Il Tempio di Set Se per il razionalista La Vey Satana - TopicsExpress



          

Il Tempio di Set Se per il razionalista La Vey Satana rappresentava «il carnale, il materiale e gli aspetti mondani della vita», per Aquino, invece, Lucifero era un vero e proprio “essere personale” che andava adorato al posto del Dio biblico. Dopo aver invocato Satana e aver ricevuto in risposta un messaggio che trascrisse in The Book of the Coming Forth By Night e che divenne il testo fondamentale del credo (nel quale il Diavolo dichiarava di chiamarsi Set e che Satana fosse soltanto il suo epiteto ebraico), Aquino, memore della sua esperienza nel controspionaggio e nel progetto Monarch, estremizzò il concetto di “egoismo animale” teorizzato da La Vey codificandolo nella cosiddetta “piccola magia nera” La piccola magia nera, intesa a manipolare gli altri e l’universo in generale, «consiste nel far accadere qualcosa senza spendere il tempo e l’energia necessaria per farlo accadere attraverso un processo diretto di causa ed effetto», ove Aquino intendeva l’arte della manipolazione «grazie a semplici trucchi di disinformazione fino a una manipolazione estremamente sottile e complessa dei fattori psicologici nella personalità umana». A questa aggiunse una “grande magia nera” (che trae gli incantesimi dalla Golden Dawn e dagli insegnamenti magici di Aleister Crowley) legata invece a una rivisitazione del mito gnostico secondo cui il Principe delle Tenebre sarebbe invece un Portatore di Luce (come indica il nome Lucifero), una sorta di ribelle Prometeo che avrebbe consegnato la conoscenza agli uomini nonostante il divieto del geloso e sanguinario Dio biblico. In questo senso il “peccato originale” assume un significato opposto a quello cattolico. L’uscita dall’Eden e dall’alveo del malvagio dio biblico andrebbe interpretato come una presa di coscienza e di conoscenza dell’uomo primigenio che, grazie all’intervento del Serpente, scopre il modo per divenire egli stesso un dio, attraverso la legge Fa’ ciò che Vuoi di Crowley, intesa nel senso più alto come conseguimento della propria autentica volontà (da non confondere con i bassi istinti). In questo senso l’emancipazione dalla legge jahvista conduce l’Uomo Primo verso un cammino per il conseguimento della sua stessa deificazione: ecco che l’Uomo si fa Dio. Xeper La filosofia setiana aspira infatti a conseguire un supremo autocontrollo (xepering) e a ottenere il controllo sulla natura e sugli altri mediante la piccola magia – che risente come abbiamo visto della metodologia acquisita da Aquino ai tempi del controspionaggio. Il Tempio di Set rifiuta il nichilismo e l’edonismo superficiale della società moderna per privilegiare un sentiero di conoscenza e potere: il suo ideale è “Essere è Conoscere”, l’opposto della filosofia orientale che ricerca invece la liberazione nei dettami mistici della Via della Mano Destra partendo dal presupposto che “Essere è Sofferenza”. I Setiani, sebbene credano in una divinità nel senso letterale, non adorano però Set nello stesso modo in cui i Cristiani adorano Dio: essi venerano Set in quanto rappresenta per loro una coscienza più profonda e la forza individuale sprigionata può renderli simili a un dio. Il fine ultimo dei Setiani è infatti quello di raggiungere questa più alta consapevolezza spirituale e più profonda conoscenza del sé. Tale processo di attualizzazione del sé è chiamato Xeper, un termine egizio che significherebbe secondo Aquino “venire alla luce”: anche per questo Lucifero, come abbiamo visto, è il portatore di Luce. Così la messa nera ha varie modalità di celebrazione, mentre gli altri riti sono rigidamente definiti. L’autorità esecutiva risiede invece nel “Consiglio dei Nove” che nomina il Sommo Sacerdote e il Direttore Esecutivo. Sei sono i gradi di appartenenza e