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####LA GENTE DEVE SAPERE#### Campania, la strage causata dai rifiuti tossici Cancri e veleni. La morte causata dal business della camorra in regione. E dal silenzio delle istituzioni. Il boss pentito Carmine Schiavone: «Abbiamo avvelenato la terra». di Enzo Ciaccio Carmine Schiavone, ex boss del Casalesi e cugino di Francesco Sandokan si è pentito nel 1993. Il business più lucroso per la criminalità organizzata è stato e resta lo smaltimento dei rifiuti tossici, interrati illegalmente a tonnellate in mezza Italia ma soprattutto nelle campagne al Sud e in Campania, fra le province di Napoli e Caserta, con conseguenze devastanti per la salute delle popolazioni. Sono fatti risaputi e scontati, quelli ripetuti dal boss pentito Carmine Schiavone, 70 anni, cugino di Francesco detto Sandokan, il gran capo del clan dei Casalesi che da decenni imperversa nelle campagne del Casertano estendendo il proprio malaffare ormai in mezzo mondo. LA STRAGE DELLA CAMPANIA. Sono dati risaputi, quelli scanditi dal boss che si presenta sorridente e rilassato. Eppure, fa impressione ascoltarli - nudi e crudi - dalla viva voce di uno dei protagonisti dell’orrendo business che sta facendo ammalare e morire migliaia di cittadini (tra cui moltissimi bambini) colpiti da svariate forme di cancro. Schiavone - capelli corti, candidi e ben curati, il viso sbarbato di fresco, la camicia stirata, l’eloquio zoppicante nel dialetto casertano - in un’intervista a SkyTg24 ha confermato al 100% quel che da anni i cronisti più attenti e i movimenti di protesta denunciano inascoltati: «Gran parte dell’imprenditoria del Nord d’Italia», ha detto il capoclan pentito, che è giunto al termine del suo programma di protezione, «per risparmiare smaltisce illegalmente i rifiuti pericolosi, da quelli della pittura agli ospedalieri fino ai fanghi termonucleari di cui sono ricolme le campagne del basso Lazio, di Casal di Principe, Castelvolturno, Grazzanise, Santa Maria La Fossa, Caivano, Marcianise». UN AFFARE PER LE SOCIETÀ DEL NORD. A chiedere alla camorra di sotterrare fiumi di policlorobifenili e altre schifezze in cambio di soldi e senza troppi scrupoli sono state e sono - secondo Carmine Schiavone - «le grosse società del Nord, ma anche di Pisa, di Santa Croce sull’Arno, di Verona». E poi, molte società francesi, del Belgio e di altri Paesi europei. Insomma, mezzo mondo - avverte il boss, che è atteso da una trentina di processi - scarica nel Sud d’Italia i suoi residui più pericolosi. «Il materiale tossico», racconta ancora Schiavone, «viene sotterrato nelle cave di sabbia o sotto terra e poi viene ricoperto con cura». La verità, aggiunge, è che in Campania «stanno morendo 5 milioni di persone per colpa dei veleni che abbiamo sepolto, protetti da insospettabili connivenze». «Siamo al paradosso. Ora Schiavone potrebbe fare il consulente» Don Maurizio Patriciello, parroco e leader del comitato Fuochi.i. Le dichiarazioni di Schiavone sembrano ricalcare appieno le denunce avanzate dai comitati di protesta, che da sempre affermano che esiste «una stretta correlazione tra l’altissimo numero di tumori registrato nell’area casertana a nord di Napoli e le tonnellate di rifiuti al veleno che in quelle terre sono state smaltite fuori da ogni regola». Ma con le sue parole, lex boss Schiavone sembra voler far sapere di più e andare oltre l’auto-denuncia. «Ho fornito», confessa, «alla commissione sulle ecomafie i numeri di targa dei camion che da sempre trasportano rifiuti tossici: perché finora i proprietari e gli autisti non sono stati identificati e arrestati?». LASSENZA DI CONTROLLI. Schiavone re-introduce, forse non a caso, un dubbio già consolidato