I V O L I B A S S I Quando un essere umano toglie via - TopicsExpress



          

I V O L I B A S S I Quando un essere umano toglie via dalla sua mente qualsiasi remora, può andare avanti, senza paura, anche nella melma ! E allora si può volare basso, senza regole, con le ali incurvate, come sa fare il falco quando sta per ghermire il topo, oppure, colpito, sta per morire. Si può volare basso per innumerevoli cause, per il dolore, per la pena, per il tradimento, per l’angoscia, per opera del CONTRARIO. Comunque sia, si vola basso, saltano tutte le regole, può succedere di tutto ! Giangi Grasso aveva vissuto una vita abbastanza normale e tranquilla, nessuna grossa delusione, moderate soddisfazioni, gioie regolari, salute ottima, affetti rassicuranti, aspettative nei limiti della norma. Tutto questo senza soverchi scossoni, sino al mese di luglio del 1994, all’età di quarantanove anni. Quel mattino, era il giorno 16, si era recato al lavoro come sempre da 24 anni. Magazziniere presso un’azienda di prodotti chimici all’ingrosso, aveva appena preso posto nella sua scrivania cercando di riordinare le idee per la giornata, c’erano dei tabulati da controllare, merce appena arrivata da far sistemare, nuovi rifornimenti da effettuare presso i banconi di vendita. Il giovane Casisa aprì la porta a vetri del suo ufficio : “ Signor Grasso, è desiderato dal signor Mario, nel suo ufficio…”, disse il giovanotto e richiuse la porta. Il signor Mario Lo Buono era il titolare dell’azienda, unico figlio del suo fondatore, subentrato al padre dopo che il bravuomo era passato a miglior vita del 92, due anni prima, appena. Il signor Mario, trentenne rampante, avvezzo alla bella vita, ai viaggi e alle Ferrari, aveva iniziato con piglio da grande imprenditore, da geniale rinnovatore, lungimirante uomo d’azienda. Per lui il passato, l’oculata conduzione del padre, i suoi sistemi, erano roba d’altri tempi, bisognava ristrutturare, pulire, spazzare via, rifondare l’azienda. Un’azienda che era sempre andata bene, progressivamente negli anni, che si era allargata a poco a poco, senza scossoni ma con tanta tenacia da parte del vecchio titolare, il buon cavaliere Nenè Lo Buono, perla di galantuomo e saggio amministratore. Giangi Grasso era entrato in ditta non ancora venticinquenne, aveva percorso tutte le tappe del personale di magazzino, sino a diventarne il responsabile negli anni ottanta, ben stimato dal cavaliere Lo Buono che ne apprezzava le qualità umane, la laboriosità, l’estrema serietà, sino a porlo nella sua considerazione come una sorta di uomo di fiducia, una sicurezza sia per gli ordinativi che per la distribuzione dei prodotti. Ma adesso, adesso, c’era il giovane Mario, il Signor Mario, come voleva essere chiamato anche dai dipendenti più anziani della ditta, quelli che lo conoscevano sin da bambino. “…Ma è giusto così, è il titolare, anche nei confronti degli altri..”, aveva detto Giangi un giorno che qualcuno s’era lamentato. Tolse la giacca, indossò il camice da lavoro ed uscì dalla stanza. Attraversò l’ampio cortile e si diresse verso gli uffici che ospitavano l’amministrazione e la direzione. Appena entrato nella stanza del giovane titolare, questi, con tono di affettata cortesia e sguardo glaciale, lo invitò a sedere su una delle due poltroncine accostate a fronte della scrivania in noce massiccio, nell’altra sedeva una giovane donna, elegante e dallo sguardo quasi distratto, di sufficienza. “ Grasso, le presento la signorina Rocca, esperta in informatica e nostra nuova collaboratrice, da oggi la signorina Rocca la affiancherà nella conduzione del magazzino, abbiamo deciso di ristrutturare profondamente, da cima a fondo, i nostri programmi, non possiamo più mantenere dei sistemi così vecchi, con una giacenza media di cinque miliardi di merce…è pazzesco ! Mi auguro che lei risponda in pieno alle attuali esigenze dell’azienda e che possa seguire alla perfezione ed in modo indiscutibile le nuove direttive….” Uno, due, interminabili secondi : tutta una vita ! Giangi sentì il diaframma stuzzicargli il cuore, sentì le mani gocciolare sudore, sentì, sentì la violenza della rivolta. Controllò col cervello la potenzialità delle sue corde vocali, si sforzò a parlare. “ Signor Mario…, è, è una vita che sto qua, conosco tutto, so tutto della ditta, ogni pezzo di magazzino, ogni movimento di merce, controllo gli uomini, ne so valutare le risorse..da sempre…la buonanima di suo padre…” “ Grasso…la finisca con la storia di mio padre, i tempi cambiano, rapidamente, l’azienda ha bisogno di rinnovamento, di nuove idee, di nuovi programmi…è il futuro, lei sa cosa è il futuro ?” La ragazza elegante, con lo stesso sguardo di sufficienza, accavallò una gamba, diede un’occhiata ammiccante al giovane imprenditore ed aprì bocca : “…Signor Grasso, la sua esperienza sarà per me cosa preziosa, dirigerò il magazzino che non se ne pentirà, lei mi sarà di aiuto, di grande aiuto..”