Il confronto sui modelli culturali nella Tuscia Con la vittoria di - TopicsExpress



          

Il confronto sui modelli culturali nella Tuscia Con la vittoria di una nuova formazione elettorale a Viterbo, non definibile di destra e neanche di sinistra, sono esplose polemiche a non finire su manifestazioni, progetti e filosofie attinenti alle politiche culturali. Ne è nato un confronto caotico e polivalente nel quale si sono creativamente inseriti esponenti di centri della provincia ove la cultura ha grandi tradizioni e ove bene o male nascono e vivono iniziative importanti. Il confronto si tiene però su livelli superficiali e non analizza il rapporto tra cultura e realtà in senso sostanziale. Sul ruolo della cultura sono infinite le concezioni che si scontrano ma che uno degli elementi caratterizzanti sia quello di incidere positivamente sulla realtà, anche in senso pedagogico, non vi sono dubbi. Ebbene, se ciò è vero, alcuni centri della Tuscia ballano sul baratro e mentre ballano sul baratro si abbandonano a baccanali e a manifestazioni ove la storia ed il messaggio culturale non attengono alla loro realtà né la sfiorano né, eventualmente, si tende a trarre idee e operosità per evitare che nel baratro si possa sprofondare il giorno dopo. Le prime feste si svolgevano con attinenza alle manifestazioni della natura e in particolare alle manifestazioni più vicine all’uomo. Le sorgenti ad esempio. Le sorgenti erano i luoghi ove albergava addirittura una divinità. Si festeggiavano poi le messi e le fonti della fertilità. Oggi si produce la morte delle manifestazioni della natura, la morte della natura e dell’uomo e degli animali e vi si balla sopra magari con concerti di musica classica o di idoli della musica leggera. O si mettono in scena effetti spettacolari effimeri con bagliori di un giorno e poi un silenzio angoscioso e angosciante. Questa è cultura modello impresa dello spettacolo. È spreco di risorse ma soprattutto è distrazione della realtà che ci distrugge e ci divora. Sui Monti Cimini in particolare “culture” agricole hanno creato il baratro e chi di dovere invece di preoccuparsi e rendere cosciente, su basi scientifiche (Anche la Scienza è Cultura? Verrebbe da domandarsi), l’intera popolazione per costruire un agire collettivo che salvi noi e gli altri abitanti delle nostre realtà, aiutano a distrarsi e, nei casi più gravi, vogliono il silenzio sui veleni e sulla morte che producono. Sono come i comandanti di navi dallo scafo che fa acqua, non si preoccupano, non provvedono ma il pennacchio della nave si quello deve essere bello e lucidato ogni giorno. E sul ponte musici e bagliori a non finire. Finché la nave affonderà definitivamente.
Posted on: Sun, 25 Aug 2013 07:28:59 +0000

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