Il 9 ottobre del 1967 Ernesto Guevara della Serna, per il mondo - TopicsExpress



          

Il 9 ottobre del 1967 Ernesto Guevara della Serna, per il mondo semplicemente il Che, viene ucciso a La Higuera, in Bolivia. Era nato il 14 maggio 1928 a Rosario, in Argentina. Aveva perciò 39 anni quando da mito di molte generazioni si trasformò nel divo imperituro della rivoluzione. Ernesto Guevara Lynch, padre del guerrigliero, scrivendo la biografia del figlio dal titolo “Mio figlio il Che”, spiega che il bimbo respirava aria barricadera già a nove anni, quando già voleva sapere tutto sulla guerra civile in Spagna e della fragile Repubblica strozzata dalle truppe del generale Franco. Poi, giovane studente di medicina 29enne, correva il 1951, si dedicò alla conoscenza della variegata realtà dell’America Latina, le cui strade e confini percorse in lungo e in largo in sella alla sua motocicletta. Lui, nato in una famiglia borghese, voleva in quel modo toccare con mano la profonda miseria e la disperazione in cui versava tanta parte della popolazione sudamericana. Tornato in Argentina riprese i libri e si laureò in medicina. Ma il dottor Guevara non era fatto per sudare sulle carte o starsene rinchiuso tra le mura di un ospedale. Decise così di rimettersi in viaggio. Fu alla stazione Retiro del Ferrocarril General Belgrano, presago del futuro, che salutò parenti e amici urlando: “Aquì va un soldado de America” (“Ecco un soldato d’America”). E fu così che in quelle peregrinazioni si rinsaldò in lui la convinzione politica che gli Stati Uniti erano una potenza imperialista che si opponeva alla emancipazione dei popoli dell’America Latina. Soprattutto, il Che fu scosso dal colpo di Stato che si consumò in Guatemala quando venne rovesciato il governo di Jacobo Arbenez Guzman a seguito di una decisa politica di nazionalizzazioni. La sua strada a quel punto era scritta: solo il socialismo raggiunto attraverso la lotta armata avrebbe potuto riscattare e risolvere i problemi dei Paesi più poveri. Così, presentato dal fratello Raul Castro, Ernesto Guevara incontrò il futuro dittatore di Cuba, Fidel. E la scintilla accese subito la fiamma. I guerriglieri pianificavano di affondare il regime di Fulgencio Batista, e il Che aderì subito al Movimento 26 luglio. Nel 1956, dopo lo sbarco a La Playa de las Coloradas, i rivoltosi vennero decimati dalle truppe governative. I pochi sopravvissuti, tra i quali il Che e Fidel Castro, riorganizzarono le fila della rivoluzione sulla Sierra Maestra. La battaglia divenne una guerriglia di logoramento che proseguì per anni dalle montagne fino a scendere alla pianura. Il primo gennaio 1959 Fulgencio Batista lasciò Cuba per per ripiegare nella Repubblica Dominicana. Il giorno dopo il Che entrò a L’Avana. La fine della guerriglia, però, non sedò l’animo pugnace di Ernesto. Chi si nutriva del motto “Hasta la victoria siempre” mal si poteva adattare a una scrivania governativa e alle sue scartoffie. Ernesto Guevara allora, come aveva già fatto più volte nella sua vita, riprese a viaggiare: prima nella ex Jugoslavia e poco tempo dopo a Parigi, fino a toccare la Repubblica Popolare Cinese per raggiungere l’irrequieta Africa. Prima L’Egitto, poi l’Algeria, il Ghana e infine il Congo, dove il Che tentò di esportare la rivoluzione cubana combattendo per il partito marxista dei Simba che appoggiava l’ascesa di Patrice Lumumba. Morto il leader congolese per mano dell’antagonista Mobuto e fallita la rivolta, Guevara lasciò il Continente Nero convinto che il suo destino sarebbe stato quello di continuare la riscossa dell’America Latina. Non condivideva l’ortodossia del comunismo sovietico. E anzi, nel 1962, quando Nikita Kruscev, senza dire nulla a Fidel Castro, ritirò i missili da Cuba, lo ritenne un tradimento. “I paesi socialisti hanno il dovere morale di liquidare la loro tacita complicità con i paesi sfruttatori del mondo occidentale”, aveva detto nel suo ultimo discorso pubblico. Il capolinea della breve vita del Che fu la Bolivia, il Paese nel quale si era infiltrato nel tentativo di rovesciare il regime di René Barrientos Ortuno. Il militare e dittatore, al potere dal 1964, era tristemente noto per la crudeltà dei suoi squadroni della morte, ma anche per avere nominato il criminale nazista Klaus Barbie (che in America si era cambiato nome in Klaus Altmann), presidente della società di navigazione boliviana. La cattura del guerrigliero, pare anche debilitato dal forte asma di cui soffriva dalla nascita, avvenne molto probabilmente l’8 di ottobre, quando la squadra del Che era imbottigliata da quasi un mese vicino al villaggio di La Higuera, nella provincia di Vallegrande, dipartimento di Santa Cruz. Ernesto Guevara fu ucciso per ordine del governo boliviano il pomeriggio del 9 ottobre del 1967. Poco si sa delle sue ultime ore. Pare fosse già ferito alle gambe al momento dell’esecuzione. L’annuncio della morte del Che fu dato dalla Bolivia solo l’11 di ottobre, mentre il 15 Fidel Castro proclamò a Cuba tre giorni di lutto nazionale. Il corpo di Ernesto Guevara della Serna fu gettato in una fossa comune vicino alla pista di volo di Vallegrande. Solo trent’anni dopo, era il 1997, i resti del Che vennero esumati per essere trasferiti nella città simbolo della presa di Cuba, Santa Clara. La morte di Guevara destò una vasta commozione e fu vissuta come un grave fallimento dai movimenti rivoluzionari di matrice socialista operanti in America Latina e nei Paesi del Terzo mondo.
Posted on: Wed, 09 Oct 2013 08:36:44 +0000

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