IL CASO «Io, pestato perché romeno e i carabinieri non - TopicsExpress



          

IL CASO «Io, pestato perché romeno e i carabinieri non intervenivano» Nel video choc il pestaggio di un 62enne, che ha riportato fratture al volto. Denunciato laggressore, autista di carroattrezzi. «Frutto di un clima avvelenato» ROMA - Fabrica di Roma, paesino a 55 chilometri dalla capitale, in provincia di Viterbo. Un carroattrezzi sta portando via una Volkswagen parcheggiata in divieto di sosta e il proprietario accorre trafelato. Una scena frequente, ordinaria. «Mi scusi, porto subito via la macchina!». «No, è tardi, ormai noi siamo qui: deve pagare». Ma da questo momento una banale discussione – come ne avvengono ogni giorno a decine in qualunque città d’Italia - diventa qualcos’altro: un pestaggio sotto gli occhi dei carabinieri. Sull’asfalto rimane Mihai M., 62 anni, manovale romeno. Colpito al volto da un pugno fortissimo, l’uomo ha riportato fratture multiple facciali, alla mascella e allo zigomo destro, con una prognosi di 35 giorni, dopo i 4 giorni iniziali di ricovero in ospedale. Un momento dellaggressione (Proto) Un momento dellaggressione (Proto) IL FILMATO CHOC - Adesso, dopo essersi parzialmente ripreso, un mese dopo il fattaccio, Mihai M. ha deciso di denunciare alla Procura di Viterbo per lesioni colpose e omissione di soccorso Luigi Crescenzi, il titolare della ditta di carroattrezzi che l’ha aggredito. Ma non solo: nella stessa querela si chiede di identificare «tutti i responsabili» presenti al momento del fatto, facendo esplicito riferimento «al comportamento adottato dai carabinieri che hanno discriminato il sottoscritto perché romeno, favorendo l’aggressore solo perché italiano». L’ipotesi è che ci sia stata omissione di atti d’ufficio. E ancora, allegato alla denuncia, ecco il documento choc: un video girato dallo stesso Mihai M. con il suo telefonino nei primi 40 secondi e, dopo il pugno che gli ha fatto perdere conoscenza, dal figlio Daniel, riuscito nella concitazione a impossessarsi del cellulare. IL SEQUESTRO DI MOGLIE E FIGLIO – E’ la sera dello scorso 10 ottobre: i 4 minuti e 53 secondi di videoregistrazione, ora al vaglio della magistratura, documentano istante per istante l’aggressione. Il filmato inizia quando il carroattrezzi, chiamato dai carabinieri, è già arrivato in via Roma, nel centro del paese, sotto casa di Mihai M. La Volkwagen non è sua ma di un amico, Iulian S., che è ospite a cena da lui assieme alla moglie, la sorella e il figlio di 2 mesi. E’ Mihai ad accorgersi, dalla finestra, che alcuni carabinieri stanno controllando l’auto dell’amico, parcheggiata in uno spazio riservato ai disabili con strisce gialle quasi cancellate. Iulian si precipita in strada, con la moglie, la sorella e il neonato spaventato, in lacrime. Li fa salire in macchina con l’intenzione di andarsene, per evitare la multa. Ed ecco che il clima si accende. Il carro attrezzi, infatti, sta già agganciando l’auto, davanti a un carabiniere che fa cenno con il braccio di procedere: bene così, tiratela su. Nonostante le persone a bordo. Nei primi secondi del video si sente Mihai gridare «Guarda, guarda! Questo è sequestro di persona dentro la macchina!». Il romeno, jeans e camicia bianca, è indignato per il trattamento e continua a filmare la scena. Poco prima (come riferirà nella denuncia), quando dalla finestra aveva avvertito i carabinieri che il suo amico stava scendendo, uno dei militari gli aveva detto “«Scende ‘sto c…!». E a Iulian, appena giunto sul marciapiede: «Ci avete rotto il c… Dovete tornare al paese vostro. La