l’affiliazione al Tempio è segreta e nota solo al Sacerdoti competenti. Per questo una presunta affiliazione di Parolisi alla filiale italiana del Tempio non è verificabile se non da membri interni al gruppo o da alti rappresentanti della massoneria o di altri culti legati al Tempio. Numerologia Ma non è tutto così “semplice” come i Media o alcune fonti di controinformazione vorrebbero farci credere. Né è così evidente che il colpevole sia effettivamente Parolisi, nonostante sia indubbio che abbia raccontato (male) una marea di bugie, ai famigliari e agli inquirenti, rendendosi sicuramente “colpevole” agli occhi dell’opinione pubblica. Neppure la pista “passionale” è scontata, perché alla luce di parecchi indizi si sarebbe portati a definirlo un omicidio premeditato. Per comprendere questo genere di delitti, occorre scendere allo stesso livello dei mandanti/esecutori, che nei crimini rituali fanno ricorso a un parossistico quanto patologico utilizzo della numerologia e del simbolismo. Anche nel caso dell’omicidio di Melania il ricorso a una chiave esoterica del delitto può gettare luce sul movente, senza però arrivare a identificare il o gli esecutori materiali. Può servire da ipotesi di lavoro tenendo conto che costoro agiscono ricreando un tessuto del reale infarcito di numeri, simboli, nomi. Secondo la testimonianza di Parolisi la moglie sarebbe scomparsa il 18 aprile scorso intorno alle 15 sul Colle San Marco di Ascoli Piceno, dov’erano andati insieme alla figlioletta Vittoria di 18 mesi per trascorrere qualche ora all’aria aperta. Melania si sarebbe allontanata per cercare la toilette di uno degli chalet di zona, dal quel momento non sarebbe più tornata indietro. Dopo una ventina di minuti, non vedendola tornare, Parolisi avrebbe chiamato i soccorsi, facendo così scattare le ricerche di Carabinieri, Polizia, Vigili del fuoco, Vigili urbani, Soccorso Alpino e Corpo Forestale dello Stato. Le unità cinofile attive sul posto fiutarono una pista che portava fino a un sentiero che sfocia in un piccolo corso d’acqua non distante da una strada dove un’auto avrebbe potuto prelevare la donna fino a Colle San Giacomo dove dopo due giorni, il 20 aprile, venne ritrovato – in seguito a una segnalazione telefonica anonima – il cadavere martoriato da 35 coltellate. Sulla salma, infatti è stato rinvenuto il segno di un puntura e non si esclude che Melania sia stata narcotizzata e uccisa altrove. Il corpo è stato ritrovato solo due giorni dopo la sparizione a Ripe di Civitella, a circa 18 chilometri di distanza da Colle San Marco lungo la strada provinciale 35. Ora, il ricorrere dei numeri 18 e 35 è evidente, e se si suppone una matrice rituale, non può essere casuale. Parolisi è caporalmaggiore del 235° reggimento della caserma di Ascoli Piceno. 3+5=8, che negli Arcani Maggiori dei Tarocchi rappresenta la Giustizia, ovvero l’obbedienza come nel caso di Parolisi, militare. Legato al numero 8 il caporalmaggiore assume la connotazione di un sacerdote intermediario con Potenze Superiori (militari, o setiani?) a cui avrebbe rivolto la propria obbedienza mantenendo un segreto e in questo senso rappresenterebbe Giove (ma anche il Papa, che corrisponde al numero 5 dei tarocchi che analizzeremo tra poco). La Giustizia rivolta in questo caso nei confronti della vittima che porta sul corpo il segno di 35 coltellate (3+5=8) indica che è stata consumata una condanna tramite un giudizio imparziale emesso per un “tradimento”. Il tradimento in questione sarebbe stato quello di Melania, pronta a rendere pubblica la relazione del marito con Ludovica e, forse, i segreti della caserma dove venivano addestrate le reclute. Infatti il numero del giorno della morte di Melania, il 18, indica l’Arcano della Luna che se da un lato è legato alla femminilità, alla Madre, dall’altra indica la presenza