tra coloro che seguono le vicende di ecomafia: perché non si riescono a compiere concreti passi avanti sul versante dei controlli e della prevenzione contro chi avvelena le campagne sotterrando tonnellate di immondizia ad alto rischio? E soprattutto: perché il famoso progetto di monitoraggio satellitare (si chiamava Stir) che avrebbe dovuto tenere sotto costante controllo i camion carichi di immondizia (seguendoli passo dopo passo lungo i loro percorsi) non è mai nato nonostante i finanziamenti (in parte scomparsi) e le tante promesse? LA DENUNCIA DEL COMITATO DEI FUOCHI. «Siamo al paradosso», dicono a Lettera43.it i leader del Comitato dei Fuochi, che fa monitoraggio sulle aree più inquinate, «ora c’è da augurarsi che il boss Schiavone venga utilizzato come consulente per le bonifiche delle terre in cui viviamo: nessuno meglio di lui conosce e può indicare i luoghi esatti in cui sono stati sotterrati i veleni. Nessuno sa a memoria come lui quali sono i camion fantasma che ogni sera scorazzano lungo l’Asse mediano e chi ne è alla guida». Secondo un recente report pubblicato dal ministero per la Salute, nel 2009 in Campania sono stati prodotti 5 milioni di tonnellate di rifiuti tossici rispetto ai 3 milioni e 750 mila del 2008, con un incremento del 13%. Una percentuale, assicurano gli esperti, che è ulteriormente aumentata negli anni successivi. Eppure, il governo continua a negare che sia dimostrabile un nesso tra veleni sotterrati e boom dei tumori. MANCA IL REGISTRO REGIONALE DEI TUMORI. In Campania non è mai stato possibile far nascere il registro regionale dei tumori, sebbene uno studio dei ricercatori Angir commissionato dalla Giunta comunale di Napoli abbia confermato che i napoletani che abitano nei quartieri a nord, cioè quelli più vicini all’area casertana invasa dai rifiuti avvelenati, si ammala di cancro molto più che in qualsiasi altra parte d’Italia: 131 cittadini ogni 100 mila rispetto agli 80 del dato nazionale. I numeri parlano chiaro. Eppure il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha ipotizzato che buona parte delle morti per cancro tra Napoli e Caserta siano dovute «a stili di vita sbagliati e a un’alimentazione che si allontana dalla dieta mediterranea». LA BATTAGLIA DI DON PATRICIELLO. Don Maurizio Patriciello, parroco e leader del comitato Fuochi, stanco di celebrare funerali costellati da bare bianche, ha affisso tutt’intorno all’altare maggiore nella sua chiesa al parco Verde di Caivano, le fotografie dei bambini uccisi dal cancro e dalla leucemia: due, sei, 10, 100. Una strage infinita, negata dalle istituzioni. Qui si fa jogging con la mascherina anti-gas. E le finestre si tengono chiuse anche d’estate. Per settimane, don Patriciello ha celebrato messa circondato dalle immagini dei bimbi scomparsi e dalle ceste ricolme di pomodori, frutta e verdure appena raccolte nei campi avvelenati. «SERVE UNA BONIFICA PER FERMARE LA STRAGE». Ora, l’instancabile parroco ha chiesto via Facebook a disegnatori, fotografi e vignettisti di dargli una mano per stampare centinaia di cartoline che raffigurino immagini della terra dei Fuochi da spedire al presidente della Repubblica, ai ministri, «a tutti coloro che potrebbero fermare la strage bonificando il territorio e non lo fanno». Dice Bruno Sepe, del comitato Fuochi: «La nostra è una tragedia trans-nazionale, la cui tragica verità viene oggi ammessa e confermata perfino da chi, da criminale, ha contribuito a determinarla. Siamo al paradosso: a non crederci è rimasto solo chi ai vertici dello Stato ancora straparla di diete sbagliate e stili di vita non saNI. LEGGETE DOVETE SAPERE
Posted on: Wed, 16 Oct 2013 19:38:01 +0000

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