Il mio intervento di relatore sulla PDA del commercio Signor - TopicsExpress



          

Il mio intervento di relatore sulla PDA del commercio Signor Presidente, Signori Consiglieri. Il provvedimento di cui oggi sono relatore, “Nuove linee per lo sviluppo delle imprese del settore commerciale”, riveste una particolare rilevanza per i diversi motivi che cercherò, in breve, di illustrare. Sono doverosi e sentiti, prima che rituali, i ringraziamenti. All’Assessore Alberto Cavalli e alla Giunta, dalla cui iniziativa ha preso avvio e corpo questo atto amministrativo di indirizzo. Con un particolare riferimento alla cospicua, ampia e dettagliata parte di analisi, uno spaccato essenziale del contesto socio economico attuale, in un settore di non univoca lettura, affinché l’iter legislativo si muovesse dentro un quadro di numerosi riferimenti. Un ringraziamento al Presidente Angelo Ciocca, pungolo assiduo per il termine dei lavori, e al Consigliere Daniela Maroni, responsabile del Gruppo di Lavoro, che non ha lesinato tempo e impegno costante per la definizione del provvedimento. Infine, solo in ordine di citazione, un sentito ringraziamento ai Consiglieri membri della Commissione IV, ma non solo, che hanno concretamente contribuito a dare identità e profilo costruttivo a queste linee per lo sviluppo del settore commerciale, in un lavoro di ascolto delle parti (anch’esse da ringraziare), di verifica delle diverse posizioni e di miglioramento del risultato finale che oggi sottoponiamo al vaglio dell’Aula. Questa PDA giunge dopo la “moratoria” relativa alle nuove concessioni per la grande distribuzione di vendita votata dal Consiglio con la LR 4/2013. Di più: è un provvedimento che si iscrive come necessario completamento di quella scelta, un ulteriore passo verso la definizione dell’iter legislativo in materia del commercio nei tempi che ci siamo dati (la fine del 2013), nonché un ulteriore stimolo per una riscrittura di del Testo Unico del commercio. La crisi in cui versa il settore del commercio è a tutti nota. Un lungo periodo di contrazione che segue e accompagna la grave situazione economica del nostro Paese, con ricadute sui consumi, anche primari. Dentro questa crisi, il piccolo commercio, la rete tradizionale di negozi, soffre con ancor maggior intensità, come ci raccontano fedelmente i fatti dell’esperienza prima ancora dei numeri: dalle serrande abbassate dei fondi sfitti (come mai prima), fino a fenomeni di desertificazione commerciali in alcune zone. I Consumi segnano nel 2012 una contrazione del 4,6%, il saldo negativo nati-mortalità delle imprese è 2.120, e oltre 5.400 nel commercio complessivamente inteso. E’ da questa consapevolezza che il lavoro della Commissione ha voluto prendere avvio. Ma anche dalla attenta e limpida convinzione che, legiferare in questa materia, non può tenere conto unicamente delle posizioni delle categorie economiche legittimamente organizzate, e deve sempre avere uno sguardo rivolto alle esigenze e alle aspettative del consumatore, ovvero dei cittadini e delle famiglie, anch’essi oggi presi nella morsa di difficoltà economiche che riducono e riorientano le capacità di acquisto. Credo fermamente che il lavoro uscito dalla Commissione sia andato in questa direzione. Un provvedimento di sintesi e di equilibrio, che ha saputo muoversi sul difficile crinale di ragioni ed esigenze a volte anche di segno differente, nello sforzo di valutare i fatti e declinare le soluzioni. Mettendo in evidenza come la necessità sia quella di una integrazione e valorizzazione dei diversi sistemi del commercio, del rilancio, della tutela di diverse tipologie di offerta, nell’esercizio consapevole di contemperare le necessità di commercianti, imprese, consumatori e di non cedere alle partigianerie. Sintesi ed equilibrio, ripeto, credo siano i tratti distintivi di questo nostro lavoro su un campo ed un tema complessi e rilevanti. Il gruppo di lavoro, infine, su stimolo di tanti, ha voluto che queste linee avessero un adeguato grado di definizione, e che ponessero le basi non equivoche per innervare poi i successivi passaggi di Giunta e di Consiglio che si succederanno entro la fine dell’anno, senza per questo perdere la vocazione, ampia, di indirizzo e programmazione del provvedimento. Abbiamo operato in questa direzione, consapevoli che: Ci volesse chiarezza tra i criteri e le azioni di prima e dopo la moratoria; Che questa è un’importante competenza delegata alla Regione, e quindi non ci si potesse sottrarre dall’assumere da subito alcuni tratti distintivi della volontà del Consiglio in materia. Ma prima di citare alcuni di questi contenuti che sono la cifra del provvedimento, mi permetto di sollevare brevemente una questione di carattere sociale e culturale. Queste linee si pongo come obiettivo un riequilibrio tra le grande distribuzione e il commercio tradizionale. Abbiamo