di segreti, di un tradimento e di una forte gelosia – il sentimento che avrebbe accecato Melania pronta a rovinare la carriera del marito. La Luna indica inoltre la divulgazione di un segreto e il rischio di uno scandalo. Il corpo dissanguato Nella numerologia il 18 è legato anche al sangue e al cadavere. Da notare che, come negli omicidi rituali, il corpo di Melania è stato trovato dissanguato… Come si trova scritto in Levitico 17, 11 «La vita della carne è nel sangue»: da ciò deriva il divieto ebraico di mangiare carne con sangue. All’opposto nei rituali cruenti, satanici o non (come quelli atzechi), le vittime vengono dissanguate e il sangue fatto colare sopra e lungo l’altare (sia esso in pietra o rappresentato dal corpo di una donna come nelle messe nere del satanismo di stampo ludico od occulto). In questo senso l’omicidio rituale di Melania sembrerebbe riproporre una ritualità simile al “sacrificio di riparazione” descritto in Levitico (Lv 5, 8; 7,1; 17,11). Ma in questo caso a essere sacrificata – proprio durante il periodo pasquale, ovvero il lunedì successivo alla domenica delle Palme – sarebbe stata Melania intesa come l’incarnazione della Dea Madre (o della sacerdotessa), come indicato cabalisticamente anche dal cognome della vittima: Rea. Rea, la Dea Madre Nella religione greca, infatti, Rea rappresentava la Dea Madre e della Terra, associata poi alla divinità anatolica Cibele, venerata come Dea Madre, patrona della natura e dei luoghi selvatici, mentre presso i romani Rea veniva invece considerata la Magna Mater Deorum Idaea, associata inoltre a Opi, divinità del raccolto e compagna di Saturno. Saturno – che in questo caso sarebbe da identificare con Parolisi – inoltre è associato al carcere e a un periodo forzato di solitudine… Non per nulla Rea è il nome di uno dei satelliti di Saturno, che nell’alchimia, invece, rappresenta il grezzo elemento del piombo che deve essere trasfigurato in oro in seguito a un lungo processo di lavorazione. Il numero del reggimento dove prestava servizio Parolisi è 235 che dà come somma 2+3+5=10 che negli Arcani maggiori dei Tarocchi corrisponde alla Ruota della Fortuna che rappresenta il successo e la riuscita per chi lo merita e la caduta per chi invece è in errore. Indica in sintesi l’alternanza di alti e bassi e l’acquisizione di un vantaggio destinato però a non durare. Il 35 invece, numero delle coltellate inflitte a Melania e numero della strada provinciale lungo la quale sorge Colle San Giacomo, è un numero “pentagonale” e al contempo rappresenta il Triangolo di Tartaglia o di Pascal: secondo la sua interpretazione neoplatonica indicherebbe il passaggio dall’Uno alla Diade, ovvero il distacco dall’Uno e la caduta nella molteplicità, la genesi del manifestato e dunque del disordine. La creazione, ovvero il passaggio alla Diade è elemento di Caos, così come il rischio di rivelare un segreto che deve rimanere taciuto. Il 35 è anche il numero che simboleggia la natura, i boschi, i luoghi selvatici: Melania è scomparsa in un parco ed è stata ritrovata esangue in un altro bosco. Il suo cadavere, dunque, ha trovato riposo per due giorni in un bosco, proprio come il simulacro silvestre di una Dea – in questo senso come già suggerito dall’avvocato Paolo Franceschetti nel suo blog potrebbe rientrare in una macabra ricostruzione della Primavera di Botticelli, a cui dovrebbero essere aggiunte anche Sara Scazzi e Yarah Gambirasio. La simbologia di Botticelli Sparita da Colle San Marco Melania è stata rinvenuta a 18 km di distanza a Colle San Giacomo: Giacomo è patrono dei soldati (come Parolisi, e infatti in quel luogo avvenivano abitualmente esercitazioni militari) e dei cavalieri. Il suo simbolo è la conchiglia, organo di nascita come rappresentato da Botticelli nell’altro suo celebre dipinto, La Nascita di