I film a episodi intrecciati (le storie parallele). Se c’è un - TopicsExpress



          

I film a episodi intrecciati (le storie parallele). Se c’è un filone la cui paternità può essere ascritta in toto a Sergio Amidei, è di certo quello delle “storie parallele” – o dei “film a episodi intrecciati” – da lui avviato con il seminale Domenica d’agosto. La parola a Scarpelli: “Fare un film a sketches, o con delle storie semplicemente intrecciate […] di cui Amidei era un maestro, non è una cosa facile, contrariamente a quanto si potrebbe credere, perché poi alla fine quando si vede il film capita che non funzioni niente.” Filiazione diretta dei film a episodi, i film “a storie parallele” descrivono differenti vicende di un’avventura collettiva che si svolgono simultaneamente ma vengono sviluppate separatamente, in modo non troppo diverso da quanto accadrà molti anni dopo a Hollywood – non paia blasfemo l’accostamento – con America oggi di Robert Altman o con Crash – contatto fisico di Paul Haggis. Anche qui infatti – analogamente a quanto accade in questi capolavori del nuovo cinema hollywoodiano – viene scelto uno spaccato sociale, di cui si seguono singole storie per poi intrecciarle nel corso della drammaturgia; finendo per raffigurare un affresco composito e variegato. Esempio paradigmatico di tale filone è Le signorine dello 04, ancora diretto da Gianni Franciolini. Nella fattispecie si osservano le vicende sentimentali di un gruppo di telefoniste, tra cui si distinguono una ragazza-madre (Antonella Lualdi), una donna depressa a causa dei tradimenti del marito (Marisa Merlini), una ragazza avvenente circondata di pretendenti (Giovanna Ralli), la figlia di operai onesti che sogna il principe azzurro (Giulia Rubini) e una signora matura (Franca Valeri) che tenta di conquistare un vedovo. I l plot del film, inizialmente ambientato nel palazzo dei Telefoni di Stato, ci presenta le cinque protagoniste nell’atmosfera di febbrile attività che è propria di una centrale telefonica; alla fine del turno le donne vengono seguite individualmente, consentendo talvolta delle intersecazioni delle singole trame. La cifra stilistica è ancora una volta quella peculiare del cinema di Amidei: scandaglio realistico e resa bozzettistica. “Madame Bovary la descrivi in 10 parole – ci spiegherà Scarpelli – e intorno ricostruisci una regione, una nazione, un’epoca politica, una psicologia provinciale e un’ispirazione romanzesca, con morti e dolori tragici. Ma se oltre a Madame Bovary osservi anche sua cognata e sua zia – non come personaggi di contorno, che fanno da scenografia a questa grande narrazione, ma come personaggi autonomi – allora sorge Amidei che dice: sulla base dell’ironia facciamo una vicenda, un’altra vicenda e un’altra vicenda ancora. Ognuna delle quali ha un cuore e una mente indipendenti, e noi le rappresentiamo come racconti separati.” Saranno proprio queste gracili operine, col loro stile sospeso tra comicità e tristezza, a costruire un immaginario ponte tra la temperie del Neorealismo e la futura Commedia all’italiana.
Posted on: Tue, 11 Jun 2013 22:38:22 +0000

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