INFORMARSI 2 - TopicsExpress



          

INFORMARSI 2 D’Alema avverte: «Il rapporto fra magistratura e potere politico è uno dei temi che più seriamente dovrà impegnare la Bicamerale». Il relatore sulla Giustizia è Marco Boato, ex Lotta continua, ex Psi, molto ostile alla magistratura. Il 30 ottobre ‘98 la bozza Boato viene approvata da tutti i partiti, tranne Rifondazione. Pare la riedizione del Piano di rinascita democratica di Licio Gelli: la magistratura non è più un “potere” dello Stato; carriere di pm e giudici separate, con due Csm in cui aumenta la presenza dei politici rispetto ai togati; i giudizi disciplinari sottratti al Csm e affidati a una “Corte di giustizia” con i magistrati ordinari in minoranza; le Procure non possono più prendere le notizie di reato, ma dovranno attendere le denunce della polizia (che dipende dal governo); l’azione penale non è più obbligatoria; “il ministro della Giustizia riferisce al Parlamento sull’esercizio dell’azione penale e sull’uso dei mezzi di indagine”. Quando a Licio Gelli, capo della P2, venne chiesto un parere sulla Bozza Boato, da un lato s’inorgoglì, dall’altro si dispiacque perché avrebbe voluto che gli venisse riconosciuto il copyright: «Il mio Piano di rinascita? Vedo che, vent’anni dopo, questa Bicamerale lo sta copiando pezzo per pezzo, con la bozza Boato. Meglio tardi che mai. Mi dovrebbero almeno dare il copyright. Voglio i diritti d’autore». la riforma dei pentiti di mafia che fa pentire di pentirsi (2001): la legge, proposta da Fassino, stravolge quella voluta da Falcone e Borsellino, riduce i benefici dello Stato riservati ai pentiti e riduce i tempi consentiti per collaborare con la giustizia: 180 giorni, poi stop. A spiegare la gravità della legge è il magistrato americano Richard Martin (collaboratore di Falcone) nella testimonianza resa al processo di Palermo contro Andreotti: «Da noi non esiste alcun obbligo di dire tutto e subito, ma solo l’obbligo di dire la verità. Come mi insegnò Falcone, sviluppare la testimonianza di uno che è stato dentro una organizzazione come Cosa Nostra non è semplice, non è una cosa che si fa in una settimana, o in un mese. Quando uno ha vissuto, come Buscetta, trent’anni in Cosa Nostra, ci sarà un lungo periodo durante il quale si devono fare interrogatori e poi verifiche. Anche in Italia, Falcone non insisteva mai che qualcuno dicesse tutto subito, perché capita spesso che ci siano questioni, domande o informazioni che non sembrano rilevanti al momento. E perché il testimone non può sapere tutto quello che serve al Procuratore ad un certo momento, ma nel tempo possono venire fuori delle altre cose, delle altre domande. E questo è il metodo utilizzato da Falcone. Anche con Buscetta. Se dopo anni il collaboratore dice cose nuove, magari aprendo il discorso politico, per noi americani non fa differenza. (…) Se si parla di Cosa Nostra o di politica, è sempre la stessa cosa, è sempre necessario fare le verifiche. Ma non è proibita una testimonianza su un soggetto isolato (…) anche se è stata resa dopo un lungo periodo»; Ad ispirare il provvedimento? L’attuale presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. discorso shockante di Luciano Violante (PDS-DS-PD) alla Camera: «L’onorevole Berlusconi sa per certo che gli è stata data la garanzia piena, non adesso ma nel 1994, che non sarebbero state toccate le televisioni quando ci fu il cambio di governo. Lo sa lui (Berlusconi, ndr) e lo sa anche l’onorevole Letta. Comunque a parte questo la questione è un altra: voi ci avete accusato di regime nonostante non avessimo fatto il conflitto di interessi, avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni, gli avessimo aumentato, durante il mandato di