. Disse queste parole con freddezza, lontana mille chilometri dalla sensibilità sconvolta di Giangi. “ In ogni caso, è una decisione già presa,…Grasso, si metta a disposizione della signorina Rocca, la chiamerò in questi giorni e vorrò sapere tutto.., buon giorno e buon lavoro !” Disse Mario Lo Buono mentre, alzandosi dalla poltrona, si aggiustava la cravatta, sotto una barba sapientemente incolta, una barba da giovane menager. Il magazziniere restò lì con gli occhi fissi sul tagliacarte dal manico arabesco, il vecchio tagliacarte del cavaliere Nenè, era sempre stato lì quel tagliacarte, e Giangi pensò a quanto estraneo fosse quell’oggetto ora, ora che c’era quel giovane, presuntuoso, arrogante, stupido. Si sentì mancare il pavimento da sotto i piedi, si sentì vuoto, colpito da un duro cazzotto inaspettato. Tutto avrebbe pensato, tutto, tranne che quello sbarbatello arrivasse a estrometterlo, di fatto a cancellarlo, a fare piazza pulita, in un solo istante, di una intera vita lavorativa ! In effetti per Grasso, quello fu l’inizio della sua odissea personale, o piuttosto, l’inizio di una tempesta che non avrebbe sconvolto solo la sua vita ma quella di sua moglie, di sua figlia. Dopo neanche tre mesi, nei primi giorni di ottobre, giunse, puntuale, la lettera di licenziamento. Col pretesto della ristrutturazione aziendale, Grasso, con altri undici dipendenti, i più anziani, fu messo alla porta, di punto in bianco, senza alcuna pietà, senza un briciolo di riconoscenza, giusto nel momento della vita in cui un uomo ha il diritto di godersi il frutto del proprio lavoro. Tuttavia, sorretto dalla forza d’animo, dall’appoggio morale di sua moglie Carmela e dalla consapevolezza che l’esperienza di una vita, prima o dopo, avrebbe trovato un riscontro pratico, Giangi cominciò a darsi da fare alla ricerca di un nuovo lavoro. Condurre un magazzino non era cosa da poco e lui era un magazziniere perfetto ! Il suo curriculum, stampato in diverse copie, fu inviato a decine e decine d’aziende. Venne l’inverno, il primo Natale senza lavoro, la famiglia Grasso cominciò ad intaccare la liquidazione, la tristezza, pian piano , fece posto all’angoscia. Giangi ben presto, si rese conto che avere cinquantenni era come essere morti, almeno dal punto di vista lavorativo. Pochissime le risposte ai suoi curricula, e tutte negative. Era l’inizio della discesa ! Fare la spesa cominciò a diventare un problema serio, la figlia Clara, studentessa all’università, si rese conto che continuare gli studi avrebbe comportato sacrifici molto duri, la serenità in famiglia cominciò a sbriciolarsi. E Giangi, sentendo tutto il peso sulle sue spalle, cominciò a soffrire di rimorsi, come se fosse stato lui il colpevole di quello stato di cose. Iniziarono le uscite sempre più mattutine, usciva col pretesto di cercarsi un lavoro, qualsiasi, ma in realtà quelli erano vagabondaggi veri e propri, fughe da casa, dalla pesantezza della realtà. Andava a Mondello, si sedeva su una panchina e restava ore, immobile, a fissare il mare. Oppure entrava in una sala corse e vi restava pomeriggi interi, sperperando quei pochi spiccioli di cui disponeva, sperando in una vincita miracolosa che potesse alleviare quel magone. Ma i cavalli sembravano allearsi alla mala sorte, se puntava sul favorito arrivava un brocco, allora puntava su un brocco e, puntualmente, vinceva il favorito. Il suo spirito lo aveva abbandonato, non percepiva più alcun battito d’ali all’interno del suo petto, nessun canto se non l’ululare rabbioso del suo rancore. E il rancore, quello più fetido, giunse nella sua materializzazione. Giangi camminava senza meta, era un giorno come un altro, l’aria era tiepida, il cielo azzurro, la gente tutta intorno viveva. Era arrivato davanti la vetrina d’un negozio di abbigliamenti giovanili, jeans, giubbotti, cappellini colorati, magliette, cinturoni…tutto colorato, vivo, giovane, estraneo. Vide la sua figura nella vetrina, si specchiò. Si accorse di indossare il cappotto, in una giornata di primavera, si rese conto di essere un fantasma, avulso dal mondo, vecchio, d’una vecchiaia putrida ! Qualcuno gli diede una spinta, gli parve violenta, ebbe una reazione grintosa, quasi ruggì quando disse : “…Merda, vaffanculo…!” Un giovane dall’aspetto decisamente gradevole, bello e coerente con il suo tempo, in una corsa vivace verso una bella ragazza, lo aveva appena sfiorato davanti la vetrina. Non aveva avuto il tempo di scusarsi che quel “ merda vaffanculo !” lo aveva fatto trasalire. Era un giovanotto dall’aspetto solido, alto e atletico, gli si parò davanti con aria seccata, voleva ragione per quelle parole volgari e sgarbate. Giangi non scorse nient’altro che il suo rancore, ebbe la sensazione che un velo di nebbia gli coprisse gli occhi. Davanti l’ingresso del negozio c’era un’asta di ferro, di quelle che aiutano ad alzare le saracinesche. La brandì come una lancia, con furore, come per togliersi tutti i nemici d’attorno. Giangi colpì, colpì, colpì ! Sangue, terrore, orrore, polizia , giudici, medici dei pazzi, sporcizia, urla notturne, nero profondo, assoluto silenzio, incubi, iniezioni, anni estranei, poi una porta, una luce, un ritorno.
Posted on: Sat, 07 Sep 2013 09:16:41 +0000

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