all’inciviltà. All’estero vedere le squadre che arrivano con il proprio pullman allo stadio è una festa, passi tra due ali di folla, i bambini sono felici, emozionati, e noi anche, quasi mai nascosti dietro vetri scuri. In Italia le partite in trasferta assomigliano a un incubo , il tragitto tra l’albergo che ospita il ritiro e il campo diventa un percorso di guerra. Sono stufo della scorta, delle macchine delle forze dell’ordine che aprono e chiudono il corteo con le sirene e i lampeggianti: dovrebbero occuparsi di cose più serie e invece poliziotti e carabinieri sono costretti a pensare a noi. Un magistrato che lotta contro la mafia merita di avere degli angeli custodi intorno, una squadra di calcio potrebbe farne a meno, questo in un mondo ideale, non certo in serie A. Siamo indietro e non ci accorgiamo che a forza di cadere il pozzo si fa troppo profondo e stretto. Fumogeni, lacrimogeni, bastoni, pietre, bulloni, piatti… nel tempo ci hanno tirato addosso di tutto. A Napoli, al mio secondo anno alla Juventus, ho avuto paura di finire male. Raramente mi aveva inghiottito un inferno del genere. Centinaia di persone sono venute ad aspettarci già fuori dall’hotel, hanno iniziato ad insultarci nel momento in cui siamo saliti sul pullman (ci sta), a tirarci le uova (anche questo ,volendo, ci sta), ma poi la situazione è degenerata. Man mano che ci avvicinavamo al San Paolo l’intensità dei lanci aumentava, eravamo diventati il bersaglio di un gioco perverso: il tiro allo juventino. Qualcuno di noi si è coricato lungo il corridoio, soprattutto quando un mattone ha colpito il vetro in corrispondenza del posto occupato da Asamoah. Per fortuna i pezzi del finestrino sono caduti all’esterno, altrimenti avremmo rischiato la tragedia. C’era un silenzio irreale, ci siamo accorti che non stavamo viaggiando gratis e il rischio di pagare prima o poi il biglietto con la vita è un’ eventualità che mi toglie il sonno. Chi me lo assicura che un giorno, al posto del mattone, qualcuno non decida di tirare fuori la pistola? Come si controllano migliaia di esagitati ai bordi delle strade , il cui unico obiettivo è quello di farci del male? Chi è pronto a scommettere che tra tanti pazzi non ce ne sia uno più cattivo degli altri? Quando ci allontaniamo da Torino con noi partono alcune guardie del corpo , gli agenti della DIGOS sono presenze fisse, ma basteranno? Sono pensieri terribili, ma se dicessi che non mi abbiano mai sfiorato sarei un bugiardo. E poi parlarne fa bene, è giusto che la gente sappia che c’è del marcio ai bordi del nostro mondo. Al Nord , al Centro e al Sud allo stesso modo , dappertutto, chi ne fa una distinzione geografica sbaglia di grosso. Durante le partite, invece, la Juventus viene vista come una Banda Bassotti, con la refurtiva ancora addosso, ci chiamano ladri, un’accusa proveniente dal passato, ma nel passato recente della società c’è stata anche la serie B, un’espiazione pesantissima, e in tanti fanno finta di dimenticarsene. Così è troppo comodo. I “cori contro” sono una specialità tutta italiana, il primo comandamento è insultare l’avversario, poi se avanza del tempo si incita anche la propria squadra. Escludendo le città in cui si ricordano che sono un centrocampista della Nazionale, a seconda del posto in cui andiamo a giocare sono un pezzo di merda, un figlio di puttana oppure devo morire quando subisco un fallo. Attenzione, il baratro è vicino, il rischio di violenza sempre più alto. Basta poco per andare oltre, senza accorgersene. La quasi totalità degli stadi in Italia viene considerata dagli ultras come una zona franca, in cui fare di tutto e dire qualsiasi cosa passi loro per la testa. Se fermo per strada un uomo e lo chiamo coglione, come minimo mi denuncia, mentre in curva o in tribuna lo fanno migliaia di persone contemporaneamente e non succede nulla. Manca la cultura sportiva e su questo si può lentamente lavorare, da parte nostra non esagerando con certe dichiarazioni, ma si sente anche la mancanza di leggi e soprattutto di stadi di proprietà dei club. Lo Juventus Stadium è un gioiellino (in classifica vale almeno dieci punti a stagione, considerato il clima positivo che contribuisce a creare), a ogni posto corrispondono il nome e il cognome di un tifoso, ci sono gli steward, le telecamere a circuito chiuso e in un contesto del genere se combini qualcosa di sbagliato lo si scopre in tempo reale, ti vedono e ti vengono a cercare. L’ideale sarebbe essere educati a prescindere, però in certi casi va bene anche esserlo per paura di finire nell’occhio del ciclone. È quantomeno un inizio .
Posted on: Sun, 30 Jun 2013 15:58:22 +0000

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