I COLORI, I SUONI E LE FORME DELLA MALATTIA NEUROLOGICA E - TopicsExpress



          

I COLORI, I SUONI E LE FORME DELLA MALATTIA NEUROLOGICA E MENTALE Com è bello il giallo, scriveva Vincent Van Gogh verso il 1880. Ad Arles la sua camera era completamente dipinta di giallo. E negli ultimi quadri, come «La sedia con pipa», predominava questo colore. La sua non era una semplice predilezione: il celebre pittore olandese «vedeva giallo» perché era intossicato dal liquore d assenzio. E dalla digitale, un farmaco che assumeva per curare l epilessia. Medicine, droghe, malattie hanno sempre condizionato la creatività degli artisti e oggi gli strumenti della chimica di laboratorio e della scienza medica permettono di capire meglio questo complesso rapporto. L assenzio contiene un composto chimico, chiamato tujone, della famiglia dei terpeni, che in quantità eccessive è tossico per il sistema nervoso e provoca xantopsia, appunto la visione gialla degli oggetti bianchi e violetta di quelli scuri. A questo si aggiungeva l inalazione di vapori di canfora (un altro terpene) che l artista teneva nel suo cuscino convinto che lo aiutasse a vincere l insonnia. Oggi i segreti dell assenzio sono stati svelati dalla biochimica: il tujone blocca un recettore cerebrale per una sostanza conosciuta come acido gamma-aminobutirrico A e il risultato è un anomala attivazione del cervello. La tossicità della digitale, invece, si manifesta direttamente sulla retina dove danneggia un enzima indispensabile per il funzionamento dei bastoncelli, le cellule retiniche deputate alla visione dei colori. Van Gogh è uno dei tanti nomi di una lista di artisti compilata da Paul Wolfe, direttore del Dipartimento di patologia e di medicina di laboratorio allUniversità della California di San Diego, e appena pubblicata su Archives of pathology. Benvenuto Cellini, per esempio, uno dei più grandi scultori di tutti i tempi, aveva la sifilide, ma rifiutava di curarsi con il mercurio perché lo riteneva tossico. Un giorno stette malissimo, ma si riprese e miracolosamente la sua sifilide migliorò. Alcuni malfattori avevano tentato di ucciderlo aggiungendo mercurio alla salsa di un insalata. Oggi l avvelenamento sarebbe stato scoperto grazie all identificazione del metallo nelle urine con la spettrometria. Ma Cellini aveva già capito tutto: la famosissima scultura di bronzo «Perseo con la testa di Medusa» poggia su un piedestallo dove è raffigurato Mercurio accanto alla Venere dalle molte mammelle, dea dell amore e della bellezza, ma anche delle malattie veneree. Così Cellini ha voluto rappresentare la causa e la cura della sua malattia. Anche Michelangelo proiettava i molti disturbi che lo affliggevano nelle sue opere. Soffriva di depressione o meglio di sindrome maniaco-depressiva e il volto di Jeremiah, una delle oltre quattrocento figure che affrescano la volta della Cappella Sistina, è il ritratto della malinconia. L epidemiologia e la genetica ci dicono oggi che la sindrome maniaco-depressiva e la creatività sono correlate tant è vero che tendono a manifestarsi nella stessa famiglia e la farmacologia ha trovato il farmaco che a Michelangelo mancava per curare la sua malattia: il carbonato di litio. La moderna chimica di laboratorio avrebbe anche scoperto che la gotta di cui soffriva Michelangelo era provocata da unintossicazione da piombo. Ossessionato dal suo lavoro, l artista si alimentava per giorni con solo pane e vino. Ma il vino a quell epoca era conservato in contenitori di terracotta rivestiti di piombo e gli acidi della bevanda, come l acido tartarico, sono ottimi solventi per questo metallo. Quest ultimo è tossico per il rene e inibisce l eliminazione di acido urico che aumenta così nel sangue e si deposita nelle articolazioni provocando la gotta. Il famosissimo «L urlo» del pittore norvegese Edvard Munch potrebbe sì essere stato ispirato dagli effetti di un esplosione vulcanica nell isola di Krakatoa, proiettati nel cielo della Norvegia, ma potrebbe essere interpretato diversamente. Secondo Wolf è la rappresentazione dello stato psicotico del pittore o forse della sorella Laura che soffriva di schizofrenia. La psichiatria moderna ha trovato che molti disturbi psichiatrici hanno radici genetiche che spiegano il perché possono colpire membri di una stessa famiglia. Il compositore Louis Hector Berlioz fumava oppio per stimolare la creatività, ma anche per alleviare i suoi frequenti mal di denti. E la sua sinfonia più famosa, «La Sinfonia fantastica», rimanda alle esperienze di un giovane musicista, presumibilmente l autore, sopravvissuto a un overdose di oppio. O secondo un altra ipotesi, deciso a uccidersi con questa droga.
Posted on: Mon, 28 Oct 2013 17:16:41 +0000

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