@Il governo rischia la crisi su Berlusconi Il Cavaliere: la Carta - TopicsExpress



          

@Il governo rischia la crisi su Berlusconi Il Cavaliere: la Carta offre molte strade Alfano: “Il Pd voti contro la decadenza” Franceschini: no al baratto sulla legalità Il leader Pdl avverte: nessuno può togliermi parola e ruolo di leader. Il Pd: è problema loro, no ai ricatti. Grillo: “Alle urne, Napolitano lasci” ROMA È muro contro muro tra Pd e Pdl e il governo vacilla. A dare fuoco alle polveri è stato questa mattina Silvio Berlusconi che ha criticato di nuovo la sentenza Mediaset e ha scaricato la responsabilità di un’eventuale crisi di governo sul Partito Democratico rivendicando il suo diritto a guidare il partito e ad «essere riferimento per milioni di italiani». «La Costituzione e il buon senso - afferma il Cav a “Tempi” - offrono molte strade». Il vice-premier Alfano, da parte sua, ha rincarato la dose al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini: «Noi chiediamo molto chiaramente che il Pd rifletta, astraendosi dalla storica inimicizia di questi ultimi venti anni e rifletta sulla opportunità di votare no alla decadenza del presidente Silvio Berlusconi». «Il Pdl non chiede al Pd un gesto e un voto a favore del presidente Berlusconi - ha spiegato Alfano -, però con altrettanta forza noi chiediamo al Pd di non dare un voto contra personam, contro il loro avversario di sempre, il loro nemico storico. Le norme afflittive non si possono applicare retroattivamente, per questo chiediamo una sentenza non politica, di approfondire le questioni che molti giuristi stanno ponendo». I falchi del Pdl, intanto, cantano vittoria: «Se la posizione del Pd è e resta quella manifestata in queste ore, è semplicemente irricevibile e provocatoria» (Capezzone); «il Pd salvi Berlusconi o sarà il caos» (Santanché); «senza Berlusconi non ci sono le larghe intese» (Biancofiore); «si trovi soluzione o usciamo da governo» (Bondi). E anche il “mediatore” Schifani alza il tiro: «Al Pd chiediamo una riflessione giuridica». Senza sfumature, invece, la replica del Pd che - compatto - rilancia la palla al mittente confermando che quello dell’agibilità politica del cavaliere è un problema tutto interno al Pdl. Durissimo il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini che, dopo aver respinto quelle che ha definito «minacce», chiude seccamente la porta: «agli ultimatum basta rispondere con un principio molto semplice: non si barattano legalità e rispetto delle regole con la durata di un governo», scandisce confermando la posizione del segretario Epifani. Se il concetto non fosse chiaro poco dopo il ministro per gli Affari regionali Delrio raddoppia: «Il Pd non potrà che votare la decadenza». Tra queste turbolenze il premier tace, si concentra sul lavoro preparando il Consiglio dei Ministri di domani (dedicato al Decreto legge sulla Pubblica Amministrazione, ma utile per fare passi in avanti sulla cancellazione dell’Imu per il 2013) e chiede il consiglio ed il conforto del presidente della Repubblica. Con Giorgio Napolitano stamattina ha fatto il punto della situazione, riferendogli della lunga conversazione avuta ieri sera con Angelino Alfano. Il quale in serata è volato ad Arcore per riferire a sua volta direttamente al Cavaliere. Il premier, riferisce chi gli ha parlato, era «sereno» già ieri dopo il duro confronto con il segretario del Pdl e lo è ancora più oggi dopo l’utile incontro al Quirinale. Acque agitate invece a villa San Martino dove si esaminano anche le virgole delle dichiarazioni degli esponenti Democrat e si continua a cercare una crepa nella quale penetrare. Ma fonti del Pdl confermano che si è entrati in una situazione di stallo. «Wait and see», consigliano le colombe cercando di far abbassare i toni. Alfano infatti ha riferito a Berlusconi che Letta non si può - e non si muoverà - in prima persona con il suo partito dove gli equilibri sono fragilissimi. Parallelamente, si riconosce ad Arcore, il capo dello Stato quello che doveva dire l’ha detto e la strada del Quirinale è indicata. Cresce così la consapevolezza che il Governo non deve cadere e che c’è ancora tempo per cercare un segnale di apertura dal Pd o l’uovo di colombo. Forse per questo oggi si è parlato di nuovo di amnistia, un provvedimento lungo e complesso ma che ha alla base il disagio reale di migliaia di detenuti. Quel che è certo è che il Cavaliere, riferiscono fonti della maggioranza, non riesce a sopportare il lento passare del tempo senza novità: «non posso accettare di farmi rosolare a fuoco lento», avrebbe detto ai suoi. Intanto, dopo l’ennesimo attacco di Berlusconi alla sentenza Mediaset, si è manifestata l’ira dell’Anm: «è in atto un linciaggio mediatico» proveniente da Arcore «per neutralizzare la sentenza». Con questi toni una delle possibili vie d’uscita indicate dal Pdl, la Grazia, si allontana decisamente dalle ipotesi possibili. lastampa.it/2013/08/22/italia/politica/berlusconi-crisi-non-sar-colpa-mia-alfano-al-pd-voti-contro-decadenza-29blAK1g4qTovKgsQIUsBN/pagina.html
Posted on: Thu, 22 Aug 2013 23:24:05 +0000

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