centrosinistra… il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte»; indulto «ad Previtum»: il 4 Maggio del 2006 la Corte di Cassazione conferma la condanna di Cesare Previti: sei anni di reclusione per corruzione giudiziaria. La legge ex Cirielli, però, lo salva: l’ex avvocato di Silvio Berlusconi non dovrà “soggiornare” nel carcere di Rebibbia (dove vi rimarrà per soli quattro giorni), ma otterrà i domiciliari (che è quanto prevede la ex Cirielli per coloro che superano i settant’anni). Da questo momento in poi, non solo gli esponenti del centrodestra, ma anche quelli dell’Ulivo invocheranno l’indulto.Il via alle danze si ha il 6 Maggio, due giorni dopo la condanna, con il solito Piero Sansonetti, l’allora direttore del quotidiano di Rifondazione Comunista, «Liberazione»: «Salviamo Previti. Come? Con una legge ad personam: l’amnistia». Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’attuale sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. La sua soluzione? Non un’amnistia generalizzata per coloro che hanno ricevuto una condanna di sei anni (come proponeva Sansonetti), ma un condono ad personam di due-tre anni riservato a Previti, in modo da «poter rientrare nei limiti per accedere ai servizi sociali».Il 2 Giugno, Clemente Mastella, ai tempi Ministro della Giustizia, annuncia ai detenuti di Regina Coeli che proporrà «amnistia e indulto». Dichiarazioni che vennero accolte con favore da Fabrizio Cicchito, tessera 2232 della P2 e membro di Forza Italia, che però ci tenne a precisare: «Dall’amnistia vanno esclusi solamente i reati di pedofilia e di criminalità organizzata. Punto. Nessuna discriminante su altri reati, magari per mantenere viva la polemica su Tangentopoli e sulla questione morale».Dopo una serie di «no» provvisori, l’11 Luglio in commissione giustizia si ha l’accordo tra Ds, Margherita, Forza Italia, Udc, Verdi e Rifondazione: arriva il testo messo a punto da Enrico Buemi (Rosa nel Pugno) che prevede l’indulto anche per i reati contro la Pubblica amministrazione, escludendo solamente terrorismo, mafia e pedofilia e mandando su tutte le furie Di Pietro.«Se non lasciamo nel testo la possibilità di far beneficiare dell’indulto anche Cesare Previti, Forza Italia non voterà con noi questo provvedimento. E vorrei ricordare a tutti che il quorum per farlo passare è di due terzi», ammette candidamente Pierluigi Mantini, capogruppo dell’Ulivo in commissione Giustizia, successivamente sbugiardato da La Repubblica e da Travaglio per le contraddizioni della sua coalizione.L’inciucio è servito: il 26 Luglio viene bocciato un emendamento dell’Idv che propone di escludere dall’indulto i reati contro la Pubblica amministrazione e il voto di scambio politico-mafioso. Stessa sorte per un emendamento del Pdci contro il voto di scambio: bocciato con 408 no (Ulivo, Forza Italia, Rifondazione), 57 sì (Pdci, Idv, Lega) e 53 astensioni (An). Il 27 Luglio la Camera approva l’indulto con 46o sì, 94 no (An, Lega, Idv), e 18 astensioni (Pdci)Previti è salvo e con lui anche gli ex amministratori di Unipol, Consorte e Sacchetti, condannati il 25 Ottobre dal Tribunale di Milano: pena interamente condonata dall’indulto. Amen; Ddl Mastella, bavaglio ai giornalisti (approvato alla Camera con voto bipartisan, non al Senato per scioglimento anticipato della legislatura): vietata la pubblicazione del “testo” e del “riassunto” degli atti giudiziari e delle intercettazioni fino alla conclusione delle indagini preliminari; la multa per il cronista che infrange il divieto di pubblicazione passano da un minimo di 51 euro a un massimo di 258 a un minimo di 10mila e a un massimo di 100mila;
Posted on: Mon, 16 Sep 2013 18:51:30 +0000

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