I soldati del Bozen erano armati di maschinenpistole,il famoso - TopicsExpress



          

I soldati del Bozen erano armati di maschinenpistole,il famoso MP40,che venne erroneamente chiamato Schmeisser ( il vero progettista era Heinrich Christian Vollmer),con caricatore a 32 colpi, e di sei bombe a mano. A testimonianza di mia madre,che lavorava in una Banca a via del Tritone,e vedeva spesso passare il Bozen,non cerano autoblindo,ma la compagnia era preceduta da due motocarrozzelle. Quindi,riepilogando, la compagnia era in effetti composta da militi italiani,anche se sottoposti solo nominalmente allautorita della RSI,e non e vero che avessero tutti optato per la cittadinanza tedesca,come una ventina danni fa, scherzi delleccesso di politically correct,ha sentenziato la Cassazione nella causa che Bentivegna aveva intentato al Giornale di Feltri. Non e vero che fossero quasi disarmati e che fossero innocui riservisti,come la successiva storia del Bozen dimostra. Non e neppure vero che allepoca dei fatti fossero SS. I resti dei soldati uccisi furono portati a Bolzano,e sono ancora li,con una lapide in bronzo che li ricorda. Qualcuno forse rammenta una grossa querelle nata nel 1984,mi pare, quando il Presidente Pertini visito Bolzano e rifiuto di rendere omaggio a quei morti,con grande scandalo della Volkspartei che gliene disse di tutti i colori,fino a dargli del ladro,del vecchio falsario e del complice di assassini: Pertini fu anche fischiato,sputacchiato e insultato quando il giorno dopo si reco a Merano,anche se su tutta la stampa italiana lepisodio fu taciuto o minimizzato. Parlato delle vittime,veniamo allattentato vero e proprio. Giorgio Amendola,sotto il cui comando agivano i partigiani che lo organizzarono e lo eseguirono,ha sempre rivendicato la individuazione dellobiettivo da colpire e il successivo ordine di attacco. Non e vero. Lo storico americano Robert Katz,che ha sempre difeso le ragioni dellattacco di via Rasella,gia 50 anni fa attribui la paternita dellidea a Mario Fiorentini.Tra i partigiani romani e lunico sopravvissuto. Ha 95 anni ed e stato un matematico di livello internazionale,professore prima di geometria e poi di algebra commutativa allUniversita di Ferrara,ma ha insegnato anche a Roma nel corso di laurea in Biologia. Io lho incontrato due volte nella libreria Rizzoli a piazza Colonna,lho riconosciuto ( di via Rasella,per ragioni familiari,mi sono sempre interessato e avevo visto delle sue foto) e abbiamo parlato a lungo.E persona amabile e coltissima,va detto,e mi ha chiarito le idee su diversi punti.Qui ne cito due. Fu lui,mi ha confermato,ad avere lidea primogenita dellattacco. Abitava a via Capo le Case,allangolo di via Due Macelli,e vedeva passare tutti i giorni il Bozen sotto le sue finestre,lo vedeva attraversare il Tritone e svoltare a sinistra prima del tunnel. Lo aveva seguito,e aveva cronometrato i tempi assieme a alcuni compagni dopo aver studiato a lungo la topografia. Fu proprio lui ad ideare le modalita dellattentato,nei minimi particolari,e a sottoporlo al suo capo,che era Carlo Salinari,futuro cattedratico di Letteratura Italiana a Roma. Mi disse anche unaltra cosa,che mi lascio di stucco: che lattivita partigiana era totalmente monitorata dalla Questura ,che se avesse voluto dare un giro di vite avrebbe stroncato la Resistenza romana in mezzora. I famosi Rotondano e Quagliotta,insomma,che improvvidamente Pisano denuncia come vittime dellepurazione nel suo Storia della guerra civile ,opera peraltro di grande importanza,avevano infiltrato uomini dappertutto e sapendo che la nave affondava volevano crearsi benemerenze per il futuro evitando di arrivare al dunque.Cosa che in Italia e sempre successa e succedera. Ci risentiamo dopo,vado totalmente a braccio e devo ogni tanto riordinare le idee.
Posted on: Sun, 20 Oct 2013 06:57:03 +0000

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