legge la facciamo noi». Mihai M. soccorso dopo il pestaggio (Proto) Mihai M. soccorso dopo il pestaggio (Proto) L’AGGRESSIONE – Ma torniamo in diretta. E’ al 39° secondo del video che l’autista del carro attrezzi, stazza imponente e giubbetto sportivo scuro, si stufa delle grida di Mihai. «Senti, non mi devi riprendere a me perché…», lo si vede urlargli in faccia mentre si avvicina all’obiettivo e poi, non più visto perché il telefonino vola in aria, parte il pugno. Un diretto in pieno volto, di cui si sente distintamente lo schiocco, che provoca al malcapitato fratture multiple. In via Roma è il caos: la piccola videocamera continua a riprendere scene capovolte, rotolando sull’asfalto, voci di donna, invocazioni a «chiamare l’ambulanza», finché è il figlio di Mihai a prendere il telefonino e a proseguire la ripresa, inseguito adesso dal figlio di Crescenzi, Ivan, anche lui citato nella querela. «DOCUMENTI O TI ARRESTO» - Daniel non si arrende. Vuole documentare tutto. Un carabiniere gli si avvicina gesticolando: «Può posare questa cosa per cortesia?». Lui ribatte: «Per quale motivo?». Zoom su Mihai, soccorso prima da una delle donne e, un paio di minuti dopo, da un infermiere che gli disinfetta il viso. «C’è sangue!», dice una voce fuori campo. E a questo punto il militare in divisa diventa perentorio. «Fornisca un documento». «Un minuto, un minuto…». No, subito: «Tre secondi e poi ti metto le manette!». Daniel ribatte: «Non potete farlo». Risposta: «Non sto scherzando. Io ci metto tre secondi e ti arresto, ok?». Nuova ripresa sul ferito, seduto in mezzo alla strada. «Stanno curando mio padre, le ferite le ha procurate il signore di poco fa che abbiamo filmato!», continua a urlare Daniel, con voce strozzata. E qui sfumano le immagini. Lavvocato Giancarlo Germani (Jpeg) Lavvocato Giancarlo Germani (Jpeg) LA VERSIONE CAPOVOLTA - La disputa proseguirà nella stazione dei carabinieri di Fabrica di Roma, «dove accade un altro fatto incredibile – attacca l’avvocato Giancarlo Germani, che difende Mihai M. – In base al racconto non veritiero del Crescenzi, e nonostante la presenza dei militari sul posto, viene infatti accreditata e diffusa una versione completamente capovolta, secondo cui sarebbe stato il mio assistito ad aggredire l’autista del carro attrezzi«. Il che trova riscontro anche in un’altra circostanza: il giorno dopo, su un quotidiano di Viterbo, al fatto è dedicata mezza pagina con il titolo «Prende a pugni l’autista del carro attrezzi». E, come sottotitolo, «Rumeno aveva parcheggiato in sosta vietata e gli stavano rimuovendo la vettura». «I ROMENI PARTE CIVILE» – Giancarlo Germani, oltreché avvocato di Mihai M., è un personaggio noto nella capitale: sposato con una donna romena, da anni si batte per l’integrazione tra i due popoli ed è presidente del Pir, il Partito dell’Identità Romena. «Questo gravissimo episodio, con la vittima che diventa aggressore, non è purtroppo leccezione ma la regola – commenta Germani - solo che stavolta esiste un video che impedisce il solito giochetto mediatico che vuol fare credere che i romeni sono tutti cattivi e gli italiani tutti buoni». L’avvocato annuncia che «andremo sino in fondo: la vittima si costituirà parte civile e se ci sarà il rinvio a giudizio dei carabinieri, ai quali chiediamo fin d’ora pubbliche scuse, si costituirà parte civile anche il Pir. Questa non è una questione personale ma riguarda la dignità e il rispetto di tutti i romeni che vivono in Italia». Fabrizio Peronaci
Posted on: Tue, 19 Nov 2013 13:03:47 +0000

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