cercato di farlo in modo attento, lavorando su aspetti che rendano la competitività “ad armi pari”, e non in nome di una concorrenza senza regole di cui rischiano di fare le spese anche i consumatori. Ho detto prima di come, legiferare in questa materia, non sia attività che possa solo riguardare la salvaguardia di alcuni settori, ma abbia ricadute su tutti i lombardi che debbono essere nel novero delle valutazioni, se non in cima. Tuttavia, con altrettanta chiarezza, mi sento in obbligo di dire questo. La difesa della rete tradizionale del commercio è anche una battaglia di civiltà. Della nostra civiltà. Del nostro modello di qualità e organizzazione della vita, nei termini delle tradizioni e della socialità con cui abitiamo il mondo. I centri delle nostre città sono i centri commerciali più belli, e ci piacerebbe tornassero ad essere quei fiorenti e naturali luoghi del commercio a cielo aperto e in mezzo alla cultura. Ancora. Il reticolo delle botteghe di commercio fa parte, in maniera non dissolubile, della storia della nostra terra e della nostra identità. E’ una trama sottile ma forte che fa parte del “Made in Italy”, oggi una delle più importanti carte di vantaggio del nostro Paese, ovvero quel gusto, quel segno, quel gesto che raccontano la bellezza, costruiscono qualcosa di unico, si fanno riconoscere ovunque. Elementi che possiamo ritrovare nella qualità e nel tratto distintivo del nostro commercio tradizionale che dobbiamo sostenere non in un ottica “anacronistica” o di mero “protezionismo”, ma al contrario perchè esso rappresenta una risorsa viva e ricca, che va innovata, stimolata, potenziata. Prova ne sia che la difesa dell’autenticità, della qualità, della capacità emozionale dell’esperienza di vendita sono le basi su cui reggono anche piccolissimi negozi. E se a questo aggiungiamo nuove capacità di relazione (reti di impresa, accorciamento della filiera, commercio elettronico) otteniamo diversi esempi di successo e crescita commerciale, che attraggono attenzione da tutto il mondo. Tutte cose da sostenere con alcune attenzioni particolari che potete ritrovare nella PDA: un alleggerimento del carico fiscale, una logica di marketing territoriale con legami turistici e culturali, un miglioramento delle infrastrutture e delle reti, l’utilizzo delle tecnologie digitali per l’aggiornamento, lo sviluppo di nuovi canali distributivi, il sostegno ai prodotti tipici, l’adeguato sfruttamento delle opportunità di EXPO2015. Tornando ora agli elementi caratterizzanti del provvedimento in oggetto, mi limito a citarne brevemente alcuni: Si specifica che le aree agricole così come identificate dagli strumenti urbanistici non possano essere rese edificabili al fine di autorizzare nuove attività commerciali. In materia urbanistica è pure emersa nei lavori di Commissione la volontà di un meccanismo di distribuzione degli oneri e standard con i territori circostanti gli insediamenti delle grandi strutture, nonchè una particolare attenzione a riflessi ambientali, territoriali e infrastrutturali degli insediamenti; Si favorisce il recupero di aree dismesse, in particolare da bonificare, che vedano all’interno un mix di funzioni, e con la tutela dei centri storici affinché non vi siano insediamenti di grande distribuzione; Si chiede l’attivazione degli ADP già a partire da 10.000mq per insediamenti di grandi strutture di vendita, dalla soglia precedente di 15.000mq; Si prevede un potenziamento dei distretti del commercio e dei “centri commerciali naturali”, anche attraverso il contributo della grande distribuzione, in un’ottica di creazione di servizi e sinergie che aumentino l’attrattività del commercio tradizionale; Si chiede l’introduzione di forme di garanzia a tutela di impegni assunti dagli operatori in fase di programmazione negoziata; Si impegna RL ad utilizzare fondi strutturali europei anche sul settore del commercio, per sostenere reti di impresa e formazione, convinti che qualità e relazione siano i cardini su cui rilanciare il commercio tradizionale; Si valorizzano la filiera corta e i prodotti lombardi; Si sostiene l’incremento della pubblica sicurezza nei luoghi del commercio, per operatori e consumatori; Si chiede una semplificazione normativa nel segno di trasparenza e tempi certi, che preveda una graduazione delle procedure in relazione alla dimensione e tipologia dell’intervento. Concludo, ricordando come le numerose audizioni con gli attori del commercio hanno evidenziato una pluralità di spunti e di novità che hanno fatto sì che la Commissione maturasse la convinzione che in tempi brevi sia necessario mettere mano ad una riforma più complessiva del settore, con la revisione del Testo Unico sul commercio. Necessità alla quale il Consiglio non si sottrarrà certamente. Grazie.
Posted on: Tue, 12 Nov 2013 13:28:02 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015