Venere. In questo caso la conchiglia – simbolo ricettivo come la Luna – da rappresentazione femminile di vita e acqua finisce per richiudersi su di sé divenendo la tomba della divinità femminile (Dea Madre-Venere-Cibele-sacerdotessa-Rea-Melania) che è stata sacrificata. La conchiglia da ricettacolo di vita diviene simbolo di morte, ovvero tomba della Dea che è stata uccisa. Evidente anche l’allusione a una simbologia primigenia dove la Dea Madre – fonte di vita – muore immersa nei boschi per poi rigenerarsi, proprio come nel ciclo naturale. Come anticipato, la morte di Melania risale al 18 aprile, data in cui si festeggia proprio la Beata Maria dell’Incoronazione Carmelitana e Barbara Avrillot, madre fondatrice dell’ordine del Carmelo in Francia. Il vero nome di Melania è proprio Carmela… Il suo nome recava in sé l’allusione duplice (diade) alla divinità femminile, Dea Madre e sacerdotessa, legata alla vita e alla natura. La Diade indica appunto la scissione o emanazione dall’Uno primordiale: il 2 è rappresentato nei Tarocchi dalla Papessa e indica una persona che è a conoscenza di un segreto e che per questo può costituire un “peso”. Carmela Rea (anagramma di Era, moglie di Zeus, versione greca di Giunone compagna di Giove che abbiamo visto essere legato alla figura di Parolisi) muore lasciando in vita però la figlioletta di 18 mesi, Vittoria, forse testimone inconsapevole del delitto. Il “Vecchio Malefico” 1+8=9, l’Eremita indica un segreto rivelato o un ostacolo difficile da superare: è l’assassino, il “Vecchio Malefico”: un’incisione del pianeta Saturno risalente al 1521, Pratica Teüsch lo raffigura infatti come un vecchio “malefico” con la falce. In questo senso sembra alludere all’omicida, ma non è detto che l’eremita sia lo stesso Parolisi, anche perché l’Eremita dovrebbe indicare un uomo di mezz’età. Ora, da una testimonianza anonima fatta al Corriere Adriatico, emerge che un uomo di mezz’età avrebbe fatto salire Melania in macchina – insieme ad altre due donne – proprio a Colle San Marco. La donna avrebbe litigato con il marito e sarebbe andata via in macchina con i tre. Ma con chi? E perché costoro si trovavano nel luogo della sparizione? Erano stati chiamati da Melania o la stavano seguendo? Sarebbe dunque questo uomo di mezza età il Vecchio Maleficio a cui il simbolismo sembra alludere? E perché questa pista – sulla base della testimonianza – non è stata battuta? L’esistenza di quest’uomo potrebbe svelare forse un’altra realtà rispetto a quella della pista passionale su cui si sono concentrate le indagini, e forse scagionare Parolisi. Capro espiatorio o semplice bugiardo? Il caporalmaggiore è sicuramente da associare all’arcano del Papa, o a Giove (noto per i tradimenti nei confronti di Giunone, così come nella mitologia greca Zeus con Era), compagno infatti della Papessa-sacerdotessa, ovvero Melania. Emblematica la frase che Parolisi disse commentando il “Calvario” che stava subendo: «Mi sento come Cristo in Croce». Qui abbiamo un “Salvatore” che si associa deliberatamente all’Agnello, a Cristo, evocando forse la sua natura di capro espiatorio. Una frase a effetto che nasconde forse un richiamo di innocenza? O l’ennesimo bluff di un bugiardo incallito che non distingue più la realtà dalle prigione di menzogne che si è costruito per evitare la condanna? Nel Vangelo di Marco 18, 1-35 (ricordiamo che Melania secondo il marito era sparita proprio da Colle San Marco) troviamo proprio la profezia dell’imminente Passione di Cristo. Se la croce rappresenta il numero 4, Cristo come centro della croce è il numero 1: la somma dei fattori dà come risultato il numero 5 che corrisponde appunto all’Arcano del Papa. Il Papa va inteso come il Gran Sacerdote, come medium o intermediario (nei confronti delle alte sfere) e in senso negativo indica debolezza morale, infedeltà e settarismo, caratteristiche che ben si attagliano a Parolisi, ancor di più se avesse ragione Zagami nell’additare l’uomo come affiliato al Tempio di Set. Sicuramente bugiardo, infedele, immorale, ma non necessariamente assassino. Se così fosse, avremmo però un Salvatore – incarnazione della divinità solare – che uccide la Dea Madre – divinità lunare come suggerito anche dal numero 18 – per “punizione” o semplicemente per viltà, attuando un “sacrificio di riparazione” e al contempo un gesto di contro-iniziazione nei confronti di quello che dovrebbe essere il legame “ermetico” tra marito e moglie: il matrimonio mistico, le nozze alchemiche. In questo caso avremmo lo Zolfo o Sole alchemico che uccide il Mercurio (anche identificabile con l’Argento) o Luna. Da un punto di vista “religioso” un emissario della Chiesa (Chiesa di Satana o Tempio di Set che sia) rappresentata dal Salvatore Parolisi che uccide la sua compagna (come la Maria Maddalena “espulsa” e additata come prostituta dal credo cattolico). Si conferma così il carattere solare dell’omicidio rituale che attraverso l’utilizzo della volontà magica (lo Zolfo ermetico) dissangua e uccide il Femminino, in vista di una sua resurrezione tra i suoi elementi “naturali”. I funerali di Melania sono stati infatti officiati presso la Chiesa di Santa Maria del Pozzo, che sorge sulle strutture della Chiesa inferiore fatta costruire dal re Roberto d’Angiò nel 1333 e dedicata alla Nostra Signora. Omicidio premeditato Infine, è da notare che il corpo è stato ritrovato il 20 aprile, anniversario della nascita di Adolf Hitler. Sul cadavere della donna sono stati incisi post mortem vari simboli che ricordano croci uncinate e svastiche. Ricorrendo invece all’interpretazione di Enrico Cornelio Agrippa, contenuta nel suo Libro del Comando, i segni sul corpo della vittima sembrerebbero delle “intersecazioni” atte all’evocazione di “spiriti benigni” all’interno di una pratica di alta magia cerimoniale, che, stando all’ipotesi dell’omicidio rituale, non potrebbe essere stato compiuto in un parco, ma in un luogo asettico. Se abbracciamo questa teoria, torna l’ipotesi che a rapire Melania sia stato un uomo di mezz’età (che forse la vittima conosceva) insieme ad altre due donne. Costoro potrebbero aver condotto Melania in un luogo chiuso per officiare un rituale con il suo consenso o a sua insaputa, degenerato poi nella sua uccisione. Una volta “sacrificata”, il suo corpo può essere stato spostato a Colle San Giacomo. In ogni caso il 18/04, 1+8+4=22, nei tarocchi il Matto, indica la rottura drammatica di una relazione sentimentale ma anche che il colpevole (ovvero il Matto) è depositario di segreti “spirituali” ma è assolutamente “lucido” nei suoi propositi. Solo in apparenza sembra folle, perché ha compiuto un cammino iniziatico (o meglio, contro-iniziatico) che lo rende incomprensibile ai profani. In questo senso il delitto acquisisce un’ulteriore conferma della sua premeditazione rituale, accantonando la pista passionale. Al di là della gelosia, della passione e dei tradimenti che caratterizzano questa storia, l’uccisione di Melania – sia essa avvenuta nel Parco oppure in un luogo chiuso – ha un’evidente matrice cerimoniale: la donna ha pagato letteralmente con il sangue un tentato tradimento, ovvero la volontà di rendere pubblico un segreto che forse non riguardava tanto il marito, quanto ciò che avveniva all’interno della caserma di Ascoli dove Parolisi, come un sommo sacerdote, addestrava secondo un rituale di contro iniziazione giovani reclute, pronte – chissà – un giorno a divenire sacerdotesse di un culto legato alla Massoneria deviata, al progetto Monarch, forse agli Illuminati o al Tempio di Set.
Posted on: Thu, 22 Aug 2013 18:12:24 +0000

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